La Costa Concordia potrebbe lasciare l‘isola del Giglio due anni e mezzo dopo il naufragio provocato dall’equipaggio della nave. Franco Gabrielli schiaccia l’acceleratore e implicitamente fa pendere l’ago della bilancia nel confronto per decidere dove smantellare il moribondo gigante dei mari. Sarà il governo a prendere la decisione finale – all’inizio della prossima settimana – dopo che la conferenza dei servizi non è riuscita a trovare l’unanimità (Regione Toscana e Provincia di Grosseto hanno votato contro). I contendenti finali sono infatti Genova e Piombino, i cui porti hanno entrambi pro e contro. Da una parte lo scalo del capoluogo ligure che dalla sua ha banchine e attrezzatura pronte per accogliere la Concordia già a fine luglio. Per arrivarci però l’enorme nave da crociera dovrà percorrere 200 miglia e quindi navigare per quasi una settimana attraversando il mare dell’Arcipelago Toscano, con rischi per il Santuario dei Cetacei e eventuali sversamenti che potrebbero preoccupare non solo le coste toscane, ma provocare anche qualche problemino internazionale, visto che la Corsica è a un tiro di schioppo. Dall’altra parte, però, c’è Piombino che la Concordia potrebbe raggiungere in meno di un giorno con relativa tranquillità grazie anche a un maggiore controllo sulle condizioni meteorologiche sul breve. Tuttavia il porto toscano non sarà pronto prima di settembre, quando le giornate di mare calmo cominciano ad essere sempre meno frequenti. Invece, ora che la nave è raddrizzata (e lo è dal settembre 2013), tutti spingono per liberare il prima possibile il Giglio dal colosso arrugginito della Costa Crociere.
“La nave deve andare via il prima possibile” dice il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, che d’altra parte si è speso a più riprese per il trasferimento della Concordia. Gabrielli non lascia molto spazio di manovra al governo, apparentemente: “Questa nave un altro inverno non lo può sopportare. Se questo è il problema la soluzione passa dalle cose possibili non desiderabili. Lo spostamento della nave a Genova ha una finestra favorevole che va dal 13 luglio all’8 di agosto che è l’ambito in cui statisticamente ci sono le condizioni meteo più favorevoli. L’ allontanamento della nave deve avvenire senza soluzione di continuità dal rigalleggiamento, come indica la delibera del Governo”. Renzi è avvertito, le grida del presidente della Toscana Enrico Rossi avranno – a meno di colpi di scena – poco effetto. Il governatore si era accapigliato durante la giornata di mercoledì con il collega ligure Claudio Burlando che naturalmente tira l’acqua al suo di mulino. “Una sciocchezza ciclopica” aveva detto Rossi.
Non spaventano nessuno le raccomandazioni che lo stesso ministero dell’Ambiente ha fissato proprio 24 ore fa, parlando di “progetto di trasferimento inadeguato”. Ma a chiedere che si faccia il prima possibile sono soprattutto i residenti dell’isola: “Per noi la priorità rimane quella” – dice il sindaco (appena riconfermato) Sergio Ortelli – Per questo in conferenza dei servizi abbiamo dato parere favorevole ponendo sempre al primo posto la riduzione dell’impatto sociale ed economico di questa brutta vicenda sulla nostra isola. Il nostro parere è stato vincolato ad alcune prescrizioni circa l’impatto delle operazioni sulla stagione turistica in corso, la terza con la convivenza forzata con il relitto”.
Ma Rossi non molla, anche se pare parlare da sconfitto: “Sulla Concordia la Toscana sta subendo una grande ingiustizia – scrive su facebook – Ci sono battaglie che si fanno fino in fondo semplicemente perché sono giuste, senza chiedersi come finirà. Io ho la coscienza di avere lottato senza risparmio. Ora la decisione passa al governo. In ogni caso, con il nostro impegno, Piombino avrà un porto moderno con un fondale di 20 metri, competitivo per tutto il Mediterraneo”. Ma il presidente della Regione Toscana, esponente del Pd, trova un sostegno insperato, quello di Altero Matteoli, ex ministro dei Trasporti ed ex ministro dell’Ambiente allora del Pdl e ora di Forza Italia. “Prima di decidere eventualmente il trasferimento della nave nel porto di Genova – dichiara il senatore – è necessario fare altri approfondimenti tecnici. L’Isola del Giglio dista da Genova circa 200 miglia ed è previsto che la nave possa essere trainata ad una velocità di un miglio all’ora. Si calcola che in un giorno saranno percorsi non più di trenta miglia e che a Genova la nave arriverebbe dopo una settimana. Se, malauguratamente, e nessuno lo può escludere, le condizioni meteo marine lungo il tragitto diventassero avverse, per esempio, se si dovessero affrontare onde alte più di un metro, la stabilità della ‘Concordià potrebbe essere seriamente compromessa con conseguenze non augurabili”.
