Il capitalismo di relazione “danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”, favorendo “l’espansione della spesa pubblica” in alcuni casi “diretta a soddisfare gli interessi particolaristici delle lobbies e dei cacciatori di rendite”. Le società pubbliche vanno riformate in maniera “radicale”. La legge sul conflitto di interessi è “insufficiente” e “va riformata”. Così come il mercato della Rc auto, “dove i prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Ma servono interventi anche per ridurre ulteriormente i costi dei conti correnti e ridurre i tempi necessari per chiuderli. Mentre vanno favoriti gli investimenti nella banda larga, che sono “fondamentali per la crescita”. Sono solo alcune delle indicazioni che l’Antitrust ha indirizzato al Senato durante la relazione annuale tenuta dal presidente Giovanni Pitruzzella. Che ha anche annunciato i risultati dell’attività dell’authority: tra 2013 e 2014 sono state comminate sanzioni per comportamenti anticoncorrenziali e pratiche commerciali scorrette per un valore di oltre 314 milioni di euro.
Intrecci perversi tra pubblico e privato per soddisfare “cacciatori di rendite e lobby” – Parlando ai senatori, Pitruzzella ha descritto il circolo vizioso che implacabilmente avvita l’Italia nella bassa crescita e rende quasi impossibile, per chi può contare solo sulle proprie capacità e i propri meriti, migliorare la propria posizione sociale. Esiste un “capitalismo di relazione”, ha spiegato, “basato sull’intreccio tra pochi grandi potentati economici, sulle loro relazioni con il potere politico e amministrativo, sulla ricerca delle ‘rendite di posizione'”. Un modello che “si basa sui privilegi, piuttosto che sui meriti, aggrava le diseguaglianze, rende la società chiusa, statica, poco aperta alla concorrenza e all’innovazione”, sacrificando “l’aspirazione degli individui di poter migliorare la loro posizione sociale, esclusivamente in virtù dei loro meriti”. Insomma, “pregiudica quella particolare forma di eguaglianza che è l’eguaglianza delle opportunità”. E in tal modo “danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. Non solo: questa distorsione, a sua volta, causa una “espansione della spesa pubblica improduttiva, diretta a soddisfare gli interessi dei cacciatori di rendite e delle lobbies. Anche per questa via si è creato quell’enorme debito pubblico che costituisce un grande ostacolo alla crescita economica ed un fardello ingiustamente caricato sulle nuove generazioni”. Per questo è assolutamente necessario “scardinare” questo sistema economico malato e smascherare i meccanismi “complessi” che favoriscono “intrecci perversi tra pubblico e privato”.
Un quadro foschissimo, ma Pitruzzella invita anche a non fare di ogni erba un fascio. E in coda al ragionamento fa intravedere una speranza: “Etichettare l’economia italiana, nel suo complesso, come esempio di chrony capitalism (capitalismo di relazione, appunto, ndr) sarebbe ingiusto per quella gran parte di imprese italiane che competono con successo sui mercati internazionali, che sono capaci di essere leader nell’innovazione, per le tante che hanno saputo superare la crisi e per quelle che hanno sofferto anche a causa di un ambiente giuridico-istituzionale poco amichevole. Piuttosto, il capitalismo di relazione costituisce una componente del complessivo sistema, che danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. L’impegno dell’Antitrust, allora, “si è concentrato, e continuerà a concentrarsi, su quei settori in cui più forte è stata la presa del capitalismo di relazione e nei quali da una corretta dinamica concorrenziale c’è da attendersi una spinta alla competitività ed alla crescita. Si tratta di settori più volte indicati dalla Commissione europea: energia, trasporti, servizi, comunicazioni elettroniche, commercio online e servizi finanziari”.
