Sulla pedofilia Papa Francesco era stato chiaro: “Tolleranza zero perché è come le Messe nere”. E sul volo che lo ha riportato da Tel Aviv a Roma aveva rivelato che c’erano tre vescovi sotto indagine per abusi sessuali su minori. Ora per il primo dei tre presuli, l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana Jozef Wesolowski, è arrivata la prima sentenza di condanna alla dimissione dallo stato clericale. Si tratta del provvedimento più grave previsto dalla legge ecclesiastica emanato dalla Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero guidato per un quarto di secolo da Joseph Ratzinger e al cui timone c’è oggi il curatore dell’opera omnia di Benedetto XVI, il cardinale Gerhard Ludwig Müller.
“Wesolowski – ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi – ha ora due mesi di tempo per proporre eventuale appello. Il procedimento penale presso gli organi giudiziari vaticani proseguirà non appena sarà definitiva la sentenza canonica”. Lombardi ha chiarito anche che l’ex nunzio, mentre era sotto processo all’ex Sant’Uffizio, “ha usufruito di una relativa libertà di movimento in attesa che la Congregazione per la dottrina della fede procedesse a verificare il fondamento delle accuse mosse a suo carico. Tenuto conto della sentenza ora pronunciata, saranno adottati nei confronti dell’ex nunzio tutti i provvedimenti adeguati alla gravità del caso”. E Wesolowski ora rischia l’arresto o comunque una limitazione della libertà.
La riduzione allo stato laicale di Wesolowski è soltanto l’ultimo duro provvedimento di Papa Francesco contro la pedofilia ecclesiale, ritenuta dalla maggioranza dei fedeli di tutto il mondo consultati in vista del Sinodo dei vescovi sulla famiglia l’emblema della “contro testimonianza nella Chiesa”. Nei suoi primi quindici mesi di pontificato, Bergoglio, sulla scia di quanto fatto da Benedetto XVI, ha messo la lotta alla pedofilia al primo posto della sua agenda di governo. Il prossimo 7 luglio Papa Francesco celebrerà la sua consueta Messa mattutina nella cappella della sua residenza di Casa Santa Marta con alcune vittime degli abusi. Sarà soltanto l’ultimo gesto eloquente della condanna senza appello di Bergoglio ai preti, ai vescovi e ai cardinali che sporcano il volto della Chiesa abusando di minori. Non a caso, infatti, il primo provvedimento assunto dal Papa insieme con il suo “G8” di cardinali è stata l’istituzione di una Pontificia commissione per la tutela dei minori nella quale Bergoglio ha voluto anche l’irlandese Marie Collins, una vittima degli abusi.
“Il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile – aveva spiegato ai giornalisti il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, a guida della diocesi dove nel 2002 scoppiò lo scandalo della pedofilia e coordinatore di questa nuova commissione – è prioritario nel momento in cui viene presa qualsiasi decisione”. E così è stato nel processo canonico all’ex nunzio Wesolowski. Lo scorso venerdì santo nella via crucis al Colosseo era risuonata la condanna più dura della Chiesa di Papa Francesco alla pedofilia: “Dio è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime degli abusi”. Parole che saranno sicuramente al centro dell’omelia che Bergoglio pronuncerà nella Messa con alcune vittime e con i loro famigliari.
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