Le sirene di allarme suonano di nuovo a Gerusalemme, dopo che quattro razzi di Hamas sono stati lanciati sulla città, due intercettati e due caduti in zone aperte. Sale a 85 morti il bilancio dei palestinesi uccisi a Gaza in tre giorni di raid israeliani mentre i feriti sono stimati in 575. Fra le ultime vittime, molte donne e bambini, un giornalista locale e numerosi civili. Dall’inizio dell’operazione, l’esercito israeliano dice di aver colpito 750 siti di Hamas, fra cui posizioni di lancio di razzi, “tunnel terroristici”, basi di addestramento militare, depositi di armi e comandi utilizzati “a fini terroristici”. La situazione sul campo è drammatica: la crisi si prospetta lunga. “Una tregua con Hamas non è in agenda“, ha detto il premier Benyamin Netanyahu parlando ai membri della commissione affari esteri del Parlamento, liquidando l’ipotesi di un cessate il fuoco in questa fase. Al quotidiano Haaretz il primo ministro dello Stato ebraico ha detto di aver ordinato di aumentare i raid aerei. Mentre il presidente della commissione Esteri e difesa, Zèev Elkin, ha proposto di adottare misure più dure contro Gaza, tra cui tagliare del tutto le forniture di acqua ed elettricità, Netanyahu ha spiegato che “i consiglieri legali non lo permetteranno”, aggiungendo che “non possiamo fare quello che i russi fecero ai ceceni“.

La risposta della Striscia. Il portavoce militare israeliano fa sapere che in meno di 3 giorni sono stati lanciati 365 razzi da Gaza: uno ogni dieci minuti. Per ora, non ci sono state vittime. Le sirene di allarme sono risuonate a Gerusalemme, Tel Aviv, nell’area di Mizpeh Ramon nel centro del Neghev e nella zona di Dimona, dove è accreditata la presenza della centrale nucleare israeliana. Sirene anche nella zona di Mizpeh Ramon, nel centro del Neghev. Secondo al Jazeera le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato il lancio di dieci missili contro Bat Yam e Rehovot, sostenendo che sia la prima volta che riescono a colpire la zona centrale di Israele a sud di Tel Aviv. Da Gaza arriva una risposta dura alla minaccia: “Il nemico sionista ha finito gli obiettivi da colpire, per questo si accanisce contro case e civili – afferma Mushir al Masri, portavoce degli islamisti della Striscia, eletto parlamentare alle elezioni del 2006 con Hamas, intervistato da La Stampa – sono in evidente difficoltà. Mentre noi di obiettivi ne abbiamo davvero molti, possiamo colpirli tutti, e presto se ne accorgeranno” e “pagheranno un alto prezzo di sangue per i crimini che stanno commettendo contro il popolo palestinese”. Hamas ha invitato, inoltre, i palestinesi della Striscia a fare da scudi umani contro gli attacchi e a non abbandonare la zona.

Offensiva via terra. Israele ha già mobilitato 20mila dei 40mila riservisti richiamati sul confine. “Le guerre non si vincono con i missili”, ha detto il portavoce dell’Esercito, Peter Lerner, sottolineando che l’offensiva di terra sarebbe comunque “un’ultima opzione”. Il rischio di un intervento via terra da parte di Israele è alto. La decisione di espandere la portata dell’Operazione Confine Protettivo in questa direzione, secondo fonti militare israeliane citate da Ynet, verrà presa a breve. “Stiamo considerando ogni cosa. Abbiamo molti obiettivi da colpire dall’alto, la decisione sui tempi di un’operazione sul terreno arriverà nei prossimi due o tre giorni“. L’esercito israeliano ha cominciato ad avvertire i residenti di Gaza vicino al confine di allontanarsi dalla zona. Lo riporta Canale 10, spiegando che potrebbe trattarsi di una mossa psicologica, ma forse anche di un’iniziativa preliminare all’invasione. D’altro canto, Israele è ben consapevole dei contro di un’operazione di terra: l’ultima volta che i militari hanno messo piede nella Striscia per un’offensiva che è durata tre settimane, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, sono morti 13 israeliani e quasi 1.400 palestinesi. A seguito dell’operazione “Piombo fuso”, Nazioni Unite hanno accusato l’esercito israeliano di aver commesso crimini di guerra. Non è un caso che, durante l’ultima crisi, nel novembre del 2012, Israele non sia intervenuto con forze di terra. All’epoca bastarono raid aerei e la minaccia di un’invasione per arrivare, dopo otto giorni di fuoco, ad una tregua tra lo Stato ebraico ed Hamas, mediata dall’Egitto.

Abu Mazen: “Ricorreremo all’Aja e all’Onu”. “Andremo davanti alla Corte penale dell’Aja se Israele non si ferma”, ha dichiarato il leader palestinese Abu Mazen ha criticato le azioni di Israele, dichiarando di essere in contatto con l’Egitto e con l’Onu.  “Gli eventi di queste ore non sono una guerra contro Hamas, ma una guerra contro il popolo palestinese. Partita da Hebron, passata a Shufat e adesso a Gaza”, ha sottolineato, riferendosi all’escalation di violenze generato dal rapimento e uccisione dei tre ragazzi israeliani, e dall’omicidio del 16enne palestinese Mohammed Abu Khdeir, arso vivo nei boschi di Gerusalemme da estremisti ebrei.

L’Egitto apre il confine. Intanto le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah – unico di quelli della striscia non controllato da soldati israeliani – per consentire l’evacuazione nel Sinai egiziano di palestinesi feriti nella Striscia di Gaza nei tre giorni di combattimenti. Agli ospedali egiziani nel Sinai è stato ordinato di tenersi pronti ad accogliere feriti che versano in condizioni particolarmente gravi. 

Ban Ki-Moon: “Uso eccessivo di forza di Israele”. Intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il segretario generale Ban ki-Moon condanna il lancio di razzi da Gaza, ma denuncia anche come “l’eccessivo uso della forza da parte di Israele sia intollerabile” e si è detto “preoccupato dalla nuova ondata di violenza che ha travolto Gaza, il sud di Israele e la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est. Questo è uno dei test più critici che la regione ha affrontato negli ultimi anni”, ha detto il segretario generale dell’Onu. “Il deterioramento della situazione a Gaza sta portando a una spirale verso il basso che potrebbe rapidamente sfuggire al controllo di chiunque”, ha aggiunto parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro, “più urgente che mai trovare un terreno comune per un ritorno alla calma e a un accordo di cessate il fuoco“.

Reazioni internazionali. “Nessuno vuole assistere ad un’invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante allentare le tensioni“, ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Jennifer Psaki. Anche la Lega Araba si mobilita per tentare di fermare quello che il presidente palestinese Mahmoud Abbbas ha definito “un massacro, una carneficina” convocando con urgenza i delegati arabi al Cairo. Durante una telefonata con Netanyahu, il presidente russo Vladimir Putin ha invocato uno stop “urgente del confronto armato” tra Israele e Hamas. Durante la conversazione, Putin ha definito “indispensabile” interrompere la spirale di violenza e ha notato che la situazione nella Striscia di Gaza si sta “rapidamente degradando”. 

 

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