Il mondo FQ

Amianto, operai Ogr Ferrovie: “Già 200 morti. Abbiamo paura di un colpo di tosse”

I lavoratori hanno sfilato in corteo fino alla sede dell'Inail per chiedere più tutele: "Vogliamo uno sportello unico che accolga i colleghi che presentano sintomi dubbi e che li sostenga". Lo stabilimento è uno dei primi in Italia per decess
Vittime dell'Amianto
Commenti

In testa al corteo c’è un trampoliere travestito da “Signora della morte” con in mano una falce e al collo un cartello: “L’amianto è mio marito“. Sono scesi in un centinaio in piazza i lavoratori dell’Ogr, le Officine grandi riparazioni delle Ferrovie dello stato di Bologna: una delle “capitali” dei decessi per la fibra killer. Da quando si conosce il problema, i lavoratori e pensionati dello stabilimento di via Casarini hanno contato almeno 200 morti, solo considerando i decessi in provincia.

Amianto, Officine Fs di Bologna: "Già 200 morti, ma lo Stato non riconosce i nostri rischi"
Oltre 200 operai che hanno lavorato alle Ogr nei decenni passati sono morti. Ora i colleghi che ancora lavorano in quegli stabilimenti, sono scesi in piazza per chiedere che l'Inail riconosca i loro diritti. Video di David Marceddu
0 seconds of 3 minutes, 17 secondsVolume 90%
Press shift question mark to access a list of keyboard shortcuts
00:00
03:17
03:17
 

Durante la manifestazione promossa dalle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, i lavoratori hanno percorso via Casarini, via Don Minzoni e via Amendola fino alla sede cittadina dell’Inail per chiedere più tutele. “Siamo arrivati a lavorare in 1.200 in quella fabbrica e l’80% erano operai che venivano da altre regioni e lì sono tornati. Di loro non abbiamo saputo niente: sono vivi? Sono morti? si sono ammalati di mesotelioma?”, dice a ilfattoquotidiano.it Salvatore Fais, operaio in Ogr da più di 30 anni e delegato Cgil. “Siamo qui per chiedere all’Inail uno sportello unico che accolga i colleghi che presentano dei sintomi dubbi, e che li accompagni tutto il loro percorso. Chiediamo all’Inail, per ciò che riguarda i lavoratori che tuttora sono in servizio dentro le Ogr, che vengano riconosciuti anche a loro i benefici come a tutti coloro che hanno lavorato l’amianto. La nostra aspettativa di vita è inferiore, questo è certificato”.

Arrivati sotto la sede dell’Inail, i lavoratori hanno osservato un minuto di silenzio e steso a terra tre lunghe file di lapidi in cartone, con i nomi dei tanti colleghi morti in questi anni. Dopo quasi un’ora di presidio davanti all’ingresso dell’istituto, una delegazione è stata ricevuta negli uffici. Fuori, tra i manifestanti, non ce n’è uno che non abbia pianto un amico, un collega: “Ti parlo di un amico fraterno che è morto nel 1984”, spiega Antonio Matteo, in pensione da 12 anni, tra i primi ad avere sollevato il problema in azienda già negli anni ottanta. “Eravamo in collegio insieme, abitavamo nella stessa strada. Lui aveva un figlio di due anni, l’ultima volta che l’ho visto, nel luglio 1984, mi disse che non riusciva neanche a sopportare il pianto del suo bimbo di due anni tanto stava male”.

Rossano Franchin, veneto, da dicembre 2013 è in pensione. Ha fatto 100 giorni a stretto contatto con le fibre assassine, ma per questo non ha ricevuto mai alcun risarcimento: “Erano le cosiddette celle di ‘scoibentazione’. Inoltre ho lavorato anche in un reparto nel quale smontavamo componenti contaminate. Inizialmente – spiega Franchin – si lavorava con degli utensili pneumatici e così, con l’amianto che è secco, tutto volava per aria. Era una roba allucinante, ma nessuno allora sapeva, perché se si fosse saputo, allora in quelle celle non sarebbe entrato nessuno”. Salvatore Fais racconta il dramma di chi ha paura, e con il passare degli anni (si dice che il picco delle morti arriverà intorno al 2020-2025) teme per la propria salute: “Viviamo in un’ansia continua: un piccolo colpo di tosse, un dolore alla spalla”.

Intanto prosegue anche la vicenda giudiziaria. A ottobre prossimo si terrà la nuova udienza preliminare per il processo che vede imputati cinque ex dirigenti delle Officine per la morte di alcuni operai nel 2009. A loro viene contestato a vario titolo, tra l’altro, di non aver adottato le misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche per contenere l’esposizione all’amianto e di non aver sottoposto i lavoratori ad adeguato controllo sanitario mirato sul rischio specifico. E il Gup Maurizio Millo nelle scorse settimane ha dato il benestare alla costituzione parte civile della Filt Cgil.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione