Trivelle croate a tutta forza nel mare Adriatico. Mentre la Commissione europea promette agli ambientalisti italiani di monitorare nell’alto Adriatico le ispezioni della società norvegese Spectrum, condotte nell’ambito del progetto che entro il 2019 dovrebbe far sorgere 19 nuove piattaforme per l’estrazione di idrocarburi e già accusate di aver fatto ‘strage’ di tartarughe e delfini, nel basso Adriatico il governo di Zagabria brucia le tappe. Il ministro degli Esteri Ivan Vrdoliar ha segnalato in questi giorni che sotto 12mila chilometri quadrati di mare croato, divisi in 29 concessioni, ci sono 3 miliardi di barili ‘disponibili’. Tenuto conto degli interessi di tutti i big mondiali del settore, dalla Shell a Exxon passando per la stessa Eni, Vrdoliar ha chiarito che il suo Paese mira a diventare “una piccola Norvegia di gas a nord e di petrolio a sud”, un vero e proprio “gigante energetico” dell’Europa.
Il 28esimo Paese dell’Ue (dal primo luglio dell’anno scorso), dunque, rischia di accaparrarsi tutti vantaggi legati alla presenza dei giacimenti, scaricandone i rischi proprio sul suo vicino italiano. Sul tema il governo italiano sembra al palo in tutti i sensi: anche se in Senato è stato approvato a larga maggioranza un ordine del giorno che blocca le trivellazioni entro le 12 miglia, gli ambientalisti l’accusano di non proteggere l’ambiente da ispezioni come quelle della Spectrum. I petrolieri, allo stesso tempo, si lamentano per la sfilza di autorizzazioni necessarie per cominciare anche soltanto a progettare una piattaforma in mezzo al mare (con buona pace dell’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che tre anni fa, incassando la mezza rivolta di Regioni, Province e Comuni con vista mare, annunciò che le trivelle sarebbero ripartite). Intanto, la Croazia bada al sodo e cerca di conquistare i giacimenti migliori del mare comune. L’ha denunciato l’ex premier Romano Prodi in un servizio sul “Messaggero” uscito domenica: “La gran parte delle trivellazioni- ha fatto notare l’ex premier- si trova lungo la linea di confine delle acque territoriali italiane, al di qua delle quali ogni attività di perforazione è bloccata.
Si tratta di giacimenti che si estendono nelle acque territoriali di entrambi i Paesi ma che, se non cambierà la nostra strategia, verranno sfruttati dalla sola Croazia”. E sì che l’Italia, al di là delle proteste degli attivisti e delle preoccupazioni dei suoi parlamentari europei, dispone a sua volta di ‘tesori’. Oltre le 12 miglia al largo di Chioggia sono noti da tempo 16 giacimenti, per una stima totale di 30 miliardi di metri cubi di riserve certe. Lo stesso Prodi ha ricordato che se solo il nostro Paese accelerasse sui progetti già individuati potrebbe raddoppiare entro il 2020 la sua produzione di idrocarburi a 22 milioni di tonnellate, attivando investimenti per oltre 15 miliardi di euro. In questo modo saremmo meno dipendenti da Russia, Libia e Algeria, dice anche Prodi. Nel frattempo, è dall’autunno scorso che la Spectrum sta setacciando i fondali dell’Adriatico alla ricerca di greggio e metano intrappolati nelle rocce. Le ispezioni in questo caso prevederebbero ogni 10 secondi l’emissione di un muro di onde sonore fino a 260 decibel, il doppio rispetto a quello di un jet in fase di decollo.
Queste onde, insieme con le sostanze chimiche usate per oliare e raffreddare le trivelle, avrebbero un ruolo nella contemporanea ‘strage’ di tartarughe Caretta Caretta e di delfini nell’Adriatico. Il problema l’ha sollevato a suon di interrogazioni l’europarlamentare del Pd Andrea Zanoni, ma anche alla Camera è passata una risoluzione che impegna il governo ad una moratoria sulle trivelle. Se vige lo stop alle trivellazioni entro le 12 miglia, si ricorda nella risoluzione, lo stesso divieto salva in modo retroattivo le autorizzazioni già in corso prima del 26 agosto 2010, e soprattutto esclude dalla valutazione di impatto ambientale le attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi, compresa la perforazione, se effettuate “a partire da opere esistenti e nell’ambito dei limiti di produzione ed emissione dei programmi di lavoro già approvati”. A Zanoni ha risposto a Strasburgo lo scorso gennaio il commissario Ue per l’Ambiente, lo sloveno Janez Potočnik, assicurando di essere al corrente della questione e in contatto con le autorità croate per ottenere “chiarimenti”. I suoi ‘cugini’, però, più che a dibattere sembrano intenzionati a passare all’azione.