Gli abusi di Poste, Telecom e Aeroporti di Roma. Con il concorso del legislatore – “Soprattutto negli ultimi tempi”, ha detto Pitruzzella, “si riscontra una notevole sensibilità da parte degli ex monopolisti nei confronti dei valori della concorrenza a condizione che ci siano regole certe, chiare e prevedibili”. Ma “talora esistono ancora privilegi attribuiti da norme di legge che la falsano”. Come dire: la colpa, più che dell’ex monopolista che ci marcia, è del legislatore. Che continua ancora oggi ad avvantaggiare in maniera indebita gruppi come Poste e Telecom Italia. Il successore di Antonio Catricalà alla guida dell’authority ha fatto esempi circostanziati. “Esiste una norma”, ha ricordato, “che riguarda Poste italiane e dà luogo a un vero e proprio privilegio fiscale: l’esenzione dei pagamenti dell’Iva sui servizi postali che, pur rientrando nel servizio universale, vengono negoziati individualmente dalla società. La nostra autorità ha ritenuto che la norma violasse il diritto europeo come interpretato dalla Corte di giustizia e perciò l’abbiamo disapplicato; il Tar ha confermato la nostra decisione e adesso aspettiamo la decisione del giudice d’appello”. In altri casi, come da copione, “l’ex monopolista ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato per impedire la penetrazione di operatori alternativi”. Il riferimento è a Telecom Italia e alla sanzione da 104 milioni di euro comminata per aver “abusato della propria posizione nella fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete locale e alla banda larga ostacolando l’espansione dei concorrenti” in quei mercati. Nel settore dei servizi aeroportuali, poi, l’autorità è intervenuta nei confronti di Aeroporti di Roma (gruppo Benetton) “per fermare il tentativo del gestore aeroportuale di sfruttare la propria posizione dominante richiedendo corrispettivi per servizi non resi e ostacolando l’offerta di servizi innovativi in danno dei consumatori”. Adr aveva richiesto a Hertz Italia (autonoleggio), dalla quale percepiva un canone fisso e royalty legate al fatturato, anche “corrispettivi ulteriori” per servizi di autonoleggio offerti dalla stessa società al pubblico tramite internet e svolti al di fuori dell’area aeroportuale.
E anche la pa concede privilegi. Il caso dell’autotrasporto – Privilegi ad alcune imprese piuttosto che ad altre sono stati peraltro riconosciuti anche dalla Pa: questo, ammonisce Pitruzzella, non deve più accadere. “Tante volte i privilegi e le condizioni di favore per certi operatori economici sono stati consacrati in atti di amministrazioni pubbliche. Contro questi atti è intervenuta l’Antitrust grazie ai nuovi poteri che le sono stati attribuiti”, ha ricordato. Emblematico è il ricorso proposto dall’Autorità contro le determinazioni del ministero dei Trasporti che “continuano a mantenere sostanzialmente un’artificiosa fissazione dei prezzi minimi per le attività di autotrasporto: sulla vicenda si pronuncerà a breve la Corte di Giustizia europea”.
Il nodo Rc auto: “Prezzi tra i più alti d’Europa, serve riforma” – “L’Antitrust ritiene ormai necessario un intervento di riforma nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di auto e moto”, si legge nella relazione. “I prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Parola dell’authority che solo una settimana fa aveva messo nel mirino anche i contratti di assicurazione sottoscritti dalla pa, evidenziando come le procedure di gara siano a dir poco carenti sul fronte della concorrenza.
J’accuse alle banche: “Ancora alti i costi dei conti correnti. E troppo lunghi i tempi per chiuderli” – L’Authority, si legge nella relazione, ha anche condotto un’indagine sui costi dei conti correnti bancari. Risultato: “nonostante l’evoluzione competitiva del settore registrata negli anni più recenti, sussistono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda”. I risparmi ottenibili passando da un conto all’altro dimostrano che “ci sono ancora spazi per ridurre i costi dei conti correnti. Si tratta, tuttavia, di spazi che i risparmiatori non riescono a sfruttare, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori. L’Autorità ha anche sottolineato l’opportunità di intervenire sulle lentezze incontrate nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è emerso, infatti, come sia sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni. Vanno, infine, scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti”. Per aumentare la concorrenza, il legislatore dovrebbe in definitiva “migliorare il grado di trasparenza delle informazioni, tagliare il legame esistente tra conto corrente e altri servizi bancari e ridurre i tempi di chiusura del conto”. Punti sui quali l’Autorità ha già “formulato suggerimenti puntuali e proposto possibili soluzioni”.
Internet non sia un far west – Tra le nuove priorità dell’azione dell’Antitrust a tutela dei consumatori c’è anche l’e-commerce, settore nel quale si possono annidare “nuove forme di sfruttamento del consumatore”. Pitruzzella ha ricordato i 160 casi di oscuramento di siti che vendevano prodotti contraffatti e le istruttorie nei confronti dei big del web (Google, Apple, Amazon, Gameloft, Tripadvisor e Groupon), riconoscendo che “l’e-commerce offre straordinarie possibilità di crescita economica” ma “internet non può tramutarsi in un Far West dove tutto è consentito”.
