Alcune considerazioni, a caldo, dopo il voto. Per comodità parto da cinque parole chiave: moderati, sondaggi, comunicazione, turpiloquio, emozioni.
Moderati. L’Italia è un paese di moderati, da sempre. Ed è un paese che invecchia, demograficamente e culturalmente, da tanti anni. In questo quadro, e in assenza di un’offerta credibile a destra, Renzi è riuscito, da un lato, ad aggregare tutti i moderati sia di centrosinistra sia centrodestra, dall’altro a riprendersi i transfughi del Pd che l’anno scorso votarono M5S, ma poi non hanno digerito il mancato accordo con Bersani. Come ha fatto Renzi? Ha promesso un cambiamento (#cambiaverso), ma lo ha fatto con toni e contenuti moderati, appunto. Qualcosa di graduale, cauto, morbido, qualcosa che non spaventi le famiglie, le mamme, gli anziani, e tutti quelli (molti, nonostante la crisi) che hanno ancora un orticello da difendere. Bravo Renzi.
Sondaggi. Bisogna che gli istituti di ricerca, e le testate giornalistiche che li seguono quotidianamente prima di ogni elezione, se ne facciano una ragione: i sondaggi di opinione non riescono più ad anticipare i risultati elettorali come una volta. L’anno scorso non avevano previsto il risultato straordinario di M5S, quest’anno non hanno previsto quello ancor più straordinario di Renzi. È ora di fare il punto sulle metodologie, cari statistici, perché l’elettorato italiano è sempre più volatile: passa da un partito all’altro, decide di farlo all’ultimo minuto e per giunta dice le bugie nelle dichiarazioni di voto. L’avevo scritto ne L’insostenibile leggerezza dei sondaggi in tv, lo ripeto oggi con ancor più convinzione.
Comunicazione. Non ho mai considerato Renzi un grande comunicatore (vedi ad esempio Le slide e lo split screen di Renzi: pregi e difetti), perché – fra l’altro – ostenta troppo gli strumenti che usa. È come un venditore che ce l’ha scritto in fronte: “sono un venditore”, mentre un bravo venditore vero non dovrebbe affatto sembrarlo, dovrebbe vendere senza che nemmeno ci accorgiamo che l’ha fatto. Però va detto: Renzi al momento è il miglior comunicatore che abbiamo in Italia. E poiché la comunicazione funziona sempre e solo in relazione al contesto e ai concorrenti, ecco che, mentre gli altri sbagliano tecniche di vendita (M5S) o smettono di vendere (Berlusconi), lui stravende. E stravince. Bravo Renzi.
Turpiloquio. Dove ha sbagliato Grillo? Da quasi un anno ripeto che, dopo aver messo oltre 150 persone in Parlamento doveva cambiare toni, doveva moderarsi, doveva trovare un nuovo equilibrio linguistico-comunicativo, anche nei comizi (vedi ad esempio Il golpe di Grillo, fra satira, media e piazze e Grillo era un ottimo comunicatore, ma ora non fa che sbagliare). Perché continuando così avrebbe danneggiato ciò che lui stesso ha costruito. È vero che il turpiloquio di Grillo viene dalla satira, ma è pure vero che Grillo è passato alla politica, traslocando le tecniche della satira nel discorso politico. In politica, allora, le parolacce e le invettive abbassano il livello del discorso, lo stracciano, ma soprattutto distolgono l’attenzione dai contenuti per concentrarla sul modo in cui sono detti. In altri termini: se uno parla di problemi importanti e seri (spesso Grillo lo fa) con gestacci, turpiloquio, battute e imitazioni, finisce che molti dimenticano di cosa parla e pensano solo ai gestacci, alle battute eccetera. Detto più semplicemente, come ho già scritto: se Grillo indica la luna, ma i media (e i cittadini) guardano il dito, la colpa è anche del dito. In diverse occasioni Grillo sembrava aver capito che doveva cambiare i toni: lo disse ad esempio il 21 aprile 2013, nella conferenza stampa dopo la rielezione di Napolitano, ricordi? “Avete visto? – disse ai giornalisti (cito a memoria) – stavolta non ho detto neanche una parolaccia. Mi dicono che devo calmarmi e io mi calmo, prometto che mi calmo». Ma poi non l’ha fatto, non si è mai calmato. E mal gliene ha incolto.
