Il Cagliari cambia proprietà, questa volta davvero. Massimo Cellino ha ceduto il club a Tommaso Giulini, imprenditore milanese ex consigliere d’amministrazione dell’Inter e presente in Sardegna con la Fluorsid. Ora Cellino potrà dedicarsi totalmente al Leeds, dove le casse della società sono da riempire e la squadra da riportare in Premier League. Lo aiuteranno certamente i circa 50 milioni di euro che Giulini verserà per l’acquisto dei rossoblù. Sono la metà dei fantomatici 80 che sarebbero dovuti finire in tasca a Cellino il 28 maggio, quando l’ormai ex patron del Cagliari annunciò la cessione a un fondo americano rappresentato da Luca Silvestrone, 43enne vice presidente di Confedercontribuenti.
Ma la ‘mossa’ del manager ravvenate – rilanciata da tutti i media dopo l’incontro di Miami dove il fantaccordo sarebbe stato chiuso – non ha portato a nulla. Resta da capire perché Cellino si sia esposto così (ha provato a spiegarlo all’Unione Sarda il 6 giugno: “I tifosi mi avevano chiesto di incontrarlo, l’ho fatto. Poi è sparito”). Ma che quello di Silvestrone rischiava di essere un progetto destinato a non concludersi, ilfattoquotidiano.it lo aveva anticipato il 24 aprile ricostruendo la vicenda di Sulmona. Lì nel 2011 si era proposto come intermediario di un altro fondo americano con lo stesso identico schema: costruzione di un nuovo stadio e acquisto società di calcio. Per poi sparire nel nulla al momento di formalizzare gli accordi. E qui inizia la serie di analogie con Cagliari, dove Silvestrone ha avuto una grande cassa di risonanza ed è stato accolto due volte in Comune dal sindaco Massimo Zedda.
I progetti e le archistar
La bozza del nuovo stadio di Sulmona venne disegnata gratuitamente dall’ingegner Fabrizio Codeluppi, professionista totalmente estraneo ai fanta-piani di Silvestrone. Ma a un certo punto sulla scena compare Matt Rossetti, archistar di Detroit che il manager ravennate introduce come l’uomo che ha elaborato il progetto. Già il 24 aprile, l’architetto statunitense aveva confermato a ilfattoquotidiano.it d’aver incontrato una sola volta Silvestrone e di non aver avuto più sue notizie “nel momento in cui aveva richiesto un accordo formale”. Anche a Cagliari, la prima bozza del nuovo Sant’Elia non è realizzata da un architetto di fama, che però puntualmente irrompe sulla scena. Silvestrone, sommerso dalle richieste di garanzie da parte dei tifosi, si presenta a Cagliari con Dan Meis, volto noto nel mondo per i suoi progetti d’impianti sportivi e attualmente impegnato con il nuovo stadio della Roma. Le domande sui nomi del fondo si fanno insistenti e per diradare le nubi Silvestrone afferma che Meis è coinvolto non solo come progettista, ma l’architetto non conferma e – contattato da ilfattoquotidiano.it – specifica che la bozza consegnata in Comune ad aprile non è opera sua. Ma a Cagliari Silvestrone continua a godere di larghi consensi tra tifosi e stampa, nonostante il continuo rimandare il momento dell’annuncio degli investitori.
La exit strategy
Fino a quando la situazione non esplode. La caparra richiesta da Cellino non arriva, volano parole grosse e minacce di querele con l’Unione Sarda e Silvestrone convoca una conferenza stampa per denunciare che “i poteri forti vicini al quotidiano non vogliono che il Cagliari diventi americano”. Una scena già vista a Sulmona, dove l’intermediario ha sempre accusato la politica d’aver fatto fallire il progetto. E anche a Cagliari aveva già messo le mani avanti durante la prima conferenza stampa in Comune, accanto al sindaco Zedda: “Se qualcuno fa saltare un investimento così importante per il territorio – disse – se ne assume tutta la responsabilità”. Applausi scroscianti dai tifosi, che in larga parte l’hanno sostenuto fino all’ultimo minuto e ora gridano vendetta. Silvestrone prova ancora a convincere tutti che la sua non è stata tutta una sceneggiata: “Ho mai lasciato un debito? Ho mai fatto qualcosa di penalmente rilevante?”, afferma a ilfattoquotidiano.it. No, ma ancora una volta i suoi annunci sono rimasti tali illudendo tifosi e altre parti in causa.