Il “capitalismo municipale” blocca lo sviluppo. Riformare la disciplina dei servizi pubblici locali – “Occorre procedere ad un’opera di riordino radicale delle società pubbliche, prevedendo dismissioni o comunque l’impossibilità di rinnovare gli affidamenti per quelle società che registrano perdite o forniscono beni e servizi a prezzi superiori a quelli di mercato”. Secondo Pitruzzella “non solo la crescita a livello locale, ma anche lo sviluppo di utilities che potrebbero produrre ricchezza per il Paese, sono, in tanti casi, bloccati dal capitalismo municipale, basato sulla connessione tra apparati e società da essi controllate o partecipate che erogano servizi pubblici o attività strumentali”. “Sembrano altresì maturi – conclude il numero uno dell’Antitrust – i tempi per inserire nell’agenda delle riforme la disciplina dei servizi pubblici locali, superando l’approccio tradizionale basato su un modello generale ed elaborando discipline particolari adeguate alla natura dei diversi servizi, in modo da aprire spazi alla concorrenza in quegli ambiti in cui non trova giustificazione tecnica il mantenimento di diritti di esclusiva, e valorizzando negli altri casi la concorrenza per il mercato”.
Separare nettamente banche e fondazioni e troncare i “legami personali tra istituti” attraverso i vertici – Per quanto riguarda le banche, secondo Pitruzzella, è urgente separare in modo più netto le fondazioni dagli istituti ed estendere “il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. “Occorre continuare il processo di rescissione dei legami personali tra diversi istituti, avviato, su suggerimento dell’Autorità, con l’introduzione del divieto di interlocking directorates”. Cioè la norma, introdotta dal governo Monti, per cui i vertici di banche e assicurazioni non possono esercitare cariche analoghe in imprese concorrenti. Sembra scontato, ma non lo era affatto. E’ in seguito a quel “divieto di cumulo” che Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, ha dovuto uscire da Ubi (ma secondo la procura di Bergamo, che lo ha indagato per indagine alle funzioni di vigilanza, avrebbe continuato a pilotarne le nomine), Alberto Nagel, ad di Mediobanca, ha lasciato la vicepresidenza di Generali, e Ennio Doris (Mediolanum) è stato a sua volta costretto a dire addio a Piazzetta Cuccia. Mentre Carlo Pesenti, per restarci, diceva addio a Unicredit.
Ma, appunto, non basta. Ora, ha detto Pitruzzella, “va realizzato un rafforzamento della separazione tra fondazione e banca conferitaria, estendendo il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. E il divieto di interlocking va reso effettivo anche per le fondazioni. Il presidente dell’Antitrust ha citato il caso di Unipol-Fonsai, nel quale “le misure imposte hanno comportato la rescissione dei legami finanziari, azionari e personali con alcuni tra i principali gruppi bancari e assicurativi del Paese”.
Le multe per violazioni della concorrenza e pratiche commerciali scorrette – Nel 2013 l’autorità ha irrogato sanzioni pari a 112.873.512 euro per comportamenti anticoncorrenziali, mentre per i primi sei mesi del 2014 il bilancio è di 184.528.819 euro. In sede di accertamento di pratiche commerciali scorrette sono state invece comminate multe per 9.253.000 euro nel 2013 e per 8.198.500 nei primi sei mesi del 2014. Il totale ammonta a oltre 314 milioni di euro.
Riformare la legge sul conflitto di interessi – Pitruzzella ha avvertito che “273 decisioni hanno riguardato l’applicazione della legge sul conflitto di interessi dei membri del Governo, la cui insufficienza abbiamo segnalato al Parlamento con la relazione semestrale inviata a dicembre del 2013, in cui ribadivamo la necessità di una riforma della materia”. Insomma: quella legge è insufficiente e va riformata.
