Da una parte l’Europa e gli 80 euro in busta paga. Dall’altra il Partito democratico come nemico e Matteo Renzi che ritorna come uno spettro. Sul social network Twitter il presidente del Consiglio batte il Movimento 5 stelle che, in occasione degli eventi di piazza per le elezioni, ha parlato molto più dell’avversario che dei contenuti. Mentre chi twittava per il Pd usava parole come “Italia riparte” o “cambiare”, i simpatizzanti (o semplicemente gli interessati) 5 stelle si concentravano a parlare di Matteo Renzi e dell’importanza di mandarlo a casa. Una strategia che non sembra aver portato gli effetti sperati. Almeno in rete. E’ l’analisi per ilfattoquotidiano.it di Giuseppe Tipaldo e Matteo Pisciotta, professore e dottorando in Sociologia della comunicazione all‘Università di Torino, che hanno raccolto i tweet e i retweet degli ultimi due giorni di campagna elettorale (giovedì 22 e venerdì 23 maggio) in relazione ai principali eventi di piazza. Cosa hanno scritto gli utenti durante i comizi di Roma, Firenze e Milano? E’ la domanda a cui hanno cercato di rispondere con una raccolta di 32.473 messaggi del social network in 48 ore. Risultato, il primo “sconfitto” è Silvio Berlusconi: visto lo scarso numero di commenti non si è potuto inserirlo nell’analisi complessiva.

E nella gara a due, dicono, a vincere è stato Matteo Renzi. “Possiamo dire”, commenta Tipaldo, “che i 5 Stelle in questa campagna sono sembrati i Ds degli anni berlusconiani, di quando la strategia a sinistra era solo quella di attaccare Silvio e le sue attività senza parlare dei contenuti”. Il presidente del Consiglio, secondo il docente, è riuscito ad arrivare a livello comunicativo a più persone e in modo più efficace. “Comunica meglio e nei tempi giusti”, continua, “ha saputo come muoversi nell’agone. Vince sui media tradizionali dove è l’unico a potersi presentare senza bisogno di un copione e vince anche sui social media: usa Twitter da vero nativo digitale, senza sommergere il pubblico di messaggi e interagendo. Non fa così Grillo, che pure online ha dato vita al Movimento e conosce bene lo strumento, ma usa i new media come fossero televisione: non risponde né interagisce. Berlusconi infine comunica così tanto che diventa spam“. Un effetto opposto che invece il leader democratico, secondo l’analisi, non ha creato. Tra le prove c’è l’analisi dei commenti su Twitter in occasione dei comizi: “Abbiamo raccolto nei due giorni tutti i messaggi con l’hashtag #vinciamo noi (presumibilmente usato da attivisti o simpatizzanti M5S) e a #inpiazza (utilizzato da democratici o persone presenti ai comizi del premier) e abbiamo avuto un risultato interessante. Nell’area 5 stelle si parla molto di Renzi, poco di contenuti o proposte. Nemmeno si accenna al fatto che ci sono le Europee. Nell’area Pd al contrario, i macro-temi riguardano l’Europa, gli 80 euro e le speranze”. Una dicotomia che da sola non può spiegare un risultato elettorale, ma che dà una mano nella comprensione di alcune dinamiche. 

L’hashtag più twittato? Vince M5S con “Vinciamo noi”
Nella comunicazione online, la sigla del Movimento 5 stelle vince su quella del Partito democratico. Gli utenti hanno scritto #vinciamonoi, la parola chiave M5S, 25.596 volte. Mentre #inpiazza, ideato dal Pd, è stato usato 6.877 volte. “Pur riconoscendo”, spiegano Tipaldo e Pisciotta, “l’attività più prolifica per i 5 stelle, bisogna tenere presente che lo slogan grillino è stato lanciato all’inizio della campagna elettorale, mentre i democratici sono entrati in gioco solo negli ultimi giorni. Lo stesso vale ad esempio per #unovaleuno“. Chi partecipava alla campagna online era fisicamente al comizio o comunque utilizzava un telefono. Per il #vinciamonoi, il 38 per cento degli utenti commentava e scriveva usando un cellulare e il 28% usando un computer. Mentre per l’hashtag democratico hanno usato il cellulare il 65 per cento delle persone.  

