Papa Francesco è arrivato in Terra Santa. L’Airbus 321 dell’Alitalia con a bordo Jorge Mario Bergoglio, dopo quattro ore di volo, è atterrato poco dopo le 12 italiane all’aeroporto internazionale Queen Alia di Amman. Il secondo viaggio internazionale del Papa argentino, dopo quello in Brasile dell’agosto 2013 in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, durerà soltanto tre giorni ma con un programma intensissimo che prevede 13 discorsi pronunciati da Bergoglio. Tre le tappe della visita: Amman, Betlemme e Gerusalemme. Come aveva già fatto in Brasile, il Papa non userà la papamobile blindata nei suoi spostamenti ma una normale utilitaria o la jeep scoperta per salutare i fedeli.
La vigilia dell’arrivo di Francesco, quarto Pontefice a tornare nella terra di Gesù dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è stata caratterizzata da tensioni. Come ha raccontato a ilfattoquotidiano.it padreFrédéric Manns, erede del cardinale Carlo Maria Martini negli studi biblici e docente di giudaismo e nuovo testamento presso lo Studium biblicum franciscanum di Gerusalemme, “un gruppo di ebrei si è opposto alla visita del Papa in Terra Santa sostenendo che Francesco potrebbe essere il Che Guevara o il Mandela dei palestinesi e scatenare una nuova intifada”. E di fatto, appena arrivato, Bergoglio incontra il re di Giordania e gli esprime “stima e vicinanza per la comunità musulmana”.
Gli auspici della Santa Sede nel dialogo israelo-palestinese, ha spiegato il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, che per la prima volta accompagna il Papa in un viaggio all’estero, riguardano “da una parte, il diritto di Israele di esistere e godere di pace e di sicurezza all’interno di confini internazionalmente riconosciuti; il diritto del popolo palestinese, di avere una patria, sovrana e indipendente, il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di vivere in dignità. E poi, il riconoscimento del carattere sacro e universale della città di Gerusalemme, della sua eredità culturale e religiosa: quindi, come luogo di pellegrinaggio dei fedeli delle tre religioni monoteiste. Sono un po’ questi – ha aggiunto Parolin – i punti sui quali il Papa insisterà anche questa volta, in linea con tutta la ‘politica’ della Santa Sede per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese”. Francesco, che durante tutto il viaggio sarà accompagnato dal rabbino Abraham Skorka e dal capo musulmano Omar Abboud, suoi amici argentini, incontrerà il presidente israeliano Shimon Peres, il premier Benjamin Netanyahu e il presidente dello stato palestinese Abu Mazen.
Immancabile, nel fitto programma del viaggio di Francesco, l’abbraccio con le periferie esistenziali tanto care al Pontefice latinoamericano. In Giordania il Papa incontrerà i rifugiati e i giovani disabili e a Betlemme visiterà i campi profughi di Dheisheh, Aida e Beit Jibrin. Cuore della visita, voluta da Bergoglio e dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I per ricordare lo storico abbraccio, 50 anni fa, tra i loro predecessori, Paolo VI e Atenagora, che anticipò l’annullamento delle scomuniche reciproche, è il dialogo ecumenico. Montini, che sarà beatificato il prossimo 19 ottobre in Vaticano, esattamente mezzo secolo fa, nel gennaio 1964, subito dopo la chiusura della seconda sessione del Concilio ecumenico Vaticano II, decise di farsi pellegrino in Terra Santa per riportare il timone della Chiesa di Roma verso le radici del cristianesimo e anticipando di fatto la scelta del dialogo interreligioso dei duemilacinquecento padri conciliari che si concretizzò con la stesura e l’approvazione della dichiarazione “Nostra aetate”, pietra miliare del rapporto con le religioni non cristiane, in particolare con gli ebrei e i musulmani.
Francesco e Bartolomeo I firmeranno una dichiarazione congiunta e ricorderanno lo storico abbraccio dei loro predecessori con una celebrazione ecumenica nella Basilica del Santo Sepolcro. Spazio anche al dialogo con il mondo islamico. Nell’edificio del Gran consiglio sulla spianata delle moschee Francesco incontrerà il gran muftì di Gerusalemme. L’incontro con gli ebrei, invece, sarà caratterizzato da tre momenti significativi: la visita ai due gran rabbini di Israele, il ricordo delle vittime della Shoah al memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme e la preghiera al Muro del pianto. Tre le Messe presiedute dal Papa in questo viaggio: all’International stadium di Amman, nella piazza della Mangiatoia di Betlemme e nel Cenacolo di Gerusalemme.
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