I 32 morti e gli ustionati a vita sono solo il primo capitolo. Il “libro nero della strage di Viareggio” è molto più lungo e si è riempito di episodi oscuri e inquietanti mese dopo mese durante questi 5 anni: dal perito del giudice per le indagini preliminari pagato da una delle società indagate, Rfi, allo Stato che accetta il risarcimento e si tira fuori dalle parti civili; dal ferroviere licenziato con accuse infondate dopo che si è messo a disposizione come perito di una delle famiglie colpite, alle migliaia di euro che giacciono sui conti del Comune e della Misericordia di Viareggio senza essere destinate. Senza dimenticare pedinamenti e spionaggi che hanno coinvolto perfino i magistrati che compongono il collegio che dovrà giudicare i 33 imputati. Ilfattoquotidiano.it ha seguito ciascuno di questi capitoli – e molti altri – e li ripropone qui in sequenza, come in un film dalle tinte fosche che fa capire perché il processo in corso per Viareggio è tanto delicato quanto importante anche per il resto del Paese.
Capitolo zero – L’antefatto
Flashback. Siamo nel 2001 a Viareggio. Gli abitanti di via Ponchielli non sanno che di lì a 8 anni la loro strada si trasformerà in un teatro di guerra in piena notte, che le loro case saranno invase da nubi di fiamme mentre staranno dormendo coi bambini, giocando a carte con gli amici o guardando la tv sul divano. Non lo possono immaginare ma sono ugualmente preoccupati. Davanti alle loro case c’è la stazione di Viareggio. Anche in piena estate vedono parcheggiate sui binari, a pochi metri da casa, cisterne piene di materiale pericoloso: lo riconoscono dal segno del teschio. Non sono tranquilli. Rolando Pellegrini, allora 71 anni, ha l’idea di raccogliere le firme degli abitanti di via Ponchielli per chiedere alle Ferrovie un muro di protezione tra loro e le rotaie. In 76 firmano l’appello, che viene inoltrato per raccomandata alla direzione di Ferrovie dello Stato. Non ricevono risposta.
Capitolo 1 – La notte della tragedia: 29 giugno 2009
La strage. E’ il 29 giugno 2009 quando alle 23,50 un treno carico di gpl in ingresso alla stazione di Viareggio deraglia. Una cisterna si rovescia, un ostacolo la perfora. Il gas si diffonde lungo la ferrovia e le strade circostanti, che nel giro di due minuti vengono proiettate in un inferno di fuoco che priverà della vita 32 persone: tra loro anche 4 bambini. Altri due cittadini, anziani, muoiono nelle loro case per lo spavento del boato. Nel conto delle vittime ci sono anche tre dei 76 firmatari della lettera che chiedevano il muro.
Capitolo 2 – Il perito delle indagini lavora per Rfi
Riccardo Licciardello accetta di fare il perito per il gip nella fase delle indagini del processo per la strage di Viareggio. E dopo non rifiuta l’incarico offerto da Rfi, indagata nello stesso processo, per una prestazione da 12mila euro. Il pm Salvatore Giannino denuncia il conflitto d’interessi. Ma per il gip Simone Silvestri non c’è “sudditanza psicologica”.
Capitolo 3 – La raccolta fondi della Misericordia e la querela a Report
Novembre 2013: Report, il programma d’inchiesta di Milena Gabanelli e Sigfrido Ranucci, si sofferma sui soldi raccolti per il disastro ferroviario dalla Misericordia viareggina per oltre 2 anni. Chiede conto delle destinazioni e della cifra raccolta. Il giornalista Giuliano Marrucci viene querelato dal presidente della Confraternita Roberto Monciatti. Lo fa anche il Fatto.it, oggi, e il presidente perde le staffe.
Capitolo 4 – Accuse di pedinamenti
Dicembre 2013. In aula il pm Salvatore Giannino sbotta: “Sono state cercate notizie sulla vita privata del giudice. Con avvocati che andavano in giro a cercare di capire con chi mangiava il giudice e con chi giocava a calcetto!”. Il processo è iniziato da un mese ma è già caldissimo e la difesa tenta di contestare l’imparzialità del collegio giudicante.
Capitolo 5 – Lo Stato accetta i soldi e non si fa parte civile
E’ un colpo durissimo per i familiari: l’esecutivo guidato da Enrico Letta accetta la transazione economica e rinuncia a costituirsi parte civile nel processo accanto alle vittime. “Atto insulso e vigliacco” lo definisce Marco Piagentini, che nella strage ha perso i due bimbi Lorenzo e Luca, di 17 mesi e 4 anni, e la moglie Stefania, 40, rimanendo lui stesso gravemente ustionato. Piagentini chiede a Letta di ripensarci, ma il presidente del Consiglio risponde picche.
Capitolo 6 – L’ennesima promozione: Moretti alla guida di Finmeccanica
Il 14 aprile Mauro Moretti, imputato per omicidio plurimo, incendio colposo e violazione di norme sulla sicurezza sul lavoro, viene nominato nuovo amministratore delegato di Finmeccanica. “E’ l’ennesimo schiaffo che riceviamo. Pensavamo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non arrivasse a tanto” dice la presidente dei familiari delle vittime Daniela Rombi a ilfattoquotidiano.it. Mauro Moretti era stato confermato a.d. di Ferrovie dello Stato da indagato, sotto il governo Berlusconi, e poi anche da imputato, con l’esecutivo Letta.
