“Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano. Vediamoci mercoledì 24 giugno”. Matteo Renzi risponde con una lettera alla richiesta di incontro del Movimento 5 stelle. “Grazie per l’apertura di un dialogo franco, aperto e trasparente nell’interesse dell’Italia”. Il presidente del Consiglio accetta così di sedersi al tavolo con la delegazione grillina per parlare di riforme. Toni cordiali tra i due avversari politici dopo gli scontri dei giorni scorsi, ma l’attenzione ora è tutta sulla trattativa e sulle richieste che verranno presentate. Da una parte e dall’altra. Poche ore prima Beppe Grillo si era lamentato del ritardo nel ricevere una risposta. “Renzi ci stai o no?”, aveva scritto il leader M5s aprendo non solo sulla modifica della legge elettorale, ma anche sulla riduzione dei costi della politica e la riforma del Senato. Arrivato il testo del premier, l’M5S dà il suo ok e prepara il gruppo per l’appuntamento che probabilmente sarà a Palazzo Chigi. Ma l’agitazione per il silenzio e i ritardi nasceva soprattutto dalla notizia diffusa nel pomeriggio che l’accordo per il nuovo Senato fosse già stato concluso con Forza Italia. La giornata in casa democratica infatti era cominciata presto, con un nuovo giro di consultazioni dell’esecutivo sulle riforme. Cento senatori invece che 143 ed elezione di secondo livello in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni: a fissare i nuovi dettagli sono stati il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani. Mentre Silvio Berlusconi era in Aula a Napoli come testimone nel processo Lavitola e attendeva l’appello del caso Ruby, ha mandato avanti i suoi emissari. Un incontro a porte chiuse attaccato da Beppe Grillo che ha scritto su Facebook: “Perché non era in streaming? Cosa hanno da nascondere?”.
Renzi scrive a M5S: “Nessuno ha verità in tasca, tutti possono dare una mano”
L’ultimo e unico incontro in streaming tra Matteo Renzi e Beppe Grillo era stato durante le consultazioni del governo a febbraio scorso. Il dialogo durò poco meno di dieci minuti e finì con un nulla di fatto. Il leader M5s alzò la voce, Renzi non volle continuare oltre. Toni totalmente diversi da quelli di oggi, quando le due parti cercano il confronto. “La vostra lettera del 16 giugno scorso”, ha scritto il presidente del Consiglio, “conferma che ci sono molto cose che continuano a vederci su fronti contrapposti, ma proprio per questo giudico importante che le forze politiche più rappresentative del Paese provino a scrivere insieme le regole del gioco. Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano – io almeno la penso così. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”. Il pensiero di Renzi è alla prossima settimana quando in Parlamento affronterà i temi del Consiglio europeo e del semestre di Presidenza italiana. “Abbiamo sul tavolo”, ha continuato, “innanzitutto la questione immigrazione e conto sull’aiuto di tutte le forze politiche di buona volontà per respingere la montante propaganda xenofoba, non solo italiana, ma esigendo impegni concreti dalle Istituzioni comunitarie. La Commissione affari costituzionali entrerà nel vivo sulle tematiche della riforma costituzionale. Il Parlamento riceverà il primo decreto attuativo della semplificazione fiscale. Alcune aziende annunceranno investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Dunque, c’è molto da fare e non c’è tempo da perdere”. Ha concluso chiedendo dettagli tecnici sull’incontro: “Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come Presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo. Ma avete anche evidenziato – nel vostro ragionamento – l’importanza del successo elettorale (sottolineatura di cui vi sono personalmente grato) che come è ovvio è un successo elettorale non del Governo, ma del Partito democratico. Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari”.
Grillo: “Noi possiamo dare contributo alle riforme”. E poi: “Siamo forza democratica”
Il passaggio dalla linea politica del “tutti a casa” a quella del dialogo ha creato qualche preoccupazione all’interno del gruppo tra attivisti e parlamentari. “La casta non ci sta“, titolava il blog di Grillo poco prima di ricevere una risposta dal presidente del Consiglio. “Ci vogliono incontrare o no?”, aveva commentato in mattinata il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “Non ci hanno neanche risposto, è spudorato questo temporeggiamento”. Per questo si era deciso di rilanciare la proposta: “Noi pensiamo”, si leggeva nell’articolo, “di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora”, hanno scritto i 5 Stelle. “Per rinnovare la classe politica, noi abbiamo pronta una legge elettorale, che garantisce le preferenze ed esclude gli impresentabili. Da giorni chiediamo di portarla al tavolo di trattativa con il Governo. Proprio in queste ore c’è stata un’improvvisa accelerazione da parte del partito democratico che ha definito blindato l’accordo con Berlusconi sulle riforme, lo stesso giorno in cui Berlusconi affermava che non c’è l’accordo sulla riforma del Senato, rilanciando addirittura il presidenzialismo”. E concludevano: “Diciamo fin da ora ai cittadini italiani che non c’è alcuna preclusione da parte del Movimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c’è da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo. Il vaglio finale dei nostri iscritti al portale sarà la garanzia della partecipazione democratica”.