Ma in una questione che sembra diventata una rissa di cortile (almeno finché Renzi non prenderà la decisione definitiva in consiglio dei ministri) è il sindaco di Genova a difendere la bontà dell’ipotesi di casa sua: “Quella di Genova è l’unica proposta credibile messa in campo per garantire che il lavoro venga eseguito in Italia” afferma all’AdnKronos Marco Doria. Secondo il Comune di Genova, d’altra parte, “la larghissima maggioranza – 17 su 19 – con cui la conferenza dei servizi ha espresso parere favorevole alla demolizione del relitto Concordia nel porto di Genova, conferma la validità tecnica del progetto presentato dagli operatori genovesi. La decisione spetta ora al consiglio dei ministri. Le operazioni possono e devono svolgersi in tempi rapidi e tutelando l’ambiente. Genova per la professionalità e la tecnologia delle sue aziende e del suo porto, è l’unica reale soluzione che l’Italia può offrire, evitando che le operazioni siano dirottate all’estero. In questo modo sarà possibile svolgere nel nostro paese il lavoro necessario alla demolizione della nave la cui tragedia ha colpito tutta l’Italia”.
Per non saper né leggere né scrivere il Movimento Cinque Stelle ha già presentato un esposto in Procura, a Grosseto. “Un’operazione cosi complessa come la rimozione della Costa Concordia dall’Isola del Giglio deve essere affrontata con estrema cautela e accortezza per evitare qualsiasi tipologia di rischio che possa procurare pericoli in una delle aree più interessanti del nostro Paese” dicono Gianni Girotto e Gianluca Castaldi che hanno presentato anche un’interrogazione d’urgenza al presidente del consiglio Renzi. “Oltre ai danni già prodotti dal naufragio – proseguono Girotto e Castaldi – se per la rimozione non verranno prese le dovute precauzioni temiamo ulteriori danni potenziali legati allo spostamento, dal momento che non si comprende come un relitto della portata della Concordia non in condizioni di poter galleggiare e navigare, possa essere trasportato senza creare alcun danno. Ancora nessuno rende ‘pubbliche’ le modalità apprestate per evitare questi indiscussi rischi”. Tra i rischi quelli legati all’ipoclorito di sodio, cioè la candeggina: a bordo, secondo Costa, ce n’era una tonnellata.
Ambiente & Veleni
Concordia, Gabrielli “tenta” Renzi: “Pronti a rimuoverla dal Giglio entro il 20 luglio”
Il consiglio dei ministri si pronuncerà sulla meta finale per lo smantellamento la prossima settimana, ma il capo della Protezione civile avverte: "Questa nave un altro inverno non lo può sopportare". Rossi insiste: "La Toscana sta subendo un'ingiustizia". M5s presenta un esposto in Procura e un'interrogazione urgente a Renzi
La Costa Concordia potrebbe lasciare l‘isola del Giglio due anni e mezzo dopo il naufragio provocato dall’equipaggio della nave. Franco Gabrielli schiaccia l’acceleratore e implicitamente fa pendere l’ago della bilancia nel confronto per decidere dove smantellare il moribondo gigante dei mari. Sarà il governo a prendere la decisione finale – all’inizio della prossima settimana – dopo che la conferenza dei servizi non è riuscita a trovare l’unanimità (Regione Toscana e Provincia di Grosseto hanno votato contro). I contendenti finali sono infatti Genova e Piombino, i cui porti hanno entrambi pro e contro. Da una parte lo scalo del capoluogo ligure che dalla sua ha banchine e attrezzatura pronte per accogliere la Concordia già a fine luglio. Per arrivarci però l’enorme nave da crociera dovrà percorrere 200 miglia e quindi navigare per quasi una settimana attraversando il mare dell’Arcipelago Toscano, con rischi per il Santuario dei Cetacei e eventuali sversamenti che potrebbero preoccupare non solo le coste toscane, ma provocare anche qualche problemino internazionale, visto che la Corsica è a un tiro di schioppo. Dall’altra parte, però, c’è Piombino che la Concordia potrebbe raggiungere in meno di un giorno con relativa tranquillità grazie anche a un maggiore controllo sulle condizioni meteorologiche sul breve. Tuttavia il porto toscano non sarà pronto prima di settembre, quando le giornate di mare calmo cominciano ad essere sempre meno frequenti. Invece, ora che la nave è raddrizzata (e lo è dal settembre 2013), tutti spingono per liberare il prima possibile il Giglio dal colosso arrugginito della Costa Crociere.
“La nave deve andare via il prima possibile” dice il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, che d’altra parte si è speso a più riprese per il trasferimento della Concordia. Gabrielli non lascia molto spazio di manovra al governo, apparentemente: “Questa nave un altro inverno non lo può sopportare. Se questo è il problema la soluzione passa dalle cose possibili non desiderabili. Lo spostamento della nave a Genova ha una finestra favorevole che va dal 13 luglio all’8 di agosto che è l’ambito in cui statisticamente ci sono le condizioni meteo più favorevoli. L’ allontanamento della nave deve avvenire senza soluzione di continuità dal rigalleggiamento, come indica la delibera del Governo”. Renzi è avvertito, le grida del presidente della Toscana Enrico Rossi avranno – a meno di colpi di scena – poco effetto. Il governatore si era accapigliato durante la giornata di mercoledì con il collega ligure Claudio Burlando che naturalmente tira l’acqua al suo di mulino. “Una sciocchezza ciclopica” aveva detto Rossi.
