Stampanti 3D, Twitter e progetti open source. L’Hackmeeting 2014, il raduno annuale delle controculture digitali, si è tenuto a Bologna, nel centro sociale XM24. Tre giorni dedicati a idee e persone che formano ormai una comunità e che dal 1998 si incontrano per condividere saperi alternativi. Una dimensione fortemente legata all’attivismo sociale e politico dove l’obiettivo è quello di contribuire ad un altro modo di fare le cose all’interno della società contemporanea.

Tante le storie che si sono incrociate nel corso del weekend bolognese. C’era Federico Galli 34 anni, tecnico informatico che ha costruito da solo una stampante 3D. Galli ha comprato i pezzi grazie a un concorso vinto a Milano, ha spiegato, dedicato proprio a queste macchine. Un telaio in alluminio, qualche scheda elettronica in bella vista tra led e fili appesi, una bobina di filo di plastica che termina nella spoletta che si muove sul piatto. Poco più in là, in sala Esadecimale (le sale in questa edizione hanno il nome delle basi numeriche più usate in informatica: “binario”, “decimale”, “esadecimale”), un ragazzo ha mostrato come realizzare un quadricottero. Ci sono diversi progetti open source che mettono a disposizione software per gestire il flight controller, il microchip che governa i motori delle eliche. Il telaio? Basta farselo stampare da Federico. E la componentistica si ordina facilmente su internet dalla Cina. Costo complessivo di un drone in grado di sollevare un carico di un chilo e mezzo: circa 200 euro. Ma non basteranno: “Prova, rompi, riprova, rompi, riprova, e forse il terzo ti durerà un po’”, è l’ammonizione. “Questo è quello che vi potete aspettare”, dice con un sorriso sollevando il suo gioiello.

Un altro seminario è stato tenuto da un gruppo di studenti dell’università Federico II di Napoli che presenta Colibrì, un programma scritto per gestire il catalogo di una biblioteca: “Vogliamo – hanno spiegato i ragazzi – poter studiare senza spendere soldi per i libri di testo. Spesso i professori pretendono che all’esame ci si presenti col libro originale, e non vogliono vedere fotocopie. Così noi abbiamo pensato di mettere in comune i libri. E’ un modo per riappropriarsi del diritto allo studio”. Ad allargare l’orizzonte ci pensa poi il seminario successivo: oltre un miliardo di persone nel mondo – è stata la denuncia – non può trovare su internet un libro scritto nella propria lingua madre. Si tratta prevalentemente di lingue africane e indiane.

Un altro seminario si è occupato della questione dell’open data. Sono tante le istituzioni, anche in Italia (tra le altre la Regione Lombardia, il Comune di Torino, l’Istat, l’Inps) che mettono a disposizione i propri dati in formati standard sui quali è possibile fare ricerche incrociate. Ma sono pubblicazioni eterogenee, a macchia di leopardo, e spesso, è la denuncia, i dati più controversi, come quelli sulle consulenze esterne, spariscono. Ancora: è arrivato un economista dell’università di Bergamo che ha presentato un progetto per realizzare un Bitcoin rivisto e aggiornato, che eviti l’effetto deflattivo e introduca un principio redistributivo anti-accumulo: insomma una moneta virtuale più sociale e meno speculativa. Già diversi progetti pilota sono partiti in Europa: in Catalogna, Finlandia, Islanda, e anche uno a Milano.

Poi è stata la volta del collettivo Gilda 35, che studia le bolle e i corti circuiti provocati dai social network e sabota apertamente i media che vi si appoggiano mani e piedi. “Vi ricordate – ha commentato Renato Gabriele, uno degli attivisti – il confronto per le primarie su SkyTg24? L’hashtag di riferimento ebbe 11mila tweet. Parlarono di un grande successo. Duemilacinquecento erano nostri, altrettanti di qualcuno che ha fatto una cosa simile a noi. I tweet veri erano la metà”. E le preferenze raccolte sul sito? “Bastava cancellare i cookie per votare tutte le volte che si voleva. Abbiamo votato migliaia di volte. Ma siamo stati corretti, abbiamo distribuito il voto in parti uguali tra i candidati. A noi interessava solo capire i meccanismi”. “L’hashtag ‘#vinciamonoi’ del Movimento 5 Stelle è stato utilizzato in due milioni e mezzo di tweet in tre giorni. Ma gli account a cui facevano riferimento quei tweet erano appena 14mila. Singole persone possono gestire centinaia di account contemporaneamente. Ci sono società che fanno esattamente questo lavoro. Danno supporto a politici o a brand commerciali”.

C’è stato anche spazio per parlare di legge elettorale. Stufi di Porcellum, Mattarellum, Italicum? Forse vi interesserà il sistema di votazione di Debian. Per prendere le decisioni, la comunità che sviluppa la distribuzione Linux più affermata al mondo usa un sistema piuttosto peculiare. Sulla scheda (ovviamente virtuale) non si esprime una sola scelta ma una gerarchia di preferenze. Del tipo: “Tizio è il mio preferito, subito dopo viene Caio. E Sempronio proprio non lo voglio, piuttosto mi astengo”. Poi un algoritmo elabora il risultato del voto, che esprime quando di più aderente si può ottenere alla volontà collettiva della comunità.

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