E’ nata in gennaio dopo un “parto” durato tre anni. E per ora conta solo una trentina di dipendenti contro un organico di 80. Ma l’Autorità di regolazione dei trasporti non rinuncia a entrare a gamba tesa su due annose e delicate questioni: i contributi statali al servizio pubblico universale nel settore ferroviario e la separazione tra gestione dell’infrastruttura e operazioni di trasporto. Mercoledì, presentando la sua prima relazione annuale alla Camera, il presidente Andrea Camanzi ha annunciato per prima cosa che intende indagare a fondo sulla congruità degli aiuti incamerati ogni anno da Trenitalia (partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato): “Vogliamo verificare se il contributo pubblico versato è congruo o sotto o sopra quello che è necessario avere”, ha detto Camanzi, spiegando che si tratterà di una “review regolatoria e strutturale per verificare la catena produttiva di quei servizi e capire se ci sono componenti non pertinenti” nel contributo pubblico. Quanto al secondo aspetto, la presa di posizione è stata ancora più tranchant: “Nei settori nei quali, come nel caso del trasporto ferroviario, operano imprese dominanti verticalmente integrate, è essenziale che la gestione della infrastruttura sia separata dalla fornitura dei servizi”. Insomma: la separazione proprietaria di Rfi, la società del gruppo Fs che gestisce le linee, è imprescindibile. D’altro canto su questo ha acceso un faro anche la Commissione Ue, che spinge per la distinzione tra i gestori della rete e gli operatori di trasporto. Il giudizio di Camanzi, comunque, non piacerà al neo ad di Ferrovie, Michele Elia, che poche settimane fa parlando in Commissione Trasporti alla Camera ha detto che l’integrazione tra rete e servizi “non è un privilegio ma garantisce lo sviluppo di un know-how centenario” e senza di essa “non ci sarebbe stata l’alta velocità ferroviaria”.
Senza separazione “non ci sono incentivi né adeguate garanzie di accesso equo alle infrastrutture” – Camanzi, che ha colto l’occasione per chiedere che “ora l’Autorità sia messa in condizioni di accelerare la messa a regime della sua capacità operativa” con il completamento dell’organico, la pensa in modo diametralmente opposto: senza separazione, ha spiegato, “non vi sono incentivi a saturare la capacità disponibile, né adeguate garanzie di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture medesime”. Per questo l’authority ha già messo nel mirino l’ammontare del pedaggi richiesti agli altri operatori: “L’Autorità dei trasporti è determinata a rivedere il sistema di regolazione dell’accesso alle infrastrutture ferroviarie ed i meccanismi di calcolo dei relativi pedaggi applicando il metodo dei costi diretti anche per incentivare lo sfruttamento commerciale della capacità di rete installata”.
Insufficiente concorrenza anche su servizi, manutenzione e sistemi di prenotazione – Non solo: l’assenza di concorrenza si fa sentire anche su aspetti diversi rispetto all’accesso alla rete. “Molti altri beni e strutture essenziali ai fini dello sviluppo di nuovi servizi competitivi devono essere resi accessibili, ove necessario, anche attraverso l’imposizione di adeguati obblighi di separazione”. Per esempio? “Penso alla disponibilità del materiale rotabile, ai servizi di manovra, ai centri di manutenzione, ai sistemi di assistenza e accesso dei passeggeri alle stazioni, a quelli di prenotazione, acquisto dei titoli di viaggio, alle procedure di gestione dei reclami a tutela dei diritti dei passeggeri”. Su questi temi, aggiunge, “è necessario recuperare il ritardo nello sviluppo aperto delle piattaforme tecnologiche per i servizi. Può essere utile, al riguardo, il richiamo di esperienza pregresse in altri settori”.
