L’idroelettrico costituisce la più estesa tecnologia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutto il mondo, con i suoi 1.000 GW installati, equivalenti alla potenza elettrica totale collocata in Europa. Negli ultimi cinque anni, circa 30 GW di energia idroelettrica sono stati installati annualmente, in particolare in Cina, Africa e America Latina.
L’energia idroelettrica ha caratteristiche uniche dato che – una volta progettato ragionevolmente un impianto – la fonte può essere “immagazzinata” nei bacini per il tempo che si vuole e la fornitura di elettricità alla rete è “istantaneamente” e continuamente disponibile per effetto della gravità. Si tratta di energia che, oltre ad appartenere alla categoria delle rinnovabili, non soffre della discontinuità o dell’inerzia alla ripartenza di altri sistemi. In più, la sua efficienza è ormai tale che è possibile trasformare in energia elettrica fino al 95% dell’energia potenziale dell’acqua.
L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che l’idroelettrico raddoppierà il suo contributo entro il 2050, evitando 3 miliardi di tonnellate di emissioni annue di anidride carbonica da fonti fossili. Il maggior contributo arriverebbe dai grandi progetti nelle economie emergenti o nei paesi in via di sviluppo. Tra di essi è in stato avanzato quello di Grande Inga nella Repubblica Democratica del Congo, con la costruzione della più grande diga e della più grande centrale del mondo (40.000 MW, il doppio della potenza dell’impianto delle Tre Gole in Cina), dal costo previsto di 80 miliardi di euro.
Il guaio è che per la costruzione di grandi dighe i Paesi in via di sviluppo devono spesso prendere in prestito soldi, importare beni e servizi, mettendo sotto pressione le loro finanze pubbliche. La diga di Itaipu, di oltre 11.000 MW, costruita al confine tra Brasile e Paraguay nel 1970, ha registrato per il suo allestimento un aumento effettivo dei costi del 240%. Un esborso che ha colpito le finanze del Brasile per almeno tre decenni e rende tuttora il Paraguay dipendente dalle condizioni poste dalla Banca Mondiale.
Questi progetti giganti sono sottoposti a dura critica e opposizione. Innanzitutto perché turbano gli ecosistemi e richiedono che le popolazioni locali vengano sradicate. Inoltre hanno risultati deludenti in termini di costi e di tempo e impongono debiti insostenibili per i Paesi dove sono localizzati. Non da ultimo, perché realizzano di fatto una gigantesca privatizzazione dell’acqua. Un recente rapporto della Saïd Business School della Oxford University indica in piccoli progetti più flessibili il futuro dell’idroelettrico. Nello studio di costi/benefici della messa in opera di grandi dighe si forniscono prove schiaccianti che i bilanci ufficiali sono sistematicamente distorti in quanto sottostimano i costi effettivi, non contemplando il calcolo dell’inflazione, il pagamento a consuntivo del debito, i danni ambientali e gli effetti sociali sulle popolazioni. La stima reale dei costi che il rapporto fornisce nei diversi casi è sempre almeno del 90% superiore ai conti diffusi dalle corporation che gestiscono le dighe, gli invasi e la produzione elettrica.
Lo studio della Oxford University sta provocando molto sconcerto, soprattutto in casi come quelli dell’Amazzonia brasiliana o dell’India, dove si registrano da decenni lotte come quelle lungo i fiumi Xingu o Narmada. A conclusione, gli studiosi invitano i politici, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, a preferire alternative energetiche agili, che possono essere costruite su orizzonti temporali più brevi riducendo il debito finanziario, ecologico e sociale.
Intanto, si registra una straordinaria vittoria dell’opinione pubblica cilena e mondiale (v. “Killing Patagonia“) contro il mega-progetto Hidroaysen di Endesa-Enel, relativo alle cinque grandi dighe che sarebbero dovute sorgere sui fiumi Pascua e Baker in Patagonia, fornendo una potenza di 2.750 MW con un costo di 6,5 miliardi di Euro.
Il nuovo esecutivo cileno, guidato da Michelle Bachelet, subentrato a quello di Sebastian Piñera, che nel 2011 aveva dato un parziale nulla osta all’opera, ha cancellato il piano su cui Enel era impegnata con una partecipazione al 51%, motivando la sua decisione sulla base di una serie di questioni di carattere ambientale non risolte, nonché di problematiche legate al reinsediamento delle popolazioni locali.
Mario Agostinelli
Ecologista, politico e sindacalista
Ambiente & Veleni - 3 Luglio 2014
Energia idroelettrica: i costi insostenibili delle grandi dighe
L’idroelettrico costituisce la più estesa tecnologia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutto il mondo, con i suoi 1.000 GW installati, equivalenti alla potenza elettrica totale collocata in Europa. Negli ultimi cinque anni, circa 30 GW di energia idroelettrica sono stati installati annualmente, in particolare in Cina, Africa e America Latina.