Non spaventano nessuno le raccomandazioni che lo stesso ministero dell’Ambiente ha fissato proprio 24 ore fa, parlando di “progetto di trasferimento inadeguato”. Ma a chiedere che si faccia il prima possibile sono soprattutto i residenti dell’isola: “Per noi la priorità rimane quella” – dice il sindaco (appena riconfermato) Sergio Ortelli – Per questo in conferenza dei servizi abbiamo dato parere favorevole ponendo sempre al primo posto la riduzione dell’impatto sociale ed economico di questa brutta vicenda sulla nostra isola. Il nostro parere è stato vincolato ad alcune prescrizioni circa l’impatto delle operazioni sulla stagione turistica in corso, la terza con la convivenza forzata con il relitto”.
Ma Rossi non molla, anche se pare parlare da sconfitto: “Sulla Concordia la Toscana sta subendo una grande ingiustizia – scrive su facebook – Ci sono battaglie che si fanno fino in fondo semplicemente perché sono giuste, senza chiedersi come finirà. Io ho la coscienza di avere lottato senza risparmio. Ora la decisione passa al governo. In ogni caso, con il nostro impegno, Piombino avrà un porto moderno con un fondale di 20 metri, competitivo per tutto il Mediterraneo”. Ma il presidente della Regione Toscana, esponente del Pd, trova un sostegno insperato, quello di Altero Matteoli, ex ministro dei Trasporti ed ex ministro dell’Ambiente allora del Pdl e ora di Forza Italia. “Prima di decidere eventualmente il trasferimento della nave nel porto di Genova – dichiara il senatore – è necessario fare altri approfondimenti tecnici. L’Isola del Giglio dista da Genova circa 200 miglia ed è previsto che la nave possa essere trainata ad una velocità di un miglio all’ora. Si calcola che in un giorno saranno percorsi non più di trenta miglia e che a Genova la nave arriverebbe dopo una settimana. Se, malauguratamente, e nessuno lo può escludere, le condizioni meteo marine lungo il tragitto diventassero avverse, per esempio, se si dovessero affrontare onde alte più di un metro, la stabilità della ‘Concordià potrebbe essere seriamente compromessa con conseguenze non augurabili”.
Ma in una questione che sembra diventata una rissa di cortile (almeno finché Renzi non prenderà la decisione definitiva in consiglio dei ministri) è il sindaco di Genova a difendere la bontà dell’ipotesi di casa sua: “Quella di Genova è l’unica proposta credibile messa in campo per garantire che il lavoro venga eseguito in Italia” afferma all’AdnKronos Marco Doria. Secondo il Comune di Genova, d’altra parte, “la larghissima maggioranza – 17 su 19 – con cui la conferenza dei servizi ha espresso parere favorevole alla demolizione del relitto Concordia nel porto di Genova, conferma la validità tecnica del progetto presentato dagli operatori genovesi. La decisione spetta ora al consiglio dei ministri. Le operazioni possono e devono svolgersi in tempi rapidi e tutelando l’ambiente. Genova per la professionalità e la tecnologia delle sue aziende e del suo porto, è l’unica reale soluzione che l’Italia può offrire, evitando che le operazioni siano dirottate all’estero. In questo modo sarà possibile svolgere nel nostro paese il lavoro necessario alla demolizione della nave la cui tragedia ha colpito tutta l’Italia”.
Per non saper né leggere né scrivere il Movimento Cinque Stelle ha già presentato un esposto in Procura, a Grosseto. “Un’operazione cosi complessa come la rimozione della Costa Concordia dall’Isola del Giglio deve essere affrontata con estrema cautela e accortezza per evitare qualsiasi tipologia di rischio che possa procurare pericoli in una delle aree più interessanti del nostro Paese” dicono Gianni Girotto e Gianluca Castaldi che hanno presentato anche un’interrogazione d’urgenza al presidente del consiglio Renzi. “Oltre ai danni già prodotti dal naufragio – proseguono Girotto e Castaldi – se per la rimozione non verranno prese le dovute precauzioni temiamo ulteriori danni potenziali legati allo spostamento, dal momento che non si comprende come un relitto della portata della Concordia non in condizioni di poter galleggiare e navigare, possa essere trasportato senza creare alcun danno. Ancora nessuno rende ‘pubbliche’ le modalità apprestate per evitare questi indiscussi rischi”. Tra i rischi quelli legati all’ipoclorito di sodio, cioè la candeggina: a bordo, secondo Costa, ce n’era una tonnellata.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.