“La decisione è presa. Il Consiglio europeo propone Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione europea“, lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, su Twitter. La designazione di Jean-Claude Juncker è stata decisa dal Consiglio Europeo con un voto a maggioranza qualificata che ha visto 26 Paesi esprimersi in suo favore e solo due (Gran Bretagna e Ungheria) votare contro. La parola passa ora al Parlamento europeo. La nomina formale a presidente della Commissione europea di Juncker arriverà infatti solo dopo l’approvazione da parte dell’assemblea di Strasburgo. Il voto avverrà il 16 luglio in un vertice straordinario a Bruxelles.
Il premier britannico Cameron: “Ve ne pentirete”
La prima reazione è quella del grande oppositore, il premier britannico David Cameron. In un tweet, il leader inglese ha reso noto di aver detto ai colleghi europei durante la riunione del Consiglio che “potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo” messo in atto per “scegliere il nuovo presidente della Commissione. Mi batterò sempre per gli interessi della Gran Bretagna”. Una nomina cui il Regno Unito aveva ribadito in mattinata il proprio no: “E’ la persona sbagliata”, aveva detto per l’ennesima volta Cameron al suo arrivo al vertice. Ma il premier britannico è isolato e lo sa: “Io rispetto l’opinione di Cameron, ma siamo 28 e ci sono almeno 26 paesi a favore”, la risposta a distanza del collega spagnolo Mariano Rajoy.
Cosa vuole l’Italia
La partita più importante per l’Italia al vertice Ue in corso è quella della flessibilità che Roma vorrebbe in cambio delle riforme avviate. Dopo le tensioni e la riappacificazione registrate nella serata di ieri, questa mattina, prima dell’avvio dei lavori, Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un nuovo incontro.
Flessibilità, aperture nelle bozze delle conclusioni
Di buon mattino è arrivato un ‘no’ al programma italiano. “Il patto di stabilità deve essere basato su due pilastri. Il primo è la stabilità e non c’è bisogno di altra flessibilità”, è la prima cosa che ha detto il premier finlandese Aleksander Stubb al suo arrivo al vertice Ue. Il secondo pilastro, spiega Stubb è la crescita, ma “non dobbiamo creare l’illusione che siano i politici a crearla”. Ma le anticipazioni delle conclusioni del vertice che stanno uscendo da Ypres sembrano contenere un’apertura verso le richieste italiane. “Fare il miglior uso della flessibilità” già contenuta nelle regole esistenti del Patto di Stabilità e crescita, si legge nelle ultime bozze dell’Agenda Van Rompuy e delle conclusioni del vertice Ue. “Rispettiamo il Patto di Stabilità e crescita – si legge – tutte le nostre economie devono continuare a perseguire le riforme strutturali“. Se sia una vittoria o no per il governo, lo si capirà meglio nella formulazione esatta della versione finale, certo è chiaro l’obbligo ad utilizzare possibili deroghe per fini concreti e non per aggiustare i bilanci: creare occupazione e combattere la povertà.
Immigrazione, Frontex verso la polizia di frontiera unica
Passi in avanti anche in direzione di una gestione comunitaria dei flussi migratori. Frontex, l’agenzia europea che gestisce il controllo delle frontiere, “dovrebbe rafforzare la propria assistenza operativa, in particolare per sostenere gli Stati membri che devono affrontare una forte pressione alle loro frontiere esterne”. Tutto ciò “nel rispetto dell’articolo 80” del Trattato sul funzionamento dell’Ue che prescrive il “principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri”. Ovvero l’apertura che l’Italia avanza da tempo a Bruxelles. Nel contesto dello sviluppo a lungo termine di Frontex, il consiglio auspica “la possibilità di istituire un sistema europeo di guardie di frontiera per migliorare il controllo e la capacità di sorveglianza alle frontiere esterne dovrebbe essere studiato”. Nulla di fatto, invece, per il “mutuo riconoscimento” delle decisioni sull’asilo, punto fortemente voluto dall’Italia, che scompare nell’ultima bozza.
