“Spero che non compriate la 500 elettrica, perché ogni volta che ne vendo una perdo 14.000 dollari. Sono abbastanza onesto da ammetterlo”. Lo ha detto l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne mercoledì scorso durante una conferenza a Washington. Parole che mai ci si aspetterebbe di sentire dal capo di un’azienda, soprattutto visti gli sforzi che l’industria dell’auto sta facendo per convincere i consumatori a compare le varie Volkswagen, Renault, Nissan a batterie. Ma l’uscita del manager italo-canadese, in realtà, è soltanto la riproposizione di un suo vecchio cavallo di battaglia: da anni, Marchionne sostiene che produrre auto elettriche sia antieconomico. Solo che questa volta l’ha detto in maniera così eclatante che la battuta ha fatto il giro del mondo.
Secondo Marchionne, tutte le Case (ad eccezione della Tesla) vendono le elettriche in perdita. In California, Fiat-Chrysler è costretta a commercializzare la versione elettrica della 500 – che vende lì e solo lì, e soltanto perché non può farne a meno – ad un prezzo inferiore al costo di produzione. Perché? Le leggi locali impongono a tutti i costruttori che una certa percentuale delle loro vendite sia composta da veicoli “zero emissioni allo scarico“, pena la revoca della licenza di vendita nello Stato. E la California è uno Stato importante, che conta per circa un decimo dell’intero mercato statunitense.
Per rispettare la legge, quindi, la Fiat non solo deve avere a listino un modello elettrico, ma deve anche riuscire a piazzarlo ad un prezzo competitivo, a costo di rimetterci del denaro: la 500e – così si chiama – è in vendita 32.300 dollari, ma grazie a sconti vari e incentivi il prezzo si abbassa a 19.300 dollari, appena 2.000 in più rispetto alla versione a benzina. La Fiat non comunica i dati di vendita del modello, ma Marchionne ha detto: “Ne venderò il minimo necessario, non una di più. Se vendessimo solo elettriche”, ha aggiunto Marchionne, “dovrei tornare a Washington a chiedere un prestito: saremmo in bancarotta”. Purtroppo per lui, però, la California non è un caso isolato: alla marcia ecologista si stanno unendo altri sette Stati (per un totale del 23% del mercato Usa) che condividono l’obiettivo comune di raggiungere il 15% di auto elettriche sul totale delle auto nuove entro il 2025.
Ancora prima che le normative imponessero di investire nell’elettrificazione, in realtà, la Fiat mostrava una certa sensibilità sull’argomento: nel 1990, per esempio, andò in vendita la Panda Elettra. Ma oggi la casa punta soltanto sul miglioramento dei motori a combustione interna e, al massimo, sul gas. Durante la presentazione-fiume del piano quinquennale 2104-2018, lo scorso 6 maggio a Detroit, l’unica slide che, fra le centinaia di diapositive proiettate, riguardasse l’elettrificazione recitava laconicamente: “la strategia di FCA è di introdurre l’elettrificazione per soddisfare le normative e dove si prevede la domanda dei clienti”, seguita da una considerazione sull’elettrificazione “sovraesposta sui mezzi d’informazione”. E basta. Modelli in arrivo? A parte la 500e, è prevista nel 2016 una versione ibrida di minivan per gli Stati Uniti, niente più. Del resto, l’ad di Fca l’ha detto anche al Salone di Ginevra a inizio marzo: per lui, l’elettrico non ha futuro.
Quella di Marchionne, però, è una voce fuori dal coro. Vuoi per una questioni d’immagine, vuoi perché oggi, almeno con gli ibridi, i soldi si fanno, tutti gli altri principali gruppi automobilistici mondiali hanno già in produzione modelli elettrificati. Forse sarà meno “sincero” di Marchionne, ma l’amministratore delegato del gruppo Volkswagen, Martin Winterkorn, ha parlato pochi giorni fa dell’elettrificazione come “dell’alba di una nuova era” e il numero uno di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, che pure ha dovuto rivedere al ribasso le sue stime di vendita, si sta giocando la faccia con un investimento di quattro milardi nel settore delle elettriche. Senza contare che il maggior mercato mondiale, la Cina, ha deciso di supportare l’installazione di fabbriche di auto elettriche e plug-in.
