E’ guerra dentro il Pd dell’Emilia Romagna sul dopo Vasco Errani. In ballo la possibilità di fare o meno le primarie per eleggere il successore del governatore che si è dimesso dopo la condanna in appello per falso. A mettere l’ultima parola sarà Matteo Renzi, ma se la scusa del “poco tempo disponibile” fatica a reggere, tante sono le pressioni all’interno del partito. “Le faremo se ci saranno più nomi“, il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini, uno dei candidati in pole position per la poltrona e in questo momento tra i più vicini al presidente del Consiglio, cerca di spegnere le polemiche. “Nessuno deve temere le primarie, che sono nel dna del nostro partito. Si possono evitare in quei casi in cui Pd e alleati trovino convergenza piena su una candidatura come recentemente è successo in Piemonte, con la candidatura di Sergio Chiamparino. Altrimenti, di fronte a più candidature, si fanno le primarie. Senza remore”. Bonaccini, dunque, sembra tenere la porta aperta a entrambe le possibilità. L’ex bersaniano è da quasi un anno nella squadra del premier e sa di essere al momento il favorito. Lo vuole Renzi e, anche in caso di voto tra gli iscritti, ha una forte rete sul territorio (è noto per la sua continua presenza). Lo sfidante almeno per il momento, potrebbe essere il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Matteo Richetti, in passato braccio destro del sindaco di Firenze e ora sempre più nell’ombra. Ha dalla sua parte i renziani della prima ora che in mancanza dell’appoggio del premier, chiedono a gran voce le primarie. Per questo motivo, hanno deciso di pubblicare su Facebool l’appello di Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale a Bologna e renziano della primissima ora.
Ma i renziani di secondo rito, invece, vorrebbero che si arrivasse ad accordarsi su un nome condiviso che sperano possa essere proprio quello di Bonaccini che, oltre a segretario regionale del Pd, è anche responsabile Enti locali in direzione nazionale. Renzi, però, con uno dei colpi di scena a cui ha abituato i suoi, potrebbe scegliere di mandare il sottosegretario Graziano Delrio a guidare l’Emilia Romagna o – ma è un’ipotesi meno accreditata – il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (che però potrebbe essere un nome possibile nell’ottica di un rimpasto del Governo a febbraio). Nelle scorse ore lo staff di Delrio ha fatto sapere che il sottosegretario non è interessato alla poltrona di governatore ma per molti, nel Pd, è solo un bluff per restare fuori dalla mischia fino all’ultimo.
In ogni caso per sabato 12 luglio Bonaccini, in qualità di segretario, ha convocato la direzione regionale in cui si affronteranno le due fazioni pro e contro primarie e in cui si parlerà anche del Congresso per eleggere il nuovo segretario che, molto probabilmente, slitterà ancora. Le motivazioni addotte da chi vuole evitare il passaggio attraverso le primarie riguardano soprattutto i tempi stretti per organizzarle e il fatto che dovrebbero essere fatte d’estate, entro i primi di settembre. Ma come ricordano in molti, il Pd, costretto dalle necessità, ha organizzato delle primarie (quelle per i parlamentari nel 2013) anche il 30 di dicembre, l’antivigilia di Capodanno.
In ogni caso, la lettera di Zacchiroli a Renzi ha fatto immediatamente il pieno di “like” nel mondo renziano dell’Emilia-Romagna (oltre 130 nella prima ora), con apprezzamenti anche trasversali (l’eurodeputata civatiana Elly Schlein e l’assessore bolognese Luca Rizzo Nervo) e il consenso della sorella di Renzi, Benedetta, assessore comunale a Castenaso. “I dirigenti che ho sentito – racconta Zacchiroli – dicono o che non c’è tempo per le primarie o che dividerebbero. Questi temi riportano le lancette dell’era politica indietro di qualche anno, che oggi, misurato in politica, vuol dire qualche era geologica». «Io spero che il mio partito, anche per input tuo – è la richiesta accorata a Renzi – sia il partito del coraggio, che non cerca scuse per legittimare la paura ma che sa rimboccarsi le maniche e lascia scegliere il proprio candidato alla presidenza di una delle Regioni più ricche d’Europa, ai suoi iscritti e ai suoi elettori, come da statuto, prendendo esempio dalla nostra storia più recente, che ha riguardato te e tutti noi e che ci ha portato a quelle percentuali che hanno sorpreso tutti».