Il governo: soddisfatte le richieste italiane
“Abbiamo ottenuto quanto volevamo: ampi spazi di manovra sul fronte della flessibilità con l’impegno a tenere conto delle riforme strutturali e la possibilità di sviluppare strumenti finanziari per progetti di investimenti nel lungo periodo”, esulta Sandro Gozi, responsabile delle politiche Ue. “Sono stati fatti passi avanti molto significativi”, ribadisce Gozi, anche dopo il lavoro portato avanti nella notte dagli sherpa dei 28 sul testo Van Rompuy, il documento che deve disegnare il mandato della Commissione Ue nei prossimi 5 anni. “E’ stata confermata la volontà, da parte di tutti, di un migliore uso della flessibilità del Patto e di dare attenzione particolare alle riforme strutturali” per la crescita. Un passaggio “sempre chiesto dall’Italia“, ricorda il responsabile delle politiche Ue. Inoltre – aggiunge – si indicherà anche la “possibilità di sviluppare strumenti finanziari, in particolare quelli per i progetti di investimento a lungo periodo”, sempre in chiave della crescita.
Politiche Ue, il 63% degli italiani non ha fiducia in Renzi
Nel semestre di presidenza italiana dell’Unione europea che comincia la prossima settimana Renzi non riuscirà a cambiare la politica Ue. La pensa così il campione intervistato dall’istituto Ixè per ‘Agorà’ (Rai3): per il 63% Renzi non ce la farà “perché le decisioni vengono prese altrove”. Il 35%crede invece nel successo del premier.
Serata di tensione Renzi-Merkel
Quella di ieri al vertice Ue era stata una serata di tensione tra Matteo Renzi e Angela Merkel. “Cara Angela, noi rispettiamo e rispetteremo il Patto: non faremo come la Germania nel 2003”, quando Berlino chiese e ottenne uno sforamento del 3%, l’affondo del presidente del Consiglio. Il premier vuole che l’Europa si dia una “mossa” per “le famiglie, la crescita e l’occupazione”. E vuole che la sua ricetta – fatta di rispetto delle regole, ma anche di maggiore flessibilità – passi come linea guida del mandato della prossima presidenza Ue, per cui è pronto a dare il suo via libera a Jean-Claude Juncker, ma a patto che il ‘cambio di verso’ dell’Europa diventi realtà. Stando alle cronache che arrivano da Ypres, Renzi ieri ha tenuto il punto anche con la cancelliera. Negli ultimi tempi la sintonia tra i due c’è, ma quando ieri si è entrati nei dettagli di quella flessibilità sulla quale entrambi concordano si sono accesi momenti di tensione. Fonti europee hanno raccontato di una “accesa discussione” tra i due durante la cena dei leader. Dopo cena, riferiscono le stesse fonti, le acque tuttavia si sarebbero calmate. E Renzi e la Merkel avrebbero avuto un tête-à-tête distensivo “in un clima di intesa” per spiegarsi meglio le rispettive ragioni.
Prosegue il balletto delle nomine
La posizione italiana è quella di portare a casa la poltrona del capo della diplomazia europea, per la quale Renzi ha messo in pista Federica Mogherini (il che risponderebbe anche ai suoi desiderata di una forte quota rosa). Ma la partita non è scontata. E Roma potrebbe calare altri assi nella trattativa diretta tra i 28. L’obiettivo rimane quello di ‘Mrs Pesc’, ribadisce chi gli è vicino. Ma quando la discussione entrerà nel vivo e si potrebbero creare nuovi spazi di mediazione, l’Italia potrebbe riproporre anche un altro obiettivo: l’Eurogruppo. Una casella che – qualcuno ricorda – era quella su cui Roma originariamente sembrava puntare (con l’ipotesi Padoan). Altri sostengono poi sia ancora aperta anche la partita per il Consiglio Europeo e rilanciano il nome di Enrico Letta che compare, accanto ad uno ‘smile’, tra i candidati (l’altro è la premier danese Thorning-Schimdt, che però ieri è sembrata sfilarsi) del toto-nomine sul Financial Times.
Firmato l’accordo Ucraina-Ue, ira della Russia
In mattina a Ypres è stato firmato l’Accordo di associazione tra Ucraina ed Europa. L’intesa è stata sottoscritta, nel corso di una cerimonia al vertice Ue, dal presidente Petro Poroshenko e dai leader dei 28. Lo stesso tipo di accordo è stato concluso anche con Georgia e Moldavia. La notizia ha provocato le ire di Mosca. “La decisione dell’Ucraina di firmare l’accordo di associazione con l’Ue rientra nella sua sovranità, ma le conseguenze di questo passo saranno gravi”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Interfax il vice ministro degli Esteri della Russia, Grigory Karasin.
Bruxelles, attivisti di Greenpeace in azione
Sospesi nel vuoto, agganciati ad una gru accanto al Justus Lipsius, la sede del vertice Ue, dove hanno appeso un enorme striscione che raffigura i leader dell’Unione pronti a schiantarsi con una limousine. L’azione dimostrativa è stata inscenata da sei dei 35 attivisti di Greenpeace coinvolti oggi a Bruxelles in una protesta per dire la loro contro la dipendenza energetica europea, a pochi passi dal luogo dove sono riuniti i capi di Stato e di governo dei 28. Gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato enormi striscioni sul palazzo in costruzione del Consiglio europeo: sono raffigurati i leader Ue che corrono sul crinale di una scogliera, a bordo di una limousine sponsorizzata dalle industrie energetiche più inquinanti e pericolose per l’ambiente. Gli attivisti sono adesso in attesa di recapitare ai leader europei una lettera in cui chiedono di liberare l’Europa dall’inquinamento e dai combustibili dannosi.
Zonaeuro
Ue, Jean-Claude Juncker nominato nuovo presidente della Commissione Europea
Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, su Twitter. Le cronache di ieri parlano di uno scontro a cena tra Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Merkel, poi di un tête-à-tête distensivo. In mattinata un nuovo incontro a due. Il premier italiano preme per le nomine di Letta alla presidenza del Consiglio Ue e della Mogherini agli Esteri. Aperture sulla flessibilità, esulta il Pd: "Passi in avanti significativi"
“La decisione è presa. Il Consiglio europeo propone Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione europea“, lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, su Twitter. La designazione di Jean-Claude Juncker è stata decisa dal Consiglio Europeo con un voto a maggioranza qualificata che ha visto 26 Paesi esprimersi in suo favore e solo due (Gran Bretagna e Ungheria) votare contro. La parola passa ora al Parlamento europeo. La nomina formale a presidente della Commissione europea di Juncker arriverà infatti solo dopo l’approvazione da parte dell’assemblea di Strasburgo. Il voto avverrà il 16 luglio in un vertice straordinario a Bruxelles.
Il premier britannico Cameron: “Ve ne pentirete”
La prima reazione è quella del grande oppositore, il premier britannico David Cameron. In un tweet, il leader inglese ha reso noto di aver detto ai colleghi europei durante la riunione del Consiglio che “potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo” messo in atto per “scegliere il nuovo presidente della Commissione. Mi batterò sempre per gli interessi della Gran Bretagna”. Una nomina cui il Regno Unito aveva ribadito in mattinata il proprio no: “E’ la persona sbagliata”, aveva detto per l’ennesima volta Cameron al suo arrivo al vertice. Ma il premier britannico è isolato e lo sa: “Io rispetto l’opinione di Cameron, ma siamo 28 e ci sono almeno 26 paesi a favore”, la risposta a distanza del collega spagnolo Mariano Rajoy.
Cosa vuole l’Italia
La partita più importante per l’Italia al vertice Ue in corso è quella della flessibilità che Roma vorrebbe in cambio delle riforme avviate. Dopo le tensioni e la riappacificazione registrate nella serata di ieri, questa mattina, prima dell’avvio dei lavori, Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un nuovo incontro.
Flessibilità, aperture nelle bozze delle conclusioni
Di buon mattino è arrivato un ‘no’ al programma italiano. “Il patto di stabilità deve essere basato su due pilastri. Il primo è la stabilità e non c’è bisogno di altra flessibilità”, è la prima cosa che ha detto il premier finlandese Aleksander Stubb al suo arrivo al vertice Ue. Il secondo pilastro, spiega Stubb è la crescita, ma “non dobbiamo creare l’illusione che siano i politici a crearla”. Ma le anticipazioni delle conclusioni del vertice che stanno uscendo da Ypres sembrano contenere un’apertura verso le richieste italiane. “Fare il miglior uso della flessibilità” già contenuta nelle regole esistenti del Patto di Stabilità e crescita, si legge nelle ultime bozze dell’Agenda Van Rompuy e delle conclusioni del vertice Ue. “Rispettiamo il Patto di Stabilità e crescita – si legge – tutte le nostre economie devono continuare a perseguire le riforme strutturali“. Se sia una vittoria o no per il governo, lo si capirà meglio nella formulazione esatta della versione finale, certo è chiaro l’obbligo ad utilizzare possibili deroghe per fini concreti e non per aggiustare i bilanci: creare occupazione e combattere la povertà.
