“Ho ascoltato degli interventi interessanti, riflessioni interessanti, è il caso che ci riaggiorniamo alla prossima settimana”. Alle 19 i toni si abbassano e Silvio Berlusconi è costretto a congelare così l’assemblea gruppo parlamentare di Forza Italia. “Un’assemblea vera come non si era mai vista”, spiffera un forzista tramite un sms a ilfattoquotidiano.it. Un incontro che si conclude senza alcun voto, altrimenti “il nostro beneamato presidente sarebbe potuto andare sotto”. E nel migliore dei casi, sussurra chi ha preso parte al vertice, “la votazione avrebbe sancito una divisione netta”.
Del resto, è pur vero che stamane l’ex presidente del Consiglio si è recato a Palazzo Chigi da Matteo Renzi promettendo lealtà sulle riforme a patto che l’impianto dell’Italicum restasse quello iniziale. Quindi, un Italicum senza preferenze e con le stesse soglie di sbarramento che scorraggino la proliferazione dei mini partiti. Ma oggi gran parte del gruppo parlamentare non accetta la subalternità al Pd. “Non possiamo essere l’ala destra di Renzi, non siamo Alfano”, è il refrain che mugugnano i frondisti forzisti che partecipano all’assemblea del gruppo di Forza Italia alla Sala Regina di Montecitorio. Un’assemblea che addirittura si protrae per oltre tre ore. Si susseguono interventi su interventi. E i toni si alzano al punto che ad un certo punto fuori dalla Sala Regina si arrivano a sentire le urla. Si consumano scontri, registrano i bollettini degli sherpa del Cavaliere. Scontri, appunto, tra l’ala “renziana” guidata da Denis Verdini, il quale chiede a gran voce di continuare a sottoscrivere il patto del Nazareno. E un’altra ala, eterodiretta da Renato Brunetta, che secondo indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, avrebbe dato “dell’imbroglione” a Matteo Renzi: “Siamo troppo deboli, lui è troppo forte. Dobbiamo contraddistinguerci sulle tematiche economiche e fare un’opposizione seria, non farlocca”. Raffaele Fitto resta in silenzio, ma avrebbe già pronta una carta da sfoderare al vertice della prossima settimana. La fronda, insomma, non vuole cedere alcunché a Renzi. E sottotraccia sussurra “di voler boicottare l’attività parlamentare“. Perché “d’accordo, c’è il dovere della lealtà, ma difendiamo le nostre posizioni: il presidenzialismo, l’elezione diretta dei senatori”.
Già, l’elezione diretta dei senatori. Proprio su questo punto i gruppi parlamentari di Forza Italia, soprattutto quello di Palazzo Madama, non ne vuole sapere di indietreggiare. E se Berlusconi, secondo i rumors filtrati da Palazzo Chigi, avrebbe assicurato il premier in carica sull’elezione di secondo grado, i senatori di Forza Italia continueranno a far battaglia. “Io sono per l’elezione diretta dei senatori”, si lascia andare per esempio Domenico Scilipoti. “Il Senato elettivo è un segno di democrazia”, rincara Alessandra Mussolini, dimissionaria perché sceglierà il seggio dell’Europarlamento. “C’è un problema di fondo – spiega Augusto Minzolini – Non capisco perché Renzi debba ottenere il superamento del bicameralismo, la differenziazione delle funzioni e debba per giunta dire no al Senato elettivo. Perché?”. Un nodo, quello dell’elezione diretta degli “inquilini” del nuovo Senato, su cui i forzisti dissidenti troveranno dalla loro parte una ventina di frondisti del Pd con in testa Corradino Mineo: “Vorrei vedere prima il testo che cambia di continuo. E che al momento non c’è. Fino ad oggi ho fatto una battaglia chiara che continuerò a fare. Ad ogni modo trovo strano che gli incontri dei vertici siano più importanti del Parlamento. Tutto ciò mi sembra una trappola mediatica“. Una trappola mediatica che però potrebbe nascondere dell’altro. Ad esempio c’è chi giura, tra i berlusconiani, che “dietro l’accordo di quest’oggi ci sia la promessa del voto segreto sulla richiesta di arresto di Giancarlo Galan, un uomo di Publitalia che il presidente non vorrebbe mai e poi mai vedere dietro le sbarre”. Prima, però, il 18 luglio si terrà il secondo grado sul processo Ruby. E, assicurano, “da come andrà a finire dipenderanno le sorti delle riforme”. Insomma, altro che patto del Nazareno.
Twitter: @GiuseppeFalci
Politica
Riforme, l’assemblea di Fi è una polveriera. “Con un voto Berlusconi avrebbe perso”
Scontri e urla alla riunione congiunta dei gruppi parlamentari che finisce con un rinvio alla prossima settimana. Brunetta: "Renzi è un imbroglione, dobbiamo fare opposizione seria". Il fronte "dissidente" rispetto al patto del Nazareno non cede e arriva a minacciare di "voler boicottare l'attività parlamentare". E sullo sfondo il peso delle decisioni sulla richiesta di arresto di Galan e l'esito del secondo grado del processo Ruby
“Ho ascoltato degli interventi interessanti, riflessioni interessanti, è il caso che ci riaggiorniamo alla prossima settimana”. Alle 19 i toni si abbassano e Silvio Berlusconi è costretto a congelare così l’assemblea gruppo parlamentare di Forza Italia. “Un’assemblea vera come non si era mai vista”, spiffera un forzista tramite un sms a ilfattoquotidiano.it. Un incontro che si conclude senza alcun voto, altrimenti “il nostro beneamato presidente sarebbe potuto andare sotto”. E nel migliore dei casi, sussurra chi ha preso parte al vertice, “la votazione avrebbe sancito una divisione netta”.
Del resto, è pur vero che stamane l’ex presidente del Consiglio si è recato a Palazzo Chigi da Matteo Renzi promettendo lealtà sulle riforme a patto che l’impianto dell’Italicum restasse quello iniziale. Quindi, un Italicum senza preferenze e con le stesse soglie di sbarramento che scorraggino la proliferazione dei mini partiti. Ma oggi gran parte del gruppo parlamentare non accetta la subalternità al Pd. “Non possiamo essere l’ala destra di Renzi, non siamo Alfano”, è il refrain che mugugnano i frondisti forzisti che partecipano all’assemblea del gruppo di Forza Italia alla Sala Regina di Montecitorio. Un’assemblea che addirittura si protrae per oltre tre ore. Si susseguono interventi su interventi. E i toni si alzano al punto che ad un certo punto fuori dalla Sala Regina si arrivano a sentire le urla. Si consumano scontri, registrano i bollettini degli sherpa del Cavaliere. Scontri, appunto, tra l’ala “renziana” guidata da Denis Verdini, il quale chiede a gran voce di continuare a sottoscrivere il patto del Nazareno. E un’altra ala, eterodiretta da Renato Brunetta, che secondo indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, avrebbe dato “dell’imbroglione” a Matteo Renzi: “Siamo troppo deboli, lui è troppo forte. Dobbiamo contraddistinguerci sulle tematiche economiche e fare un’opposizione seria, non farlocca”. Raffaele Fitto resta in silenzio, ma avrebbe già pronta una carta da sfoderare al vertice della prossima settimana. La fronda, insomma, non vuole cedere alcunché a Renzi. E sottotraccia sussurra “di voler boicottare l’attività parlamentare“. Perché “d’accordo, c’è il dovere della lealtà, ma difendiamo le nostre posizioni: il presidenzialismo, l’elezione diretta dei senatori”.
Già, l’elezione diretta dei senatori. Proprio su questo punto i gruppi parlamentari di Forza Italia, soprattutto quello di Palazzo Madama, non ne vuole sapere di indietreggiare. E se Berlusconi, secondo i rumors filtrati da Palazzo Chigi, avrebbe assicurato il premier in carica sull’elezione di secondo grado, i senatori di Forza Italia continueranno a far battaglia. “Io sono per l’elezione diretta dei senatori”, si lascia andare per esempio Domenico Scilipoti. “Il Senato elettivo è un segno di democrazia”, rincara Alessandra Mussolini, dimissionaria perché sceglierà il seggio dell’Europarlamento. “C’è un problema di fondo – spiega Augusto Minzolini – Non capisco perché Renzi debba ottenere il superamento del bicameralismo, la differenziazione delle funzioni e debba per giunta dire no al Senato elettivo. Perché?”. Un nodo, quello dell’elezione diretta degli “inquilini” del nuovo Senato, su cui i forzisti dissidenti troveranno dalla loro parte una ventina di frondisti del Pd con in testa Corradino Mineo: “Vorrei vedere prima il testo che cambia di continuo. E che al momento non c’è. Fino ad oggi ho fatto una battaglia chiara che continuerò a fare. Ad ogni modo trovo strano che gli incontri dei vertici siano più importanti del Parlamento. Tutto ciò mi sembra una trappola mediatica“. Una trappola mediatica che però potrebbe nascondere dell’altro. Ad esempio c’è chi giura, tra i berlusconiani, che “dietro l’accordo di quest’oggi ci sia la promessa del voto segreto sulla richiesta di arresto di Giancarlo Galan, un uomo di Publitalia che il presidente non vorrebbe mai e poi mai vedere dietro le sbarre”. Prima, però, il 18 luglio si terrà il secondo grado sul processo Ruby. E, assicurano, “da come andrà a finire dipenderanno le sorti delle riforme”. Insomma, altro che patto del Nazareno.
