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- 13:21 - Ia, Sconfienza (Galeazzi-S.Ambrogio): "In radiologia aumenta del 2% diagnosi corrette"
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - L'intelligenza artificiale "ha applicazioni nelle diverse branche della radiologia, sempre più si inserisce nell'iter diagnostico e in tutte le applicazioni in cui l'immagine la fa da padrone, insomma l'Ia è entrata prepotentemente nel settore dell'imaging. Quando parliamo di 'immagini', infatti, parliamo di dati. Non sono più solo fotografie, ma contengono dati che si usano per fare diagnostica avanzata, ma anche la predizione futura del rischio. Uno degli aspetti interessanti dell'Ia è come cambia il paradigma che usiamo attualmente nella diagnostica e nell'impostazione della medicina rispetto ai nostri pazienti, un riferimento è la medicina personalizzata". Lo ha spiegato Luca Maria Sconfienza, responsabile dell'Unità operativa di Radiologia diagnostica e interventistica dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio e professore ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia dell'università degli Studi di Milano, ospite in collegamento dell'evento 'Trasformazione digitale dentro l'Ai', promosso oggi a Roma dall'Adnkronos.
Quindi l'Ai è entrata nella diagnostica per andare a cambiare "il modo in cui possiamo fare diagnostica - continua Sconfienza - e abbiamo diversi ambiti: uno è sicuramente di confermare o rifiutare un sospetto diagnostico". Lo specialista fa un esempio: "Se un paziente ha avuto un trauma, frattura sì o no? L'Ai applicata all'imaging ortopedico è estremamente frequente e comune. Un lettore esperto - precisa Sconfienza - arriva al 96-97% di accuratezza diagnostica, ma l'algoritmo è utile nei casi sospetti dove la frattura è sottile e tenue: in un centro che fa un alto volume di prestazioni, l'Ai può far aumentare del 2% le diagnosi corrette. Così possiamo impostare un percorso di cura migliore e anche risparmiare risorse - anche economiche - per il paziente".
- 13:06 - D'Alba (Federsanità): "Innovazione elemento cardine per Ssn sostenibile"
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - "La sostenibilità è una precondizione per garantire l'equità della sanità. Si deve lavorare sulle azioni relative all'ottimizzazione dei processi, alla massimizzazione dell'uso delle risorse e, soprattutto, favorire azioni in termini di uso consapevole dei servizi del Servizio sanitario nazionale, sia da parte dei cittadini che facendo delle scelte adeguate di politica sanitaria. In questo contesto l'innovazione tecnologica, in particolare, risulta essere un elemento cardine: ogni tema legato alla sanità del futuro, che dovrà essere sostenibile, passa attraverso un alto livello di innovazione". Lo ha detto Fabrizio d'Alba, presidente nazionale di Federsanità, nel suo intervento in occasione del Summit 'Equità e Salute in Italia', promosso oggi a Roma da Salutequità, con un focus sulla sostenibilità del Ssn in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute.
"La telemedicina e i sistemi di intelligenza artificiale - ha aggiunto d'Alba - sono ormai una realtà che dimostrano un miglioramento del servizio, con una maggiore adesione da parte del paziente e del caregiver, e con risparmi che ne garantiscono la sostenibilità economica. La grande sfida è quella di combinare in modo equilibrato l'innovazione tecnologica con quella organizzativa in ciascun ambito strategico aziendale. Questo obiettivo richiede l'inaugurazione di una nuova stagione progettuale, seguendo un filo conduttore che unisca la gestione del paziente cronico sul territorio, la corretta gestione delle reti ospedaliere, una politica efficace per il personale e la sicurezza delle prestazioni sanitarie, integrando l'innovazione tecnologica con quella organizzativa. In tutto questo però dobbiamo iniziare a mettere in atto altre azioni per far sì che il tema dell'equità e della sostenibilità non siano una discussione solo di consensi alti, ma diventino interesse di tutti".
