Incognita Movimento 5 stelle, le istituzioni di Bruxelles indagano. A preoccupare sono i comportamenti degli euroscettici che per la prima volta entreranno numerosi nel parlamento. Ma se i gruppi di estrema destra, da Marine Le Pen alla Lega Nord passando per gli inglesi di Nigel Farage potrebbero avere le forze per unirsi in un unico gruppo, nessuno sa ancora come si comporteranno i 5 stelle. Gli uffici della Commissione europea, secondo quanto appreso da ilfattoquotidiano.it, stanno facendo approfondimenti e ricerche per informarsi sulle singole situazioni degli Stati membri, ma alla voce Italia campeggia ancora un grande punto di domanda. Dal versante grillino assicurano che formeranno un gruppo autonomo, anche se in Europa servono un minimo di 25 deputati e devono rappresentare almeno 7 stati membri: “Con chi? Decideremo in rete dopo le elezioni“, assicurano. Ma tanti sono gli ostacoli. Intanto a Bruxelles le idee restano confuse. Negli uffici li definiscono il gruppo “impenetrabile”, che dice di non volersi alleare con nessuno, anche se, commentano, “non sanno di cosa parlano”. Nessuno li conosce o li ha mai visti, in pochi li hanno sentiti parlare: “Anche per chi legge la lingua è difficile capire: la stampa nazionale si focalizza solo sui problemi di governo, mentre qui vogliamo capire le intenzioni che avranno gli eletti una volta in Europa”. Instabile Italia, ancora una volta. Così nei corridoi del potere “bruxellois” si scatena la ricerca di informazioni. Da alcune settimane la caccia è a chi sa qualcosa, ma dall’Italia non arriva nulla. Perché l’Europa ancora una volta, non è tra le priorità.
“Otterremo 25 deputati”, ha commentato il deputato M5S Danilo Toninelli, “e faremo un nostro gruppo”. Ma per le regole del Parlamento europeo questo non basta: bisogna avere rappresentanti di almeno sette Stati membri. Gli occhi sono puntati sui deputati indipendenti che potrebbero essere eletti nel sud Europa e che potrebbero condividere le idee pentastellate. Nel caso in cui decidessero di non allearsi, i 5 stelle resterebbero nel gruppo di “non attached” (indipendenti), anche se questo ridurrebbe notevolmente la loro influenza: si troverebbero in poco più di 20 a far fronte ad un complesso di 751 deputati. Senza un gruppo si ricevono meno fondi, si partecipa senza diritto di voto nella conferenza dei presidenti (organo che decide l’agenda delle istituzioni) e si diventa semplici “osservatori”. Inoltre il tempo degli interventi è ridotto rispetto a quello degli altri gruppi. La libertà d’azione riguarda la possibilità di fare domande alle istituzioni (parliamentary questions), di presentare emendamenti o di cercare di allearsi sulle singole tematiche con altri gruppi.
Per questo nelle intenzioni dei pentastellati c’è l’idea di valutare dove sedere e con chi eventualmente fare un’alleanza, ma solo dopo le elezioni e in condivisione con la base. Lo ha detto Gianroberto Casaleggio in un’intervista al Fatto Quotidiano: “Voterà la rete”. E nell’incontro a porte chiuse con i candidati del 25 aprile scorso è emersa dai leader l’idea di fare un’unione con altri Stati del mediterraneo che possano avere gli stessi problemi dell’Italia. Ma ancora una volta i numeri potrebbero non bastare. Dopo il no a Marine Le Pen e agli estremisti di destra, “non andremo mai con loro”, e i contatti con i Verdi mai concretizzati, chi resta? “Io ho un’idea personale”, commenta al fatto.it il candidato per la circoscrizione sud Alfredo Ronzino, “che dopo le elezioni andiamo a gruppi di due a parlare con questi rappresentanti stranieri e poi valutiamo con la base la soluzione migliore”. Una procedura che potrebbe richiedere molto tempo, ma che hanno in testa molti di loro. “Io penso”, continua il candidato per il Nord Est Stefano Cobello, “che andremo a Bruxelles e ci porremo come baricentro. Se gli altri sono interessati alle nostre idee e al nostro programma verranno loro da noi e cercheremo di confluire sulle singole posizioni. Se invece non riuscissimo a formarlo, resteremmo come ‘osservatori’ e io non credo sia un male. Faremmo azioni di denuncia come abbiamo fatto in questo anno a Roma. E credo sarebbe già una conquista”. La decisione sarà presa nei giorni immediatamente successivi al voto. “Cercheremo di unirci ad altri eletti”, aggiunge il candidato della circoscrizione Nord Ovest Fabrizio Bertellino, “perché restare soli vorrebbe dire non contare niente. Ma su questo siamo tutti d’accordo. Sono sicuro riusciremo a costruire una massa critica con altri parlamentari di altri Paesi. Ci sono piccole forze che potremo rintracciare e contattare una volta arrivati a Bruxelles”.
Ma nelle carte di analisi delle istituzioni europee sull’Italia non c’è solo il Movimento 5 stelle. Tra le altre cose, i burocrati cercano di capire chi avrà il ruolo di commissario per l’Italia: Massimo D’Alema o Enrico Letta? Non lo sa nessuno. E qualcuno assicura, “non lo sa nemmeno Renzi. Per ora non gli interessa”. Senza dimenticare l’importanza della scelta del portafoglio: il vincitore dovrà scegliere l’area di cui occuparsi ovvero l’ambito in cui chiedere agli altri Stati di prendere impegni e a sua volta prenderli per primo. Giustizia? Agricoltura? Industria? Se dall’alto cercano di prefigurare i prossimi cambiamenti in Europa, per l’Italia è l’ultimo dei problemi.