Terminerà in tribunale il botta e risposta a distanza tra Patrizia Moretti e Franco Maccari. Il segretario generale del Coisp annuncia che la denuncerà per diffamazione. A far rientrare anche il nome della madre di Federico Aldrovandi nella lunghissima sequela di denunce depositate dal sindacato indipendente di polizia nell’ultimo anno è stata un’intervista al sito Contropiano.org sulle reazioni al sequestro dei beni dei poliziotti condannati. Nel rispondere al cronista Adriano Chiarelli (anche lui nella ‘black list’ del Coisp), la Moretti definisce Maccari “uno stalker”. “Non scendo a indagare le motivazioni dei suoi assurdi comportamenti – prosegue l’intervista -. Penso sia un vero torturatore morale, che non ha mai avuto scrupoli nei confronti della mia famiglia. Com’è possibile che una persona così rappresenti qualcuno di onesto? Forse rappresenta le persone come lui”. E proprio per stalking (oltreché per diffamazione per aver detto che la foto di Federico sul lettino dell’obitorio era falsa) il sindacalista era stato denunciato lo scorso settembre dalla donna.
Ora le parti si invertono, con il Coisp che dice di cambiare “posizione rispetto al proposito finora sempre seguito di non attivare mai azioni contro la Moretti”, “nonostante – spiega Maccari – le ripetute gravissime offese, le sue continue strumentalizzazioni di ogni nostro gesto e l’atteggiamento altamente aggressivo ed intimidatorio che ha sempre tenuto verso un’organizzazione sindacale che ha sempre correttamente svolto la propria attività, e contro di me in particolare, che in tempi non sospetti ho cercato persino un dialogo e un incontro con lei venendo puntualmente schifato!”. “Fino ad oggi – prosegue il segretario generale – abbiamo subito di tutto senza reagire, e questo ‘torturatore nato’ è stato il primo strenuo assertore della necessità di non raccogliere le provocazioni per rispetto del lutto di una madre. Ma adesso è davvero troppo, perché il rancore, il livore, le offese, le asserzioni fasulle e le continue denigrazioni sono rivolte, di riflesso, alle migliaia di poliziotti che questo sindacato ha l’onore di rappresentare”. In attesa di formalizzare la querela, Maccari tiene a “ribadire per la milionesima volta che questa organizzazione sindacale ed io stesso non abbiamo mai trattato la vicenda in questione sul piano personale o riferendoci alla signora Moretti o ai suoi familiari. Abbiamo sempre espresso il nostro rispetto per lei, precisando che ci correva e ci corre l’obbligo di intervenire sulle questioni di principio, come certamente è il fatto che non ci si può e non ci si deve accanire contro chi svolgendo il nostro difficile lavoro, in condizioni proibitive e senza i mezzi e gli strumenti adeguati, può incappare in situazioni di ogni genere, comprese le tragedie come quella capitata al giovane Federico Aldrovandi”.
Maccari in passato aveva parlato di “ingiustificate, gratuite e immotivate cattiverie” da parte della Moretti, che avrebbe “sparso veleno a profusione sul Coisp e sulle Forze dell’Ordine”, “basandosi su argomentazioni fasulle”. E così prosegue: “ritenere criticabile la soddisfazione della signora Moretti per il fatto che quattro persone e le loro famiglie sono completamente distrutte al di là di ciò che è dovuto, chiamandolo desiderio di vendetta e non di giustizia (quella già garantita nelle aule di tribunale) è un’opinione che pure siamo liberi di esprimere, dato che questa è una democrazia (grazie soprattutto alla Polizia di Stato)”.
Poco dopo Patrizia Moretti ha annunciato che lascerà Facebook: “Ho chiuso l’account perché tutto è già stato detto. Le sentenze sono definitive. Chi vuol capire ha capito. Agli altri addio. Io torno ad essere mamma privata”, ha scritto in un messaggio riportato, sempre sul social network, dalla pagina intitolata a Federico, morto a Ferrara nel 2009, un caso che ha portato alla condanna di quattro poliziotti: “Federico adesso ha moltissime voci che ringrazio una per una. L’Associazione prosegue sulla strada di Federico e su questa pagina. Ciao”, conclude la Moretti.