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B.COME BASTA!
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Il sottosegretario Delmastro boccia la riforma Nordio: “Mi piace solo il sorteggio. I pm? Così divoreranno i giudici”. Pd-M5s: “Se ne vada”
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Per il loro concreto e costante sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e Nova Gorica soprattutto nel contesto di Go 2025", il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello emerito della Slovenia, Borut Pahor, verranno insigniti domani, con una cerimonia in programma alle 11.30 al Teatro comunale Giuseppe Verdi, del Premio 'Santi Ilario e Taziano-Città di Gorizia'. Un nuovo riconoscimento per i due statisti ai quali nell'aprile scorso fu attribuita la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università di Trieste, a conferma di un impegno comune per rimarginare le ferite della storia e mantenere vivi un'amicizia e un legame tra due i popoli, saldando un rapporto anche sul piano personale.
Numerose le occasioni di incontro e i gesti simbolici. A partire dal 26 ottobre 2016, quando i due presidenti parteciparono alla cerimonia sul tema "L'Europa luogo di superamento dei conflitti", nel centenario dell'unione di Gorizia all'Italia. Fu quella l'occasione per la deposizione di due corone d'alloro sul monumento dedicato ai soldati sloveni caduti sul fronte dell'Isonzo 1915-1917 a Doberdò del Lago, mentre in precedenza il Capo dello Stato italiano, al Parco della Rimembranza di Gorizia, aveva reso omaggio al monumento ai caduti della Prima guerra mondiale e al lapidario che ricorda i deportati goriziani.
Ma fu soprattutto il bilaterale a Trieste il 13 luglio 2020 particolarmente denso di significati. Mattarella e Pahor resero omaggio, mano nella mano, alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai caduti sloveni antifascisti Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojzij Valencic, condannati a morte nel 1930. Quindi i due presidenti conferirono a Boris Pahor, scrittore sloveno naturalizzato italiano, rispettivamente l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e l’Ordine per Meriti eccezionali. Fu quindi firmato il protocollo di restituzione del Narodni Dom, l'edificio che ospitava le associazioni culturali slovene distrutto dalla violenza nazionalista dello squadrismo fascista nel 1920.
"La storia –disse Mattarella in quella occasione- non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro".
"Al di qua e al di là della frontiera -il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea -sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace. Oggi, qui a Trieste -con la presenza dell’amico presidente Borut Pahor- segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa". Concetti ribaditi nell’incontro del 21 ottobre 2021, per celebrare la designazione congiunta di Gorizia e Nova Gorica 'Capitale europea della Cultura 2025 con il progetto 'Go! Borderless'. “Un meraviglioso esempio della costruzione di un futuro comune nell’Unione europea".
L'avvicendamento alla guida della Slovenia, con l'elezione della presidente Nataša Pirc Musar, ha visto proseguire le iniziative di collaborazione e dialogo tra i vertici istituzionali dei due Paesi. Mattarella nell'aprile dello scorso anno partecipò alle celebrazioni per il ventennale dell'adesione della Slovenia all'Ue e con l'omologa Pirc Musar ha inaugurato a febbraio di quest'anno Go 2025, Prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Il lupus eritematoso sistemico (Les) è una malattia autoimmune che può colpire vari organi e apparati del nostro organismo. Da qui la difficoltà nella diagnosi e nel trattamento. "Negli ultimi 10 anni, per la malattia, è cambiato il paradigma terapeutico" ed è possibile "raggiungere la remissione, spegnere una delle sue complicanze, quale la nefrite lupica, e ridurre al minimo", fino "anche a sospendere, il cortisone". Protagonisti di questa rivoluzione sono, "in particolare, i Jak inibitori, famiglia di nuovi farmaci già disponibili in Italia da dicembre 2017 per l'artrite reumatoide". Così Fabrizio Conti, professore di Reumatologia Università Sapienza e direttore della Uoc di Reumatologia del Policlinico Umberto I di Roma, riassume all'Adnkronos Salute l'evoluzione nella gestione di questa patologia cronica che è caratterizzata da manifestazioni eritematose cutanee e mucose con sensibilità alla luce del sole, ma che può coinvolgere altri organi come rene, articolazioni e sistema nervoso centrale.