Per chi non segue le indicazioni dell’Authority multe fino al 10% del fatturato – En passant, Camanzi ha ricordato che l’Autorità è dotata di poteri sanzionatori tra cui la possibilità di comminare multe pari al 10% del fatturato delle imprese che disattendono le sue indicazioni. Inoltre “ai concedenti si può chiedere di interrompere la concessione in essere” e sono comunque possibili “misure d’urgenza se la situazione è critica”. Non solo: “Le decisioni dell’Autorità sono immediatamente esecutive” e non devono essere preventivamente approvate da altri. “Siamo un regolatore indipendente sia dal governo stesso che ci ha nominato sia dalle imprese regolate”, ha sottolineato Camanzi. “L’unica missione è introdurre una regolazione efficiente, prevedibile e incentivante all’innovazione tecnologica”. Per quanto riguarda le spese di funzionamento, l’Autorità riceve un contributo dai gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati “in misura non superiore all’1 per mille del fatturato dell’ultimo esercizio”. A regime “è interamente autofinanziata”. La sede di Torino è condivisa con il Politecnico, quella di Roma con l’Antitrust.
Sulle autostrade in corso revisione dei sistemi tariffari – L’Autorità si sta occupando anche del settore autostradale per “stabilire i sistemi tariffari dei pedaggi e definire gli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali allo scopo di stimolare la concorrenza per confronto”. E “una seconda attività riguarda la definizione dello schema di concessione da inserire nel nuovo bando di gara che dovrà essere adottato dal Mit per la tratta Modena-Brennero (A22), all’esito della consultazione già svolta. L’iniziativa consegue alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il precedente bando di gara, pubblicato nel 2011 dall’Anas, attivando i poteri dell’Autorità di intervenire sulle nuove concessioni”.
Lobby
Trasporti, l’authority: “Essenziale separare la rete ferroviaria da Trenitalia”
Il presidente della neonata autorità di regolazione, nella sua prima relazione annuale alla Camera, ha annunciato un'indagine per verificare se il contributo statale versato a Trenitalia per il servizio pubblico universale "è congruo". E ha spiegato che se gestione della rete e servizi di trasporto sono nelle mani di un unico operatore "non vi sono incentivi a saturare la capacità disponibile, né adeguate garanzie di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture"
E’ nata in gennaio dopo un “parto” durato tre anni. E per ora conta solo una trentina di dipendenti contro un organico di 80. Ma l’Autorità di regolazione dei trasporti non rinuncia a entrare a gamba tesa su due annose e delicate questioni: i contributi statali al servizio pubblico universale nel settore ferroviario e la separazione tra gestione dell’infrastruttura e operazioni di trasporto. Mercoledì, presentando la sua prima relazione annuale alla Camera, il presidente Andrea Camanzi ha annunciato per prima cosa che intende indagare a fondo sulla congruità degli aiuti incamerati ogni anno da Trenitalia (partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato): “Vogliamo verificare se il contributo pubblico versato è congruo o sotto o sopra quello che è necessario avere”, ha detto Camanzi, spiegando che si tratterà di una “review regolatoria e strutturale per verificare la catena produttiva di quei servizi e capire se ci sono componenti non pertinenti” nel contributo pubblico. Quanto al secondo aspetto, la presa di posizione è stata ancora più tranchant: “Nei settori nei quali, come nel caso del trasporto ferroviario, operano imprese dominanti verticalmente integrate, è essenziale che la gestione della infrastruttura sia separata dalla fornitura dei servizi”. Insomma: la separazione proprietaria di Rfi, la società del gruppo Fs che gestisce le linee, è imprescindibile. D’altro canto su questo ha acceso un faro anche la Commissione Ue, che spinge per la distinzione tra i gestori della rete e gli operatori di trasporto. Il giudizio di Camanzi, comunque, non piacerà al neo ad di Ferrovie, Michele Elia, che poche settimane fa parlando in Commissione Trasporti alla Camera ha detto che l’integrazione tra rete e servizi “non è un privilegio ma garantisce lo sviluppo di un know-how centenario” e senza di essa “non ci sarebbe stata l’alta velocità ferroviaria”.
