Pochi giorni fa raccontavo la storia di Beatrice Ballerini, ennesima vittima del cosiddetto femminicidio. Quasi sempre nelle agghiaccianti cronache di questo fenomeno, la donna è stata la moglie dell’autore del delitto, e quest’ultimo non acconsentiva alla fine della relazione.
Su questo tema abbiamo raccolto il parere di Massimo Fagioli, medico specializzato in neuropsichiatria, che ci offre degli spunti di riflessione molto interessanti. Fagioli, infatti, ha fatto del rapporto uomo-donna uno dei punti fermi della sua teoria e ha inoltre denunciato più volte l’annullamento dell’identità femminile avvenuto nel corso dei secoli.
Dopo diversi anni di lavoro come psichiatra che cercava una psicoterapia delle psicosi, propose nel 1971 il risultato delle sue esperienze e della sua formazione con il libro Istinto di morte e conoscenza. Successivamente con La marionetta e il burattino (1974) e Teoria della nascita e castrazione umana (1974) e Bambino donna e trasformazione dell’uomo(1979) suggellò l’impostazione della Teoria. Dal 1975 tiene una particolarissima psicoterapia di gruppo nota come Analisi collettiva con migliaia di partecipanti e che, tra l’altro, ha formato centinaia di psichiatri e di psicoterapeuti. È autore di 15 libri. Dal 2006 ha una rubrica sul settimanale left, le cui raccolte sono diventate una collana della casa editrice.
L’anno scorso si sono registrate in Italia 177 uccisioni di donne, quasi una ogni due giorni. Siamo di fronte a un fenomeno sociale del quale bisogna assumersi le responsabilità. L’autore della strage di Motta Visconti dopo aver massacrato moglie e figli è andato a vedere la partita ed ha esultato per il gol dell’Italia. Poi è tornato a casa ed ha messo in scena lo sterminio della sua famiglia da parte di alcuni ladri. C’è decisamente qualcosa che non torna in queste famiglie apparentemente perfette nelle quali sembra irrompere una bestialità improvvisa. Eppure in questi casi la malattia mentale non sembra venir mai tirata in ballo dall’informazione e dai media. Forse gli stereotipi e l’immaginario della malattia mentale andrebbero rivisitati.
Secondo Fagioli si tratta di un caso di schizofrenia: “Un uomo che lucidamente e freddamente, non avendo il coraggio di dire che avrebbe voluto separarsi, ammazza tutti. Manca qui ogni rapporto con la realtà umana. Abbiamo fatuità, stolidità, anaffettività totale. Ma purtroppo siamo di fronte a una totale negazione della malattia mentale da parte della società, soprattutto in Italia. Non tutti i casi a cui assistiamo sono casi come questo, certo. Al centro del patto sociale, tuttavia, da 150 anni a questa parte c’è stato un fenomeno palese di negazione della malattia mentale. Secondo Foucault, la malattia mentale non esiste. Esistono modi di essere. Breivik che ammazza 77 ragazzi non è un malato, ma una sorta di partigiano. Assistiamo a questa reazione cattolica per la quale la cattiveria, la bestialità, la malattia, si trovano nell’uomo naturalmente, mentre religione e ragione controllano la bestia naturale. E’ la storia del peccato originale per la quale siamo tutti figli di Caino. E secondo la quale nel pensiero senza coscienza c’è l’animalità di Platone o la cattiveria della Bibbia. Da qui derivano i fenomeni sociali nella cui interpretazione, la malattia mentale viene fatta sparire, in particolare a partire dal dopo-guerra. Prima si parlava solo di malattia organica, poi con Foucault e Basaglia, pensiero che a sua volta deriva da Heidegger e Binswanger, aldilà della coscienza ci sarebbe solo male e distruttività.”
La differente funzione biologica è stata, fin dai tempi antichi, alla base della divisione dei ruoli. La donna sarebbe il sesso debole. La cultura ha costruito su una diversità biologica una gerarchia sociale. “Il sodalizio tra cristianesimo mistico, irrazionale e il logos occidentale derivante dalla razionalità greca – mi dice il neuropsichiatra – dà vita alla figura del pater familias, il signore al quale è permessa anche la poligamia. Questi elementi li troviamo anche nell’Islam più estremo. Se la donna vuole andare per conto suo, bisogna ammazzarla al fine di proteggere l’onore della famiglia. La donna va eliminata in quanto fonte del peccato, perché la sessualità deve servire esclusivamente alla procreazione e non è realizzazione umana. In questa logica mostruosa l’essere umano non c’è, è come se fosse soltanto una cosa.”
Per la Chiesa, la sacralità della famiglia deve essere difesa a qualsiasi costo. Con un certo assistenzialismo, inoltre, la donna che subisce violenza domestica è solo una vittima da assistere.