"La sanità è un bene universale e - sottolinea il presidente nazionale di Federsanità e direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma - ognuno deve fare la sua parte per salvaguardarlo: la politica, il management, i professionisti, ma anche i cittadini, che devono essere consapevoli di quanto ci sia di buono, agendo con comportamenti conseguenti. Dobbiamo porre le basi per avviare una 'contro-narrazione' del nostro Ssn, partendo da una comunicazione corretta, trasparente e reale che rimetta i cittadini anche al centro di questo pensiero e li renda protagonisti".
- 13:05 - Mantoan (Agenas): "Rilancio Ssn parte da nuova governance Stato-Regioni"
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - "Per poter migliorare il nostro Servizio sanitario nazionale e per poter fare in modo che i circa 140 miliardi di euro che vengono dedicati per il 2026 al Fondo sanitario nazionale, credo sia arrivato il momento di ridefinire una governance tra Stato e Regioni, con l'apparato centrale dello Stato (ministero della Salute, Iss, Aifa, e Agenas) che deve riprendere un ruolo di programmazione e di controllo, redigere un Piano sanitario nazionale. E, soprattutto, deve manutenere il sistema sanitario partendo dalle tariffe e dai Livelli essenziali di assistenza (Lea), dalla governance rapporto Stato-Regioni, così da avere un miglioramento dei servizi sanitari, in primis il grande problema delle liste di attesa". Così all'Adnkronos Salute il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan, in occasione del summit 'Equità e Salute in Italia - Le leve per la sostenibilità', promosso da Salutequità oggi a Roma (Palazzo Ferrajoli).
"Lo Stato deve fare la sua parte, aggiornando i Lea e le tariffe. Non è possibile che accada ciò che è successo pochi giorni fa, con un adeguamento delle tariffe al minimo dopo 20 anni. La sostenibilità passa anche attraverso la manutenzione del Ssn e la programmazione fatta per tempo dei vari fattori produttivi, compresa la programmazione del personale, che negli anni passati è mancata", conclude.
- 13:03 - Aceti: "Per Ssn sostenibile insufficienti 136,5 mld senza chiara strategia"
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - "Per un Servizio sanitario nazionale davvero equo e sostenibile è insufficiente destinare 136,5 miliardi senza una chiara strategia. La mancanza da 16 anni di un Piano nazionale e da 3 di un Patto per la Salute non consentono scelte sostenibili". Lo ha detto il presidente di Salutequità, Tonino Aceti, in occasione del Summit 'Equità e Salute in Italia', incontro che ha dedicato un focus sulla sostenibilità del Ssn in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute. Presenti al confronto - che si è tenuto oggi a Roma (Palazzo Ferrajoli) - le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.
"Il primo banco di prova per la sostenibilità del Ssn è la legge di Bilancio attualmente in discussione e i rilievi sulle risorse destinate alla sanità di Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio e Cnel sono preoccupanti e vanno subito affrontati - afferma Aceti - Il Ssn deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse". Per questo "abbiamo dubbi sull'efficacia delle misure che destinano circa 1 miliardo di euro all'incremento di risorse per il raggiungimento degli obiettivi di Piano sanitario nazionale (Psn), sia perché l'ultimo Psn approvato risale al 2006 sia perché, dopo l'annuncio dello scorso anno del ministro di volerlo finalmente aggiornare, ad oggi non se ne sa ancora nulla". E se il "piano non si aggiorna - avverte Aceti - si continuerà a finanziare il Ssn senza avere una programmazione sanitaria e una visione chiara su priorità, obiettivi e azioni da mettere in campo. E un altro grande assente è il Patto per la Salute fermo al 2021".
Sull'emergenza liste d'attesa, "50 milioni di euro per il 2025 e 100 milioni per il 2026 rischiano di non incidere come potrebbero sull'accessibilità alle cure - rimarca il presidente di Salutequità - se le Regioni continueranno ad essere misurate su indicatori vecchi sui quali quasi tutte risultano già adempienti. Allo stesso modo, i nuovi finanziamenti vincolati per l'aggiornamento dei Lea potrebbero non essere utilizzati come già accaduto per l'entrata in vigore dei nuovi Lea con ben 7 anni di ritardo. A rischio l'accesso all'innovazione terapeutica per i pazienti a causa delle misure che precludono nuove valutazioni di innovatività su nuove indicazioni terapeutiche per farmaci che l'hanno già ottenuta 6 anni prima. Così come l'eventuale avanzo del Fondo dei farmaci innovativi deve rimanere nella farmaceutica e non nel calderone indistinto del Fondo sanitario regionale".