Anche l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, uno dei nomi papabili per la poltrona di Governatore e renziano della prima ora, chiede le primarie e le definisce “necessarie”. «L’unica preoccupazione – denuncia – pare quella di non tenere congressi e di non fare le primarie. Cioè di evitare accuratamente di discutere di politica». All’appello si uniscono anche due consiglieri regionali renziani, Damiano Zoffoli e Beppe Pagani, molto vicini a Matteo Richetti. Anche un cuperliano di ferro come Stefano Fassina su Twitter manda a dire che è il caso di fare le primarie. Primarie «entro settembre», sfruttando anche la festa nazionale dell’Unità di Bologna «come momento di confronto tra i candidati, così risparmiamo anche» chiede a chiare lettere anche la deputata bolognese vicina alle posizioni di Civati, Sandra Zampa, vicepresidente dell’assemblea nazionale Pd.
Il fronte contro le primarie, però, non sta certo a guardare. Il vicepresidente della giunta dell’Emilia Romagna, Simonetta Saliera, auspica una soluzione condivisa per la scelta del candidato, senza passare dalle primarie. Quello del numero due della giunta è uno dei nomi di cui si parla per il post-Errani. A darle man forte sulle primarie c’è Anna Pariani, capogruppo del Pd in Regione: «I tempi devono essere brevi – sottolinea – e credo che il Pd si debba assumere una prima responsabilità di guidare velocemente questa transizione. L’unità nella proposta di un nome andrebbe certamente in questa direzione». Il sindaco di Bologna Virginio Merola sulla questione taglia corto: «Se ci sono più candidature, le primarie si fanno. Se non ci sono, non si fanno. Detto questo, le primarie non sono un problema per il Pd, sono nel suo atto costitutivo.
Emilia Romagna
Errani, renziani pro primarie: ‘Poco tempo? E’ scusa’. Ma Bonaccini: ‘Solo se più nomi’
Il consigliere comunale Benedetto Zacchiroli lancia un appello al presidente del Consiglio: "Ci vuole coraggio". La giustificazione che circola negli ambienti del partito è che sia già tardi, ma il voto è fra quattro mesi e in altre circostanze (elezioni 2013) si sono organizzate in due settimane. Lo scontro è per il momento tra il responsabile Enti locali della segreteria nazionale e Matteo Richetti
E’ guerra dentro il Pd dell’Emilia Romagna sul dopo Vasco Errani. In ballo la possibilità di fare o meno le primarie per eleggere il successore del governatore che si è dimesso dopo la condanna in appello per falso. A mettere l’ultima parola sarà Matteo Renzi, ma se la scusa del “poco tempo disponibile” fatica a reggere, tante sono le pressioni all’interno del partito. “Le faremo se ci saranno più nomi“, il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini, uno dei candidati in pole position per la poltrona e in questo momento tra i più vicini al presidente del Consiglio, cerca di spegnere le polemiche. “Nessuno deve temere le primarie, che sono nel dna del nostro partito. Si possono evitare in quei casi in cui Pd e alleati trovino convergenza piena su una candidatura come recentemente è successo in Piemonte, con la candidatura di Sergio Chiamparino. Altrimenti, di fronte a più candidature, si fanno le primarie. Senza remore”. Bonaccini, dunque, sembra tenere la porta aperta a entrambe le possibilità. L’ex bersaniano è da quasi un anno nella squadra del premier e sa di essere al momento il favorito. Lo vuole Renzi e, anche in caso di voto tra gli iscritti, ha una forte rete sul territorio (è noto per la sua continua presenza). Lo sfidante almeno per il momento, potrebbe essere il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Matteo Richetti, in passato braccio destro del sindaco di Firenze e ora sempre più nell’ombra. Ha dalla sua parte i renziani della prima ora che in mancanza dell’appoggio del premier, chiedono a gran voce le primarie. Per questo motivo, hanno deciso di pubblicare su Facebool l’appello di Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale a Bologna e renziano della primissima ora.
