Condannati tutti gli otto imputati dell’inchiesta sul giro di prostituzione a Roma in cui erano coinvolte due minorenni. Con rito abbreviato il gup ha dato la condanna più alta, 10 anni, al promotore del giro, Mirko Ieni, e sei anni alla madre di una delle ragazzine. Oltre ai sei anni di reclusione, più 20 mila euro di multa, la donna ha perso la potestà genitoriale. Il gup ha disposto la perdita del diritto di successione e ha condannato la donna a risarcire la figlia in sede civile.
Il gup Costantino De Robbio ha inoltre condannato Nunzio Pizzacalla, altro “gestore” del giro a 7 anni di reclusione, il commercialista Riccardo Sbarra a sei anni, l’imprenditore Marco Galluzzo a tre anni e quattro mesi. Condannati anche i clienti Michael De Quattro, Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone: il primo a quattro anni e gli altri due ad un anno. Per gli ultimi due è stata dichiarata la sospensione della pena.
Il gup Costantino De Robbio ha imposto delle multe per tutti gli imputati; per Mirko Ieni 60 mila euro, per Nunzio Pizzacalla 24 mila, per Riccardo Sbarra 30 mila, per Marco Galluzzo 8 mila, per Francesco Ferraro, Gianluca Sammarone e Michael De Quattro 3 mila.
“Il commento alla sentenza è chiaro: è stata finalmente ridimensionata dal giudice la sproporzionata richiesta di condanna del pm. Attendiamo i motivi della sentenza; certamente proporremo appello”. Con queste parole l’avvocato Raffaella Scutieri, difensore di Mirko Ieni, ha commentato la sentenza del gup De Robbio. La Procura di Roma, infatti, aveva chiesto una condanna di 16 anni e mezzo per Ieni, che deve rispondere di 13 capi di imputazione e sei anni per la madre di una delle minorenni. Sulla donna pesava l’accusa di sfruttamento della prostituzione; stando alle indagini, infatti, prendeva una percentuale sugli incassi della figlia.
Le ragazze coinvolte nel giro avevano 14 e 15 anni ed erano compagne di classe in un liceo romano. Si prostituivano in un appartamento – poi sequestrato – di viale Parioli, per un compenso che poteva arrivare fino a 300 euro a prestazione. Gli arrestati avevano contattato prima la ragazza più grande, che aveva convinto la più giovane a seguire la sua strada. A dare il via alle indagini era stata proprio la madre della maggiore delle due, insospettita dalle ingenti quantità di denaro di cui disponeva la figlia. Dopo aver ingaggiato un investigatore privato, infatti, era venuta a conoscenza dell’attività della ragazza e aveva denunciato il caso alle forze dell’ordine.