L’uomo cerniera tra Berlusconi e la mafia sarà detenuto a pochi metri da chi Cosa Nostra l’ha governata per un ventennio. E’ nel carcere di Parma, infatti, che Marcello Dell’Utri dovrà scontare i sette anni di detenzione per concorso esterno a Cosa Nostra. Nello stesso penitenziario è detenuto Totò Riina, il capo dei capi, spostato a Parma dopo gli anni trascorsi nel carcere milanese di Opera, dove le telecamere della Dia lo avevano intercettato mentre, colloquiando con Alberto Lorusso, auspicava nuovi attentati contro i pm palermitani.
Per Dell’Utri, invece, la scelta del penitenziario parmigiano sembra più che altro dettata dalle cattive condizioni di salute: oltre al centro di riabilitazione interno al penitenziario, infatti, anche l’ospedale civile della città ducale è fornito di un reparto per detenuti. Lo stesso reparto che ha più volte ospitato Bernardo Provenzano, prima che il boss venisse spostato a Milano. È nel penitenziario della città ducale, infatti, che prende corpo il giallo Provenzano: una lunga serie di inspiegabili “cadute” dal letto, un fantomatico tentativo di suicidio, ematomi al cranio e condizioni di salute sempre peggiori.
“Qui mi vogliono male” avrebbe sussurrato il padrino al figlio, durante uno degli incontri in carcere nel 2012. Nel dicembre scorso l’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Provenzano, era arrivata a denunciare i vertici del penitenziario di via Burla per omissione di soccorso: il boss non sarebbe stato sottoposto ad immediate cure dopo l’ennesima strana caduta in cella. Solo pochi mesi dopo si saprà poi che le telecamere nella cella dell’anziano boss non sono state mai accese, contrariamente a quanto sarebbe dovuto avvenire: impossibile dunque sapere in che modo Provenzano “cadesse” dal letto. Un mistero che è diventato oggetto di indagine della procura di Palermo, che un anno fa ha aperto un fascicolo modello 45 (ovvero quello previsto per i fatti non costituenti reato) sulla vicenda. Adesso nel carcere che ospitò quello che è indicato come il regista della Trattativa Stato – mafia, entrerà invece l’uomo che ha avrebbe sottoscritto il nuovo patto tra Cosa Nostra e le istituzioni: una curiosa coincidenza che fa di Parma il carcere più frequentato dagli uomini della Trattativa.
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