Corruzione e mazzette milionarie attorno alle concessioni petrolifere. La Malabu, società coinvolta nell’inchiesta aperta contro Eni svelata oggi da Il Fatto Quotidiano, era già finita sotto i riflettori: nell’aprile 2012 una commissione del Parlamento della Nigeria, guidata dal deputato d’opposizione Farouk Lawan, aveva presentato un rapporto secondo il quale 5,1 miliardi di euro erano “evaporati” dal programma nazionale di sovvenzione dei carburanti tra il 2009 e il 2010 per appropriazione indebita e cattiva gestione. Proprio all’inizio del 2012, la popolazione si era sollevata protestando contro la decisione del governo di sopprimere le sovvenzioni statali, lievitate enormemente. E quel rapporto parlamentare dimostrava che il vertiginoso aumento dei costi (cresciuto di dieci volte dal 2006 al 2011) non era dovuto agli accresciuti consumi, ma a un ingente sistema corruttivo. Il documento chiamava in causa personalità politiche di primo piano, esponenti del partito al potere e ministri del governo.
Un sistema su cui opposizione e giudici hanno continuato a indagare, denunciando già allora che i 740 milioni di euro del contratto siglato nell’aprile 2011 tra governo nigeriano da un lato e Shell ed Eni dall’altro, proprio per il controllo del blocco OPL 245 ora al centro dell’indagine della Procura di Milano, erano magicamente finiti tutti sul conto della Malabu Oil & Gas, di proprietà dell’ex ministro del petrolio Dan Etete, già condannato nel 2007 in Francia per riciclaggio di denaro sporco.
Grazie anche alle indagini avviate in quel periodo, si era giunti alla costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc sulla Malabu Oil & Gas Limited, che, lo scorso 19 febbraio, aveva ordinato l’immediata cancellazione della “vendita fraudolenta” del ricco blocco OPL 245 a Shell e Agip, in un affare poco limpido oliato dal pagamento di 1,1 milioni di dollari all’ex ministro Etete, anch’egli citato nelle carte italiane come perno della trattativa con Eni.
La commissione ha reso pubbliche nove raccomandazioni, tra cui una censura ad Agip Exploration Limited (NAE) e Shell Nigeria Ultra Deeps (SNUD) per mancanza di trasparenza proprio riguardo all’affare OPL 245. Per questo, la commissione raccomandava appunto di cancellare la licenza a Shell Nigeria Exploration and Production Company (SNEPCO) perché gli accordi così stipulati sono contrari alle leggi nigeriane in materia fiscale. Auspicando un nuovo accordo stipulato con regole trasparenti e rispettose delle leggi nigeriane, la commissione concludeva che “l’accordo ledeva l’interesse nazionale e inoltre vincolava la Nigeria ad alcune inaccettabili indennità, come debitore”. Se il governo federale darà seguito a tali raccomandazioni, Shell e Agip perderanno i soldi versati alla Malabu.
All’inizio di giugno Mohammed Adoke, procuratore generale della Federazione e ministro della giustizia, ha però chiesto alla parallela Commissione del senato sulle risorse petrolifere di sospendere ulteriori indagini sul presunto incasso di 1,1 miliardo di dollari dalla vendita della concessione OPL 245 alle multinazionali Shell e Agip.
di Giusy Baioni
Mondo
Eni, il partner nigeriano al centro di inchiesta parlamentare su corruzione
Già nel 2012 la Malubu, società citata nell'inchiesta milanese sul gruppo pubblico, era considerat il perno del sistema di tangenti intorno al business petrolifero del Paese africano. Il rapporto stimava in 5,1 miliardi di euro la somma "evaporata" in mazzette e malagestione delle sovvenzioni governative
Corruzione e mazzette milionarie attorno alle concessioni petrolifere. La Malabu, società coinvolta nell’inchiesta aperta contro Eni svelata oggi da Il Fatto Quotidiano, era già finita sotto i riflettori: nell’aprile 2012 una commissione del Parlamento della Nigeria, guidata dal deputato d’opposizione Farouk Lawan, aveva presentato un rapporto secondo il quale 5,1 miliardi di euro erano “evaporati” dal programma nazionale di sovvenzione dei carburanti tra il 2009 e il 2010 per appropriazione indebita e cattiva gestione. Proprio all’inizio del 2012, la popolazione si era sollevata protestando contro la decisione del governo di sopprimere le sovvenzioni statali, lievitate enormemente. E quel rapporto parlamentare dimostrava che il vertiginoso aumento dei costi (cresciuto di dieci volte dal 2006 al 2011) non era dovuto agli accresciuti consumi, ma a un ingente sistema corruttivo. Il documento chiamava in causa personalità politiche di primo piano, esponenti del partito al potere e ministri del governo.