Emilia Romagna
Caso Aldrovandi, Coisp querela Patrizia Moretti: “Stalker? Da lei offese gravissime”
Il segretario generale del sindacato di polizia aveva detto: "La famiglia cerca vendetta". E la madre aveva replicato: "Torturatore morale". Ora annuncia l'azione legale. Poco dopo la decisione della donna : "Chiudo il mio account su Facebook. Torno mamma privata"
Terminerà in tribunale il botta e risposta a distanza tra Patrizia Moretti e Franco Maccari. Il segretario generale del Coisp annuncia che la denuncerà per diffamazione. A far rientrare anche il nome della madre di Federico Aldrovandi nella lunghissima sequela di denunce depositate dal sindacato indipendente di polizia nell’ultimo anno è stata un’intervista al sito Contropiano.org sulle reazioni al sequestro dei beni dei poliziotti condannati. Nel rispondere al cronista Adriano Chiarelli (anche lui nella ‘black list’ del Coisp), la Moretti definisce Maccari “uno stalker”. “Non scendo a indagare le motivazioni dei suoi assurdi comportamenti – prosegue l’intervista -. Penso sia un vero torturatore morale, che non ha mai avuto scrupoli nei confronti della mia famiglia. Com’è possibile che una persona così rappresenti qualcuno di onesto? Forse rappresenta le persone come lui”. E proprio per stalking (oltreché per diffamazione per aver detto che la foto di Federico sul lettino dell’obitorio era falsa) il sindacalista era stato denunciato lo scorso settembre dalla donna.
Ora le parti si invertono, con il Coisp che dice di cambiare “posizione rispetto al proposito finora sempre seguito di non attivare mai azioni contro la Moretti”, “nonostante – spiega Maccari – le ripetute gravissime offese, le sue continue strumentalizzazioni di ogni nostro gesto e l’atteggiamento altamente aggressivo ed intimidatorio che ha sempre tenuto verso un’organizzazione sindacale che ha sempre correttamente svolto la propria attività, e contro di me in particolare, che in tempi non sospetti ho cercato persino un dialogo e un incontro con lei venendo puntualmente schifato!”. “Fino ad oggi – prosegue il segretario generale – abbiamo subito di tutto senza reagire, e questo ‘torturatore nato’ è stato il primo strenuo assertore della necessità di non raccogliere le provocazioni per rispetto del lutto di una madre. Ma adesso è davvero troppo, perché il rancore, il livore, le offese, le asserzioni fasulle e le continue denigrazioni sono rivolte, di riflesso, alle migliaia di poliziotti che questo sindacato ha l’onore di rappresentare”. In attesa di formalizzare la querela, Maccari tiene a “ribadire per la milionesima volta che questa organizzazione sindacale ed io stesso non abbiamo mai trattato la vicenda in questione sul piano personale o riferendoci alla signora Moretti o ai suoi familiari. Abbiamo sempre espresso il nostro rispetto per lei, precisando che ci correva e ci corre l’obbligo di intervenire sulle questioni di principio, come certamente è il fatto che non ci si può e non ci si deve accanire contro chi svolgendo il nostro difficile lavoro, in condizioni proibitive e senza i mezzi e gli strumenti adeguati, può incappare in situazioni di ogni genere, comprese le tragedie come quella capitata al giovane Federico Aldrovandi”.
Maccari in passato aveva parlato di “ingiustificate, gratuite e immotivate cattiverie” da parte della Moretti, che avrebbe “sparso veleno a profusione sul Coisp e sulle Forze dell’Ordine”, “basandosi su argomentazioni fasulle”. E così prosegue: “ritenere criticabile la soddisfazione della signora Moretti per il fatto che quattro persone e le loro famiglie sono completamente distrutte al di là di ciò che è dovuto, chiamandolo desiderio di vendetta e non di giustizia (quella già garantita nelle aule di tribunale) è un’opinione che pure siamo liberi di esprimere, dato che questa è una democrazia (grazie soprattutto alla Polizia di Stato)”.
Poco dopo Patrizia Moretti ha annunciato che lascerà Facebook: “Ho chiuso l’account perché tutto è già stato detto. Le sentenze sono definitive. Chi vuol capire ha capito. Agli altri addio. Io torno ad essere mamma privata”, ha scritto in un messaggio riportato, sempre sul social network, dalla pagina intitolata a Federico, morto a Ferrara nel 2009, un caso che ha portato alla condanna di quattro poliziotti: “Federico adesso ha moltissime voci che ringrazio una per una. L’Associazione prosegue sulla strada di Federico e su questa pagina. Ciao”, conclude la Moretti.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
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