Certo, la strada da fare è ancora tanta: oggi la rete di ricarica pubblica è ancora poco ramificata e le auto elettriche, senza incentivi, non sono competitive in termini di prezzo e prestazioni, come dimostrano gli scarsi volumi di vendita. Ma gli investimenti tecnologici si fanno sul lungo termine e Marchionne non può non saperlo: se Fiat-Chrysler lascia campo libero agli altri, corre il rischio di trovarsi irrimediabilmente in ritardo fra qualche anno, quando la tecnologia sarà matura. Allora, a meno che i suoi colleghi non siano dei visionari, viene un dubbio: che Sergio pensi molto ai soldi che la Fiat può fare adesso, e molto poco che a quello che accadrà quando lui sarà in pensione.
Fatti a motore
Fca, Marchionne agli americani: “Per favore, non comprate la 500 elettrica”
In California la Fca per legge deve vendere auto a zero emissioni pur se a prezzi inferiori ai costi di produzione, pena la perdita della licenza. L'ad: "Non mi conviene, perdo 14mila dollari a vettura"
“Spero che non compriate la 500 elettrica, perché ogni volta che ne vendo una perdo 14.000 dollari. Sono abbastanza onesto da ammetterlo”. Lo ha detto l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne mercoledì scorso durante una conferenza a Washington. Parole che mai ci si aspetterebbe di sentire dal capo di un’azienda, soprattutto visti gli sforzi che l’industria dell’auto sta facendo per convincere i consumatori a compare le varie Volkswagen, Renault, Nissan a batterie. Ma l’uscita del manager italo-canadese, in realtà, è soltanto la riproposizione di un suo vecchio cavallo di battaglia: da anni, Marchionne sostiene che produrre auto elettriche sia antieconomico. Solo che questa volta l’ha detto in maniera così eclatante che la battuta ha fatto il giro del mondo.
Secondo Marchionne, tutte le Case (ad eccezione della Tesla) vendono le elettriche in perdita. In California, Fiat-Chrysler è costretta a commercializzare la versione elettrica della 500 – che vende lì e solo lì, e soltanto perché non può farne a meno – ad un prezzo inferiore al costo di produzione. Perché? Le leggi locali impongono a tutti i costruttori che una certa percentuale delle loro vendite sia composta da veicoli “zero emissioni allo scarico“, pena la revoca della licenza di vendita nello Stato. E la California è uno Stato importante, che conta per circa un decimo dell’intero mercato statunitense.
Per rispettare la legge, quindi, la Fiat non solo deve avere a listino un modello elettrico, ma deve anche riuscire a piazzarlo ad un prezzo competitivo, a costo di rimetterci del denaro: la 500e – così si chiama – è in vendita 32.300 dollari, ma grazie a sconti vari e incentivi il prezzo si abbassa a 19.300 dollari, appena 2.000 in più rispetto alla versione a benzina. La Fiat non comunica i dati di vendita del modello, ma Marchionne ha detto: “Ne venderò il minimo necessario, non una di più. Se vendessimo solo elettriche”, ha aggiunto Marchionne, “dovrei tornare a Washington a chiedere un prestito: saremmo in bancarotta”. Purtroppo per lui, però, la California non è un caso isolato: alla marcia ecologista si stanno unendo altri sette Stati (per un totale del 23% del mercato Usa) che condividono l’obiettivo comune di raggiungere il 15% di auto elettriche sul totale delle auto nuove entro il 2025.