Senza separazione “non ci sono incentivi né adeguate garanzie di accesso equo alle infrastrutture” – Camanzi, che ha colto l’occasione per chiedere che “ora l’Autorità sia messa in condizioni di accelerare la messa a regime della sua capacità operativa” con il completamento dell’organico, la pensa in modo diametralmente opposto: senza separazione, ha spiegato, “non vi sono incentivi a saturare la capacità disponibile, né adeguate garanzie di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture medesime”. Per questo l’authority ha già messo nel mirino l’ammontare del pedaggi richiesti agli altri operatori: “L’Autorità dei trasporti è determinata a rivedere il sistema di regolazione dell’accesso alle infrastrutture ferroviarie ed i meccanismi di calcolo dei relativi pedaggi applicando il metodo dei costi diretti anche per incentivare lo sfruttamento commerciale della capacità di rete installata”.
Insufficiente concorrenza anche su servizi, manutenzione e sistemi di prenotazione – Non solo: l’assenza di concorrenza si fa sentire anche su aspetti diversi rispetto all’accesso alla rete. “Molti altri beni e strutture essenziali ai fini dello sviluppo di nuovi servizi competitivi devono essere resi accessibili, ove necessario, anche attraverso l’imposizione di adeguati obblighi di separazione”. Per esempio? “Penso alla disponibilità del materiale rotabile, ai servizi di manovra, ai centri di manutenzione, ai sistemi di assistenza e accesso dei passeggeri alle stazioni, a quelli di prenotazione, acquisto dei titoli di viaggio, alle procedure di gestione dei reclami a tutela dei diritti dei passeggeri”. Su questi temi, aggiunge, “è necessario recuperare il ritardo nello sviluppo aperto delle piattaforme tecnologiche per i servizi. Può essere utile, al riguardo, il richiamo di esperienza pregresse in altri settori”.
Per chi non segue le indicazioni dell’Authority multe fino al 10% del fatturato – En passant, Camanzi ha ricordato che l’Autorità è dotata di poteri sanzionatori tra cui la possibilità di comminare multe pari al 10% del fatturato delle imprese che disattendono le sue indicazioni. Inoltre “ai concedenti si può chiedere di interrompere la concessione in essere” e sono comunque possibili “misure d’urgenza se la situazione è critica”. Non solo: “Le decisioni dell’Autorità sono immediatamente esecutive” e non devono essere preventivamente approvate da altri. “Siamo un regolatore indipendente sia dal governo stesso che ci ha nominato sia dalle imprese regolate”, ha sottolineato Camanzi. “L’unica missione è introdurre una regolazione efficiente, prevedibile e incentivante all’innovazione tecnologica”. Per quanto riguarda le spese di funzionamento, l’Autorità riceve un contributo dai gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati “in misura non superiore all’1 per mille del fatturato dell’ultimo esercizio”. A regime “è interamente autofinanziata”. La sede di Torino è condivisa con il Politecnico, quella di Roma con l’Antitrust.
Sulle autostrade in corso revisione dei sistemi tariffari – L’Autorità si sta occupando anche del settore autostradale per “stabilire i sistemi tariffari dei pedaggi e definire gli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali allo scopo di stimolare la concorrenza per confronto”. E “una seconda attività riguarda la definizione dello schema di concessione da inserire nel nuovo bando di gara che dovrà essere adottato dal Mit per la tratta Modena-Brennero (A22), all’esito della consultazione già svolta. L’iniziativa consegue alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il precedente bando di gara, pubblicato nel 2011 dall’Anas, attivando i poteri dell’Autorità di intervenire sulle nuove concessioni”.
Scippo di Stato
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Finanze vaticane, lo Ior nel 2013 ha speso 1,6 milioni per i suoi vertici
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Privatizzazioni, Cdp: “Abbiamo comprato tempo che lo Stato non aveva”
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.