Immigrazione, Frontex verso la polizia di frontiera unica
Passi in avanti anche in direzione di una gestione comunitaria dei flussi migratori. Frontex, l’agenzia europea che gestisce il controllo delle frontiere, “dovrebbe rafforzare la propria assistenza operativa, in particolare per sostenere gli Stati membri che devono affrontare una forte pressione alle loro frontiere esterne”. Tutto ciò “nel rispetto dell’articolo 80” del Trattato sul funzionamento dell’Ue che prescrive il “principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri”. Ovvero l’apertura che l’Italia avanza da tempo a Bruxelles. Nel contesto dello sviluppo a lungo termine di Frontex, il consiglio auspica “la possibilità di istituire un sistema europeo di guardie di frontiera per migliorare il controllo e la capacità di sorveglianza alle frontiere esterne dovrebbe essere studiato”. Nulla di fatto, invece, per il “mutuo riconoscimento” delle decisioni sull’asilo, punto fortemente voluto dall’Italia, che scompare nell’ultima bozza.
Il governo: soddisfatte le richieste italiane
“Abbiamo ottenuto quanto volevamo: ampi spazi di manovra sul fronte della flessibilità con l’impegno a tenere conto delle riforme strutturali e la possibilità di sviluppare strumenti finanziari per progetti di investimenti nel lungo periodo”, esulta Sandro Gozi, responsabile delle politiche Ue. “Sono stati fatti passi avanti molto significativi”, ribadisce Gozi, anche dopo il lavoro portato avanti nella notte dagli sherpa dei 28 sul testo Van Rompuy, il documento che deve disegnare il mandato della Commissione Ue nei prossimi 5 anni. “E’ stata confermata la volontà, da parte di tutti, di un migliore uso della flessibilità del Patto e di dare attenzione particolare alle riforme strutturali” per la crescita. Un passaggio “sempre chiesto dall’Italia“, ricorda il responsabile delle politiche Ue. Inoltre – aggiunge – si indicherà anche la “possibilità di sviluppare strumenti finanziari, in particolare quelli per i progetti di investimento a lungo periodo”, sempre in chiave della crescita.
Politiche Ue, il 63% degli italiani non ha fiducia in Renzi
Nel semestre di presidenza italiana dell’Unione europea che comincia la prossima settimana Renzi non riuscirà a cambiare la politica Ue. La pensa così il campione intervistato dall’istituto Ixè per ‘Agorà’ (Rai3): per il 63% Renzi non ce la farà “perché le decisioni vengono prese altrove”. Il 35%crede invece nel successo del premier.
Serata di tensione Renzi-Merkel
Quella di ieri al vertice Ue era stata una serata di tensione tra Matteo Renzi e Angela Merkel. “Cara Angela, noi rispettiamo e rispetteremo il Patto: non faremo come la Germania nel 2003”, quando Berlino chiese e ottenne uno sforamento del 3%, l’affondo del presidente del Consiglio. Il premier vuole che l’Europa si dia una “mossa” per “le famiglie, la crescita e l’occupazione”. E vuole che la sua ricetta – fatta di rispetto delle regole, ma anche di maggiore flessibilità – passi come linea guida del mandato della prossima presidenza Ue, per cui è pronto a dare il suo via libera a Jean-Claude Juncker, ma a patto che il ‘cambio di verso’ dell’Europa diventi realtà. Stando alle cronache che arrivano da Ypres, Renzi ieri ha tenuto il punto anche con la cancelliera. Negli ultimi tempi la sintonia tra i due c’è, ma quando ieri si è entrati nei dettagli di quella flessibilità sulla quale entrambi concordano si sono accesi momenti di tensione. Fonti europee hanno raccontato di una “accesa discussione” tra i due durante la cena dei leader. Dopo cena, riferiscono le stesse fonti, le acque tuttavia si sarebbero calmate. E Renzi e la Merkel avrebbero avuto un tête-à-tête distensivo “in un clima di intesa” per spiegarsi meglio le rispettive ragioni.
Prosegue il balletto delle nomine
La posizione italiana è quella di portare a casa la poltrona del capo della diplomazia europea, per la quale Renzi ha messo in pista Federica Mogherini (il che risponderebbe anche ai suoi desiderata di una forte quota rosa). Ma la partita non è scontata. E Roma potrebbe calare altri assi nella trattativa diretta tra i 28. L’obiettivo rimane quello di ‘Mrs Pesc’, ribadisce chi gli è vicino. Ma quando la discussione entrerà nel vivo e si potrebbero creare nuovi spazi di mediazione, l’Italia potrebbe riproporre anche un altro obiettivo: l’Eurogruppo. Una casella che – qualcuno ricorda – era quella su cui Roma originariamente sembrava puntare (con l’ipotesi Padoan). Altri sostengono poi sia ancora aperta anche la partita per il Consiglio Europeo e rilanciano il nome di Enrico Letta che compare, accanto ad uno ‘smile’, tra i candidati (l’altro è la premier danese Thorning-Schimdt, che però ieri è sembrata sfilarsi) del toto-nomine sul Financial Times.
Firmato l’accordo Ucraina-Ue, ira della Russia
In mattina a Ypres è stato firmato l’Accordo di associazione tra Ucraina ed Europa. L’intesa è stata sottoscritta, nel corso di una cerimonia al vertice Ue, dal presidente Petro Poroshenko e dai leader dei 28. Lo stesso tipo di accordo è stato concluso anche con Georgia e Moldavia. La notizia ha provocato le ire di Mosca. “La decisione dell’Ucraina di firmare l’accordo di associazione con l’Ue rientra nella sua sovranità, ma le conseguenze di questo passo saranno gravi”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Interfax il vice ministro degli Esteri della Russia, Grigory Karasin.
Bruxelles, attivisti di Greenpeace in azione
Sospesi nel vuoto, agganciati ad una gru accanto al Justus Lipsius, la sede del vertice Ue, dove hanno appeso un enorme striscione che raffigura i leader dell’Unione pronti a schiantarsi con una limousine. L’azione dimostrativa è stata inscenata da sei dei 35 attivisti di Greenpeace coinvolti oggi a Bruxelles in una protesta per dire la loro contro la dipendenza energetica europea, a pochi passi dal luogo dove sono riuniti i capi di Stato e di governo dei 28. Gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato enormi striscioni sul palazzo in costruzione del Consiglio europeo: sono raffigurati i leader Ue che corrono sul crinale di una scogliera, a bordo di una limousine sponsorizzata dalle industrie energetiche più inquinanti e pericolose per l’ambiente. Gli attivisti sono adesso in attesa di recapitare ai leader europei una lettera in cui chiedono di liberare l’Europa dall’inquinamento e dai combustibili dannosi.
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Commissione Ue, Renzi avverte: “Sì a Juncker solo con un programma chiaro”
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L’Ue sfida Israele. Bruxelles ai paesi membri: “Non fate affari con le colonie”
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Mondo
Trump “aiuterà Kiev ad avere più difesa aerea dall’Ue” e ipotizza controllo Usa delle centrali ucraine. Zelensky: “Possibile pace quest’anno”
Politica
La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
Politica
“Più efficienza bellica in tempi di pace per inevitabili guerre”: così il Manifesto parla dell’Ue di oggi
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Sarà una 'magia comunicativa' delle sue, come dicono in Transatlantico dalle parti della maggioranza, quella di Giorgia Meloni che con l'attacco oggi in aula al Manifesto di Ventotene ha sviato l'attenzione dalle tensioni del centrodestra. Ma lo stesso effetto, la premier lo ha provocato anche nel campo avversario: le opposizioni divise, che si sono presentate in aula con 6 risoluzioni diverse, sono tornate a parlare con una sola voce nella difesa del Manifesto antifascista di Ventotene, testo fondante dell'Unione europea, sul quale la presidente del Consiglio ha detto di non riconoscersi: "Quella non è la mia Europa".
Duro il commento di Elly Schlein: "Giorgia Meloni ha deciso in aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia". Scrive Matteo Renzi sui social. "La Meloni non ama Ventotene perché la storia di Ventotene dice il contrario della storia di Giorgia Meloni. Le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e tra chi crede in Giorgia Meloni. Noi non abbiamo dubbi su da che parte stare".
