Dopo l’Expo, il Mose. Le grandi opere vengono sommerse dalle tangenti, riemerge un passato che invano il vento di Matteo Renzi ha cercato di lasciare solo ai ricordi, quelli brutti. E invece ora il presidente del Consiglio è costretto di nuovo a commentare “un’amarezza enorme”, una “ferita”. Al netto della presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione, attacca, “un politico indagato per corruzione fosse per me lo indagherai per alto tradimento. Il problema della corruzione non sono le regole che non ci sono ma quelle che non si rispettano”. Il presidente del Consiglio auspica che i processi vadano veloci e si arrivi a sentenza il prima possibile. Ma non nasconde il problema. Gli chiedono un commento sulla politica “lambita” dall’inchiesta. “Altro che lambita” risponde lui. “Smettiamo di dire che ci sono i ladri perché non ci sono le regole: la gente che ruba va mandata a casa – aggiunge – Il problema delle tangenti non sta nelle regole ma nei ladri”. Dall’altra parte c’è Forza Italia che, attraverso il Mattinale attraverso Renato Brunetta, invece si dice “vicina” a Galan (l’ex ministro e presidente del Veneto accusato di aver preso milioni di euro in tangenti) e parla di “spifferi delle Procure”, quando invece gli arresti di Venezia sono scattati per un’ordinanza del tribunale di circa 800 pagine.
Nel frattempo mercoledì 11 giugno si inizierà a discutere l’autorizzazione a procedere per l’arresto di Galan, mentre dalla Procura di Venezia arriva la conferma che anche l’ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli che, secondo le ipotesi dell’accusa, sarebbe entrato nel “gioco” delle dazioni di denaro. Infine, mentre la prefettura di Venezia ha sospeso dalla carica il sindaco arrestato, Giorgio Orsoni, l’assessore alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia), dal carcere, ha rassegnato le “irrevocabili dimissioni”.
Lotti (Pd): “Orsoni? Non è un iscritto al Pd”
Ma in precedenza era intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, uno dei principali collaboratori del presidente del Consiglio: “Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni – sostiene Lotti, tra l’altro coordinatore della segreteria democratica – contrariamente a quello che ho letto stamani non è iscritto al Pd. Non ha tessera. E’ un sindaco indipendente e il Pd, che lo sostiene in consiglio comunale a Venezia, non significa che rubi”. Insomma per Lotti “l’accostamento tra Pd in consiglio comunale e un capo d’accusa personale lo trovo alquanto forzato. Questo non significa scaricare nessuno, ma è giusto precisare la verità dei fatti. Le responsabilità sono individuali, non hanno un colore di partito, e i ladri devono andare in galera”. Lotti tuttavia pare dimenticare che oltre a Orsoni tra i 35 arrestati dalla Procura di Venezia c’è anche Giampietro Marchese, ex vicepresidente in consiglio regionale che avrebbe incassato per 8 anni (fino al 2013) circa mezzo milione di euro: soldi ricevuti una volta al ristorante, altre volte direttamente in Regione.
Il Mattinale di Forza Italia: “Spifferi delle Procure”
Forza Italia invece imbraccia il garantismo. “Certamente la strana vicenda che sta emergendo intorno al Mose ha dei contorni poco nitidi – scrive il Mattinale, il foglio redatto alla Camera da Renato Brunetta – e le persone coinvolte a vario titolo dovranno in qualche modo chiarire la loro posizione e i loro presunti comportamenti. Detto questo, la posizione di Forza Italia è quella di sempre. Da noi non troverete mai verbali rubati e condanne a priori o a prescindere. Non troverete riportati e trascritti gli spifferi usciti dalle varie Procure o le intercettazioni di questo o quel personaggio chiave”. “Da noi regna il garantismo, prima di tutto – continua il foglio azzurro – Per il rispetto dei coinvolti, ma anche per rispetto dei cittadini e delle istituzioni che non meritano la spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e le gogne mediatiche preventive. E il nostro è un garantismo, come abbiamo dimostrato a testa alta in diverse e numerose occasioni, a trecentosessanta gradi: con gli amici, e ancor di più con i non amici. La politica non può ripartire dall’azione della magistratura. Non può essere succhia ruote dei protagonismi dei pm di turno”. Quindi di chi è la responsabilità degli scandali? “La rigidità, che non deve certo giustificare eventuali comportamenti illeciti, non ha certo aiutato lo sviluppo di questo grande progetto del Mose – spiegano i forzisti – E poi le regole: troppo complesse, troppo restrittive, troppo confuse. Bandi e appalti poco trasparenti hanno fatto il resto. Urge mettere mano ad un sistema che, in ogni parte d’Italia, porta lungaggini, ritardi, aumenti dei costi e malaffare, ancora non appurato con certezza nella vicenda in questione. Per il resto, il gruppo parlamentare della Camera esprime solidarietà e vicinanza a Galan per le gravi accuse a lui rivolte, siamo certi che saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono imputati”.