Non c’è solo l’incontro con Renzi ad agitare il Movimento 5 stelle. Poche ore fa è stata annunciata la formazione del gruppo Efd in Europa con Nigel Farage. Ne fanno parte i rappresentanti di 7 Paesi e in totale 48 eurodeputati. Tra questi anche alcune formazioni di estrema destra, ma i grillini respingono ogni accusa in proposito. “Un simile accanimento”, scrive Grillo sul blog, “verso il Movimento 5 Stelle e verso l’intera compagine del gruppo Efd nell’Europarlamento sta a significare che facciamo paura. Non ci avranno come ci vogliono, prigionieri di stereotipi e piegati ai rituali dei vecchi partiti. Con i nostri sette punti per l’Europa e con il coraggio e l’impegno dei nostri 17 portavoce rappresentiamo un cambiamento. Siamo il cambiamento e continueremo a dimostrarlo”.
L’accordo con Forza Italia: riduzione dei senatori
Riduzione del numero dei componenti del nuovo Senato: non più a 143 membri (come previsto dal ddl del governo sulle riforme) ma 100 senatori. E ancora: elezione di secondo livello dei senatori in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni. Sono questi, secondo quanto viene riferito da fonti di Forza Italia, i punti su cui il governo e il partito di Silvio Berlusconi hanno già raggiunto un’intesa. Durante i colloqui tra la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, e il capogruppo FI, Paolo Romani, si sarebbe raggiunto un accordo sul fatto che il numero dei senatori di ciascuna Regione sia proporzionale rispetto al peso demografico. Al momento, il ddl del governo prevedeva un identico numero di senatori per ciascuna Regione. Per quanto riguarda l’elezione del Senato, governo, Forza Italia e Lega discutono del cosiddetto ‘modello tedesco’ e per le modifiche al Titolo V, invece, sulle funzioni da attribuire alle Regioni. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo Senato avrà una funzione di raccordo tra lo Stato e le autonomie. Ma avrà competenza anche in materia di leggi europee e ratifica dei trattati internazionali, di leggi costituzionali ed elettorali, di referendum. L’ipotesi che va emergendo prevede anche che al nuovo Senato spetti una valutazione dell’attività della pubblica amministrazione. E che partecipi all’elezione di capo dello Stato, Csm e Consulta.
Incontro Boschi-Quagliariello su poteri Senato e ripartizione materie
Ma non solo Forza Italia. Un colloquio “lungo e positivo” si è tenuto stamane tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il coordinatore del Nuovo centrodestra Gaetano Quagliariello. Secondo quanto si è appreso da fonti di Palazzo Madama al centro dell’incontro sono stati proprio i poteri del Senato e la ripartizione delle materie di competenza. Su entrambi i versanti l’intesa viene considerata “vicina”. Per quanto riguarda le priorità del Nuovo centrodestra vi sarebbe un via libera all’inserimento del principio, in Costituzione, dei costi standard come parametro a cui ispirare la spesa pubblica. Inoltre verrebbe inclusa nell’intesa la riduzione del numero di sindaci-senatori e verrebbe accolta la richiesta di maggiore proporzionalità rispetto alla popolazione delle diverse regioni. In ogni caso tutti i senatori dovrebbero avere un uguale base di legittimazione. Per Ncd, infine, è essenziale non ampliare la platea dei soggetti che possono ricorrere alla Corte Costituzionale, e ciò allo scopo di non incrementare la già ingente mole di contenziosi.