Anche "sull'umanizzazione il segnale è insufficiente: troppo pochi - sostiene Aceti - 10 milioni per le cure palliative, considerando che 8 Regioni al 2021 non avevano istituito una rete di cure palliative pediatriche. Bene il potenziamento del Nuovo sistema di garanzia dei Lea che raccoglie una specifica proposta di Salutequità. Proprio perché è una partita troppo importante per la sostenibilità e l'equità del Ssn, abbiamo voluto consegnare le nostre proposte, con dati di analisi ed azioni sintetizzate nelle 7 leve per la sostenibilità" ossia definizione, allocazione e gestione delle risorse; monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance; innovazione nell'organizzazione e nella governance; aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza; governo delle liste di attesa; qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Ssn; consapevolezza del valore del nostro Servizio sanitario.
Il II Summit 'Equità e Salute in Italia' è stato organizzato con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, Incyte Biosciences, UCB Pharma, Menarini Group, BeiGene Italy srl, Ipsen S.p.A., Merck Serono SPA, Organon Italia.
- 13:02 - Sanità, da Salutequità le 7 leve per un Ssn equo e sostenibile
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - Definizione, allocazione e gestione delle risorse; monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance; innovazione nell'organizzazione e nella governance; aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). E ancora: governo delle liste di attesa; qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale; consapevolezza del valore del nostro servizio sanitario. Sono queste, secondo il presidente di Salutequità Tonino Aceti, le "7 leve" indispensabili per rendere il Ssn davvero efficace ed efficiente. Le proposte sono state presentate oggi a Roma in occasione del Summit annuale 'Equità e Salute in Italia', con un focus sulla sostenibilità, in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute.
Presenti al confronto le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, rappresentanti del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società e perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.
Nel dettaglio - descrive una nota - la prima leva, "definizione, allocazione e gestione delle risorse", si riferisce alla necessità di una metodologia di calcolo del fabbisogno sanitario standard, superando lo 'storico' e la sola 'negoziazione politica', passando a criteri più oggettivi e aggiornati come i Lea, il tasso di rinuncia alle cure e di povertà, le caratteristiche della popolazione, l'epidemiologia, l'innovazione tecnologica, personale e infrastrutture adeguati, standard organizzativi/strutturali/tecnologici, mobilità sanitaria, caratteristiche orografiche del territorio. Il finanziamento del Ssn deve essere agganciato a una strategia pluriennale per la salute e il rafforzamento del sistema, attraverso la definizione e l'approvazione di un nuovo Piano sanitario nazionale, adottato con una procedura più 'forte' rispetto a quella prevista nel 2006. Si devono quindi modificare i criteri di riparto del Fondo sanitario, dando più peso alla deprivazione sociale, e quelli della quota premiale (644 milioni nel 2023), passando dalla negoziazione tra Regioni a criteri trasparenti, obiettivi e vincolanti. E ancora, passare da un sistema di pagamento per prestazione a uno che finanzi percorsi terapeutici e i loro risultati di salute, superando il silos budget e mettendo al centro il valore delle cure. Poi, semplificare l'accesso ai fondi per l'edilizia sanitaria e incentivare la ricerca e l'innovazione per rendere il Ssn più efficace e sostenibile a lungo termine.