Emozioni. Negli ultimi giorni della campagna elettorale Renzi ha definito il conflitto fra Pd e M5S come un “derby” fra speranza e rabbia. La proposta mi sembrava per lui rischiosa, guardando al ruolo che le emozioni svolgono nelle competizioni elettorali (e nella vita): a un’emozione potente e universale come la rabbia, che Renzi attribuiva a M5S e ai suoi elettori, Renzi contrapponeva uno stato emotivo-cognitivo più complesso, ma soprattutto più debole e ambiguo come la speranza (vedi: Il derby speranza vs. rabbia: una contrapposizione rischiosa) Era come ammettere, dal mio punto di vista, sono più forti loro, perché la rabbia è un’emozione molto più forte e netta della speranza (chi di speranza vive disperato muore, dice il proverbio). Mi sbagliavo: il vero derby non era fra rabbia e speranza, ma fra rabbia e paura. Grillo con le sue invettive, i suoi insulti, il suo definirsi “oltre Hitler”, il suo appello ai “processi” online ha fatto paura ai moderati italiani, ecco cos’ha fatto. Che si sono rifugiati nel #cambiaverso rassicurante di Renzi. Perché la paura – questa sì, non la speranza – è un’emozione tanto potente e tanto basilare quanto la rabbia.
Giovanna Cosenza
Docente universitaria di Semiotica
Elezioni Europee 2014 - 26 Maggio 2014
Elezioni europee 2014, vittoria di Renzi: cinque parole chiave per capirla
Moderati. L’Italia è un paese di moderati, da sempre. Ed è un paese che invecchia, demograficamente e culturalmente, da tanti anni. In questo quadro, e in assenza di un’offerta credibile a destra, Renzi è riuscito, da un lato, ad aggregare tutti i moderati sia di centrosinistra sia centrodestra, dall’altro a riprendersi i transfughi del Pd che l’anno scorso votarono M5S, ma poi non hanno digerito il mancato accordo con Bersani. Come ha fatto Renzi? Ha promesso un cambiamento (#cambiaverso), ma lo ha fatto con toni e contenuti moderati, appunto. Qualcosa di graduale, cauto, morbido, qualcosa che non spaventi le famiglie, le mamme, gli anziani, e tutti quelli (molti, nonostante la crisi) che hanno ancora un orticello da difendere. Bravo Renzi.
Sondaggi. Bisogna che gli istituti di ricerca, e le testate giornalistiche che li seguono quotidianamente prima di ogni elezione, se ne facciano una ragione: i sondaggi di opinione non riescono più ad anticipare i risultati elettorali come una volta. L’anno scorso non avevano previsto il risultato straordinario di M5S, quest’anno non hanno previsto quello ancor più straordinario di Renzi. È ora di fare il punto sulle metodologie, cari statistici, perché l’elettorato italiano è sempre più volatile: passa da un partito all’altro, decide di farlo all’ultimo minuto e per giunta dice le bugie nelle dichiarazioni di voto. L’avevo scritto ne L’insostenibile leggerezza dei sondaggi in tv, lo ripeto oggi con ancor più convinzione.
Comunicazione. Non ho mai considerato Renzi un grande comunicatore (vedi ad esempio Le slide e lo split screen di Renzi: pregi e difetti), perché – fra l’altro – ostenta troppo gli strumenti che usa. È come un venditore che ce l’ha scritto in fronte: “sono un venditore”, mentre un bravo venditore vero non dovrebbe affatto sembrarlo, dovrebbe vendere senza che nemmeno ci accorgiamo che l’ha fatto. Però va detto: Renzi al momento è il miglior comunicatore che abbiamo in Italia. E poiché la comunicazione funziona sempre e solo in relazione al contesto e ai concorrenti, ecco che, mentre gli altri sbagliano tecniche di vendita (M5S) o smettono di vendere (Berlusconi), lui stravende. E stravince. Bravo Renzi.