Indagato anche Matteoli: “Per lavori collaterali al Mose”
Intanto però nell’inchiesta sugli appalti del Mose è coinvolto anche l’ex ministro dell’ambiente e poi ai trasporti Altero Matteoli, oggi senatore di Forza Italia e presidente della commissione Lavori pubblici. Matteoli, secondo quanto spiega l’Ansa, sarebbe entrato nel gioco di dazioni di denaro, in cambio di favori, costruito dall’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Il coinvolgimento di Matteoli non riguarda però le opere del Mose ma altri interventi di carattere ambientale eseguiti sempre dal Consorzio. Matteoli, anche nei giorni scorsi, quando erano emersi i primi aspetti della vicenda che lo riguarda, ha sempre smentito un suo coinvolgimento nella vicenda.
Mercoledì via all’iter per l’ok all’arresto di Galan
E’ prevista invece per mercoledì la seduta della Giunta delle Autorizzazioni della Camera nella quale si inizierà a discutere della richiesta di autorizzazione alla custodia cautelare nei confronti del deputato di Forza Italia e presidente della commissione Cultura Giancarlo Galan. All’ordine del giorno l’esposizione del relatore del caso Mariano Rabino, deputato di Scelta civica. “Passerò il week end a studiare le 738 pagine del provvedimento del giudice delle indagini preliminari – spiega all’Adnkronos – sempre che nel frattempo non arrivino altre carte o altre richieste. La volontà mia e dei miei colleghi è di procedere con il massimo rigore, verificando se sarà necessario richiedere altra documentazione e naturalmente dando la possibilità a Galan di essere ascoltato, senza alcun intento dilatorio, per concludere entro i trenta giorni previsti, quindi entro il 4 luglio, l’esame del caso”. “Ricordo -conclude Rabino- che ovviamente il nostro compito è valutare soltanto se di fronte alla richiesta di un provvedimento così eccezionale come la custodia cautelare, c’è da parte della magistratura un intento persecutorio”.
Il ministero: “Due diligence sui lavori del Mose”
Poi ci sono i lavori ancora in corso. Oggi è stato sentito in commissione Ambiente il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro che, rispondendo a un’interrogazione del M5s, ha confermato la linea del ministero già espressa in precedenza dal viceministro Riccardo Nencini. “Subito – ha affermato . deve partire un’azione di controllo straordinaria; una due diligence per verificare la coerenza sul Mose tra le spese e gli interventi”. “Il sistema Mose sarà ultimato nel 2016 – ha aggiunto Del Basso De Caro – Fermare l’opera provocherebbe un danno gravissimo e certo con effetti economici di elevata entità”. Il sistema Mose – osserva il sottosegretario – ”di rilevante impatto tecnologico ed economico, è da sempre considerata un’opera strategica nazionale: non solo una grande opera ma anche fondamentale a livello territoriale con forti valenze ambientali”. “Ad oggi – rileva il sottosegretario – l’avanzamento dei lavori è all’85%” e sono al lavoro circa “4mila persone”. Il costo totale dell’opera è di “4.866 milioni di euro, il valore di oltre 5.000 milioni di euro”. Del Basso ricorda anche con la ‘curà di tagli di “Bondi furono tolti circa 600 milioni” provocando “uno slittamento di un anno dei lavori”; mentre nell’ultima Legge di Stabilità sono stati inclusi circa ”400 milioni per il 2014-2017”.
Cantone: “E’ peggio di Expo, cambiare la legge sugli appalti”
“Un sistema inquietante, più grave di Expo” lo definisce Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Per Cantone, intervistato da Radio 1, “è innegabile che il sistema degli appalti deve essere ripensato” ma cambiare le regole non basta, occorre “discontinuità politica e culturale”. E il messaggio nei corridoi della politica resta quello dell’imbarazzo, tra destra e sinistra coinvolte che cercano di smarcarsi e ribadire la discontinuità su un sistema che “appartiene al passato”. “Sono intristito, ma non stupito”, dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Duro attacco dal blog di Beppe Grillo dove è stata pubblicata la lista degli arresti in casa Pd: “Noi vinciamo poi”, si legge, “ma arrestano voi”.