La seconda leva riguarda "monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance". E' prioritario agire su potenziamento e innovazione di monitoraggio e valutazione dei Lea erogati dalle Regioni attraverso nuovi indicatori, anche nella dimensione intra-regionale, e una governance più dinamica. Si prevede di modernizzare il sistema degli adempimenti Lea, migliorando la tempestività nella pubblicazione dei dati e introducendo nuovi criteri di valutazione per elementi critici come le liste di attesa, il Fascicolo sanitario elettronico e l'implementazione degli Accordi Stato-Regioni successivi a quelli del 2001. Un ruolo centrale deve essere assegnato alla piattaforma Agenas per monitorare il rispetto dei tempi massimi di attesa e le agende chiuse, mentre il Programma nazionale esiti deve essere potenziato per valutare meglio gli outcome dell'assistenza territoriale. Infine, tra le proposte vi è quella di introdurre strumenti per misurare l'impatto delle innovazioni farmacologiche, tecnologiche, organizzative e professionali e ri-allocare le economie correlate, anche promuovendo una collaborazione efficace tra pubblico e privato.
La terza leva è "l'innovazione nell'organizzazione e nella governance" e serve per rendere le aziende sanitarie più efficienti e flessibili. Si propone una reingegnerizzazione del modello di funzionamento, affrontando le rigidità normative e contrattuali (lavoro, partnership, etc.). E ancora, tra le azioni proposte: la creazione di un programma pluriennale per migliorare la valorizzazione e l'attrattività del personale del Ssn con interventi su retribuzioni, formazione e assunzioni. Inoltre, occorre approvare tempestivamente i decreti per la definizione della metodologia di calcolo del fabbisogno di personale e applicare rapidamente il Dm 77/2022 e le misure di sanità digitale del Pnrr. E' necessario anche finanziare l'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, includendo nuove patologie (es. psoriasi, neoplasie ematologiche croniche, etc.) e garantirne un più efficace monitoraggio, così come assicurare nelle procedure di acquisto qualità, personalizzazione e continuità terapeutica.
La quarta leva, "aggiornamento dinamico dei Lea", propone una loro revisione annuale utilizzando i fondi stanziati dalle leggi di Bilancio, rendendo il processo più rapido, partecipato e trasparente, ma si prevede anche di definire e monitorare nuovi standard assistenziali, strutturali e tecnologici in settori ancora non disciplinati. Con la quinta leva, "riduzione e governo delle liste di attesa", Salutequità indica obiettivi prioritari di un nuovo Piano sanitario nazionale, con fondi vincolati annualmente per le Regioni. Si propone, inoltre, di rafforzare il monitoraggio dei Lea con nuovi indicatori, emanare i decreti attuativi della legge sulle liste di attesa. E' quindi urgente lavorare sull'appropriatezza delle prescrizioni e delle pratiche cliniche attraverso il Sistema nazionale linee guida (Snlg) e le buone pratiche clinico- assistenziali organizzative dell'Istituto superiore di sanità per supportare professionisti e amministratori nelle scelte e garantire sostenibilità e qualità.
La "qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Ssn" - sesta leva - punta a migliorare la qualità dei processi decisionali in sanità dando centralità alle evidenze e alla partecipazione di associazioni pazienti e stakeholder, oltre che attraverso la rilettura del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, per garantire migliore condivisione delle scelte, maggiore velocità delle decisioni e della loro implementazione. Infine la settima leva, "consapevolezza del valore del Ssn", è finalizzata a sviluppare iniziative, programmi e campagne, a partire dalle scuole, per sensibilizzare i cittadini sul valore positivo del Ssn e sul ruolo attivo che possono assumere nella tutela della propria salute e concorrere alla sostenibilità del sistema.
- 13:01 - IA, Mura (Manageritalia): "Manager guidano cambiamento per non lasciare indietro nessuno"
Roma, 19 nov. (Adnkronos/Labitalia) - "Ormai lo vediamo in tutte le realtà organizzative, sta cambiando un po' tutto, il manager guida questo cambiamento e lo fa, lo deve fare, con delle modalità che abbiano due caratteristiche principali. Intanto, la capacità di ascolto delle caratteristiche dell'impresa, dell'organizzazione all'interno della quale è inserito, dalla quale non può prescindere sia per gli obiettivi che la propria organizzazione si pone, sia perché la velocità con la quale questi obiettivi devono essere raggiunti, garantendo l'efficacia e l'efficienza, è il suo mandato. Dall'altra parte, lo fa insieme alle persone che popolano le nostre aziende e le organizzazioni e che oggi, al pari della velocità con cui l'intelligenza artificiale scardina diversi modelli organizzativi, portano nei mondi organizzativi diversi significati del lavoro. Quindi assistiamo anche a un veloce cambiamento. Cambiamento del senso e del significato che il lavoro stesso ha all'interno dell'organizzazione". A dirlo Maria Antonietta Mura, Manageritalia, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A, 'Trasformazione digitale, dentro l'AI'.