Politica
Riforme, M5S: ‘Renzi ci stai?’. Lui: ‘Vediamoci mercoledì’. Incontro Boschi-Fi
Il presidente del Consiglio risponde alla proposta di dialogo dei 5 stelle e fissa un appuntamento: "Vi ringrazio", scrive in una lettera, "per l'apertura franca e trasparente". Poco prima l'M5S si era lamentato di non aver avuto risposte. Intanto il ministro delle riforme ha fatto un nuovo giro di consultazioni e l'accordo per il nuovo Senato sembra ormai vicino
“Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano. Vediamoci mercoledì 24 giugno”. Matteo Renzi risponde con una lettera alla richiesta di incontro del Movimento 5 stelle. “Grazie per l’apertura di un dialogo franco, aperto e trasparente nell’interesse dell’Italia”. Il presidente del Consiglio accetta così di sedersi al tavolo con la delegazione grillina per parlare di riforme. Toni cordiali tra i due avversari politici dopo gli scontri dei giorni scorsi, ma l’attenzione ora è tutta sulla trattativa e sulle richieste che verranno presentate. Da una parte e dall’altra. Poche ore prima Beppe Grillo si era lamentato del ritardo nel ricevere una risposta. “Renzi ci stai o no?”, aveva scritto il leader M5s aprendo non solo sulla modifica della legge elettorale, ma anche sulla riduzione dei costi della politica e la riforma del Senato. Arrivato il testo del premier, l’M5S dà il suo ok e prepara il gruppo per l’appuntamento che probabilmente sarà a Palazzo Chigi. Ma l’agitazione per il silenzio e i ritardi nasceva soprattutto dalla notizia diffusa nel pomeriggio che l’accordo per il nuovo Senato fosse già stato concluso con Forza Italia. La giornata in casa democratica infatti era cominciata presto, con un nuovo giro di consultazioni dell’esecutivo sulle riforme. Cento senatori invece che 143 ed elezione di secondo livello in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni: a fissare i nuovi dettagli sono stati il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani. Mentre Silvio Berlusconi era in Aula a Napoli come testimone nel processo Lavitola e attendeva l’appello del caso Ruby, ha mandato avanti i suoi emissari. Un incontro a porte chiuse attaccato da Beppe Grillo che ha scritto su Facebook: “Perché non era in streaming? Cosa hanno da nascondere?”.
Renzi scrive a M5S: “Nessuno ha verità in tasca, tutti possono dare una mano”
L’ultimo e unico incontro in streaming tra Matteo Renzi e Beppe Grillo era stato durante le consultazioni del governo a febbraio scorso. Il dialogo durò poco meno di dieci minuti e finì con un nulla di fatto. Il leader M5s alzò la voce, Renzi non volle continuare oltre. Toni totalmente diversi da quelli di oggi, quando le due parti cercano il confronto. “La vostra lettera del 16 giugno scorso”, ha scritto il presidente del Consiglio, “conferma che ci sono molto cose che continuano a vederci su fronti contrapposti, ma proprio per questo giudico importante che le forze politiche più rappresentative del Paese provino a scrivere insieme le regole del gioco. Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano – io almeno la penso così. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”. Il pensiero di Renzi è alla prossima settimana quando in Parlamento affronterà i temi del Consiglio europeo e del semestre di Presidenza italiana. “Abbiamo sul tavolo”, ha continuato, “innanzitutto la questione immigrazione e conto sull’aiuto di tutte le forze politiche di buona volontà per respingere la montante propaganda xenofoba, non solo italiana, ma esigendo impegni concreti dalle Istituzioni comunitarie. La Commissione affari costituzionali entrerà nel vivo sulle tematiche della riforma costituzionale. Il Parlamento riceverà il primo decreto attuativo della semplificazione fiscale. Alcune aziende annunceranno investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Dunque, c’è molto da fare e non c’è tempo da perdere”. Ha concluso chiedendo dettagli tecnici sull’incontro: “Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come Presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo. Ma avete anche evidenziato – nel vostro ragionamento – l’importanza del successo elettorale (sottolineatura di cui vi sono personalmente grato) che come è ovvio è un successo elettorale non del Governo, ma del Partito democratico. Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari”.
