È tornata in procura per la seconda volta in poche settimane. Marina Orlandi, vedova di Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br il 19 marzo 2002, è stata convocata per la seconda volta nell’ambito dell’inchiesta bis sulla mancata scorta al giuslavorista. Verso le 15:30 la donna è salita negli uffici del pm Antonello Gustapane che ha aperto una inchiesta contro ignoti per il reato di omicidio per omissione. L’inchiesta (una analoga dieci anni fa era stata archiviata) era partita dopo il ritrovamento negli archivi privati dell’ex segretario particolare dell’allora ministro Claudio Scajola di due carte. Queste proverebbero che Scajola (che non è indagato) sapeva dei pericoli che correva il professore, giá prima del delitto. Come persone informate sui fatti, tra gli altri, sono stati sentiti Pier Ferdinando Casini, Maurizio Sacconi, Franco Frattini e lo stesso Luciano Zocchi.
“Ritengo che abbia fornito un grande ricostruzione — ha spiegato l’avvocato della vedova, Guido Magnisi — e la Procura ha gli elementi per completare l’opera”. La scelta di risentire, dopo l’audizione dello scorso maggio, ancora una volta Marina Orlandi, potrebbe segnalare che l’indagine è a un punto di svolta. Molto presto a essere sentito dal pm Gustapane (che lavora assieme al procuratore capo Roberto Alfonso) potrebbe essere proprio lo stesso Claudio Scajola, finito agli arresti nel frattempo per il caso Matacena. Al politico ligure i pm potrebbero chiedere molti chiarimenti su tante cose che nella prima inchiesta sulla mancata scorta, non erano venute a galla. Oltre alle carte di Zocchi infatti, i tanti testimoni sentiti, hanno tutti ribadito che l’allora capo del Viminale, poi dimessosi dalla carica dopo avere dato del “rompicoglioni” a Biagi ormai defunto, era al corrente dei pericoli per il giuslavorista. Questo nonostante nell’aprile 2002 in parlamento Scajola avesse negato di avere mai saputo dei pericoli.