Un sistema su cui opposizione e giudici hanno continuato a indagare, denunciando già allora che i 740 milioni di euro del contratto siglato nell’aprile 2011 tra governo nigeriano da un lato e Shell ed Eni dall’altro, proprio per il controllo del blocco OPL 245 ora al centro dell’indagine della Procura di Milano, erano magicamente finiti tutti sul conto della Malabu Oil & Gas, di proprietà dell’ex ministro del petrolio Dan Etete, già condannato nel 2007 in Francia per riciclaggio di denaro sporco.
Grazie anche alle indagini avviate in quel periodo, si era giunti alla costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc sulla Malabu Oil & Gas Limited, che, lo scorso 19 febbraio, aveva ordinato l’immediata cancellazione della “vendita fraudolenta” del ricco blocco OPL 245 a Shell e Agip, in un affare poco limpido oliato dal pagamento di 1,1 milioni di dollari all’ex ministro Etete, anch’egli citato nelle carte italiane come perno della trattativa con Eni.
La commissione ha reso pubbliche nove raccomandazioni, tra cui una censura ad Agip Exploration Limited (NAE) e Shell Nigeria Ultra Deeps (SNUD) per mancanza di trasparenza proprio riguardo all’affare OPL 245. Per questo, la commissione raccomandava appunto di cancellare la licenza a Shell Nigeria Exploration and Production Company (SNEPCO) perché gli accordi così stipulati sono contrari alle leggi nigeriane in materia fiscale. Auspicando un nuovo accordo stipulato con regole trasparenti e rispettose delle leggi nigeriane, la commissione concludeva che “l’accordo ledeva l’interesse nazionale e inoltre vincolava la Nigeria ad alcune inaccettabili indennità, come debitore”. Se il governo federale darà seguito a tali raccomandazioni, Shell e Agip perderanno i soldi versati alla Malabu.
All’inizio di giugno Mohammed Adoke, procuratore generale della Federazione e ministro della giustizia, ha però chiesto alla parallela Commissione del senato sulle risorse petrolifere di sospendere ulteriori indagini sul presunto incasso di 1,1 miliardo di dollari dalla vendita della concessione OPL 245 alle multinazionali Shell e Agip.
di Giusy Baioni
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Politica
Meloni legge in Aula il Manifesto di Ventotene: “Non è la mia Europa”. Opposizioni protestano, caos e seduta sospesa. Lei: “Non ho tempo per la lotta nel fango”
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Israele attacca ancora Gaza, “morti 970 palestinesi in 48 ore”. Hamas: “Colpito edificio Onu e ucciso operatore straniero”. Idf nega
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Il libro bianco per la difesa Ue: obbligo di “buy European” con i prestiti finanziati da eurobond
Roma, 19 mar (Adnkronos) - Il Manifesto di Ventotene, al centro delle polemiche alla Camera dei deputati dopo le parole di Giorgia Meloni in aula, risale al 1941 ed è considerato uno dei testi fondanti dell'Unione europea. Scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante l’inverno del '41, nei giorni del confino disposto per gli esponenti antifascisti come Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, ha come titolo completo 'Il manifesto per un’Europa libera ed unita'.
Il valore riconosciuto al documento è quello di aver introdotto un paradigma inedito sull'Europa, quello di un continente realmente unificato. Partendo dall'idea di Federazione europea che già circolava da tempo, gli autori analizzano le cause che avevano portato alle due guerre mondiali indicando una prospettiva europea opposta a quella dell'equilibrio tra Stati-Nazione ma, piuttosto, basata su una interdipendenza tra Stati sovrani.
Al Manifesto hanno dato il loro contributo diversi intellettuali, a partire dall'ebreo socialista Colorni, che poi ne curò la pubblicazione. Mentre fu l'impegno di alcune donne come Ursula Hirschmann e Ada Rossi a far conoscere e diffondere il testo nel resto d'Italia. Il Manifesto è diviso in tre parti, 'La crisi della civiltà moderna', 'Compiti del dopoguerra. L'unità europea' e 'Compiti del dopoguerra. La riforma della società'.
(Adnkronos) - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, nell'agosto del 2021, aveva spiegato: "Credo che bisogna pensare al contesto in cui nasce il Manifesto che era questo, per rendersi conto di che cosa intendono dire a noi ancora – oltre che ai loro contemporanei - Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni con il Manifesto. Chiedendo a tutti quanti, esortando tutti quanti, a vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà".
