Ogni anno circa 200mila persone muoiono per malattie legate al consumo di droghe. I tossicodipendenti sono circa 25 milioni e 200 milioni coloro che assumono droghe almeno una volta l’anno. Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultimo rapporto dell’Ufficio dell’Onu per le droghe e il crimine, presentati per la Giornata mondiale contro l’abuso di droga e il traffico illecito del 26 giugno.
Business da 320 miliardi di dollari, Gatti (Asl Milano): “Non c’è industria che produca di più”. Cifre cui va aggiunto un altro dato, emerso nei giorni scorsi all’International drug enforcement conference, la riunione annuale dei capi delle agenzie antidroga mondiali, che si è svolta per la prima volta in Italia. Riguarda il giro d’affari dell’industria della droga, stimato in 320 miliardi di dollari. Un business concentrato in questi giorni sul Mundial. Le forze dell’ordine brasiliane stimano, infatti, in 10 milioni di dosi giornaliere il consumo di droghe durante il mondiale di calcio. “Sono dati impressionanti, che spiegano perché l’industria della droga ha un potere politico, finanziario e militare in grado di condizionare l’economia mondiale – sottolinea Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano -. In Italia, ad esempio, non c’è industria che produca più del traffico di droghe, un settore che rende come il comparto tessile e manifatturiero messi insieme”.
Grosso (Gruppo Abele): “In Italia ‘fatturato’ stimato in 24 miliardi”. Guadagni illeciti che entreranno a far parte del Pil. L’Eurostat, l’ufficio statistico europeo, ha infatti inserito prostituzione e consumo di droghe nei nuovi standard di misurazione della ricchezza. Una scelta criticata dal Wall Street Journal, che la considera “Un modo per gonfiare l’economia di uno Stato”. L’Italia potrebbe essere tra i primi Paesi ad adottare i nuovi parametri, in vigore da settembre, anche se Bankitalia ne ha ridimensionato l’impatto sul conto economico nazionale, stimato all’inizio intorno al 10%. “Il mercato delle droghe in Italia consente un fatturato, stimato per difetto, di 24 miliardi di euro – afferma Leopoldo Grosso, psicoterapeuta, vicepresidente del Gruppo Abele e curatore dell’Atlante delle dipendenze -. Perché questo mercato faccia parte del Pil, dovrebbero prima essere risolti i problemi etico-legali connessi al difficile equilibrio tra l’emersione di fenomeni diffusi e il loro contenimento. Abbiamo sotto gli occhi – ammonisce Grosso – gli effetti della deregulation del gioco d’azzardo: oggi l’Italia detiene il primato europeo del gioco, la cui industria, stimata al 3-4% del Pil, è la terza o quarta del Paese”.
Meno morti per overdose, ma il consumo di droghe è una delle principali cause di decesso tra i giovani. La scelta dell’Eurostat evidenzia quanto il problema droghe investa l’Europa. Secondo il Rapporto dell’Osservatorio europeo di Lisbona, nonostante negli ultimi anni ci sia stata una riduzione delle morti per overdose, passate da 7100 nel 2009 a 6100 nel 2012, il consumo di droghe rimane, infatti, una delle principali cause di mortalità tra i giovani europei. “In pochi percepiscono l’abuso come perdita di controllo – spiega Gatti -. I distinguo tra uso e abuso, confine solo convenzionale, sono una scusa per autogiustificare un consumo che si considera inopportuno, ma non si vuole interrompere. È sempre straordinario scoprire quanto siamo disposti a pagare per tutto ciò che rafforza la nostra fragilità”.