Grillo: “Noi possiamo dare contributo alle riforme”. E poi: “Siamo forza democratica”
Il passaggio dalla linea politica del “tutti a casa” a quella del dialogo ha creato qualche preoccupazione all’interno del gruppo tra attivisti e parlamentari. “La casta non ci sta“, titolava il blog di Grillo poco prima di ricevere una risposta dal presidente del Consiglio. “Ci vogliono incontrare o no?”, aveva commentato in mattinata il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “Non ci hanno neanche risposto, è spudorato questo temporeggiamento”. Per questo si era deciso di rilanciare la proposta: “Noi pensiamo”, si leggeva nell’articolo, “di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora”, hanno scritto i 5 Stelle. “Per rinnovare la classe politica, noi abbiamo pronta una legge elettorale, che garantisce le preferenze ed esclude gli impresentabili. Da giorni chiediamo di portarla al tavolo di trattativa con il Governo. Proprio in queste ore c’è stata un’improvvisa accelerazione da parte del partito democratico che ha definito blindato l’accordo con Berlusconi sulle riforme, lo stesso giorno in cui Berlusconi affermava che non c’è l’accordo sulla riforma del Senato, rilanciando addirittura il presidenzialismo”. E concludevano: “Diciamo fin da ora ai cittadini italiani che non c’è alcuna preclusione da parte del Movimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c’è da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo. Il vaglio finale dei nostri iscritti al portale sarà la garanzia della partecipazione democratica”.
Non c’è solo l’incontro con Renzi ad agitare il Movimento 5 stelle. Poche ore fa è stata annunciata la formazione del gruppo Efd in Europa con Nigel Farage. Ne fanno parte i rappresentanti di 7 Paesi e in totale 48 eurodeputati. Tra questi anche alcune formazioni di estrema destra, ma i grillini respingono ogni accusa in proposito. “Un simile accanimento”, scrive Grillo sul blog, “verso il Movimento 5 Stelle e verso l’intera compagine del gruppo Efd nell’Europarlamento sta a significare che facciamo paura. Non ci avranno come ci vogliono, prigionieri di stereotipi e piegati ai rituali dei vecchi partiti. Con i nostri sette punti per l’Europa e con il coraggio e l’impegno dei nostri 17 portavoce rappresentiamo un cambiamento. Siamo il cambiamento e continueremo a dimostrarlo”.
L’accordo con Forza Italia: riduzione dei senatori
Riduzione del numero dei componenti del nuovo Senato: non più a 143 membri (come previsto dal ddl del governo sulle riforme) ma 100 senatori. E ancora: elezione di secondo livello dei senatori in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni. Sono questi, secondo quanto viene riferito da fonti di Forza Italia, i punti su cui il governo e il partito di Silvio Berlusconi hanno già raggiunto un’intesa. Durante i colloqui tra la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, e il capogruppo FI, Paolo Romani, si sarebbe raggiunto un accordo sul fatto che il numero dei senatori di ciascuna Regione sia proporzionale rispetto al peso demografico. Al momento, il ddl del governo prevedeva un identico numero di senatori per ciascuna Regione. Per quanto riguarda l’elezione del Senato, governo, Forza Italia e Lega discutono del cosiddetto ‘modello tedesco’ e per le modifiche al Titolo V, invece, sulle funzioni da attribuire alle Regioni. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo Senato avrà una funzione di raccordo tra lo Stato e le autonomie. Ma avrà competenza anche in materia di leggi europee e ratifica dei trattati internazionali, di leggi costituzionali ed elettorali, di referendum. L’ipotesi che va emergendo prevede anche che al nuovo Senato spetti una valutazione dell’attività della pubblica amministrazione. E che partecipi all’elezione di capo dello Stato, Csm e Consulta.
Incontro Boschi-Quagliariello su poteri Senato e ripartizione materie
Ma non solo Forza Italia. Un colloquio “lungo e positivo” si è tenuto stamane tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il coordinatore del Nuovo centrodestra Gaetano Quagliariello. Secondo quanto si è appreso da fonti di Palazzo Madama al centro dell’incontro sono stati proprio i poteri del Senato e la ripartizione delle materie di competenza. Su entrambi i versanti l’intesa viene considerata “vicina”. Per quanto riguarda le priorità del Nuovo centrodestra vi sarebbe un via libera all’inserimento del principio, in Costituzione, dei costi standard come parametro a cui ispirare la spesa pubblica. Inoltre verrebbe inclusa nell’intesa la riduzione del numero di sindaci-senatori e verrebbe accolta la richiesta di maggiore proporzionalità rispetto alla popolazione delle diverse regioni. In ogni caso tutti i senatori dovrebbero avere un uguale base di legittimazione. Per Ncd, infine, è essenziale non ampliare la platea dei soggetti che possono ricorrere alla Corte Costituzionale, e ciò allo scopo di non incrementare la già ingente mole di contenziosi.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.