Fagioli torna al discorso del pater familias: “Quello che conta per lui, è la funzione biologica della procreazione nella donna. Ancor più in un contesto di guerre, malattie, mortalità infantile una donna deve procreare continuamente. Ma con questo pensiero alla donna non si riconosce un’identità umana di donna per l’appunto. Per questo potrà essere considerata buona, cara, importante, ma non avrà un’identità e dunque non avrà libertà. L’unica cosa che si potrà fare dunque, sarà assisterla. Ricordiamoci che in un paese come l’India, dove la crescita demografica è preoccupante, Papa Wojtila andò a dire di fare più figli. Per la Chiesa la sessualità è da combattere, c’è solo la procreazione.”
Il femminismo e il pensiero del ’68 però, non hanno prodotto una differenza sostanziale per il superamento della violenza di genere. “Nel ’68 – conclude Fagioli – la libertà venne vissuta come negazione. Il mito, la ‘religione’ di quegli anni era la liberazione, che però prevedeva una negazione dell’identità. Ma la rivolta senza identità umana è distruzione, è negazione. Era completamente assente la dialettica del rifiuto. Bastava distruggere. Invece nella rivolta ci vuole il rifiuto. Bisogna sapere cosa rifiutare e cosa no. La libertà era un qualcosa di astratto, fuori da ogni rapporto interumano. E col femminismo abbiamo avuto più o meno la stessa dinamica. I diritti sono fondamentali, ma la dialettica col diverso ci deve essere, è fondamentale. Per trovare l’identità sessuale bisogna prima scoprire un fondamento di uguaglianza assoluta. Noi nasciamo tutti assolutamente uguali, nella vita bisogna prima scoprire questa uguaglianza e solo in un secondo momento far entrare in ballo il discorso uomo-donna e la diversità. Nel rapporto interumano non c’è il rapporto con la ‘cosa’, secondo quella logica mostruosa di cui parlavo prima. L’essere umano è uguale e diverso e questo si realizza in società. Nel rapporto intimo scatta la differenza e questo il femminismo non lo ha capito. Nella dialettica col diverso si ricrea il primo anno di vita. Sessualità significa rapporto intimo, profondo, personale, inconscio, con l’essere umano uguale-diverso.”
Elisa Liberatori Finocchiaro
GoFundMe EU Director
Donne di Fatto - 6 Luglio 2014
Violenza di genere, ‘il femminismo non è bastato a superarla’. Il pensiero di Massimo Fagioli
Pochi giorni fa raccontavo la storia di Beatrice Ballerini, ennesima vittima del cosiddetto femminicidio. Quasi sempre nelle agghiaccianti cronache di questo fenomeno, la donna è stata la moglie dell’autore del delitto, e quest’ultimo non acconsentiva alla fine della relazione.
Su questo tema abbiamo raccolto il parere di Massimo Fagioli, medico specializzato in neuropsichiatria, che ci offre degli spunti di riflessione molto interessanti. Fagioli, infatti, ha fatto del rapporto uomo-donna uno dei punti fermi della sua teoria e ha inoltre denunciato più volte l’annullamento dell’identità femminile avvenuto nel corso dei secoli.
Dopo diversi anni di lavoro come psichiatra che cercava una psicoterapia delle psicosi, propose nel 1971 il risultato delle sue esperienze e della sua formazione con il libro Istinto di morte e conoscenza. Successivamente con La marionetta e il burattino (1974) e Teoria della nascita e castrazione umana (1974) e Bambino donna e trasformazione dell’uomo(1979) suggellò l’impostazione della Teoria. Dal 1975 tiene una particolarissima psicoterapia di gruppo nota come Analisi collettiva con migliaia di partecipanti e che, tra l’altro, ha formato centinaia di psichiatri e di psicoterapeuti. È autore di 15 libri. Dal 2006 ha una rubrica sul settimanale left, le cui raccolte sono diventate una collana della casa editrice.
L’anno scorso si sono registrate in Italia 177 uccisioni di donne, quasi una ogni due giorni. Siamo di fronte a un fenomeno sociale del quale bisogna assumersi le responsabilità. L’autore della strage di Motta Visconti dopo aver massacrato moglie e figli è andato a vedere la partita ed ha esultato per il gol dell’Italia. Poi è tornato a casa ed ha messo in scena lo sterminio della sua famiglia da parte di alcuni ladri. C’è decisamente qualcosa che non torna in queste famiglie apparentemente perfette nelle quali sembra irrompere una bestialità improvvisa. Eppure in questi casi la malattia mentale non sembra venir mai tirata in ballo dall’informazione e dai media. Forse gli stereotipi e l’immaginario della malattia mentale andrebbero rivisitati.