Turpiloquio. Dove ha sbagliato Grillo? Da quasi un anno ripeto che, dopo aver messo oltre 150 persone in Parlamento doveva cambiare toni, doveva moderarsi, doveva trovare un nuovo equilibrio linguistico-comunicativo, anche nei comizi (vedi ad esempio Il golpe di Grillo, fra satira, media e piazze e Grillo era un ottimo comunicatore, ma ora non fa che sbagliare). Perché continuando così avrebbe danneggiato ciò che lui stesso ha costruito. È vero che il turpiloquio di Grillo viene dalla satira, ma è pure vero che Grillo è passato alla politica, traslocando le tecniche della satira nel discorso politico. In politica, allora, le parolacce e le invettive abbassano il livello del discorso, lo stracciano, ma soprattutto distolgono l’attenzione dai contenuti per concentrarla sul modo in cui sono detti. In altri termini: se uno parla di problemi importanti e seri (spesso Grillo lo fa) con gestacci, turpiloquio, battute e imitazioni, finisce che molti dimenticano di cosa parla e pensano solo ai gestacci, alle battute eccetera. Detto più semplicemente, come ho già scritto: se Grillo indica la luna, ma i media (e i cittadini) guardano il dito, la colpa è anche del dito. In diverse occasioni Grillo sembrava aver capito che doveva cambiare i toni: lo disse ad esempio il 21 aprile 2013, nella conferenza stampa dopo la rielezione di Napolitano, ricordi? “Avete visto? – disse ai giornalisti (cito a memoria) – stavolta non ho detto neanche una parolaccia. Mi dicono che devo calmarmi e io mi calmo, prometto che mi calmo». Ma poi non l’ha fatto, non si è mai calmato. E mal gliene ha incolto.
Emozioni. Negli ultimi giorni della campagna elettorale Renzi ha definito il conflitto fra Pd e M5S come un “derby” fra speranza e rabbia. La proposta mi sembrava per lui rischiosa, guardando al ruolo che le emozioni svolgono nelle competizioni elettorali (e nella vita): a un’emozione potente e universale come la rabbia, che Renzi attribuiva a M5S e ai suoi elettori, Renzi contrapponeva uno stato emotivo-cognitivo più complesso, ma soprattutto più debole e ambiguo come la speranza (vedi: Il derby speranza vs. rabbia: una contrapposizione rischiosa) Era come ammettere, dal mio punto di vista, sono più forti loro, perché la rabbia è un’emozione molto più forte e netta della speranza (chi di speranza vive disperato muore, dice il proverbio). Mi sbagliavo: il vero derby non era fra rabbia e speranza, ma fra rabbia e paura. Grillo con le sue invettive, i suoi insulti, il suo definirsi “oltre Hitler”, il suo appello ai “processi” online ha fatto paura ai moderati italiani, ecco cos’ha fatto. Che si sono rifugiati nel #cambiaverso rassicurante di Renzi. Perché la paura – questa sì, non la speranza – è un’emozione tanto potente e tanto basilare quanto la rabbia.
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Mondo
Gaza, niente accordo per estendere la prima fase del cessate il fuoco. Israele blocca gli aiuti umanitari
Buriram, 2 mar. (Adnkronos) - Altra doppietta dei fratelli Marquez nel Gp della Thailandia di MotoGp. Dopo la Sprint Race i fratelli spagnoli hanno occupato le prime due posizioni anche nella gara lunga, con la Ducati ufficiale di Marc Marquez che fa doppietta davanti ad Alex Marquez, con la Ducati del Team Gresini, terza anche in gara l'altra Ducati ufficiale di Pecco Bagnaia, per il tris di ducatisti sul podio, a seguire Franco Morbidelli, poi l'Aprilia del rookie Ai Ogura, e Marco Bezzecchi, mentre sono usciti Acosta e Mir e si è ritirato Fernandez.
