Sarà che a Londra la metropolitana funziona egregiamente e non se ne sentiva il bisogno. Sarà, come dicono i responsabili del progetto, che gli inglese hanno “una forte tradizione nel possesso delle auto”. Quel che è certo è che Car2go, il servizio di Smart in condivisione diffuso in 25 città in Europa e America, ha annunciato che chiuderà le operazioni nel Regno Unito. Il servizio era attivo nelle città di Birmingham e Londra, ma non ha mai raggiunto i 10mila clienti necessari a garantire fra le cinque e le otto corse che sarebbero necessarie a rendere l’impresa sostenibile.
Dall’altra parte dell’Europa, situazione diametralmente opposta. Sarà perché nelle grandi città italiane trovare parcheggio è un incubo, oppure perché sul nostro servizio pubblico non si può fare sempre affidamento. Fatto sta che in Italia Car2go sta incontrando un successo imprevisto: sui 750 mila iscritti nel mondo, ben 110 mila sono italiani. Un dato straordinario soprattutto se si considera che da noi il servizio è attivo soltanto da 10 mesi e solo in tre città (Milano, Roma, Firenze), mentre in Germania è attivo addirittura dal 2008, ma in proporzione è molto meno utilizzato: 70.000 registrati in 7 città.
A Milano, in particolare, sono disponibili 600 Smart in condivisione fra oltre 65mila iscritti che effettuano una media di 25mila noleggi a settimana. A Roma, a due mesi e mezzo dal lancio del servizio, 45mila clienti si dividono le 500 Smart disponibili, con una media di 15mila corse a settimana. A Firenze, il servizio è stato attivato da poco e per il momento propone 200 vetture in condivisione. Il punto di forza di Car2go, così come quello di Enjoy di Eni (le 500 e 500L rosse) è che i clienti pagano la vettura soltanto quando la usano e sono liberi di “riconsegnarla” dove vogliono, anche parcheggiandola gratuitamente nelle strisce blu.
Daimler, il produttore di Mercedes e Smart che per primo ha ideato questo servizio su scala mondiale – i clienti possono utilizzare le Smart di Car2go in tutte le città in cui è disponibile – ritiene che il car sharing sia un’attività con cui non solo la collettività, ma anche le case automobilistiche possano guadagnare, nonostante qualcuno inevitabilmente deciderà di rinunciare all’auto di proprietà. “Nei nostri programmi, entro la fine del decennio saremo in grado di generare ricavi per 800 milioni e una redditività intorno al 10 per cento”, ha detto qualche giorno fa il presidente della Daimler, Dieter Zetsche in occasione di una premiazione in Italia. “È veramente una tendenza e una opportunità reale di business”.