E intanto ecco i primi arresti preventivi per colpire i movimenti di protesta contro i Mondiali di Brasile 2014. In tutto sono diciassette le persone fermate. Nella mattina dell’11 giugno a Rio de Janeiro gli uomini del Dipartimento Repressione dei Crimini Informatici hanno fatto irruzione nelle case di alcuni attivisti, sequestrando computer, hard disk, telefonini cellulari. Sono stati portati via in manette sette adulti e un minorenne. Tra loro l’avvocato per i diritti civili Eloisa Ramos e il cineoperatore Thiago Samy. Oltre a Elisa Quadros (detta Sininho), nota attivista che proprio oggi avrebbe dovuto testimoniare nell’aula di un tribunale militare contro il maggiore Fábio Pinto Gonçalves: accusato di avere fabbricato false prove per procedere agli arresti dei dimostranti durante le manifestazioni contro la Confederations Cup nel giugno 2013.
L’accusa almeno per Sininho sembra essere quella di possesso illegale di fuochi d’artificio, ma grazie alle leggi speciali sul terrorismo la polizia non è tenuta a rendere pubbliche le motivazioni dell’arresto. E non è neppure detto che avesse un mandato. Al momento di scrivere gli otto sono ancora in stato di fermo. Il numero di arresti preventivi di attivisti nel mese che ha preceduto l’inizio della Coppa del Mondo sale quindi a diciassette. Quattro studenti erano stati fermati a maggio a Goiania, zona centrale del Brasile, con il semplice sospetto che avrebbero potuto partecipare ai cortei. Alcuni attivisti per la lotta alla casa erano invece stati fermati a San Paolo, sempre a fine maggio, con la Policia Civil che ancora una volta era entrata nelle loro abitazioni prelevandoli senza nemmeno avere un mandato del tribunale.
A questi arresti preventivi, che i movimenti accusano essere stati effettuati per disarticolare le proteste e intimidire gli attivisti che vogliono scendere in piazza oggi, giorno dell’inaugurazione del Mondiale, si aggiungono poi le decine di fermi effettuati a San Paolo e nel resto del paese in seguito alle proteste degli ultimi giorni. Compreso il blocco della metropolitana paulista. Come se non bastasse poi, proprio nello stato di San Paolo è stata promulgata una legge emergenziale che contiene il reato di devastazione e saccheggio. Reato che in Italia conosciamo bene, pensato apposta per reprimere le manifestazioni dei vari movimenti, uniti per la prima volta nella storia del Brasile sotto un unico slogan: Nao Va Ter Copa (Non ci sarà la Coppa)