Preoccupa il fenomeno degli oppiacei sintetici. Secondo l’Atlante delle dipendenze del Gruppo Abele, in Italia resta la cannabis la sostanza più usata, con oltre l’8% delle persone tra i 15 e i 34 anni ad averne fatto uso almeno una volta nell’ultimo anno. La cocaina continua, invece, a essere la sostanza illecita preferita nel Vecchio continente. Circa 14,1 milioni di cittadini tra i 15 e i 64 anni dichiara di averla provata almeno una volta e 3,1 milioni solo nell’ultimo anno (qui una mappa europea della sua diffusione). Sono, inoltre, 1,3 milioni i consumatori problematici di oppiacei, perlopiù eroina. “Benché la produzione globale di eroina rimanga elevata e i sequestri siano in ripresa – spiegano gli esperti europei -, i dati più recenti mostrano un minor consumo e un preoccupante fenomeno di sostituzione con altre sostanze, tra cui oppiacei sintetici. Il numero di pazienti che si sono sottoposti per la prima volta a cure per eroina – si legge nel rapporto – è, infatti, passato da 59mila nel 2007 a 31mila nel 2012”. “In generale è quasi come se la crisi – chiarisce Gatti – abbia depresso la crescita dei consumi che misuriamo e, forse, le tendenze all’accelerazione e al doping della vita quotidiana degli anni passati. Gli usi delle droghe sono più utilitaristici, non per forza comprendono la devianza o la scelta di uno stile di vita”. Dello stesso avviso Grosso, secondo il quale “La stragrande maggioranza dei consumatori non è portatrice di disagi psicologici o sofferenze personali, e spesso fa un uso ricreativo di sostanze illecite”.
Nel 2013 notificate 81 nuove sostanze dall’Unione europea. In un mercato delle droghe in rapido mutamento assumono sempre più rilevanza quelle sintetiche, come le sostanze psicoattive. Nel 2013 sono state notificate per la prima volta al sistema di allerta rapido dell’Ue 81 nuove sostanze, una cifra che porta a oltre 350 il numero di molecole monitorate dall’agenzia europea. L’acquisto di nuove e vecchie droghe tramite le cosiddette darknet – reti online sommerse che permettono una comunicazione anonima – è ormai una nuova sfida per le autorità di polizia. Solo lo scorso anno sono stati individuati circa 650 siti web. “La produzione di sostanze di sintesi – spiega il vicepresidente del Gruppo Abele – sembra una modalità europea, a fronte degli oppiacei provenienti dall’Asia e della cocaina dall’America latina, ed è spesso basata su laboratori improvvisati, su base artigianale”. “Oggi – aggiunge Gatti – la potenzialità di sviluppo dei mercati delle sostanze psicoattive è infinita e sfugge a qualsiasi controllo. Tramite la Rete, infatti, è nata la possibilità di mercati a km zero. Il rischio – ammonisce lo studioso dell’Asl – è altissimo. Di molte sostanze, infatti, non conosciamo gli effetti reali sul fisico e sulla psiche, specialmente quando sono mescolate”.
“Negli Usa l’abuso di farmaci oppiacei per la terapia del dolore stra creando più morti di eroina e cocaina”. Ma com’è possibile arginare questo fenomeno? Secondo Grosso, “È necessario concentrare gli sforzi repressivi sui narcotrafficanti e, allo stesso tempo, non fare ricadere le conseguenze sui due anelli deboli della filiera delle droghe, i contadini che le coltivano e i consumatori”. “In tutti noi – aggiunge Gatti – c’è una tendenza naturale all’alterazione piacevole dello stato mentale e, allo stesso modo, alla dipendenza. Il problema reale è lo sfruttamento commerciale di queste tendenze, introdotto il secolo scorso con la nascita della società dei consumi. Sarebbe facile – continua l’esperto – dire che rafforzando prevenzione e cura, o modificando le leggi in vigore, si potrebbe arginare il fenomeno. Ma non è così. Al massimo, come si sta facendo negli Usa, si potrebbe spostare parte del mercato illegale verso quello legale. Ma ciò provocherebbe vantaggi e svantaggi ancora tutti da valutare su larga scala. Proprio negli States, ad esempio, l’abuso di farmaci oppiacei per la terapia del dolore sta causando più morti di eroina e cocaina messe insieme. Forse – conclude Gatti – la soluzione potrebbe essere un cambio di prospettiva, un modo diverso di costruire modelli sociali e di consumo. A cominciare dallo sfruttamento dei minori attraverso bisogni indotti in grado di generare consumi, meccanismo su cui si basa l’attuale mercato della droga nei Paesi occidentali”.