L’energia idroelettrica ha caratteristiche uniche dato che – una volta progettato ragionevolmente un impianto – la fonte può essere “immagazzinata” nei bacini per il tempo che si vuole e la fornitura di elettricità alla rete è “istantaneamente” e continuamente disponibile per effetto della gravità. Si tratta di energia che, oltre ad appartenere alla categoria delle rinnovabili, non soffre della discontinuità o dell’inerzia alla ripartenza di altri sistemi. In più, la sua efficienza è ormai tale che è possibile trasformare in energia elettrica fino al 95% dell’energia potenziale dell’acqua.
L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che l’idroelettrico raddoppierà il suo contributo entro il 2050, evitando 3 miliardi di tonnellate di emissioni annue di anidride carbonica da fonti fossili. Il maggior contributo arriverebbe dai grandi progetti nelle economie emergenti o nei paesi in via di sviluppo. Tra di essi è in stato avanzato quello di Grande Inga nella Repubblica Democratica del Congo, con la costruzione della più grande diga e della più grande centrale del mondo (40.000 MW, il doppio della potenza dell’impianto delle Tre Gole in Cina), dal costo previsto di 80 miliardi di euro.
Il guaio è che per la costruzione di grandi dighe i Paesi in via di sviluppo devono spesso prendere in prestito soldi, importare beni e servizi, mettendo sotto pressione le loro finanze pubbliche. La diga di Itaipu, di oltre 11.000 MW, costruita al confine tra Brasile e Paraguay nel 1970, ha registrato per il suo allestimento un aumento effettivo dei costi del 240%. Un esborso che ha colpito le finanze del Brasile per almeno tre decenni e rende tuttora il Paraguay dipendente dalle condizioni poste dalla Banca Mondiale.
Questi progetti giganti sono sottoposti a dura critica e opposizione. Innanzitutto perché turbano gli ecosistemi e richiedono che le popolazioni locali vengano sradicate. Inoltre hanno risultati deludenti in termini di costi e di tempo e impongono debiti insostenibili per i Paesi dove sono localizzati. Non da ultimo, perché realizzano di fatto una gigantesca privatizzazione dell’acqua. Un recente rapporto della Saïd Business School della Oxford University indica in piccoli progetti più flessibili il futuro dell’idroelettrico. Nello studio di costi/benefici della messa in opera di grandi dighe si forniscono prove schiaccianti che i bilanci ufficiali sono sistematicamente distorti in quanto sottostimano i costi effettivi, non contemplando il calcolo dell’inflazione, il pagamento a consuntivo del debito, i danni ambientali e gli effetti sociali sulle popolazioni. La stima reale dei costi che il rapporto fornisce nei diversi casi è sempre almeno del 90% superiore ai conti diffusi dalle corporation che gestiscono le dighe, gli invasi e la produzione elettrica.
Lo studio della Oxford University sta provocando molto sconcerto, soprattutto in casi come quelli dell’Amazzonia brasiliana o dell’India, dove si registrano da decenni lotte come quelle lungo i fiumi Xingu o Narmada. A conclusione, gli studiosi invitano i politici, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, a preferire alternative energetiche agili, che possono essere costruite su orizzonti temporali più brevi riducendo il debito finanziario, ecologico e sociale.
Intanto, si registra una straordinaria vittoria dell’opinione pubblica cilena e mondiale (v. “Killing Patagonia“) contro il mega-progetto Hidroaysen di Endesa-Enel, relativo alle cinque grandi dighe che sarebbero dovute sorgere sui fiumi Pascua e Baker in Patagonia, fornendo una potenza di 2.750 MW con un costo di 6,5 miliardi di Euro.
Il nuovo esecutivo cileno, guidato da Michelle Bachelet, subentrato a quello di Sebastian Piñera, che nel 2011 aveva dato un parziale nulla osta all’opera, ha cancellato il piano su cui Enel era impegnata con una partecipazione al 51%, motivando la sua decisione sulla base di una serie di questioni di carattere ambientale non risolte, nonché di problematiche legate al reinsediamento delle popolazioni locali.
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A Berlino la grande manifestazione contro l’apertura della Cdu ad AfD: “Siamo 250mila”. Migranti, i punti in comune tra i due partiti
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "La Fondazione Gimbe è un ente autonomo e indipendente che ormai da decenni studia e documenta i dati più importanti del nostro Servizio sanitario nazionale. Il suo presidente non ha mai fatto sconti a nessun Governo e a nessuna parte politica come dimostrano chiaramente i Rapporti che annualmente la Fondazione offre al dibattito e ai decisori politici. Ma forse dà fastidio a chi oggi è al governo che proprio dai rapporti Gimbe emerga ciò che la maggioranza si ostina a negare: cioè che stiamo riducendo le risorse per finanziare il Ssn in proporzione al Pil e che non si stanno dando risposte adeguate alla gravità della crisi che attraversa la sanità pubblica in Italia". Lo afferma Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale Pd.
"Cercare di minare la credibilità di un professionista serio e stimato ovunque perché non piacciono i numeri -peraltro tratti tutti da fonti ufficiali- su cui fa le analisi -aggiunge- è tipico di una destra illiberale e arrogante. Per questo voglio esprimere al presidente Cartabellotta la mia solidarietà e confermare la stima e l’apprezzamento nei confronti del lavoro prezioso della Fondazione Gimbe".