Ma i renziani di secondo rito, invece, vorrebbero che si arrivasse ad accordarsi su un nome condiviso che sperano possa essere proprio quello di Bonaccini che, oltre a segretario regionale del Pd, è anche responsabile Enti locali in direzione nazionale. Renzi, però, con uno dei colpi di scena a cui ha abituato i suoi, potrebbe scegliere di mandare il sottosegretario Graziano Delrio a guidare l’Emilia Romagna o – ma è un’ipotesi meno accreditata – il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (che però potrebbe essere un nome possibile nell’ottica di un rimpasto del Governo a febbraio). Nelle scorse ore lo staff di Delrio ha fatto sapere che il sottosegretario non è interessato alla poltrona di governatore ma per molti, nel Pd, è solo un bluff per restare fuori dalla mischia fino all’ultimo.
In ogni caso per sabato 12 luglio Bonaccini, in qualità di segretario, ha convocato la direzione regionale in cui si affronteranno le due fazioni pro e contro primarie e in cui si parlerà anche del Congresso per eleggere il nuovo segretario che, molto probabilmente, slitterà ancora. Le motivazioni addotte da chi vuole evitare il passaggio attraverso le primarie riguardano soprattutto i tempi stretti per organizzarle e il fatto che dovrebbero essere fatte d’estate, entro i primi di settembre. Ma come ricordano in molti, il Pd, costretto dalle necessità, ha organizzato delle primarie (quelle per i parlamentari nel 2013) anche il 30 di dicembre, l’antivigilia di Capodanno.
In ogni caso, la lettera di Zacchiroli a Renzi ha fatto immediatamente il pieno di “like” nel mondo renziano dell’Emilia-Romagna (oltre 130 nella prima ora), con apprezzamenti anche trasversali (l’eurodeputata civatiana Elly Schlein e l’assessore bolognese Luca Rizzo Nervo) e il consenso della sorella di Renzi, Benedetta, assessore comunale a Castenaso. “I dirigenti che ho sentito – racconta Zacchiroli – dicono o che non c’è tempo per le primarie o che dividerebbero. Questi temi riportano le lancette dell’era politica indietro di qualche anno, che oggi, misurato in politica, vuol dire qualche era geologica». «Io spero che il mio partito, anche per input tuo – è la richiesta accorata a Renzi – sia il partito del coraggio, che non cerca scuse per legittimare la paura ma che sa rimboccarsi le maniche e lascia scegliere il proprio candidato alla presidenza di una delle Regioni più ricche d’Europa, ai suoi iscritti e ai suoi elettori, come da statuto, prendendo esempio dalla nostra storia più recente, che ha riguardato te e tutti noi e che ci ha portato a quelle percentuali che hanno sorpreso tutti».
Anche l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, uno dei nomi papabili per la poltrona di Governatore e renziano della prima ora, chiede le primarie e le definisce “necessarie”. «L’unica preoccupazione – denuncia – pare quella di non tenere congressi e di non fare le primarie. Cioè di evitare accuratamente di discutere di politica». All’appello si uniscono anche due consiglieri regionali renziani, Damiano Zoffoli e Beppe Pagani, molto vicini a Matteo Richetti. Anche un cuperliano di ferro come Stefano Fassina su Twitter manda a dire che è il caso di fare le primarie. Primarie «entro settembre», sfruttando anche la festa nazionale dell’Unità di Bologna «come momento di confronto tra i candidati, così risparmiamo anche» chiede a chiare lettere anche la deputata bolognese vicina alle posizioni di Civati, Sandra Zampa, vicepresidente dell’assemblea nazionale Pd.
Il fronte contro le primarie, però, non sta certo a guardare. Il vicepresidente della giunta dell’Emilia Romagna, Simonetta Saliera, auspica una soluzione condivisa per la scelta del candidato, senza passare dalle primarie. Quello del numero due della giunta è uno dei nomi di cui si parla per il post-Errani. A darle man forte sulle primarie c’è Anna Pariani, capogruppo del Pd in Regione: «I tempi devono essere brevi – sottolinea – e credo che il Pd si debba assumere una prima responsabilità di guidare velocemente questa transizione. L’unità nella proposta di un nome andrebbe certamente in questa direzione». Il sindaco di Bologna Virginio Merola sulla questione taglia corto: «Se ci sono più candidature, le primarie si fanno. Se non ci sono, non si fanno. Detto questo, le primarie non sono un problema per il Pd, sono nel suo atto costitutivo.
Lady Etruria
di Davide Vecchi 11.4€ Acquista su AmazonArticolo Precedente
Social network: quando scompare una star
Articolo Successivo
Santarcangelo dei Teatri, il festival dell’arte in piazza: “Noi specchio infedele dell’oggi”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.