Dal governo di coalizione Fatah-Hamas e la possibilità di un negoziato tra Palestina e Israele ai sanguinosi bombardamenti tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico, tutto in poco più di un mese. Shlomi Eldar, giornalista di Al-Monitor che da venti anni si occupa del conflitto israelo-palestinese e studia i comportamenti di Hamas, spiega a ilfattoquotidiano.it quali sono le strategie politiche del movimento estremista palestinese che hanno causato questa nuova esplosione di violenza.
Poco più di un mese fa esisteva la possibilità di vedere tutte le anime politiche palestinesi e il governo d’Israele seduti al tavolo delle trattative. Perché Hamas avrebbe deciso di bloccare tutto sequestrando e poi uccidendo tre ragazzi israeliani, come dice Netanyahu?
“L’accordo tra Hamas e Israele non s’ha da fare. L’ala militare del movimento palestinese, le brigate Ezzedin al-Qassam, era contraria a questa apertura da parte dei leader politici. Da quando si è iniziato a parlare di possibili trattative, questi gruppi interni ad Hamas si sono subito mossi per impedire qualsiasi tipo di accordo. Lo hanno fatto rapendo e uccidendo questi tre ragazzi. Quello che non capisco è perché la leadership politica del movimento, la stessa che aveva accettato l’offerta del presidente palestinese, Abu Mazen, di intavolare le trattative, abbia protetto i responsabili di questa azione”.
Sorprende anche l’iniziale atteggiamento di Hamas. Un accordo sarebbe andato contro la sua linea storica: lotta a Israele fino alla fine.
“Questa linea politica non è più universalmente condivisa nel movimento. Un gruppo consistente all’interno di Hamas ha assunto un atteggiamento più moderato e il governo di coalizione ne è la prova. Ma se vogliono arrivare a un’intesa devono smetterla di proteggere l’ala armata del movimento ogni volta che questa compie attentati o azioni militari per boicottare ogni possibilità di dialogo”.
E se l’iniziale apertura di Hamas fosse, invece, una manovra per poi minare i rapporti tra Abu Mazen e Israele e causare una perdita di credibilità del presidente palestinese?
“Non so se questa fosse la loro idea fin dall’inizio. È sicuramente l’obiettivo delle brigate Ezzedin al-Qassam da quando si è iniziato a parlare di accordi tra Palestina e Israele. C’è un aspetto molto importante che non deve essere sottovalutato: Hamas sta morendo. L’organizzazione non ha più l’appoggio delle potenze dell’area mediorientale, non ha appoggi interni allo Stato palestinese, non ha più soldi per pagare dirigenti e membri del movimento, sta finendo le armi, l’energia e anche i rifornimenti di cibo. Questo perché si sono chiuse tutte le linee di rifornimento tra la Striscia di Gaza e gli altri paesi, compreso lo strategico valico di Rafah. In una situazione come questa, Hamas avrebbe due settimane o, al massimo, un mese di vita. Per questo hanno deciso di arrivare allo scontro. Per loro è una partita da vita o morte: o moriranno sotto gli attacchi delle milizie israeliane, oppure sopravviveranno creando una frattura insanabile tra la Palestina e Israele, unico modo per uscire dal loro stato d’isolamento. A pagare tutto questo sarà la popolazione di Gaza”.
E’ tramontata la possibilità di arrivare a un accordo tra Palestina e Israele, anche senza coinvolgere Hamas?
“Non lo so. Certo è che la popolazione d’Israele è tornata a percepire la Palestina come un pericolo reale. Inoltre, mi sembra che le recenti dichiarazioni del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lascino poco spazio ad accordi con lo Stato palestinese”.
Quale sarà, allora, la prossima mossa d’Israele?
“Credo che lo Stato ebraico debba fare una sola cosa. Colpire Hamas più forte che può adesso che è in difficoltà. Forse non la sconfiggerà definitivamente, ma credo che così si possano evitare in futuro nuovi scontri e una nuova campagna militare che sarebbe molto più pericolosa e sanguinosa di quella attualmente in corso”.
In questo modo, però, non si rischia di ottenere il risultato contrario? Una campagna militare violenta potrebbe far nascere una nuova generazione di guerriglieri cresciuti nell’odio verso Israele.
“La popolazione di Gaza è già molto sofferente a causa del controllo di Hamas sul territorio. Ho molti amici gazawi e mi raccontano che le persone non ce la fanno più. Hamas ha deciso di iniziare una nuova guerra con Israele perché era l’unica via per sperare nella sopravvivenza, anche se questo porterà morte e sofferenza tra la popolazione nella Striscia”.