Lobby
Antitrust: “Scardinare potentati economici e lobby, danneggiano economia”
Nella relazione annuale al Parlamento il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha attaccato il "capitalismo di relazione". Cioè l'intreccio tra potere economico, politica e pubblica amministrazione, che crea rendite di posizione e genera spesa pubblica improduttiva aumentando le disuguaglianze. Spesso però è la legge stessa a falsare la concorrenza attribuendo privilegi ingiustificati: è il caso di Poste Italiane e Telecom. Poi le richieste al governo: riordino "radicale" delle società pubbliche, riforma della legge sul conflitto di interessi e del mercato della Rc auto, interventi per ridurre costi dei conti correnti. E un aumento degli investimenti nella banda larga, fondamentali per la crescita
Il capitalismo di relazione “danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”, favorendo “l’espansione della spesa pubblica” in alcuni casi “diretta a soddisfare gli interessi particolaristici delle lobbies e dei cacciatori di rendite”. Le società pubbliche vanno riformate in maniera “radicale”. La legge sul conflitto di interessi è “insufficiente” e “va riformata”. Così come il mercato della Rc auto, “dove i prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Ma servono interventi anche per ridurre ulteriormente i costi dei conti correnti e ridurre i tempi necessari per chiuderli. Mentre vanno favoriti gli investimenti nella banda larga, che sono “fondamentali per la crescita”. Sono solo alcune delle indicazioni che l’Antitrust ha indirizzato al Senato durante la relazione annuale tenuta dal presidente Giovanni Pitruzzella. Che ha anche annunciato i risultati dell’attività dell’authority: tra 2013 e 2014 sono state comminate sanzioni per comportamenti anticoncorrenziali e pratiche commerciali scorrette per un valore di oltre 314 milioni di euro.
Intrecci perversi tra pubblico e privato per soddisfare “cacciatori di rendite e lobby” – Parlando ai senatori, Pitruzzella ha descritto il circolo vizioso che implacabilmente avvita l’Italia nella bassa crescita e rende quasi impossibile, per chi può contare solo sulle proprie capacità e i propri meriti, migliorare la propria posizione sociale. Esiste un “capitalismo di relazione”, ha spiegato, “basato sull’intreccio tra pochi grandi potentati economici, sulle loro relazioni con il potere politico e amministrativo, sulla ricerca delle ‘rendite di posizione'”. Un modello che “si basa sui privilegi, piuttosto che sui meriti, aggrava le diseguaglianze, rende la società chiusa, statica, poco aperta alla concorrenza e all’innovazione”, sacrificando “l’aspirazione degli individui di poter migliorare la loro posizione sociale, esclusivamente in virtù dei loro meriti”. Insomma, “pregiudica quella particolare forma di eguaglianza che è l’eguaglianza delle opportunità”. E in tal modo “danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. Non solo: questa distorsione, a sua volta, causa una “espansione della spesa pubblica improduttiva, diretta a soddisfare gli interessi dei cacciatori di rendite e delle lobbies. Anche per questa via si è creato quell’enorme debito pubblico che costituisce un grande ostacolo alla crescita economica ed un fardello ingiustamente caricato sulle nuove generazioni”. Per questo è assolutamente necessario “scardinare” questo sistema economico malato e smascherare i meccanismi “complessi” che favoriscono “intrecci perversi tra pubblico e privato”.
Un quadro foschissimo, ma Pitruzzella invita anche a non fare di ogni erba un fascio. E in coda al ragionamento fa intravedere una speranza: “Etichettare l’economia italiana, nel suo complesso, come esempio di chrony capitalism (capitalismo di relazione, appunto, ndr) sarebbe ingiusto per quella gran parte di imprese italiane che competono con successo sui mercati internazionali, che sono capaci di essere leader nell’innovazione, per le tante che hanno saputo superare la crisi e per quelle che hanno sofferto anche a causa di un ambiente giuridico-istituzionale poco amichevole. Piuttosto, il capitalismo di relazione costituisce una componente del complessivo sistema, che danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. L’impegno dell’Antitrust, allora, “si è concentrato, e continuerà a concentrarsi, su quei settori in cui più forte è stata la presa del capitalismo di relazione e nei quali da una corretta dinamica concorrenziale c’è da attendersi una spinta alla competitività ed alla crescita. Si tratta di settori più volte indicati dalla Commissione europea: energia, trasporti, servizi, comunicazioni elettroniche, commercio online e servizi finanziari”.