"A livello manageriale - spiega - inserire cultura manageriale vuol dire non lasciare indietro nessuna di queste valutazioni. Non si può fare, perché comunque nella quotidianità delle imprese e delle organizzazioni, le persone che realizzano quello che l'intelligenza artificiale ci richiede di fare, ci sono. Ma non si può fare neanche perché lasciare indietro una qualsiasi di queste nuove modalità di interpretare il posto del lavoro è 'rallentante' rispetto alla velocità nella realizzazione dei propri obiettivi. Quindi questo è il mandato che oggi i manager hanno, lo hanno nelle realtà più complesse e organizzate, lo hanno anche in quelle piccole, con delle complessità diverse".
Maria Antonietta Mura ricorda l'esistenza di "aziende e organizzazioni che non hanno i manager perché non se li possono permettere. perché ci sono dei costi nell'inserimento delle figure manageriali afferma. Ci sono tantissime piccole e medie imprese che proprio oggi hanno la necessità di crescere per non morire, ma non hanno ancora la capacità di inserire all'interno figure di un certo rilievo, di un certo peso".
"L'idea - propone - è di mettere a fattore comune competenze manageriali. Manageritalia ha sviluppato diversi progetti proprio per offrire, volontariamente, ma con profonda competenza, figure manageriali che si adoperino nelle imprese, nelle realtà che non hanno una propria figura manageriale all'interno. Questo nella convinzione che mettere a fattore comune competenze e capacità di leggere dei contesti organizzativi più o meno complessi, possa essere un acceleratore nel raggiungimento degli obiettivi che tutte le realtà si devono per propria esistenza porre".
"Tre - spiega - sono i pilastri fondamentali per il manager. Uno è la conoscenza digitale, alla quale nessuno può sottrarsi e il manager da questo punto di vista deve anche facilitare un atteggiamento positivo, che non sia di faccia di entusiasmo. Credo che a questo livello si possa veramente andare in profondità nell'atteggiamento di ogni persona che fa parte dei gruppi di lavoro, che possa utilizzare in maniera diversa, più affine al proprio ruolo e alle proprie caratteristiche, l'intelligenza artificiale e non solo essa. Il secondo punto è la capacità di essere flessibili, essere aperti verso il cambiamento e verso la velocità che il cambiamento ci imprime forse è la sfida più grossa, perché noi comunque ragioniamo e reagiamo ancora con dei tempi anche neuronali diversi da quelli dell'intelligenza artificiale, però dobbiamo per forza, essere flessibili".
"Questa - sottolinea - è una competenza che si allena, che si forma, con iniziative anche innovative, che possono essere anche semplicemente di confronto tra realtà diverse. Oggi c'è veramente un panorama che offre di tutto di più, basta iniziare a farle anche in rete queste iniziative. E la terza cosa è che accanto all'intelligenza artificiale c'è un'altra intelligenza, della quale i manager non si devono dimenticare, che è l'intelligenza emotiva. Cambia una vocale, ma credo che l'abbinamento tra le due possa essere il vero fattore critico di successo, da formare sempre, a tutti i livelli, e da allenare".
- 12:56 - Iv: Uff. stampa, 'autogol di Renzi non riferito a Orlando'
Roma, 19 nov (Adnkronos) - "Come sa bene chi era presente alla conferenza stampa la parola 'autogol' pronunciata da Renzi non era riferita ad Andrea Orlando”. Così in una nota l’ufficio stampa di Italia viva.