Ancora prima che le normative imponessero di investire nell’elettrificazione, in realtà, la Fiat mostrava una certa sensibilità sull’argomento: nel 1990, per esempio, andò in vendita la Panda Elettra. Ma oggi la casa punta soltanto sul miglioramento dei motori a combustione interna e, al massimo, sul gas. Durante la presentazione-fiume del piano quinquennale 2104-2018, lo scorso 6 maggio a Detroit, l’unica slide che, fra le centinaia di diapositive proiettate, riguardasse l’elettrificazione recitava laconicamente: “la strategia di FCA è di introdurre l’elettrificazione per soddisfare le normative e dove si prevede la domanda dei clienti”, seguita da una considerazione sull’elettrificazione “sovraesposta sui mezzi d’informazione”. E basta. Modelli in arrivo? A parte la 500e, è prevista nel 2016 una versione ibrida di minivan per gli Stati Uniti, niente più. Del resto, l’ad di Fca l’ha detto anche al Salone di Ginevra a inizio marzo: per lui, l’elettrico non ha futuro.
Quella di Marchionne, però, è una voce fuori dal coro. Vuoi per una questioni d’immagine, vuoi perché oggi, almeno con gli ibridi, i soldi si fanno, tutti gli altri principali gruppi automobilistici mondiali hanno già in produzione modelli elettrificati. Forse sarà meno “sincero” di Marchionne, ma l’amministratore delegato del gruppo Volkswagen, Martin Winterkorn, ha parlato pochi giorni fa dell’elettrificazione come “dell’alba di una nuova era” e il numero uno di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, che pure ha dovuto rivedere al ribasso le sue stime di vendita, si sta giocando la faccia con un investimento di quattro milardi nel settore delle elettriche. Senza contare che il maggior mercato mondiale, la Cina, ha deciso di supportare l’installazione di fabbriche di auto elettriche e plug-in.
Certo, la strada da fare è ancora tanta: oggi la rete di ricarica pubblica è ancora poco ramificata e le auto elettriche, senza incentivi, non sono competitive in termini di prezzo e prestazioni, come dimostrano gli scarsi volumi di vendita. Ma gli investimenti tecnologici si fanno sul lungo termine e Marchionne non può non saperlo: se Fiat-Chrysler lascia campo libero agli altri, corre il rischio di trovarsi irrimediabilmente in ritardo fra qualche anno, quando la tecnologia sarà matura. Allora, a meno che i suoi colleghi non siano dei visionari, viene un dubbio: che Sergio pensi molto ai soldi che la Fiat può fare adesso, e molto poco che a quello che accadrà quando lui sarà in pensione.
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Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Al governo di destra guidata da Giorgia Meloni si assiste a una sfilata di esponenti sotto processo. Dopo Delmastro, ora è il turno della ministra Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio e indagata per truffa ai danni dell'Inps. Come può la presidente Meloni permettere che Daniela Santanchè continui a ricoprire il ruolo di ministra? Questo silenzio sull’indifendibile ministra è incredibile”. Lo dice il deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli.
""Non è solo una questione giudiziaria. Ci sono aspetti di opportunità politica che devono essere affrontati. È necessario ricordare la vicenda della villa in Versilia di Francesco Alberoni, acquistata da Dimitri Kunz d'Asburgo, compagno della ministra, e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, per 2,45 milioni di euro. Quella stessa villa è stata rivenduta in meno di 24 ore all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni, con una plusvalenza di un milione di euro in un solo giorno. La presidente Meloni non può continuare a chiudere gli occhi. Chiediamo che Daniela Santanchè si dimetta immediatamente dal suo incarico di ministra”, conclude Bonelli.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "La casa dei moderati è nel Centrodestra. Stiamo lavorando da tempo per dare ancora più forza e peso alla proposta centrista e popolare nel Centrodestra, portando nell’azione di governo responsabilità, competenza e serietà". Lo dice Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati.