"Il Les si presenta in modo variabile da persona a persona", sottolinea Rosa Pelissero, presidente Gruppo Les Odv, ma colpisce "soprattutto donne giovani in età fertile". Il rapporto di incidenza tra femmine e maschi è di 9 a 1. "Dopo la diagnosi ci si trova da un giorno all'altro malati di una malattia cronica. Si deve imparare a convivere con una nuova normalità. La ricerca è importante: 40-50 anni fa l'obiettivo era la sopravvivenza. C'era solo il cortisone ad alti dosaggi", come cura. "L'avvento di nuovi farmaci - chiarisce - apre alla possibilità di sospenderlo e quindi anche di ridurre gli effetti collaterali e i danni" del farmaco. "La gravidanza", allora, era "assolutamente" inimmaginabile. "Oggi invece, grazie ai progressi fatti, le donne affette da lupus sanno di poter affrontare un gravidanza. La nostra aspettativa è sempre di avere nuovi farmaci, il più efficaci possibili, con meno effetti collaterali e che possano essere somministrati su larga scala".
Il decorso della patologia, spesso, "è di tipo relapsing-remitting in cui, a fasi di attività di malattia, si alternano fasi di quiescenza - spiega Gian Domenico Sebastiani, direttore Uoc di Reumatologia dell'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma - I Jak inibitori, piccole molecole sintetizzate chimicamente, assunte per via orale, inibiscono l'attività di diverse citochine, che sono molecole pro infiammatorie. I Jak inibitori differiscono dai farmaci usati fino ad oggi perché - precisa - vanno a colpire meccanismi mirati della patologia", ma anche perché, essendo orali, hanno più "facilità di somministrazione", cosa importante per "l'aderenza" al trattamento. Inoltre, "per la rapidità di azione", se devono essere sospesi "smettono velocemente di agire".
Questa "nuova classe di immunomodulatori per via orale bloccano uno specifico enzima", janus chinasi, "che attiva diversi recettori cellulari - rimarca Gianluca Moroncini, professore di Medicina interna, direttore Dipartimento Scienze cliniche e molecolari, Università Politecnica delle Marche e direttore Clinica medica, Aou delle Marche - Pur riconoscendo un bersaglio molecolare specifico, in realtà, sono antinfiammatori modulatori ad ampio spettro. Il mio centro è impegnato in un trial clinico multicentrico per verificare se abbiano, nel Lupus eritematoso sistemico, un'efficacia pari a quella che hanno già dimostrato in altre malattie per le quali sono autorizzate, come l'artrite reumatoide o l'artrite psoriasica. Attendiamo con ansia l'esito delle sperimentazioni".
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Ho apprezzato molto la posizione di Elly Schlein quando ha detto no al piano di riarmo. Una buona premessa per impostare un progetto di alternativa a questo governo". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Se ci dobbiamo ritrovare con una alternativa che segue la Meloni e sottoscrive la politica estera disastrosa della Meloni è un disastro, che alternativa puoi presentare agli italiani se ti trovi a votare con la Meloni per l'escalation militare? Per non parlare di Gaza", ha spiegato il leader del M5s.
Roma, 14 mar (Adnkronos) - "Il problema è che il Pd ha dimostrato di essere un partito troppo plurale, lo dico con una battuta. Ci sono dei momenti di sintesi e quando il tuo leader prende una posizione così chiara, qualche chiarimento adesso andrebbe operato. Ma il problema non riguarda me ma un'altra forza politica". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
Roma, 14 mag (Adnkronos) - "Oggi scopriamo che ci sono i proprietari delle reti che vogliono dettare le condizioni, vogliono utilizzare gli algoritmi per condizionare il dibattito, usare gli algoritmi per condizionare le elezioni. Ci dobbiamo svegliare". Lo ha detto Giuseppe Conte alla Stampa estera.