“C’è un problema sulla legge per gli appalti, non è adeguata e va cambiata”. Con queste parole Raffaele Cantone, presidente dell’autorità Anticorruzione, interviene nell’ambito dell’inchiesta sul Mose con un intervista su La Repubblica. “Opere fatte con deroghe finiscono quasi sempre con fatti di corruzione – osserva – C’è una legge inadeguata a gestire le grandi opere. C’è troppo formalismo per le piccole amministrazioni e un difetto per le grandi. Bisogna migliorare le qualità ispettive, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’Anac di essere più efficiente nei controlli che fa”, aggiunge Cantone, nominato da Matteo Renzi come commissario anti-corruzione per Expo. Cantone sottolinea che la legge Severino sull’anticorruzione: “Prevede il patto di integrità, una clausola nei contratti che consente la revoca se si verifica un fatto di corruzione. È uno strumento utilissimo che già esiste e che mi auguro venga applicato”. E sempre sulla Severino dice: “Merita un tagliando, ci sono cose da cambiare, soprattutto sui poteri dell’Anac e sulla prevenzione”. Alla domanda se abbia chiesto al presidente del Consiglio di dare all’Anac il potere di revocare appalti corrotti risponde così: “Non ne ho parlato con Renzi, ma sicuramente è uno dei temi da affrontare. Quando dimostri che un appalto è oggetto di attività corruttiva è moralmente paradossale che il soggetto che lo ha conseguito continui a lavorare”.
Beppe Grillo: “Noi vinciamo poi, intanto arrestano voi”
Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi”. Così Beppe Grillo sul suo blog, che poi cita “arrestato sindaco Pd di Modugno per concussione, arrestato sindaco Pd di Melito Porto Salvo per associazione mafiosa, arrestato sindaco appoggiato dal Pd di Valmadrera per associazione mafiosa, arrestato sindaco Pd di Pioltello per tangenti, arrestato sindaco Pd di Carlatino per concussione, Primo Greganti del Pd arrestato per lo scandalo Expo, Francantonio Genovese deputato Pd arrestato per associazione per delinquere, riciclaggio, peculato e truffa, arrestato sindaco Pd di Venezia per le tangenti Mose, continua…”. Grillo lancia poi il “nuovo hashtag di tendenza #arrestanovoi“.
Il ministro Orlando: “Sono intristito, non stupito: senza concorrenza c’è opacità”
“Sono intristito ma non stupito” dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando che a Venezia ha partecipato all’assemblea di Confcommercio. Uno stupore, spiega, riferito non ovviamente “ai singoli provvedimenti della magistratura e agli arresti, ma ad una situazione di mancanza di concorrenza che determina opacità”. Alla domanda se l’Italia ce la può fare , Orlando risponde che “riusciamo a farcela se traiamo delle lezioni: basta con le procedure eccezionali, basta con i percorsi emergenziali. Dove non c’è concorrenza e mercato è più facile che si creino opacità”. Per Orlando “abbiamo le leggi, facciamole funzionare”.
Vietti (Csm): “Rivedere sistema deroghe. Cantone? Non so che poteri ha”
Sulla questione interviene anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti: “Abbiamo ampliato troppo le deroghe, ma queste scorciatoie hanno aperto le porte alla corruzione: occorre rinunciare e rivedere il sistema delle deroghe negli appalti per le grandi opere e rendere più semplice e meno farraginosa la normativa ordinaria”. Per quanto, inoltre, riguarda il ddl anticorruzione, Vietti ritiene che “serva un completamento della normativa Severino che funziona sulla prevenzione ma ha qualche lacuna sulle sanzioni. Mi auguro si faccia presto”. “Non so quali siano i poteri attribuiti a Cantone – conclude il vicepresidente del Csm – per il momento non sono attribuibili a dei testi normativi”.
Giachetti (Pd): “Sbagliato chiedere le dimissioni di Zaia”
Il Partito democratico cerca di reggere il colpo dopo gli arresti. Tante le condanne, ma non sono mancate le difese dei colleghi. Il primo cittadino di Torino Piero Fassino: “Giorgio Orsoni persona onesta”, ha detto in riferimento al sindaco Pd arrestato per finanziamento illecito. Mentre i consiglieri democratici del Veneto hanno chiesto le dimissioni del presidente Zaia. Una presa di posizione criticata dal deputato Roberto Giachetti: “Non mi è piaciuto per niente”, ha detto ad Agorà, “che alcuni esponenti del Partito democratico abbiano chiesto le dimissioni di Zaia. Noi dobbiamo portare avanti la lotta tra la gente perbene e i disonesti, e non si capisce per quale motivo bisogna chiedere le dimissioni di un presidente che non risulta minimamente indagato, solo per polemica politica: politicamente è una cosa sbagliata. Questo è un sistema, non solo dei partiti visto che coinvolge anche ex magistrati di Corte dei conti o ufficiali di Guardia di Finanza, che getta discredito e distrugge il lavoro di migliaia di amministratori che a loro rischio e pericolo si occupano di provvedimenti a sostegno della gente e delle famiglie”. “Le grandi opere che si fanno devono essere utili – ha concluso Giachetti – ma non è vero che in Italia sempre e comunque accadono episodi di corruzione: io nel Giubileo del 2000, da capo di gabinetto del sindaco di Roma, ho firmato decine e decine di delibere anche per quantità ingenti di soldi e a Natale non ho ricevo neanche un panettone