"Ed i risultati dell’ultimo anno, dalle europee alle regionali, confermano la costante crescita dell’area che si riconosce nel Partito Popolare Europeo. Il Centro non è certo un’esclusiva della Sinistra, anzi: dopo il fallimento del Terzo Polo ed il consolidamento del sistema bipolare ora anche l’opposizione ha dovuto riscoprire l’importanza dell’area centrista, che nel Centrodestra e’ da sempre protagonista", conclude Lupi.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Esprimo il mio cordoglio per la scomparsa di Riccardo Chieppa, Presidente emerito della Corte costituzionale, giurista di grande valore e servitore delle istituzioni. Ne ricordo il significativo contributo in ambito giuridico e il costante impegno nella tutela dei principi costituzionali. Ai suoi familiari rivolgo la mia vicinanza in questo momento di dolore". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, addolorato dalla notizia della morte di Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte costituzionale, ha fatto pervenire ai familiari un messaggio di cordoglio, ricordandone l’alta figura di giurista, l’autorevole esercizio delle funzioni di giudice e poi di presidente della Corte costituzionale e la preziosa attività svolta nel Consiglio di Stato. Lo rende noto il Quirinale.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Io, nel mio piccolo, ho lavorato per il Pd da più di 30 anni. Questo è il mio mondo, 'ndo vai?" ma "non aspiro ad alcun ruolo. E' la prima volta in 20-30 anni che dico parlo per me, mi piacerebbe dare un contributo". Lo ha detto Paolo Gentiloni nel suo intervento all'Assemblea di Libertà eguale a Orvieto.
"Penso che il nostro problema sia il riconoscere l'utilità e l'importanza del fatto che nascano forze moderate e riformiste, sono un sostenitore, non c'è auto sufficienza da parte nostra -ha detto l'ex premier-. Ma la credibilità dell'alternativa non può essere data a queste formazioni, dipende dal profilo della forza fondamentale che può guidare la coalizione. E' sempre stato così".
"Io non penso alla fronda nel Pd, né lo dico in polemica con Elly Schlein, cui va riconosciuto di aver attivato il Pd, ma il lavoro dei prossimi mesi deve avere come compito fondamentale avere un Pd in cui l'anima, le idee e i progetti riformisti siano fondamentali. Senza questo, la credibilità come forza di governo non sarà mai completa".
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "C'è una stabilità del governo italiano. Dobbiamo stare attenti che a questo non risponda una stabilità dell'opposizione, che ci accomodiamo pensando che tutto sommato questa sia una condizione favorevole". Lo ha detto Paolo Gentiloni all'Assemblea di Libertà eguale.
"La fortuna dei governi in carica è molto scarsa, normalmente in questo contesto così complicato, perdono le elezioni. Se noi ci accomodassimo in una condizione di stabilità all'opposizione potremo non renderci conto che una alternativa di governo potrebbe essere competitiva -ha spiegato l'ex premier e commissario Ue-. All'Odg c'è essere più credibili e forti nel delineare una alternativa".
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Farei fatica a non riconoscere al governo che una certa cautela nei conti pubblici è stata adottata, non è facile. Penso abbia contribuito, insieme alla risorse europee, a una relativa stabilità dei mercati finanziari e al fatto che oggi l'Italia non appaia come Paese particolarmente esposto". Lo ha detto Paolo Gentiloni nel suo intervento all'Assemblea di Libertà eguale
"Poi non c'è dubbio, il governo non è di fine legislatura, che il tasso di riforme sarebbe necessario. Come anche nell'azione del centrosinistra due questioni: la questione industriale e il potere di acquisto. Togliamoci dalla testa che i problemi della crisi industriale siano le regole europee e l'enorme trasformazione nel mondo. E' che la transizione 5.0 non funziona, aridatece Calenda. Poi, se non ci poniamo il problema del livello dei salari e degli stipendi non andiamo da nessuna parte. Il Pd e il centrosinistra devono prendere questa cosa come grande bandiera".