Gli italiani sono chiamati a pagare il 16 giugno per la prima volta la Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili che, insieme alla Tari, ha sostituito l’Imu. Solo in parte, in realtà, perché la vecchia imposta patrimoniale resiste per seconde case, gli immobili di pregio, i negozi e gli altri fabbricati. Molti comuni non hanno indicato le aliquote e in assenza di queste delibere le prime case verseranno in autunno la prima rata, il 16 ottobre o, se ancora inadempienti, in unica soluzione a dicembre, come deciso dal Governo ai primi di giugno. E’ il giorno in cui andrà a scadenza un superbollettone per gli italiani da 54 miliardi di euro, secondo i calcoli della Cgia di Mestre. In base alle ultime disposizioni, infatti, si stabilisce che a decorrere dal 2015 i Comuni assicurino la massima semplificazione degli adempimenti per i contribuenti, rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati, ma per quest’anno resta un regime derogatorio così articolato.

Per i Comuni che hanno già assunto la deliberazione Tasi (oltre 2mila), viene confermato l’obbligo di pagamento entro il 16 giugno 2014 sulla base delle aliquote e detrazioni approvate dal Comune stesso. Per i Comuni che non hanno assunto le deliberazioni Tasi entro il 23 maggio, il versamento della prima rata viene posticipata al 16 ottobre 2014. A tal fine, i Comuni devono deliberare entro il 10 settembre le aliquote e le detrazioni. Nel caso in cui per il 10 settembre il Comune non avesse ancora deliberato le aliquote e le detrazioni Tasi, l’imposta sarà dovuta applicando l’aliquota di base pari all’1 per mille e sarà versata in un’unica soluzione il 16 dicembre 2014. Sempre nel caso della mancata determinazione, la Tasi dovuta dall’occupante sarà nella misura del 10 per cento dell’ammontare complessivo del tributo, determinato con riferimento alle condizioni del titolare del diritto reale. Le nuove imposizione sugli immobili prevedono per le prime case una aliquota che potrà salire fino a un massimo del 3,3 per mille mentre per le seconde si potrà arrivare all’11,4 per mille complessivo. Su seconde case e tutti gli altri fabbricati – uffici, negozi, capannoni e così via – si pagano sia l’Imu sia la Tasi.

Immobili di lusso. Le 73mila case accatastate nelle categorie di pregio (A/1, dimore signorili; A/8, ville e A/9, castelli) continueranno a pagare l’Imu sulla prima casa, con un’aliquota massima del 6 per mille e con la sola detrazione di 200 euro, senza i 50 euro extra per ogni figlio. Su queste case si pagherà anche la Tasi, sempre con aliquota massima del 3,3 per mille, ma il totale di Imu e Tasi non potrà superare il 6,8 per mille.

Immobili in affitto. Anche in questo caso si corrisponderà sia l’Imu sia la Tasi con il limite massimo dell’11,4 per mille. L’Imu verrà pagata interamente dal proprietario, mentre la Tasi peserà anche sulle spalle dell’inquilino che dovrà versarne una quota compresa tra il 10 e il 30% a seconda della delibera.

Calcolo. La base imponibile è la stessa dell’Imu. Si parte dunque dalla rendita catastale, la si rivaluta del 5% e si moltiplica il risultato per il coefficiente che varia in base al tipo di immobile (160 per le abitazioni). Su questo valore si applica l’aliquota comunale, con le eventuali detrazioni.

Città e Regioni coinvolte. La scadenza del 16 giugno chiama alla cassa la metà dei capoluoghi di Regione. Mancano all’appello oltre alle due principali, Roma e Milano, che ancora non hanno deliberato le aliquote, anche Firenze (reduce dal passaggio elettorale per la nomina del nuovo sindaco), Trieste, Perugia, L’Aquila, Potenza, Campobasso, Catanzaro e Palermo. Gli altri capoluoghi hanno fissato le regole, scegliendo in molti l’aliquota più alta possibile (3,3 per mille) compensata da detrazioni per permettere ad esempio a chi non pagava l’Imu di non pagare nemmeno la Tasi. Alcune amministrazioni sono intervenute anche sulle scadenze. Ecco le scelte dei capoluoghi. Ad Aosta aliquota dello 0,1 per cento sulla prima casa e sulle abitazioni locate, fino a un massimo dello 0,2 per cento per gli edifici di lusso. In Alto Adige la Tasi si chiama Imi (Imposta municipale immobiliare). Esentata la prima casa (fino a A/2); superate le dimensioni standard si paga lo 0,4% solo per la parte eccedente. A Trento aliquota base sulle prime case, con 50 euro di detrazione; per gli altri immobili è dell’1,5 per mille. A Torino aliquota al 3,3 per mille, detrazioni di 110 euro con rendita fino a 700 euro e 30 per ogni figlio fino a 26 anni. A Venezia 3,3 per mille con detrazioni calibrate sulla rendita, da 140 euro a zero per rendite oltre mille euro. Genova, l’aliquota al 3,3 per mille, con detrazioni decrescenti al crescere della rendita catastale, fino a un massimo di 114 euro per rendite fino a 500 euro, di 50 euro oltre i 900 euro solo per famiglie con Isee sotto 15 mila euro. A Bologna, invece, aliquota del 3,3 per mille, con detrazioni a scalare in base alla rendita catastale con 25 scaglioni. Sostegno a famiglie numerose disagiate, con misure come detrazioni dai due figli in su e Isee inferiore ai 18.000 euro. Per chi paga in ritardo ma entro il 31 luglio niente sanzioni. Per Ancona l’aliquota del 3,3 per mille con detrazioni decrescenti che scompaiono con una rendita oltre i 440 euro. Per tutti gli altri immobili aliquota a zero per fare in modo che l’imposta non gravi sugli inquilini. Scadenza per l’acconto fissata però il 16 settembre, con saldo entro il 16 dicembre. A Napoli aliquota al 3,3 per mille. L’imposta sarà pagata solo dai proprietari di prima casa. Detrazioni da 150 euro per rendite fino a 300 euro e di 100 euro per rendite superiori. Per quanto riguarda Bari si paga in una unica soluzione a dicembre, entro luglio sarà emanato il regolamento, mentre a Cagliari aliquote differenziate, 2,8 per mille sotto i 1.250 euro di rendita, 3,3 per mille sopra quel limite. Il pagamento dovrà essere effettuato in autoliquidazione.

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