Gli abusi di Poste, Telecom e Aeroporti di Roma. Con il concorso del legislatore – “Soprattutto negli ultimi tempi”, ha detto Pitruzzella, “si riscontra una notevole sensibilità da parte degli ex monopolisti nei confronti dei valori della concorrenza a condizione che ci siano regole certe, chiare e prevedibili”. Ma “talora esistono ancora privilegi attribuiti da norme di legge che la falsano”. Come dire: la colpa, più che dell’ex monopolista che ci marcia, è del legislatore. Che continua ancora oggi ad avvantaggiare in maniera indebita gruppi come Poste e Telecom Italia. Il successore di Antonio Catricalà alla guida dell’authority ha fatto esempi circostanziati. “Esiste una norma”, ha ricordato, “che riguarda Poste italiane e dà luogo a un vero e proprio privilegio fiscale: l’esenzione dei pagamenti dell’Iva sui servizi postali che, pur rientrando nel servizio universale, vengono negoziati individualmente dalla società. La nostra autorità ha ritenuto che la norma violasse il diritto europeo come interpretato dalla Corte di giustizia e perciò l’abbiamo disapplicato; il Tar ha confermato la nostra decisione e adesso aspettiamo la decisione del giudice d’appello”. In altri casi, come da copione, “l’ex monopolista ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato per impedire la penetrazione di operatori alternativi”. Il riferimento è a Telecom Italia e alla sanzione da 104 milioni di euro comminata per aver “abusato della propria posizione nella fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete locale e alla banda larga ostacolando l’espansione dei concorrenti” in quei mercati. Nel settore dei servizi aeroportuali, poi, l’autorità è intervenuta nei confronti di Aeroporti di Roma (gruppo Benetton) “per fermare il tentativo del gestore aeroportuale di sfruttare la propria posizione dominante richiedendo corrispettivi per servizi non resi e ostacolando l’offerta di servizi innovativi in danno dei consumatori”. Adr aveva richiesto a Hertz Italia (autonoleggio), dalla quale percepiva un canone fisso e royalty legate al fatturato, anche “corrispettivi ulteriori” per servizi di autonoleggio offerti dalla stessa società al pubblico tramite internet e svolti al di fuori dell’area aeroportuale.
E anche la pa concede privilegi. Il caso dell’autotrasporto – Privilegi ad alcune imprese piuttosto che ad altre sono stati peraltro riconosciuti anche dalla Pa: questo, ammonisce Pitruzzella, non deve più accadere. “Tante volte i privilegi e le condizioni di favore per certi operatori economici sono stati consacrati in atti di amministrazioni pubbliche. Contro questi atti è intervenuta l’Antitrust grazie ai nuovi poteri che le sono stati attribuiti”, ha ricordato. Emblematico è il ricorso proposto dall’Autorità contro le determinazioni del ministero dei Trasporti che “continuano a mantenere sostanzialmente un’artificiosa fissazione dei prezzi minimi per le attività di autotrasporto: sulla vicenda si pronuncerà a breve la Corte di Giustizia europea”.
Il nodo Rc auto: “Prezzi tra i più alti d’Europa, serve riforma” – “L’Antitrust ritiene ormai necessario un intervento di riforma nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di auto e moto”, si legge nella relazione. “I prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Parola dell’authority che solo una settimana fa aveva messo nel mirino anche i contratti di assicurazione sottoscritti dalla pa, evidenziando come le procedure di gara siano a dir poco carenti sul fronte della concorrenza.
J’accuse alle banche: “Ancora alti i costi dei conti correnti. E troppo lunghi i tempi per chiuderli” – L’Authority, si legge nella relazione, ha anche condotto un’indagine sui costi dei conti correnti bancari. Risultato: “nonostante l’evoluzione competitiva del settore registrata negli anni più recenti, sussistono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda”. I risparmi ottenibili passando da un conto all’altro dimostrano che “ci sono ancora spazi per ridurre i costi dei conti correnti. Si tratta, tuttavia, di spazi che i risparmiatori non riescono a sfruttare, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori. L’Autorità ha anche sottolineato l’opportunità di intervenire sulle lentezze incontrate nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è emerso, infatti, come sia sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni. Vanno, infine, scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti”. Per aumentare la concorrenza, il legislatore dovrebbe in definitiva “migliorare il grado di trasparenza delle informazioni, tagliare il legame esistente tra conto corrente e altri servizi bancari e ridurre i tempi di chiusura del conto”. Punti sui quali l’Autorità ha già “formulato suggerimenti puntuali e proposto possibili soluzioni”.
