Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri sono stati assolti nell’ambito del processo Mediatrade dall’accusa di frode fiscale per gli anni 2006, 2007 e 2008. Questo il verdetto dei giudici milanesi dopo cinque giorni di camera di consiglio che hanno dichiarato la prescrizione per l’anno 2005. Nessuno dei dieci imputati è stato condannato. Il tribunale di Milano ha deciso o di assolverli oppure di dichiarare il non luogo a procedere o per prescrizione del reato o per carenza di giurisdizione. “È una sentenza molto importante e ovviamente siamo soddisfatti, perché è stata riconosciuta la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi rispetto alle accuse” ha detto l’avvocato Niccolò Ghedini. “Secondo noi doveva finire così, con un’assoluzione, anche il processo a carico di Silvio Berlusconi” ha aggiunto il legale rispondendo ai cronisti che gli hanno chiesto se si potevano paragonare il caso Mediaset, per il quale l’ex premier è stato condannato in via definitiva, a quello Mediatrade.
Nel corso del processo i pm Fabio e Pasquale e Sergio Spadaro avevano chiesto 3 anni e due mesi di carcere per Pier Silvio Berlusconi, 3 anni e 4 mesi per Fedele Confalonieri e per Giovanni Stabilini, Daniele Lorenzano, Gabriella Ballabio e Giorgio Dal Negro, ex manager del gruppo, rispettivamente a 4 anni, 3 anni e 2 mesi, 3 anni e 2 anni di carcere. Chiesti anche, oltre alla confisca di circa 134 milioni di dollari, 3 anni per il banchiere Paolo Del Bue (per lui il reato di riciclaggio dovrebbe essere già caduto in prescrizione) e 5 anni e 4 anni per Paddy Chan Mei-You e Catherine Hsu May-Chun, le due cittadine di Hong-Kong, anche loro imputate di riciclaggio, “attività compiuta – secondo l’accusa – nell’interesse del loro dominus Frank Agrama“, ritenuto ‘socio occulto del leader del Pdl nel processo Mediaset, per il quale la richiesta di pena è stata di 3 anni e 8 mesi. Silvio Berlusconi era stato prosciolto dal gup Maria Vicidomini in sede di udienza preliminare. Proscioglimento confermato in Cassazione.
Durante la requisitoria però il nome dell’ex Cavaliere la requisitoria era risuonato diverse volte indicando in Silvio Berlusconi ”l’organizzatore” di ”questo grande disegno di frode”, attuata sia per un ”risparmio fiscale” che per la ”creazione di fondi neri”. Quello che in sintesi è la motivazione della sentenza definitiva per il processo Mediaset per cui il leader di Forza Italia sta scontando un anno ai servizi sociali. Dall’inchiesta Mediaset, infatti, era derivato il procedimento sul caso Mediatrade, che riguarda sempre presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv. Secondo l’accusa il meccanismo di frode fiscale e di creazione di fondi neri è andato avanti negli anni con il ”denaro che veniva sottratto a Fininvest e poi ridistribuito ai soggetti al vertice”. Tra l’altro, sempre secondo il pm, anche i ”volumi di affari” agli atti dei due processi sono simili: ”Quasi 200 milioni di euro” a meta’ anni ’90 nel caso Mediaset e ”circa 235 milioni di euro” tra il ’98 e il 2005 in quello Mediatrade. E da parte di Pier Silvio Berlusconi e di Fedele Confalonieri, aveva concluso Spadaro, ”c’è stato avallo e complicità” nei confronti di chi trattava i diritti televisivi. Una conclusione che oggi il collegio giudicante non ha condiviso, almeno in parte.
Durante la sua audizione Pier Silvio Berlusconi, respingendo le accuse, aveva dichiarato che il produttore televisivo statunitense Frank Agrama ”per me era un signor nessuno”, e dell’avvocato inglese David Mills ”avevo sentito parlare soltanto dagli avvocati o leggendo articoli di giornale”. Il vice presidente Mediaset aveva anche dichiarato di non essersi mai ”interessato di diritti tv” nelle sue attività da dirigente di Mediaset e delle società controllate e di ”non essere a conoscenza” della creazione di trust esteri, al centro anche di altre inchieste che hanno riguardato il gruppo, costruiti, secondo le accuse, per occultare il denaro.