Secondo Fagioli si tratta di un caso di schizofrenia: “Un uomo che lucidamente e freddamente, non avendo il coraggio di dire che avrebbe voluto separarsi, ammazza tutti. Manca qui ogni rapporto con la realtà umana. Abbiamo fatuità, stolidità, anaffettività totale. Ma purtroppo siamo di fronte a una totale negazione della malattia mentale da parte della società, soprattutto in Italia. Non tutti i casi a cui assistiamo sono casi come questo, certo. Al centro del patto sociale, tuttavia, da 150 anni a questa parte c’è stato un fenomeno palese di negazione della malattia mentale. Secondo Foucault, la malattia mentale non esiste. Esistono modi di essere. Breivik che ammazza 77 ragazzi non è un malato, ma una sorta di partigiano. Assistiamo a questa reazione cattolica per la quale la cattiveria, la bestialità, la malattia, si trovano nell’uomo naturalmente, mentre religione e ragione controllano la bestia naturale. E’ la storia del peccato originale per la quale siamo tutti figli di Caino. E secondo la quale nel pensiero senza coscienza c’è l’animalità di Platone o la cattiveria della Bibbia. Da qui derivano i fenomeni sociali nella cui interpretazione, la malattia mentale viene fatta sparire, in particolare a partire dal dopo-guerra. Prima si parlava solo di malattia organica, poi con Foucault e Basaglia, pensiero che a sua volta deriva da Heidegger e Binswanger, aldilà della coscienza ci sarebbe solo male e distruttività.”
La differente funzione biologica è stata, fin dai tempi antichi, alla base della divisione dei ruoli. La donna sarebbe il sesso debole. La cultura ha costruito su una diversità biologica una gerarchia sociale. “Il sodalizio tra cristianesimo mistico, irrazionale e il logos occidentale derivante dalla razionalità greca – mi dice il neuropsichiatra – dà vita alla figura del pater familias, il signore al quale è permessa anche la poligamia. Questi elementi li troviamo anche nell’Islam più estremo. Se la donna vuole andare per conto suo, bisogna ammazzarla al fine di proteggere l’onore della famiglia. La donna va eliminata in quanto fonte del peccato, perché la sessualità deve servire esclusivamente alla procreazione e non è realizzazione umana. In questa logica mostruosa l’essere umano non c’è, è come se fosse soltanto una cosa.”
Per la Chiesa, la sacralità della famiglia deve essere difesa a qualsiasi costo. Con un certo assistenzialismo, inoltre, la donna che subisce violenza domestica è solo una vittima da assistere.
Fagioli torna al discorso del pater familias: “Quello che conta per lui, è la funzione biologica della procreazione nella donna. Ancor più in un contesto di guerre, malattie, mortalità infantile una donna deve procreare continuamente. Ma con questo pensiero alla donna non si riconosce un’identità umana di donna per l’appunto. Per questo potrà essere considerata buona, cara, importante, ma non avrà un’identità e dunque non avrà libertà. L’unica cosa che si potrà fare dunque, sarà assisterla. Ricordiamoci che in un paese come l’India, dove la crescita demografica è preoccupante, Papa Wojtila andò a dire di fare più figli. Per la Chiesa la sessualità è da combattere, c’è solo la procreazione.”
Il femminismo e il pensiero del ’68 però, non hanno prodotto una differenza sostanziale per il superamento della violenza di genere. “Nel ’68 – conclude Fagioli – la libertà venne vissuta come negazione. Il mito, la ‘religione’ di quegli anni era la liberazione, che però prevedeva una negazione dell’identità. Ma la rivolta senza identità umana è distruzione, è negazione. Era completamente assente la dialettica del rifiuto. Bastava distruggere. Invece nella rivolta ci vuole il rifiuto. Bisogna sapere cosa rifiutare e cosa no. La libertà era un qualcosa di astratto, fuori da ogni rapporto interumano. E col femminismo abbiamo avuto più o meno la stessa dinamica. I diritti sono fondamentali, ma la dialettica col diverso ci deve essere, è fondamentale. Per trovare l’identità sessuale bisogna prima scoprire un fondamento di uguaglianza assoluta. Noi nasciamo tutti assolutamente uguali, nella vita bisogna prima scoprire questa uguaglianza e solo in un secondo momento far entrare in ballo il discorso uomo-donna e la diversità. Nel rapporto interumano non c’è il rapporto con la ‘cosa’, secondo quella logica mostruosa di cui parlavo prima. L’essere umano è uguale e diverso e questo si realizza in società. Nel rapporto intimo scatta la differenza e questo il femminismo non lo ha capito. Nella dialettica col diverso si ricrea il primo anno di vita. Sessualità significa rapporto intimo, profondo, personale, inconscio, con l’essere umano uguale-diverso.”
