Arrivano mercoledì 28 alle 9:45 all’aeroporto romano di Ciampino, con un volo proveniente da Kinshasa (Congo). Si chiude, così, nel miglior modo possibile la vicenda dei 31 bambini congolesi adottati da cittadini italiani. Ad accompagnare i piccoli, in rappresentanza del governo italiano, sarà il ministro Maria Elena Boschi. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.
“Il caso sembra essere arrivato a una felice conclusione grazie a tutte le persone che hanno lavorato con una dedizione instancabile”. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini commenta così gli ultimi sviluppi del caso dei bambini adottati nella Repubblica democratica del Congo, ormai cittadini italiani ma bloccati a Kinshasa per motivi burocratici. Già lunedì il premier Matteo Renzi aveva annunciato su Twitter di avere “appena dato il via libera: un aereo della Repubblica italiana parte per il Congo per riportare i bambini adottati bloccati da mesi #acasa“. Sui tempi di arrivo al momento non c’è ancora alcuna certezza. “Quando sarà lo saprete”, ha dichiarato Mogherini.
Un’intesa tra il premier Matteo Renzi e il presidente congolese Joseph Kabila ha contribuito a sbloccare una situazione che tiene sulla corda da molti mesi 24 famiglie, e a breve i piccoli potranno ricongiungersi con i loro genitori adottivi. Secondo la presidente della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), Silvia Della Monica, l’atteso arrivo in Italia dei 31 bambini è questione di qualche giorno: “Faremo il più rapidamente possibile”, ha assicurato. Della Monica – magistrato da soli due mesi alla testa della Cai – ha inviato una lettera alle famiglie e agli enti coinvolti, in cui raccomanda “di agire con prudenza e discrezione, di non assumere iniziative individuali”, di raccordarsi con la stessa Cai e di attenersi alle indicazioni di quest’ultima. In particolare, ritiene “massimamente necessario ribadire come inopportuna e rischiosa, in questo delicato momento, la partenza delle famiglie adottive per il Congo”.
Bocce ferme, dunque, in attesa che la vicenda si concluda. Una storia che va avanti da mesi, con 24 coppie che pur avendo completato l’iter adottivo non hanno ancora potuto portare a casa i loro figli per la mancanza del nulla osta da parte delle autorità congolesi. Lo scorso settembre Kinshasa aveva infatti deciso di sospendere per un anno il rilascio del nullaosta per tutte le adozioni internazionali, per sospetti di procedure irregolari che, però, secondo quanto avevano a suo tempo riferito le stesse autorità congolesi, non riguardavano l’Italia. All’inizio di novembre l’allora ministro Cécile Kyenge, che aveva la delega alle adozioni internazionali, aveva effettuato una missione nella Repubblica democratica del Congo ricevendo assicurazioni su una conclusione positiva dell’iter adottivo per le coppie italiane. Alcune famiglie erano partite per il Congo, ma erano rimaste bloccate nel Paese africano senza poter portare a casa i loro figli.
Dopo un periodo di stallo, il governo italiano aveva inviato un delegazione nel Paese africano per cercare di sbloccare la situazione, ma finora senza esito. Lunedì la novità: le autorità di Kinshasa hanno convocato gli ambasciatori dei Paesi interessati (oltre all’Italia, ci sono Francia, Belgio, Usa e Canada) per annunciare che a seguito delle verifiche effettuate sui singoli dossier, avrebbero concesso ai bambini di lasciare il Paese. Una “risposta umanitaria” del presidente Kabila, spiega la Cai, perché il blocco alle adozioni “non è stato rimosso”. E infatti ci sono altri bambini congolesi che sono stati dati in adozione a coppie italiane, e per i quali la Commissione si impegna a continuare a “svolgere un costante e intenso lavoro” per ottenere l’autorizzazione a portare in Italia anche questi altri bimbi. Esultano intanto i genitori in attesa dei 31 figli adottivi in arrivo: “Se fosse vero…” dice Michela Gentili, che con il marito Andrea Minocchi attende l’arrivo del piccolo Francois, tre anni. Non avevano più avuto notizie dalle autorità congolesi e in questi mesi si erano tenuti in contato con il bambino attraverso Skype.