Internet non sia un far west – Tra le nuove priorità dell’azione dell’Antitrust a tutela dei consumatori c’è anche l’e-commerce, settore nel quale si possono annidare “nuove forme di sfruttamento del consumatore”. Pitruzzella ha ricordato i 160 casi di oscuramento di siti che vendevano prodotti contraffatti e le istruttorie nei confronti dei big del web (Google, Apple, Amazon, Gameloft, Tripadvisor e Groupon), riconoscendo che “l’e-commerce offre straordinarie possibilità di crescita economica” ma “internet non può tramutarsi in un Far West dove tutto è consentito”.
Il “capitalismo municipale” blocca lo sviluppo. Riformare la disciplina dei servizi pubblici locali – “Occorre procedere ad un’opera di riordino radicale delle società pubbliche, prevedendo dismissioni o comunque l’impossibilità di rinnovare gli affidamenti per quelle società che registrano perdite o forniscono beni e servizi a prezzi superiori a quelli di mercato”. Secondo Pitruzzella “non solo la crescita a livello locale, ma anche lo sviluppo di utilities che potrebbero produrre ricchezza per il Paese, sono, in tanti casi, bloccati dal capitalismo municipale, basato sulla connessione tra apparati e società da essi controllate o partecipate che erogano servizi pubblici o attività strumentali”. “Sembrano altresì maturi – conclude il numero uno dell’Antitrust – i tempi per inserire nell’agenda delle riforme la disciplina dei servizi pubblici locali, superando l’approccio tradizionale basato su un modello generale ed elaborando discipline particolari adeguate alla natura dei diversi servizi, in modo da aprire spazi alla concorrenza in quegli ambiti in cui non trova giustificazione tecnica il mantenimento di diritti di esclusiva, e valorizzando negli altri casi la concorrenza per il mercato”.
Separare nettamente banche e fondazioni e troncare i “legami personali tra istituti” attraverso i vertici – Per quanto riguarda le banche, secondo Pitruzzella, è urgente separare in modo più netto le fondazioni dagli istituti ed estendere “il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. “Occorre continuare il processo di rescissione dei legami personali tra diversi istituti, avviato, su suggerimento dell’Autorità, con l’introduzione del divieto di interlocking directorates”. Cioè la norma, introdotta dal governo Monti, per cui i vertici di banche e assicurazioni non possono esercitare cariche analoghe in imprese concorrenti. Sembra scontato, ma non lo era affatto. E’ in seguito a quel “divieto di cumulo” che Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, ha dovuto uscire da Ubi (ma secondo la procura di Bergamo, che lo ha indagato per indagine alle funzioni di vigilanza, avrebbe continuato a pilotarne le nomine), Alberto Nagel, ad di Mediobanca, ha lasciato la vicepresidenza di Generali, e Ennio Doris (Mediolanum) è stato a sua volta costretto a dire addio a Piazzetta Cuccia. Mentre Carlo Pesenti, per restarci, diceva addio a Unicredit.
Ma, appunto, non basta. Ora, ha detto Pitruzzella, “va realizzato un rafforzamento della separazione tra fondazione e banca conferitaria, estendendo il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. E il divieto di interlocking va reso effettivo anche per le fondazioni. Il presidente dell’Antitrust ha citato il caso di Unipol-Fonsai, nel quale “le misure imposte hanno comportato la rescissione dei legami finanziari, azionari e personali con alcuni tra i principali gruppi bancari e assicurativi del Paese”.
Le multe per violazioni della concorrenza e pratiche commerciali scorrette – Nel 2013 l’autorità ha irrogato sanzioni pari a 112.873.512 euro per comportamenti anticoncorrenziali, mentre per i primi sei mesi del 2014 il bilancio è di 184.528.819 euro. In sede di accertamento di pratiche commerciali scorrette sono state invece comminate multe per 9.253.000 euro nel 2013 e per 8.198.500 nei primi sei mesi del 2014. Il totale ammonta a oltre 314 milioni di euro.
Riformare la legge sul conflitto di interessi – Pitruzzella ha avvertito che “273 decisioni hanno riguardato l’applicazione della legge sul conflitto di interessi dei membri del Governo, la cui insufficienza abbiamo segnalato al Parlamento con la relazione semestrale inviata a dicembre del 2013, in cui ribadivamo la necessità di una riforma della materia”. Insomma: quella legge è insufficiente e va riformata.
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Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
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Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.