Capitolo 7 – Licenziato il “ferroviere perito” dei familiari. Per una querela archiviata
Se gli imputati vengono promossi, i ferrovieri che si schierano con le famiglie viareggine sono licenziati. Il 9 settembre 2011 il ferroviere viareggino Riccardo Antonini, consulente di parte civile di alcuni familiari, è accanto ai familiari delle vittime alla Festa del Pd a Genova. Come in molte occasioni, sono lì per tenere alta l’attenzione sulla sicurezza in ferrovie. E’ previsto l’intervento dell’ad di Fs Mauro Moretti. Ma non avverrà: contestato dai No Tav, l’ingegnere è costretto ad andarsene. Eppure querela Antonini: gli avrebbe urlato “assassino, buffone, vigliacco, bastardo e pezzo di merda” e gli avrebbe impedito di parlare. Il ferroviere Antonini rifiuta queste accuse fin dall’inizio. Dopo poche settimane da Genova, viene licenziato. Ma a maggio 2014 il gip di Genova gli dà ragione: le registrazioni della festa dimostrano che niente di ciò di cui è accusato è accaduto. Antonini attualmente è ancora senza lavoro.
Capitolo 8 – La Cgil invita Moretti e rifiuta l’intervento di Piagentini, che ha perso moglie e due figli
Maggio 2014. Alle “giornate di lavoro” di Rimini la Cgil, parte civile nel processo di Viareggio, invita come ospite Mauro Moretti. E rifiuta l’intervento che tempo prima, con una lettera scritta, Marco Piagentini, 45 anni, il papà che nella strage ha perso due bambini, Luca e Lorenzo, 4 anni e 17 mesi, e la moglie Stefania, 40 anni, aveva chiesto di poter fare. I familiari vanno fino a Rimini per contestare la presenza di Moretti all’appuntamento del principale sindacato italiano. E’ l’ennesimo scontro tra la Cgil e i familiari delle vittime. L’associazione dei familiari delle vittime Il Mondo che Vorrei chiede ufficialmente al sindacato di uscire dal processo. Ma questo non ha mai risposto.
Capitolo 9 – Cambia l’ad di Ferrovie, arriva un altro imputato: Elia
Sono in riunione per decidere come celebrare il quinto anniversario della loro strage quando vengono a sapere che l’uomo scelto per essere il nuovo a.d. di Ferrovie è un altro imputato per il disastro ferroviario: Michele Mario Elia, già a capo di Rfi. I parenti delle vittime riuniti nell’associazione Il Mondo che Vorrei e i cittadini e ferrovieri di Assemblea 29 giugno sono senza parole. Ma devono trovarle se vogliono far sentire la loro voce. Nel giro di un quarto d’ora si danno appuntamento alla stazione di Viareggio. Occupano il binario 4, quello del deragliamento, mentre sopraggiunge un treno. Daniela Rombi parla al megafono, al fianco di Marco Piagentini. La sua condanna al governo Renzi è totale.
Capitolo 10 – “Spionaggi” sulla bacheca facebook del superteste
Non c’è dubbio, è stato il picchetto a forare la cisterna e non la zampa di lepre. Non fa in tempo a dirlo in aula Angelo Laurino, attesissimo superteste del processo e ispettore della Polfer che ha condotto le indagini, che la sua onestà, poche udienze dopo, viene messa in dubbio dagli avvocati degli imputati. Hanno controllato il suo profilo Facebook, dicono al collegio giudicante nel giugno 2014. E hanno scoperto che Laurino fa parte di un gruppo creato dai familiari delle vittime di Viareggio, del terremoto dell’Aquila e del disastro del Moby Prince. I giudici definiscono irrilevante il fatto.
Diritto di replica
Egregio direttore,
A norma della legge 416/1981, con la presente si chiede la pubblicazione della seguente rettifica. Con riferimento all’articolo “Strage di Viareggio, il libro nero: dalle donazioni dimenticate ai giudici pedinati”, faccio presente i seguenti fatti. Testo dell’articolo: “Capitolo 2 – Il perito delle indagini lavora per Rfi. Riccardo Licciardello accetta di fare il perito per il gip nella fase delle indagini del processo per la strage di Viareggio. E dopo non rifiuta l’incarico offerto da Rfi, indagata nello stesso processo, per una prestazione da 12mila euro”.
Mie osservazioni. L’incarico mi era stato offerto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, direzione generale Trasporto ferroviario, per supporto alla vigilanza su F.S. S.p.a., gruppo che comprende Rfi. Avevo avuto tale tipologia di incarico con quasi-continuità dal 2004. Il relativo decreto di conferimento dell’incarico, pubblicato il 17,09,2011 sul sito del ministero dei Trasporti (http://www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=10674), è ad oggi ancora consultabile in rete. Si riportano alcuni passi del decreto. “Visto l’articolo 4, comma 3, lettera r del vigente contratto di programma 2007-2011, stipulato in data 31,10,2007 tra il ministero delle Infrastrutture e Rete Ferroviaria Italia S.p.A. con il quale è stato posto a carico di quest’ultima l’obbligo di provvedere agli oneri del ministero dei Trasporti per l’espletamento delle proprie attività istituzionali connesse alla sicurezza della circolazione ferroviaria…”. “L’esperto incaricato si impegna a non assumere incarichi di qualsivoglia natura da parte di società o imprese terze coinvolte e/o interessate anche indirettamente alle attività connesse con il presente incarico”. “E’ istituito, ai sensi dell’articolo 6 del Dp.P.R. 338/94, il Comitato di valutazione dei risultati dell’incarico di cui al presente decreto composto da (dirigente e funzionari del ministero)…”. Con tale tipo di incarico, dunque, il controllo del lavoro è operato dal ministero il quale, a seguito di valutazione dei risultati dell’incarico, ordina il pagamento a Rfi.
In fede,
Riccardo Licciardello
10/09/2014