Diritti
Congo, i 31 bimbi adottati arrivano in Italia. Mogherini: “Felice conclusione”
Un’intesa tra il premier Renzi e il presidente congolese Kabila ha contribuito a sbloccare una situazione che tiene sulla corda da molti mesi 24 famiglie. La Commissione per le adozioni internazionali: "Attesi tra qualche giorno"
Arrivano mercoledì 28 alle 9:45 all’aeroporto romano di Ciampino, con un volo proveniente da Kinshasa (Congo). Si chiude, così, nel miglior modo possibile la vicenda dei 31 bambini congolesi adottati da cittadini italiani. Ad accompagnare i piccoli, in rappresentanza del governo italiano, sarà il ministro Maria Elena Boschi. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.
“Il caso sembra essere arrivato a una felice conclusione grazie a tutte le persone che hanno lavorato con una dedizione instancabile”. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini commenta così gli ultimi sviluppi del caso dei bambini adottati nella Repubblica democratica del Congo, ormai cittadini italiani ma bloccati a Kinshasa per motivi burocratici. Già lunedì il premier Matteo Renzi aveva annunciato su Twitter di avere “appena dato il via libera: un aereo della Repubblica italiana parte per il Congo per riportare i bambini adottati bloccati da mesi #acasa“. Sui tempi di arrivo al momento non c’è ancora alcuna certezza. “Quando sarà lo saprete”, ha dichiarato Mogherini.
Un’intesa tra il premier Matteo Renzi e il presidente congolese Joseph Kabila ha contribuito a sbloccare una situazione che tiene sulla corda da molti mesi 24 famiglie, e a breve i piccoli potranno ricongiungersi con i loro genitori adottivi. Secondo la presidente della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), Silvia Della Monica, l’atteso arrivo in Italia dei 31 bambini è questione di qualche giorno: “Faremo il più rapidamente possibile”, ha assicurato. Della Monica – magistrato da soli due mesi alla testa della Cai – ha inviato una lettera alle famiglie e agli enti coinvolti, in cui raccomanda “di agire con prudenza e discrezione, di non assumere iniziative individuali”, di raccordarsi con la stessa Cai e di attenersi alle indicazioni di quest’ultima. In particolare, ritiene “massimamente necessario ribadire come inopportuna e rischiosa, in questo delicato momento, la partenza delle famiglie adottive per il Congo”.
Bocce ferme, dunque, in attesa che la vicenda si concluda. Una storia che va avanti da mesi, con 24 coppie che pur avendo completato l’iter adottivo non hanno ancora potuto portare a casa i loro figli per la mancanza del nulla osta da parte delle autorità congolesi. Lo scorso settembre Kinshasa aveva infatti deciso di sospendere per un anno il rilascio del nullaosta per tutte le adozioni internazionali, per sospetti di procedure irregolari che, però, secondo quanto avevano a suo tempo riferito le stesse autorità congolesi, non riguardavano l’Italia. All’inizio di novembre l’allora ministro Cécile Kyenge, che aveva la delega alle adozioni internazionali, aveva effettuato una missione nella Repubblica democratica del Congo ricevendo assicurazioni su una conclusione positiva dell’iter adottivo per le coppie italiane. Alcune famiglie erano partite per il Congo, ma erano rimaste bloccate nel Paese africano senza poter portare a casa i loro figli.
Dopo un periodo di stallo, il governo italiano aveva inviato un delegazione nel Paese africano per cercare di sbloccare la situazione, ma finora senza esito. Lunedì la novità: le autorità di Kinshasa hanno convocato gli ambasciatori dei Paesi interessati (oltre all’Italia, ci sono Francia, Belgio, Usa e Canada) per annunciare che a seguito delle verifiche effettuate sui singoli dossier, avrebbero concesso ai bambini di lasciare il Paese. Una “risposta umanitaria” del presidente Kabila, spiega la Cai, perché il blocco alle adozioni “non è stato rimosso”. E infatti ci sono altri bambini congolesi che sono stati dati in adozione a coppie italiane, e per i quali la Commissione si impegna a continuare a “svolgere un costante e intenso lavoro” per ottenere l’autorizzazione a portare in Italia anche questi altri bimbi. Esultano intanto i genitori in attesa dei 31 figli adottivi in arrivo: “Se fosse vero…” dice Michela Gentili, che con il marito Andrea Minocchi attende l’arrivo del piccolo Francois, tre anni. Non avevano più avuto notizie dalle autorità congolesi e in questi mesi si erano tenuti in contato con il bambino attraverso Skype.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
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