Marc Marquez parte bene e guadagna subito la testa della gara ma a circa 19 giri al termine, un po' a sorpresa, Alex Marquez passa il fratello, che sembra aver deliberatamente rallentato per farsi passare e mettersi in scia del fratello, forse per un problema di pressione gomme. Dopo aver seguito a pochi decimi il fratello, a tre giri dal termine, Marc passa il fratello e scappa via verso la seconda vittoria consecutiva e la testa della classifica mondiale. (segue)
Gaza, 2 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas insiste sulla necessità di attuare la seconda fase del cessate il fuoco con Israele, dopo che Israele ha approvato un'estensione temporanea della fase iniziale.
"L'unico modo per raggiungere la stabilità nella regione e il ritorno dei prigionieri è completare l'attuazione dell'accordo, iniziando con l'attuazione della seconda fase", ha affermato il leader di Hamas Mahmoud Mardawi.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Fulco Pratesi ha saputo non solo denunciare i mali che affliggono l'ambiente ma ha saputo esercitare una grande funzione pedagogica di informazione e formazione sui temi ambientali. Personalmente ricordo il grande contributo di consigli e di indicazioni durante il periodo in cui sono stato ministro dell'Ambiente e in particolare per l'azione che condussi per la costituzione dei Parchi nazionali e per portare la superficie protetta del paese ad un livello più europeo. Ci mancherà molto". Lo afferma Valdo Spini, già ministro dell'Ambiente nei Governi Ciampi e Amato uno.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Le immagini che arrivano dalla città di Messina, dove si sono verificati scontri tra Forze dell'Ordine e manifestanti nel corso di una manifestazione no ponte, mi feriscono come messinese e come rappresentante delle istituzioni. Esprimo tutta la mia solidarietà alle Forze dell'Ordine e all'agente ferito, cui auguro una pronta guarigione, e condanno fermamente quanto accaduto. Esprimere il proprio dissenso non autorizza a trasformare una manifestazione in un esercizio di brutalità”. Lo afferma la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - “Inaccettabile quanto accaduto oggi a Messina in occasione del corteo contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Insulti, intolleranza, muri del centro imbrattati con scritte indegne, violenze contro le Forze dell’Ordine. È assurdo manifestare con simili metodi, coinvolgendo personaggi che nulla possono avere a che fare con il normale confronto democratico. Ferma condanna per quanto accaduto, e solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno gestito con grande professionalità i momenti più tesi della giornata”. Così Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di Forza Italia.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Siamo orgogliosi della nostra Marina militare italiana che, con il Vespucci, ha portato nel mondo le eccellenze e i valori del nostro Paese. Bentornati a casa: la vostra impresa, che ho avuto la fortuna di poter vivere personalmente nella tappa di Tokyo, è motivo di vanto per ogni italiano. Grazie!” Così il capogruppo della Lega in commissione Difesa alla Camera Eugenio Zoffili.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, agli stravolgimenti geopolitici e all’aggressione subita ieri alla Casa Bianca dal presidente ucraino, troviamo gravi e fuori luogo le considerazioni dei capigruppo di Fdi. Non è una questione di contabilità ma di rispetto verso il Parlamento. E in ogni caso la premier Meloni è venuta a riferire in Parlamento solo prima dei Consigli europei, come hanno fatto tutti gli altri suoi predecessori, perché era un suo dovere. E da oltre un anno e mezzo non risponde alle domande libere di un Premier time in Aula. Oggi siamo di fronte ad una gravissima crisi internazionale e alla vigilia di un Consiglio europeo che dovrà prendere decisioni importanti per l’Ucraina e per l’Europa. Dovrebbe essere la stessa Giorgia Meloni a sentire l’urgenza di venire in Aula per dire al Paese, in Parlamento, non con un video sui social, da che parte sta il Governo italiano e quale contributo vuole dare, in sede europea, per trovare una soluzione". Lo affermano i capigruppo del Pd al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo Francesco Boccia, Chiara Braga e Nicola Zingaretti.
"Per questo -aggiungono- ribadiamo la nostra richiesta: è urgente e necessario che la presidente del Consiglio venga in Aula prima del Consiglio europeo del 6 marzo. Non si tratta di una concessione al Parlamento, che merita maggior rispetto da parte degli esponenti di Fdi e di Giorgia Meloni che continua a sottrarsi al confronto”.