Emilia Romagna
Petrolio. Mentre l’Italia “osserva”, la Croazia conquista l’oro nero dell’Adriatico
Il ministro degli esteri croato ha segnalato che sotto 12mila chilometri quadrati di mare ci sono 3 miliardi di barili disponibili e ha aggiunto che il suo Paese mira a diventare: "Una piccola Norvegia". Sul versante italiano continuano gli ostacoli. L'ex premier Prodi al Messaggero lancia l'allarme
Trivelle croate a tutta forza nel mare Adriatico. Mentre la Commissione europea promette agli ambientalisti italiani di monitorare nell’alto Adriatico le ispezioni della società norvegese Spectrum, condotte nell’ambito del progetto che entro il 2019 dovrebbe far sorgere 19 nuove piattaforme per l’estrazione di idrocarburi e già accusate di aver fatto ‘strage’ di tartarughe e delfini, nel basso Adriatico il governo di Zagabria brucia le tappe. Il ministro degli Esteri Ivan Vrdoliar ha segnalato in questi giorni che sotto 12mila chilometri quadrati di mare croato, divisi in 29 concessioni, ci sono 3 miliardi di barili ‘disponibili’. Tenuto conto degli interessi di tutti i big mondiali del settore, dalla Shell a Exxon passando per la stessa Eni, Vrdoliar ha chiarito che il suo Paese mira a diventare “una piccola Norvegia di gas a nord e di petrolio a sud”, un vero e proprio “gigante energetico” dell’Europa.
Il 28esimo Paese dell’Ue (dal primo luglio dell’anno scorso), dunque, rischia di accaparrarsi tutti vantaggi legati alla presenza dei giacimenti, scaricandone i rischi proprio sul suo vicino italiano. Sul tema il governo italiano sembra al palo in tutti i sensi: anche se in Senato è stato approvato a larga maggioranza un ordine del giorno che blocca le trivellazioni entro le 12 miglia, gli ambientalisti l’accusano di non proteggere l’ambiente da ispezioni come quelle della Spectrum. I petrolieri, allo stesso tempo, si lamentano per la sfilza di autorizzazioni necessarie per cominciare anche soltanto a progettare una piattaforma in mezzo al mare (con buona pace dell’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che tre anni fa, incassando la mezza rivolta di Regioni, Province e Comuni con vista mare, annunciò che le trivelle sarebbero ripartite). Intanto, la Croazia bada al sodo e cerca di conquistare i giacimenti migliori del mare comune. L’ha denunciato l’ex premier Romano Prodi in un servizio sul “Messaggero” uscito domenica: “La gran parte delle trivellazioni- ha fatto notare l’ex premier- si trova lungo la linea di confine delle acque territoriali italiane, al di qua delle quali ogni attività di perforazione è bloccata.
Si tratta di giacimenti che si estendono nelle acque territoriali di entrambi i Paesi ma che, se non cambierà la nostra strategia, verranno sfruttati dalla sola Croazia”. E sì che l’Italia, al di là delle proteste degli attivisti e delle preoccupazioni dei suoi parlamentari europei, dispone a sua volta di ‘tesori’. Oltre le 12 miglia al largo di Chioggia sono noti da tempo 16 giacimenti, per una stima totale di 30 miliardi di metri cubi di riserve certe. Lo stesso Prodi ha ricordato che se solo il nostro Paese accelerasse sui progetti già individuati potrebbe raddoppiare entro il 2020 la sua produzione di idrocarburi a 22 milioni di tonnellate, attivando investimenti per oltre 15 miliardi di euro. In questo modo saremmo meno dipendenti da Russia, Libia e Algeria, dice anche Prodi. Nel frattempo, è dall’autunno scorso che la Spectrum sta setacciando i fondali dell’Adriatico alla ricerca di greggio e metano intrappolati nelle rocce. Le ispezioni in questo caso prevederebbero ogni 10 secondi l’emissione di un muro di onde sonore fino a 260 decibel, il doppio rispetto a quello di un jet in fase di decollo.
Queste onde, insieme con le sostanze chimiche usate per oliare e raffreddare le trivelle, avrebbero un ruolo nella contemporanea ‘strage’ di tartarughe Caretta Caretta e di delfini nell’Adriatico. Il problema l’ha sollevato a suon di interrogazioni l’europarlamentare del Pd Andrea Zanoni, ma anche alla Camera è passata una risoluzione che impegna il governo ad una moratoria sulle trivelle. Se vige lo stop alle trivellazioni entro le 12 miglia, si ricorda nella risoluzione, lo stesso divieto salva in modo retroattivo le autorizzazioni già in corso prima del 26 agosto 2010, e soprattutto esclude dalla valutazione di impatto ambientale le attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi, compresa la perforazione, se effettuate “a partire da opere esistenti e nell’ambito dei limiti di produzione ed emissione dei programmi di lavoro già approvati”. A Zanoni ha risposto a Strasburgo lo scorso gennaio il commissario Ue per l’Ambiente, lo sloveno Janez Potočnik, assicurando di essere al corrente della questione e in contatto con le autorità croate per ottenere “chiarimenti”. I suoi ‘cugini’, però, più che a dibattere sembrano intenzionati a passare all’azione.
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Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che l'Europa è consapevole che i suoi legami con gli Stati Uniti sono entrati in una "nuova fase", dopo aver partecipato a una riunione di emergenza sulla sicurezza con altri leader europei a Parigi. "Tutti a questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l'alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrate in una nuova fase. Lo vediamo tutti", ha detto Tusk ai giornalisti a Parigi.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.