Il capo dello Stato, definendo il Manifesto "un punto di riferimento", aveva proseguito: "Questi insegnamenti e lezioni sono senza scadenza, senza tempo, che erano allora richiesti ed espressi con una grande fede nella libertà, la fiducia nel corso della storia e anche il coraggio di posizioni di assoluta avanguardia. Sono queste lezioni senza scadenza temporale che parlano anche a noi, con grande attualità, in questo periodo in cui siamo investiti da sfide globali impegnative, difficili, e da tante realtà di distruzione. Quella sollecitazione a difendere la libertà e la democrazia, che allora veniva fatta in quelle condizioni, in quel contesto così difficile che richiedeva coraggio e determinazione, vale ancora oggi pienamente".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Dice che l’Europa del manifesto di Ventotene, scritto da antifascisti al confino, non è la sua Europa, non è l’Europa che vuole. Forse perché quel manifesto si intitolava 'Per un’Europa libera e forte'? Cosa non vuole Giorgia Meloni, quindi? l’Europa libera? L’Europa forte?". Così sui social Simona Malpezzi, senatrice del Pd.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "È incredibile e gravissimo quello che è successo poco fa nell’Aula del Parlamento". Così la deputata dem, Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico.
"La presidente del Consiglio in uno dei passaggi forse più dedicati della nostra storia recente, quando deve andare in Consiglio Europeo dove posizionare l'Italia su quello che sta accadendo, su una richiesta di nuova protezione dell'Italia, su una posizione che dobbiamo prendere rispetto alle scelte di Trump e rispetto alle guerre che continuano sia in Ucraina che nel Medio Oriente, di fronte a tutto questo ha pensato bene di irridere la nostra Costituzione, la nostra storia, l'Europa stessa".
"Meloni ha mistificato la realtà, ha ancora una volta strumentalmente e in modo truffaldino utilizzato proprio il manifesto di Ventotene per fare una caricatura, per insultare quegli uomini e quelle donne che hanno perso anche la vita per combattere i nazionalismi e il nazifascismo e per permetterci di vivere in un’Europa libera. Veramente una vergogna, non ha il minimo senso delle istituzioni. Presidente, non si può riscrivere la storia".
Roma, 19 mar. -(Adnkronos) - "Il costo della batteria ad oggi rappresenta fino al 45% del costo totale di un veicolo elettrico. Oggi sono attive 263 Gigafactory in tutto il mondo: 214 sono localizzate in Cina, solo 13 in Europa. Le aziende cinesi hanno il primato del mercato, non solo in termini di produzione ma soprattutto di tecnologia". Lo sottolinea il presidente di Stellantis John Elkann, nell'audizione informale presso le Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, facendo il punto sui problemi del mercato automobilistico.
"I produttori automobilistici europei - ricorda - stanno affrontando uno svantaggio strutturale rispetto ai loro concorrenti cinesi, pari al 40% del costo manifatturiero complessivo. In particolare, i prezzi dell'energia di paesi produttori di auto europei risultano 5 volte più alti di quelli cinesi. Bisogna inoltre rammentare che per quanto riguarda una Gigafactory, il consumo di energia necessario è 10 volte superiore a quello di uno stabilimento produttivo di autovetture". "Per questa ragione - auspica - l’Europa dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia a valori competitivi globali e di mantenerli a livelli costanti e prevedibili".
Palermo, 19 mar. (Adnkronos) - "A proposito delle ultime piogge che, per fortuna, hanno risparmiato Firenze, non solo per l'utilizzo dello scolmatore, ma anche per la scarsa piovosità al Nord del capoluogo nel Val d'Arno e Alto casentino, il governo si permette di suggerire alla Regione e al comune di Pisa l'opportunità di procedere al completamento dello scolmatore e consentirgli la portata stabilita nel progetto originario. D'intesa con Regione e Comune di Pisa si valuterebbe la possibilità di uno specifico finanziamento". Così il ministro per la Protezione civile nel corso del Question time alla Camera dei deputati.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Spinelli, scusala. Ai tempi sarebbe stata dalla parte di chi ti ha mandato al confino". Lo scrive l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran, postando una foto di Altiero Spinelli.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La lettura del manifesto di Ventotene da parte di Giorgia Meloni oggi è stata una provocazione, quando utilizza certe modalità si dimentica di essere la presidente del Consiglio e torna ad essere militante del suo partito". Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l'ex presidente Pd e ministra Rosy Bindi, intervistata da Giorgio Lauro e Marisa Laurito.