"Il problema vero è che sono monopolisti, come Starlink per i satelliti a bassa quota. Che garanzia di sicurezza abbiamo che domani, come per l'Ucraina, Musk non si svegli e dica chiudo l'interruttore? L'Europa è l'unico contesto sovranazionale che cerca di dettare regole su questo fronte. E' un problema serio da affrontare", ha spiegato il leader del M5s.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Con un'esperienza "ultraventennale in reumatologia" con l'obiettivo di "migliorare gli standard di cura e migliorare i risultati clinici per i pazienti che soffrono di queste malattie", oggi "AbbVie è impegnata a sviluppare un possibile strumento ulteriore per rispondere alle esigenze dei pazienti che soffrono di lupus eritematoso sistemico. Il Les è una malattia autoimmune estremamente complessa, caratterizzata dalla produzione di autoanticorpi che possono colpire in maniera variegata ed eterogenea diversi organi e sistemi: il sistema polmonare, il muscolo-scheletrico, la cute e il sistema nervoso centrale. Chiaramente i sintomi variano a seconda del tipo di organo distretto coinvolto, ma ha un decorso cronico estremamente elevato e un'evoluzione estremamente imprevedibile". Lo ha detto Caterina Golotta, direttore medico AbbVie Italia, all'Adnkronos Salute, sottolineando che, "per rispondere ai bisogni insoddisfatti", la farmaceutica sta lavorando su un "inibitore di Jak, upadacitinib. Frutto dello sforzo in ricerca e sviluppo interno, è al momento in corso di sperimentazione clinica in questo contesto".
Si tratta di "un inibitore selettivo e reversibile della janus chinasi - spiega Golotta - ed è attualmente approvato e rimborsato in una serie di patologie immunologiche: l'artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, l'artrite psoriasica, la colite ulcerosa e la dermatite atopica. Rimaniamo fiduciosi in attesa dei risultati della molecola nel programma di sviluppo del lupus eritematoso sistemico. Tra l'altro, l'upadacitinib è attualmente in studio anche in altre 2 patologie dell'ambito immunologico: la vitiligine e l'alopecia areata".
AbbVie, evidenzia il direttore medico, "è un'azienda fortemente votata alla ricerca e sviluppo. In Italia siamo presenti con 78 studi clinici che coinvolgono circa 400 centri sperimentali. A livello globale, l'impegno in ricerca nel 2024 è stato pari a circa 13 miliardi di dollari, che rappresenta un incremento del 66,66% rispetto all'impegno del 2023".
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Con un'esperienza "ultraventennale in reumatologia" con l'obiettivo di "migliorare gli standard di cura e migliorare i risultati clinici per i pazienti che soffrono di queste malattie", oggi "AbbVie è impegnata a sviluppare un possibile strumento ulteriore per rispondere alle esigenze dei pazienti che soffrono di lupus eritematoso sistemico. Il Les è una malattia autoimmune estremamente complessa, caratterizzata dalla produzione di autoanticorpi che possono colpire in maniera variegata ed eterogenea diversi organi e sistemi: il sistema polmonare, il muscolo-scheletrico, la cute e il sistema nervoso centrale. Chiaramente i sintomi variano a seconda del tipo di organo distretto coinvolto, ma ha un decorso cronico estremamente elevato e un'evoluzione estremamente imprevedibile". Lo ha detto Caterina Golotta, direttore medico AbbVie Italia, all'Adnkronos Salute, sottolineando che, "per rispondere ai bisogni insoddisfatti", la farmaceutica sta lavorando su un "inibitore di Jak, upadacitinib. Frutto dello sforzo in ricerca e sviluppo interno, è al momento in corso di sperimentazione clinica in questo contesto".
Si tratta di "un inibitore selettivo e reversibile della janus chinasi - spiega Golotta - ed è attualmente approvato e rimborsato in una serie di patologie immunologiche: l'artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, l'artrite psoriasica, la colite ulcerosa e la dermatite atopica. Rimaniamo fiduciosi in attesa dei risultati della molecola nel programma di sviluppo del lupus eritematoso sistemico. Tra l'altro, l'upadacitinib è attualmente in studio anche in altre 2 patologie dell'ambito immunologico: la vitiligine e l'alopecia areata".
AbbVie, evidenzia il direttore medico, "è un'azienda fortemente votata alla ricerca e sviluppo. In Italia siamo presenti con 78 studi clinici che coinvolgono circa 400 centri sperimentali. A livello globale, l'impegno in ricerca nel 2024 è stato pari a circa 13 miliardi di dollari, che rappresenta un incremento del 66,66% rispetto all'impegno del 2023".