“So benissimo di quali delitti mi sono macchiato. Sto spiegando un sistema di cui la camorra non è l’unica responsabile. C’erano soldi per tutti in un sistema particolarmente corrotto. C’erano dei sindaci che avevano interesse a favorire imprenditori collusi con il clan per avere dei vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti. Non aveva importanza il colore del sindaco perché il sistema era operante allo stesso modo”. Così inizia la collaborazione di giustizia di Antonio Iovine, detto ‘O Ninno, indiscusso capo clan dei casalesi, catturato nel novembre del 2010 dopo 14 anni di latitanza. I quattro verbali sono stati depositati al processo in corso davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico del consigliere regionale Enrico Fabozzi e di alcuni imprenditori del casertano. Come ha riferito il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, Iovine ha iniziato a collaborare il 13 maggio; l’interrogatorio è previsto per il 7 giugno.
Poi Iovine ha continuato: “Generalmente io ero del tutto indifferente rispetto a chi si candidava a sindaco, nel senso che chiunque avesse vinto sarebbe entrato automaticamente a far parte di questo sistema gestito da noi”. “Devo però anche dire”, ha aggiunto, “che altre persone del clan potevano avere passione per la politica e comunque un interesse per un candidato piuttosto che per un altro”. Iovine ha poi parlato di una ”mentalità casalese inculcata fin da giovani”: è quella che si può definire “la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio lo Stato, che non ha offerto delle possibilità alternative e legali alla popolazione”. Quindi Iovine, pur ammettendo le proprie responsabilità in “gravissimi delitti” ha affermato: “Le nostre condotte sono anche conseguenza di questo abbandono che abbiamo percepito da parte dello Stato”.
E ancora sulle responsabilità dello stato: “Anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata quantomeno connivente con questo sistema se non complice. Sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose”. Come si legge in un altro passaggio del verbale “era noto a tutti che, per esempio, la ditta per le refezioni scolastiche era un’impresa di Antonio Iovine, eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. Per esempio a San Cipriano una personalità come Lorenzo Diana, che pure ha svolto un’azione politica dura di contrasto alla criminalità organizzata anche facendo parte della Commissione Antimafia, ha permesso che noi continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia, della sua stessa parte politica”. “Il sistema è andato avanti fino al 2008”, ha poi detto Iovine, “e allo stesso modo nulla ha avuto da ridire il sindaco Enrico Martinelli che era invece del centrodestra”.
L’ex parlamentare Diana ha replicato a queste affermazioni: “Iovine scopre l’acqua calda sul fatto che gli appalti nei territori a dominio camorristico dei Casalesi fossero condizionati dalla criminalità organizzata visto che non c’era la libertà di partecipare agli appalti senza il loro assenso. Questa realtà è stata denunciata da me con prove evidenti nella Commissione Antimafia, alla Prefettura e in pubbliche dichiarazioni chiedendo allo Stato di estirpare il controllo del territorio da parte del clan. Su questi aspetti ho chiesto e ottenuto tante riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e sicurezza pubblica”.
Nel verbale si legge anche di alcuni milioni di euro destinati al rimboschimento nell’Alto Casertano, erogati dal ministero dell’Agricoltura e che finirono nelle casse del clan dei Casalesi. “Si trattava”, ricorda “di lavori appaltati attraverso finanziamenti del ministero dell’Agricoltura e Vincenzo Della Volpe ottenne di essere colui che avrebbe gestito i relativi appalti per conto dei clan”. Della Volpe “utilizzò anche imprese del Napoletano, vivai che avevano le categorie giuste per accedere a questi finanziamenti. Se non sbaglio questi finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro dell’Agricoltura era Alemanno e ricordo il particolare che il ministro venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale al cinema Faro su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anche lui impegnato in politica, tanto che è stato candidato alle elezioni comunali e provinciali ed è stato anche sindaco di San Cipriano”.
Iovine ha poi confermato l’uccisione di Antonio Bardellino, padrino del clan dei casalesi, il cui cadavere non è mai stato ritrovato: “So per certo che è morto ma non so dire per quale ragione non si sia mai ritrovato il corpo”.