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Economia & Lobby
Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Un ente come Fondazione Bicocca è assolutamente innovativo perché apre totalmente al privato. Una formula coerente con le intenzioni del governo, che sta novellando le norme legate al partenariato pubblico-privato per un equilibrato rapporto tra gli interessi pubblici e l'interesse privato”. Così Alessandro Morelli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Bicocca, pertanto, sta facendo una bellissima esperienza: una start up all'interno della start up. Ci auguriamo, quindi, che il buon successo di questa iniziativa possa essere preso come esempio da molti altri. Il giusto e sano collegamento tra un'accademia, come questa l'università, e le imprese è una cosa buona e giusta che perseguiamo con grande attenzione”, conclude.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - "Oggi presentiamo Fondazione Bicocca a tutta la comunità e a tutti i nostri possibili stakeholders. Lo scopo della Fondazione è quello di mettere in relazione il territorio con l'università. È un facilitatore e quindi speriamo di ottenere dei grossi risultati. Oggi il primo evento di una lunga serie”. Così Marco Orlandi prorettore vicario dell'università Milano-Bicocca e presidente di Fondazione Bicocca durante l'evento "Connessioni per il futuro". Un incontro pensato per presentare Fondazione Bicocca, un nuovo ente in grado di supportare e valorizzare le attività di alta formazione, ricerca e trasferimento tecnologico dell’ateneo. “Siamo molto orgogliosi, siamo un'università giovane nata 26 anni fa, ma in questi 26 anni abbiamo ottenuto degli ottimi risultati e questo era il momento di dotarsi di un altro strumento per essere ancora più attrattivi per il territorio e per i nostri stakeholders" conclude Orlandi.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “La presentazione di Fondazione Bicocca è un momento importante perché Bicocca ha già dimostrato, spostandosi in quest'area geografica della città, di fare tanto per il territorio in cui è immersa, con una trasformazione ambientale e strutturale". Lo afferma Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
"Basti pensare - dice - a tutti gli investimenti sul verde che ha fatto e che circondano quest'area, ma soprattutto culturale, sulla parte che riguarda la proprietà intellettuale, il trasferimento tecnologico, la possibilità di avvicinare e orientare ancora di più tante ragazze e ragazzi alle materie che l’Università Bicocca rappresenta in questo territorio. Ora attraverso la Fondazione, si cerca di creare quel ponte ancora più esplicito, ancora più forte con il mercato del lavoro”.
"L’obiettivo della Fondazione è trasformare da un lato il mercato del lavoro, avvicinandolo sempre di più alle aspettative di tante ragazze e ragazzi, dall'altro lato avvicinare questo patrimonio di giovani alle proposte che ci sono nel mercato del lavoro, orientandoli e formandoli nel modo corretto a fronte delle tante vacancies che ci sono in diversi settori. Un obiettivo molto utile non solo a Milano, ma al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il costo delle bollette in Italia ha raggiunto picchi insostenibili per famiglie e imprese. Oggi la segretaria Schlein ha dimostrato che sono possibili interventi urgenti e immediati per abbassare il costo dell’energia. Nello stesso giorno in cui il governo Meloni fa slittare il cdm per affrontare la questione: sono nel caos. Seguano le proposte del Pd, perché gli italiani non possono rimetterci di tasca propria per l’incompetenza di questa destra". Lo scrive sui social Alessandro Zan del Pd.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Il valore di Fondazione Bicocca è un atto di coraggio, ma anche di eredità, perché questo è il mio ultimo anno di mandato. Pertanto, l'ottica è mettere a disposizione le competenze, ma anche il coraggio, di un grande ateneo pubblico multidisciplinare, come Bicocca, a disposizione della società civile a 360 gradi”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università degli studi di Milano-Bicocca, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Tutti noi sappiamo dell'incertezza economica, dei problemi relativi al mancato sviluppo delle competenze e dell'inverno demografico. Queste sfide non sono solo italiane, ma anche europee, rispetto a colossi come Stati Uniti e Cina e fanno riflettere sul gap di innovazione tecnologica che caratterizza tutta l'Europa e in particolare il nostro Paese. Pertanto - spiega la rettrice Iannantuoni - è motivo di orgoglio avere da un lato lo sviluppo delle competenze e dall’altro mettere a disposizione i nostri laboratori e le nostre migliori menti insieme alle imprese per fare sviluppo e crescita. Non c'è innovazione tecnologica se non c’è giustizia sociale, cioè se l’innovazione non è a favore di tutti. Un esempio sono le polemiche legate alle auto elettriche”.
“Quindi, il nostro approccio è multidisciplinare, innovativo e diverso, com’è diversa Bicocca, e si propone come una piattaforma di connessioni per il futuro, come abbiamo voluto chiamare la giornata di oggi e aspettiamo tutte le imprese del terzo settore, gli Irccs, gli istituti di cura, le scienze della vita, Tutti insieme per dare una speranza diversa al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".