L'effetto delle parole della premier si è visto anche nel voto delle risoluzioni. Dopo le divisioni nel Pd sul piano ReArm Eu, composte in una lunga mediazione, si temevano comunque 'scarti' rispetto alle indicazioni di voto. Non si sono verificati. "Tutto il gruppo ha votato compatto", si fa sapere. E i tabulati lo confermano. Unica eccezione Lorenzo Guerini, che oltre alla risoluzione del Pd, ha votato a favore anche a quelle di Azione e Più Europa, meno critiche rispetto al testo dem sul piano ReArm Eu.
Nel dettaglio, il Pd ha votato ovviamente la sua risoluzione, bocciato quella della maggioranza, dato voto favorevole al punto del testo Avs in cui si dice no all'espulsione dei palestinesi da Gaza e contro, invece, alla richiesta sempre di Alleanza Verdi e Sinistra di interrompere l'invio di forniture militari a Kiev. Su quest'ultimo punto ci sarebbe stata qualche non partecipazione al voto tra i dem. Insomma, un risultato 'ordinato' dopo giorni di tensione nel Pd.
Altro punto che è stato rimarcato da tutte le opposizioni è stata l'assenza in aula, al momento delle dichiarazioni di voto, della premier Meloni. Dopo l'attacco al Manifesto di Ventotene, in aula si è accesa la polemica. Tra gli interventi è già virale sui social quello appassionato del dem Federico Fornaro. "Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini, lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qua grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi la presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli", ha gridato commuovendosi in aula.
Dopo le tensioni, il timing dell'aula è slittato di diverse ore, quando ormai Meloni era già in partenza per il Consiglio europeo a Bruxelles. Di fronte alle proteste per l'assenza della presidente del Consiglio è intervenuto in aula il sottosegretario Alfredo Mantovano: "I governo ha massimo rispetto nei confronti del Parlamento, e in particolare la presidenza del consiglio e la presidente del consiglio, che però aveva presente il programma originario dell'Aula che avrebbe concluso i lavori nel primo pomeriggio e in questo momento è già in volo per Bruxelles".
Una precisazione che non ha convinto le opposizioni. "Giorgia Meloni -attacca Elly Schlein- è fuggita di nuovo, non la vedevamo dal dicembre scorso e le volte che si è palesata in aula si contano sulle dita di una mano. Si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa". E poi Giuseppe Conte: "Avete cambiato idea su Ventotene, ma sfiorate l'irriconoscenza. Presidente Meloni adesso è volata a Bruxelles, non vedeva l'ora, eppure poteva rimanere". Quindi Angelo Bonelli: "Questo è il manifesto di Ventotene, glielo avrei regalato alla presidente ma lei fugge dal dibattito parlamentare, anche perché ha un problema con la Lega".
Al netto delle posizioni diverse all'interno del campo delle opposizioni, tutti i gruppi di minoranza evidenziano di contro quelle presenti nelle maggioranza. E stamattina il capogruppo leghista Riccardo Molinari ha servito un assist su questo parlando in tv. Lo rilancia Schlein: "La Lega ha sostanzialmente commissariato la presidente Meloni dicendo che non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue". La segretaria Pd insiste nelle divisioni della maggioranza: "Nella vostra risoluzione, per non dividervi in tre posizioni diverse, avete fato sparire la difesa comune e il piano di riamo di Ursula von der Leyen, l'avete scritta con l'inchiostro simpatico. Facile far sparire le proposte divisive, ci credo che siete compatti, non avete scritto nulla".
Rimarca Maria Elena Boschi: "La Lega ha linea chiara, e l'ha detto: lei non ha mandato per andare al Consiglio Ue". E poi Riccardo Magi: "Meloni è scaltra e furba. Vuole farci parlare delle sue oscene parole e della sua esegesi sbagliata e truffaldina del Manifesto di Ventotene per nascondere che non ha una linea di politica estera e non ha una maggioranza in politica estera. Non lo dico io ma lo ha detto il capogruppo della Lega, Molinari". Ed ancora Bonelli: Meloni "oggi ha fatto scientemente quest'operazione" su Ventotene "perché Molinari lo ha detto chiaramente che non ha il mandato per dire sì a Rearm Europe". Infine Matteo Richetti di Azione: "Mentre discutevamo è uscita una dichiarazione di Molinari in cui dice che Meloni non ha il mandato per trattare: con tanti saluti per la risoluzione di maggioranza...".