“Tu sei scemo, ma chi è, ma che ce ne importa a noi di questo Saviano”? Ed ancora: “Santonastà (Michele Santonastaso, il legale dei boss del clan dei Casalesi, ndr), ma perché non ti stai zitto con questo Saviano? Ma lascialo perdere…”. Se il boss pentito Antonio Iovine fosse riuscito a confrontarsi con Michele Santonastaso nei giorni in cui l’avvocato preparò e pronunciò in aula l’atto di ricusazione del processo Spartacus, il proclama simbolo delle intimidazioni della camorra casalese a Roberto Saviano e a Rosaria Capacchione, probabilmente gli avrebbe parlato così. Con le riflessioni che Iovine ha messo nero su bianco il 28 maggio nel quinto verbale da collaboratore di giustizia. Un documento depositato nella versione integrale fonoregistrata la mattina del 9 giugno ed ora agli atti del processo a carico di Santonastaso, dell’avvocato Carmine D’Aniello, del boss Francesco Bidognetti e dello stesso Iovine, imputati per le minacce all’autore di Gomorra e alla giornalista de Il Mattino e senatrice Partito democratico.
Il fatto è noto. Il 13 marzo 2008 Santonastaso lesse un atto di ricusazione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, motivato con un presunto condizionamento dei giudici per la pressione mediatica sul dibattimento, che ai più suonò come un “invito” a Saviano e alla Capacchione di smetterla di scrivere i loro libri e i loro articoli. Da allora la giornalista vive sotto scorta. Saviano ce l’aveva già da due anni. Meno note sono le origini – e la responsabilità – di quell’atto processuale a firma dei due avvocati e dei rispettivi clienti. E del peso che i capi del clan dei Casalesi ebbero nell’ideazione del proclama. Per questo è in corso un processo a Napoli davanti alla Terza Sezione del Tribunale. Il pm della Dda Antonello Ardituro sta raccogliendo i verbali di Iovine dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia.
L’integrale del 28 maggio, circa 130 pagine con numerosi omissis, è ricco di riferimenti a quella vicenda. Iovine afferma di aver appreso del clamore suscitato dal proclama da un servizio ai telegiornali. Dice chiaramente che l’avvocato Santanastaso sbagliò a confrontarsi con Bidognetti sul lavoro di Saviano. E fu questo un grave rischio per l’incolumità di Saviano e della Capacchione “vista l’indole di Bidognetti”. Iovine fa riferimento alla “responsabilità (di Santonastaso, ndr) nel confidare delle cose a Bidognetti perché lui non si sta rendendo conto che Saviano ha scritto una fesseria perché lo dobbiamo denunciare, perché tu (Bidognetti, ndr) non sei stato ad uccidere Bardellino, non si rende conto che lo sta mettendo in difficoltà perché Bidognetti come tiene la sua dice ‘vicino’ a qualcuno fate questo…”. Iovine fa capire che la sua linea era diversa. Era quella di evitare lo “scontro” con l’autore di Gomorra.
Il pm Ardituro avrebbe voluto interrogare O Ninno in videoconferenza riaprendo l’istruttoria dibattimentale. Ma il Tribunale ne ha rinviato l’audizione al 23 giugno. Il 18 giugno infatti la Procura Antimafia napoletana depositerà nuovi verbali di Iovine. La difesa degli imputati ha chiesto e ottenuto di poter ottenere questi documenti e studiarli prima di procedere all’esame e al controesame del pentito.