Il 21 maggio scorso è entrato in vigore il decreto legislativo 70/2014 che disciplina le sanzioni sulle violazioni dei diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Addio, quindi, a ritardi, coincidenze perse, soppressione dei treni, mancate responsabilità sui bagagli e completa disattenzione agli obblighi informativi ai passeggeri. Insomma, una notizia da squillo di trombe che dovrebbe tranquillizzare, dopo anni di lamentele, denunce e disservizi, i quasi tre milioni di pendolari italiani che ogni giorno usufruiscono delle rotaie per viaggiare da casa al lavoro o al luogo di studio, ma anche i 42 milioni di passeggeri che solo nel 2013 hanno trovato posto comodamente seduti sulle Frecce di Trenitalia con altrettanti disagi.
Ma si può veramente dire risolto uno dei talloni d’Achille del sistema di infrastrutture italiane? Ovviamente la risposta si trova nei dettagli di una storia abbastanza articolata. La normativa, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, è infatti l’attuazione di un Regolamento comunitario sul trasporto ferroviario che l’Unione Europea ha imposto a tutti i Paesi nel lontano 2007 (Ce n.1371) con cui si sono state riconosciute numerose tutele ai passeggeri dei treni. L’entrata in vigore è stata poi recepita dagli Stati membri il 3 dicembre 2009. A eccezione dell’Italia che, solo a distanza di ulteriori 4 anni, è riuscita ora a estendere queste tutele, non avendo mai istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione del regolamento sul suo territorio, né stabilito norme volte a sanzionare violazioni della legge.
Una decisione, questa di adeguarsi al Regolamento che, tuttavia, non si può certo definire “spontanea”, visto che è stata la Commissione europea nel giugno 2013 a ricordarcelo, avviando nei confronti del BelPaese una procedura d’infrazione. Poi, come se non bastasse, a novembre 2013 Bruxelles ha anche inviato prima una lettera di messa in mora e poi un parere motivato. E, per assicurarsi che l’Italia avesse capito realmente la gravità della situazione, ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia per non aver recepito la normativa comunitaria.
Pietra miliare della politica dei trasporti Ue è stata, infatti, sempre quella di assicurarsi che “i passeggeri che viaggino in treno in Italia o verso altri Paesi dell’Ue possono far rispettare i loro diritti in caso di problemi”, garantendo la messa in atto di strutture a cui i passeggeri possano rivolgersi. “È così che – ha sempre spiegato Bruxelles – si garantisce anche un clima di concorrenza equa per il settore ferroviario in tutta l’Europa”. Un evidente richiamo che la Commissione ha inserito nelle raccomandazioni inviate all’Italia negli scorsi giorni in cui – nel capitolo infrastrutture – scrive di “garantire la pronta e piena operatività dell’Autorità di regolazione dei trasporti entro settembre 2014”.
Il richiamo è chiaro. L’Authority esiste su carta dal lontano 2011, poi è stato il governo Letta a darle il via libera dopo due anni dall’istituzione obbligatoria. E solo il 17 settembre 2013, si è insediata a Torino. Ma da allora il garante ha lanciato consultazioni e avviato un giro di audizioni con aziende e associazioni dei consumatori. Un organo temporaneo che, secondo la Commissione, non ha però né la competenza, né l’autorità per applicare pienamente le norme sui diritti dei passeggeri. Tanto che Bruxelles ha tenuto a precisare che “in un settore che presenta importanti debolezze ancora nulla è stato fatto, visto che gran parte dello staff previsto deve ancora essere reclutato”.
Schiacciante è anche la fotografia scattata sulla rete ferroviaria. Secondo il rapporto, “la lunghezza, rapportata al numero di abitanti, è tra le più basse dell’Unione, come la soddisfazione dei consumatori, mentre il tasso di utilizzo è tra i più alti”. Con una situazione drammatica soprattutto nel Centro-Sud, come confermato dal monitoraggio di Federconsumatori secondo cui la linea più lenta è la Roma-Pescara. Per spostarsi dal versante tirrenico e quello adriatico ci vogliono 3 ore e 52 minuti. Velocità media: 61 chilometri orari. Non scherza neanche la Taranto-Reggio Calabria: 470 chilometri percorsi in 7 ore. Per fare un paragone: tra Roma e Milano il percorso è più lungo di 160 chilometri, eppure i passeggeri di questa tratta passano quattro ore in meno in carrozza.
Numeri impietosi anche sul fronte dei fondi. Se nel 2009 – spiega un rapporto di Legambiente – il totale disponibile per i trasporti su gomma e su ferro corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro, nel 2013 questa voce è stata poco più di 4,9 miliardi di euro. E, poiché il totale necessario per il funzionamento dei trasporti pubblici locali sarebbe di 6,5 miliardi di euro, è evidente che c’è una mancanza di risorse del 25%. Le Regioni, cui spetta il compito più delicato nel garantire la qualità del servizio, non sono state da meno nel trascurare le necessità dei viaggiatori, riservando nei bilanci annuali una disponibilità di fondi di appena lo 0,4 per cento.
Compito ingrato sarà, quindi, quello dell’Authority che da ora dovrà raccogliere informazioni ed effettuare ispezioni sulle imprese ferroviarie e dovrà riferirne in Parlamento. Inoltre, i passeggeri che riscontrino violazioni del regolamento potranno rivolgersi in seconda istanza proprio all’Autorità per ottenere giustizia, dopo aver inoltrato un reclamo alla compagnia ferroviaria e non aver ottenuto riscontri in 30 giorni.
Anche se questo punto poco convince il Codacons, secondo cui “servirebbero indennizzi automatici in favore dei passeggeri, né sembrano esserci particolari garanzie per i pendolari costretti a prendere tutti i giorni treni sporchi e sovraffollati, per i quali il servizio resterà ai livelli attuali”.
Nel dettaglio, il Regolamento impone comunque che il viaggiatore abbia diritto ad essere informato sulle condizioni del contratto, orari e tariffe, servizi per diversamente abili, servizi a bordo e sulle procedure per i reclami. In caso contrario, i gestori delle stazioni e i tour operator andranno incontro a multe da 200 euro a 1.000 euro. “Sanzioni che – secondo il presidente Adiconsum Pietro Giordano – incentiveranno il rispetto dei diritti dei viaggiatori”.
Sul fronte dei rimborsi, in caso di ritardo superiore a un’ora, è prevista la restituzione 25% del biglietto per ritardi di tra 60 e 119 minuti o del 50% del prezzo del biglietto se si superano le due ore.
Nel caso in cui il treno venga cancellato o si perda una coincidenza, è prevista l’assistenza in termini di pasti, pernottamenti e trasporti alternativi, il rimborso del prezzo pieno del biglietto e la riprotezione su un altro viaggio. Infine, i disservizi sui bagagli. I passeggeri hanno diritto ad un indennizzo se il loro bagaglio registrato è stato smarrito o danneggiato fino a 1.285 euro.