Bye bye, Inghilterra. L’eliminazione non è ancora matematica ma la sconfitta per 2-1 contro l’Uruguay sa tanto di fallimento: solo una complessa combinazione di risultati (fra cui una doppia vittoria dell’Italia nelle restanti partite del girone) può salvare la nazionale di Roy Hodgson da un’uscita precoce dal torneo. I sudamericani, invece, tornano in corsa grazie al loro salvatore della patria: Luis Suarez rientra a meno di un mese dall’operazione al menisco e segna la doppietta che decide la sfida della disperazione.
Anche per loro, però, la qualificazione è tutt’altro che scontata: se la giocheranno all’ultima giornata contro l’Italia. Per gli azzurri, un motivo in più per non rilassarsi domani contro la Costa Rica, in un gruppo D sempre più indecifrabile. L’Uruguay è stato premiato soprattutto dagli episodi. Ma ha meritato più degli avversari, almeno sul piano della tenacia e della disposizione tattica, non certo del gioco. Anche l’approccio alla partita, però, era stato più convincente. Hodgson ha scelto di confermare l’undici titolare di sabato scorso: dimostrando che la sconfitta con l’Italia è servita a nulla, ha scalfito le certezze di un Paese intero (le critiche sono piovute da più parti), ma non le sue.
Tabarez, invece, ha cambiato tanto, in uomini e modulo, per scelta e per necessità. In particolare in attacco: fuori Forlan, apparso vecchio e finito contro il Costa Rica, con Rodriguez più avanzato; e anche Stuani si è accomodato in panchina per lasciar posto, appunto, a Suarez. E i risultati si sono visti. La squadra era più a suo agio sul campo. Al resto ci ha pensato lui, Suarez. Atteso come un “messia”, mandato in campo in condizioni “precarie” per ammissione del suo stesso allenatore. Ma a certi campioni basta la presenza, a volte, per fare la differenza.
Due gol, uno per tempo, valgono tre punti. Il primo al 40’, su una palla dolcissima scodellata da Cavani e mancata da Jagielka. Il secondo a cinque minuti dal termine, letale, definitivo. Prima era successo poco: tanta battaglia e densità a centrocampo, idee confuse, rare occasioni. Quasi tutte sul piede di Wayne Rooney, massacrato dalla critica britannica forse anche oltre misura: un incrocio dei pali di testa, su angolo, ad un metro dalla linea di porta, un po’ per sfortuna un po’ errore; un rigore in movimento ben parato da Muslera, anche qui un po’ per meriti altrui, un po’ per demeriti propri. Poi, al 75’, il suo primo gol in carriera ai mondiali: perfetto tap-in su una gran percussione di Glen Johnson sull’out di destra. Una rete che scaccia i fantasmi, zittisce le critiche, sembra cambiare radicalmente l’inerzia della partita.
L’Inghilterra prova a vincerla. E invece la perde. Su un lancio lungo dalla difesa, prolungato per errore da Gerrard, Cahill e Jagielka sono ancora inguardabili. E dietro di loro, ovviamente, c’è ancora Suarez. Che non sarà in condizione, mancherà di tono muscolare. Ma è un fenomeno e non sbaglia. Doppietta, Inghilterra tramortita. E Uruguay trasformato e di nuovo in corsa. La nazionale sudamericana, del resto, non è troppo cambiata rispetto a Sudafrica 2010, quando arrivò in semifinale. Lo schema è lo stesso: squadra rocciosa in difesa e a centrocampo, in attesa che davanti le stelle inventino qualcosa. Quattro anni fa c’era un super Forlan, ora giunto al termine della carriera. Nei piani di Tabarez lo ha sostituito Suarez. Che però mancava col Costa Rica, e si è visto. Ora che è tornato “El Pistolero”, la Celeste ha ripreso a funzionare, la qualificazione è di nuovo possibile.
Mentre all’Inghilterra non resta che vincere, segnare tanto, pregare. In caso contrario cominceranno i processi. E saranno sommari: salterà la testa di Hodgson, incapace di dare un’anima ed un’identità alla squadra, che ha giocatori nuovi ma sempre il solito, scolastico impianto. Si tornerà a mettere in discussione il sistema calcio britannico, che in realtà ha anche ricominciato a produrre giovani interessanti, ma poi si perde sempre al momento decisivo. E si criticherà persino la Premier League, il campionato più bello del mondo. Ma infarcito di stranieri. E lungo, logorante, l’unico in Europa senza una consistente pausa invernale. Una delle cause determinanti, secondo alcuni esperti, dei flop mondiali dell’Inghilttera. Ma tutto questo accadrà solo ad eliminazione certificata. C’è ancora spazio per un miracolo, almeno per qualche ora.