Banche sofferenti, iper tassate, colpite duramente dalla crisi. E impegnate, ora, in aumenti di capitale “che non sono solo per loro”. Morale: “bisogna riconoscere maggiormente il loro sforzo”. Le parole di Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, non mancheranno di suscitare dibattito. Inevitabile, visto che arrivano a pochi giorni di distanza dalla notizia che gli attuali ed ex vertici di tre grandi istituti sono indagati per usura. E dal bollettino di Bankitalia che evidenzia come la stretta al credito non accenni ad allentarsi. Ma tant’è: il numero uno dell’associazione bancaria – il cui vice, fino al mese scorso, era Giovanni Berneschi, ora in carcere per truffa e riciclaggio – tiene a fare il punto su quello che “le banche italiane hanno fatto in questi sei anni di crisi”. Cioè “un grandissimo sforzo”, appunto, che si è concretizzato nel “pagare con i soldi propri, delle proprie riserve e dei propri azionisti il costo della crisi”. Per non parlare del fatto che gli istituti hanno “sorretto, anche con queste tassazioni straordinarie (aumento dell’addizionale Ires, ndr), il costo del debito pubblico”. Concetti che il 18 giugno, durante l’incontro che si svolgerà presso l’associazione, Patuelli intende presentare anche al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.
Nell’attesa, intervenendo all’assemblea della Federazione lombarda delle banche di credito cooperativo il presidente di Cassa di risparmio di Ravenna ha sollecitato una nuova cornice di regole valide a livello europeo, a partire dall’“uniformità delle condizioni fiscali”, precondizione per “affrontare le nuove tensioni internazionali”. La tesi di fondo è che “noi non potremo andare avanti molti anni se non riusciremo a rendere sempre più uniformi invece che difformi le regole della pressione fiscale sui fattori produttivi, italiani in particolare. E il mondo bancario è l’anello più decisivo dei fattori produttivi perché li connette tutti”. Urgente, dunque, che a ”unione bancaria, unione doganale e ancor prima unione monetaria” si aggiunga, a livello Ue, “un altro elemento, l’unione fiscale”.
Parlando poi dei maxi aumenti di capitale con cui molti istituti (da Mps a Carige) sono alle prese, Patuelli ha detto che si tratta di operazioni “utili non solo per l’asset quality review e per gli stress test (gli esami europei a cui gli istituti sono sottoposti in questi mesi, ndr) ma per avere molta più capienza per effettuare nuovi prestiti”.
Secondo Il Messaggero, mercoledì prossimo l’associazione presenterà a Padoan un documento in nove punti, con richieste che vanno dalla rimozione delle penalizzazioni che frenano la redditività (a partire dagli aggravi di imposta) all’introduzione della deducibilità delle svalutazioni e perdite su crediti. Proprio sabato Unimpresa ha diffuso un rapporto che mostra come tra aprile 2013 e aprile 2014 le sofferenze bancarie siano cresciute del 25%, arrivando a oltre 166 miliardi di euro, di cui 118 legati a prestiti alle imprese e 32 di rate non pagate dalle famiglie.