Comizi in piazza: chi twitta M5S usa anche gli hashtag del Pd
Alcuni degli hashtag usati insieme alla parola chiave #vinciamonoi, il 22 maggio, sono stati: “M5s”, “Renzi”, “Unoperuno”, “Pd”,” Grillo”, “Elezioni Europee”, “Tutti a Roma il 23″, “Tutti a casa”, “Beppe Grillo”, “Io non voto M5S”, “Italia”. Mentre dall’altra parte, in relazione alla chiave #inpiazza sono comparsi gli hashtag: “Uno per uno”, poi “Renzi”, “Roma”, “Pd”, “Senza paura”, “Berlinguer”, “Europacambiaverso”, “Italia riparte”. Il giorno successivo, il 23 maggio, la classifica è simile con l’ingresso nel primo caso di #piazzasangiovanni e #ebetinodenunciacitutti (in riferimento al premier). “Si nota nei tweet con #vinciamonoi”, si legge nel report, “la centralità dell’universo del Partito democratico. Chi twitta tendenzialmente per parlare dei 5 stelle, usa anche le chiavi di ricerca del Partito democratico”. Lo stesso vale per le mention, ovvero le citazioni dirette a un terzo utente. Chi twitta sempre con l’hastag M5S, ha al quarto posto delle mention quella di @MatteoRenzi: tra i più usati anche @BeppeGrillo e @Ale_dibattista (il deputato grillino tra i più conosciuti). Mentre per l’hashtag Pd, le mention sono tutte legate all’universo Pd, con una nota significativa: la comparsa di @RenzoMattei, il profilo che fa la parodia del premier. “L’attuale presidente del Consiglio”, dicono i ricercatori, “è stato oggetto di moltissimi tweet a lui indirizzati per la maggior parte in spirito goliardico”. 

Le parole più usate da chi twitta in area M5S: Partito democratico
Chi ha scelto l’hashtag dei 5 stelle ha usato anche i vocaboli “votare” e “Pd”. “Addirittura”, dicono Pisciotta a Tipaldo, “si indica il comandante Schettino come nuovo timoniere della nave rappresentata dal Pd, una nave che viene vista come prossima a un clamoroso naufragio, senza speranza”. Ma non solo. “Un’altra tematica importante è rappresentata dal ‘noi’ e dal ‘voi’. Si notano una serie di tweet in cui si cerca di spiegare la differenza tra chi vota Pd e chi vota M5s, dove questo è visto come la scelta migliore”. Il secondo macro-tema di chi twitta #Vinciamonoi “è incentrato su Matteo Renzi. “Viene visto come un personaggio giovane di età e vecchio nel modo di fare politica. Spesso accusato di fare promesse irrealizzabili e di dire cavolate”. A livello concettuale, ritorna ancora una volta lo scontro tra “il futuro siamo noi” e l’idea che “Renzi ha i giorni contati prima di tornarsene a casa”. 

Le parole più usate da chi twitta in area Pd: “Europa” e “speranza”
Gli utenti invece che hanno deciso di usare l’hashtag #inpiazza hanno poi usato parole legate al tema “Europa”. “I discorsi”, dice il report, “sono tutti incentrati su una dimensione di stampo europeo che l’Italia deve raggiungere. Si parla meno di Matteo Renzi e più del Partito democratico. Forte sembra lo spirito d’appartenenza con il ‘noi’ che viene usato in modo consistente così come ‘insieme'”. Seguono poi le parole chiave del discorso di Matteo Renzi da “piazza del popolo” fino a “dignità” e “cambiare”. Il secondo macro-tema è legato al comizio di piazza del Popolo a Roma: “Renzi viene citato spesso nei suoi moniti sull’uso improprio della figura di Berlinguer. Più volte compare la frase ‘sciacquatevi la bocca’”. Ci sono poi spesso parole e frasi che “inneggiano ad una performance elettorale di rilievo da parte dei democratici”: “Grande”, “vincere”, “speranza”, “je la famo”. 

Piazza San Giovanni. Online si usa “onestà”, ma resta lo scontro M5S-Pd
Il 23 maggio, chi usa l’hastag #vinciamonoi parla di due macro-temi: “piazza San Giovanni” e “scontro M5S vs Pd”. Ancora i 5 stelle parlano del Partito democratico: ritornano i vocaboli Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, ma anche Matteo Renzi. Invece si usa l’aggettivo ‘piena” per definire il comizio. Poi compaiono vocaboli che contraddistinguono, almeno nella sensibilità degli utenti, l’elettorato a 5 stelle: “Onestà tornerà di moda”, “vincere”, “elezioni europee”, “noi”, “Napolitano a casa”. Non ci sono discorsi sull’Europa, ma al contrario sulla battaglia elettorale. Il presidente del Consiglio è chiamato “Ebetino”.

Comizio a Firenze di Renzi, su Twitter si parla di “futuro” e “costruzione”
Nell’ultima giornata di campagna elettorale per il presidente del Consiglio, i temi twittati sono ancora una volta legati alle parole del comizio. Si usa in particolare una frase: “Il passato non ci basta, il futuro è casa nostra”. Gli 80 euro invece sono definiti “inizio della giustizia sociale” e si nega che siano una “mancia”. Il secondo macrotema, sempre secondo l’analisi, di Tipaldo e Pisciotta, è incentrato sul ‘noi’: “Siamo qui per non lasciare il Paese nella mani di chi lo vuole distruggere”.

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