In aprile la disoccupazione ha mostrato timidi segni di riduzione. Il tasso si è fermato al 12,6%, invariato rispetto al mese precedente, ma il numero di disoccupati è diminuito dello 0,4% (-14 mila) su marzo, attestandosi a 3,2 milioni. Magrissima consolazione, perché nel primo trimestre dell’anno il dato ha toccato un picco storico salendo al 13,6%. E facendo aumentare il numero persone che il lavoro, semplicemente, hanno smesso di cercarlo. Il risultato è che gli occupati, in valore assoluto, continuano a calare: in tutta Italia ormai lavorano solo sono 22,2 milioni di persone, -181 mila rispetto ad aprile 2013. E’ questo il quadro che emerge dai dati sul mercato del lavoro diffusi dall’Istat.
I 3,2 milioni di disoccupati registrati in aprile equivalgono a un aumento del 4,5% su base annua (+138 mila). Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, poi, in aprile il tasso di disoccupazione è stato del 43,3%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,8 punti nel confronto anno su anno. E’ un calo rispetto al record storico del 46% toccato nei primi tre mesi dell’anno, ma resta il fatto che in questa fascia di età sono senza lavoro 685mila ragazzi. E – ancora più grave – il numero di giovani inattivi, cioè che non sono occupati ma nemmeno impegnati a cercare lavoro, sempre ad aprile è pari a 4,4 milioni, in aumento dello 0,3% nel confronto congiunturale (+14mila) e dello 0,2% su base annua (+11mila). Il tasso di inattività, pari al 73,6%, cresce di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e di 0,7 punti nei dodici mesi. Il tasso di occupazione giovanile scende al 15%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente e 1,4 in meno rispetto a un anno prima. I dati Eurostat, diffusi anch’essi martedì, evidenziano che in tutta l’area euro il tasso di disoccupazione è in discesa e ad aprile si è attestato all’11,7%, mentre per i giovani è al 23,5%. Solo Grecia, Spagna e Croazia hanno un tasso di disoccupazione giovanile superiore a quello italiano.
Nei primi tre mesi del 2014 record storico di senza lavoro – I valori di aprile sono, per quasi tutti gli indicatori, lievemente migliori rispetto a quelli registrati nel primo trimestre del 2014, quando come accennato tutti i dati hanno toccato il picco massimo dall’inizio delle serie trimestrali. La disoccupazione generale ha toccato il 13,6%, aumentando dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e quella giovanile è salita al 46%. L’istituto di statistica ha precisato che i dati mensili e quelli trimestrali non sono direttamente confrontabili, perché per i primi vengono utilizzate cifre destagionalizzate mentre quelli sul trimestre sono “grezzi”, cioè fotografano la situazione così com’è, senza aggiustamenti dovuti alla stagionalità. Le cifre quindi variano, anche se la sostanza non cambia granché: per la disoccupazione siamo sempre nei paraggi dei massimi storici.
Al Sud disoccupazione giovanile al 60,9%. Tasso generale più che doppio rispetto al Nord – Angoscianti, poi, i numeri relativi al Mezzogiorno, dove nel primo trimestre il tasso di disoccupazione generale è volato al 21,7% (+1,6%) e tra i giovani (15-24 anni) ha raggiunto addirittura il 60,9%. Sono 347mila i ragazzi in cerca di lavoro nel Sud, pari al 14,5% della popolazione in questa fascia d’età. Si pensi che al Nord il tasso generale si ferma al 9,5% (+0,3% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013), meno della metà che nel Sud.
Al Nord più disuguaglianza tra ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro – Quanto al divario di genere, per gli uomini l’indicatore è passato dall’11,9% all’attuale 12,9% e per le donne dal 13,9% al 14,5%. Per quanto riguarda i giovani, nel Centro Italia la disoccupazione colpisce maschi e femmine allo stesso modo (tasso al 42,9% per entrambi), mentre al Nord e al Sud le ragazze sono più sfortunate. Anzi, paradossalmente soprattutto al Nord: qui il tasso dei senza lavoro è del 40,9% tra le giovani donne e solo del 32% tra i coetanei uomini, mentre nel Mezzogiorno si attesta rispettivamente al 61,6 e 60,4%.
Crescono solo gli occupati over 50 – Nel primo trimestre dell’anno, pur “con minore intensità”, è proseguito il calo tendenziale del numero di occupati: rispetto all’anno prima sono scesi di 211mila unità, soprattutto nel Mezzogiorno (-170mila unità). Con qualche sorpresa: per esempio l’occupazione è scesa di meno per le donne (-47mila unità contro -164mila per gli uomini) e al continuo calo degli occupati nelle fasce 15-34 e 35-49 anni (rispettivamente -2,3 e -0,8 punti percentuali) si contrappone la crescita degli occupati over 50 (1 punto in più). La riduzione anno su anno dell’occupazione italiana (-199mila unità) si accompagna poi a una flessione molto più contenuta flessione di quella straniera (-12mila). In confronto al primo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 1,6 punti percentuali a fronte di un calo di 0,3 punti di quello degli italiani.
Calano i dipendenti a tempo indeterminato. Ma anche lavoro a termine e collaborazioni – Ad aprile ha continuato a scendere il numero degli occupati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255mila unità rispetto al primo trimestre 2013). In più di sei casi su dieci, si tratta di dipendenti a tempo indeterminato. Gli occupati a tempo parziale continuano invece ad aumentare (+1,1%, pari a +44mila unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario: si tratta cioè di persone che vorrebbero lavorare full time ma non ne hanno la possibilità. Per il quinto trimestre consecutivo scende invece il lavoro a termine (-3,1%, pari a -66mila unità) e calano anche i collaboratori (-5,5%, pari a -21mila unità).
Poletti: “Per la cig in deroga serve 1 miliardo” – Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato i dati dicendo che “l’obiettivo è procedere per produrre il cambio di segno a fine anno” sulla disoccupazione italiana. I valori del primo trimestre, secondo Poletti, risentono “degli esiti riferiti al trimestre in cui il Pil è sceso dello 0,1%”. “E’ chiaro che l’occupazione parte se c’è uno scatto forte nella capacità produttiva”, ha detto il ministro, “perché l’industria ha prima l’esigenza di saturare gli impianti e poi di produrre nuovi posti di lavoro”. Poletti ha poi affermato che il piano “Garanzia Giovani con l’Unione Europea sta andando bene, siamo sopra ai 60mila giovani già registrati”. Resta da risolvere invece il problema della cassa integrazione in deroga, in quanto “il governo dovrà intervenire integrando le risorse. Ce ne sono ancora di disponibili, ma sappiamo che non sono sufficienti per coprire completamente il fabbisogno nell’arco dell’anno”. Un fabbisogno che il ministro stima “nell’ordine di un miliardo, che costituisce lo sbilancio tra la previsione del 2013 e l’obiettivo del 2014″.
Squinzi: “Stiamo strisciando sul fondo” – “Il dato veramente preoccupante è l’aumento della disoccupazione dello 0,8% su base annua: stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle”, ha detto invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Noi come imprenditori “stiamo resistendo drammaticamente, dal 2007 ad oggi il nostro Pil cresce a livelli inferiori dell’1% rispetto alla media Ue, non ci sono più i consumi interni, dobbiamo lottare su questo fronte”, ribadendo l’apprezzamento per quanto fatto dal Governo su questo fronte.