In Vaticano il mistero Scalfari si infittisce. Dietrofront uno dopo l’altro dopo la seconda intervista, o colloquio che dir si voglia, a Papa Francesco pubblicata dal fondatore di Repubblica sul suo giornale domenica 13 luglio 2014. Dopo la durissima presa di distanza fatta a rotatorie appena ferme dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, sulle parole attribuite da Eugenio Scalfari a Bergoglio, appena tre giorni dopo, il 16 luglio, sul sito del Vaticano è riapparsa la prima intervista del fondatore di Repubblica a Papa Francesco. Ma con la stessa velocità con la quale è improvvisamente e misteriosamente riapparsa sul sito della Santa Sede è scomparsa una seconda volta. Cosa è successo?
È il primo ottobre 2013 quando Repubblica apre in prima pagina con la prima intervista a Papa Francesco. Il testo della lunga conversazione viene subito ripubblicato da L’Osservatore Romano e poi dal sito della Santa Sede nella sezione dei discorsi di Bergoglio. Colpo di scena. Il 15 novembre successivo dal sito vaticano sparisce improvvisamente il testo del colloquio tra Scalfari e Francesco. “L’intervista è attendibile in senso generale, – chiarisce subito padre Lombardi – ma non nelle singole valutazioni: per questo si è ritenuto di non farne un testo consultabile sul sito della Santa Sede. In sostanza, togliendola si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C’era qualche equivoco e dibattito sul suo valore”. Chi lo ha deciso? Risposta secca: “La Segreteria di Stato”. Si narra di malumori vaticani per alcune formulazioni attribuite da Scalfari al Papa. Ma il fondatore di Repubblica chiarisce che aveva fatto rivedere prima della pubblicazione il testo a Bergoglio e si era preoccupato, telefonando due volte al suo ex segretario particolare monsignor Alfred Xuereb, di avere il “visto si stampi” da Sua Santità. Scalfari e il Papa continuano a sentirsi per telefono e a vedersi a quattr’occhi a Santa Marta, tre gli incontri sicuri ma si parla di almeno una decina di visite, ma Francesco non vuole che il giornalista trascriva le loro conversazioni, quelle che per entrambi sono un dialogo tra un credente e un non credente.
Il 6 aprile 2014 Scalfari compie 90 anni e festeggia in grande stile al teatro di Largo Argentina a Roma. In quell’occasione racconta di aver ricevuto le telefonate di auguri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del premier Matteo Renzi e di Papa Francesco. E svela la richiesta di Bergoglio di continuare a dialogare con lui ma senza che nulla di tutto ciò sia trascritto e pubblicato. Fino a domenica 13 luglio 2014 quando di nuovo sulla prima pagina di Repubblica irrompe l’intervista a Francesco che parla di temi scottanti e attualissimi: pedofilia, mafia e celibato dei sacerdoti. Il Vaticano si infiamma. Due le affermazioni più roventi nei sacri palazzi: “Cardinali pedofili”e “le soluzioni sul celibato”. Padre Lombardi precisa subito che entrambe “non sono attribuibili al Papa”. “Nell’articolo pubblicato – spiega il portavoce vaticano – queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma, curiosamente, le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura. Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?”.
Nei sacri palazzi si racconta che l’affermazione che nel collegio cardinalizio ci siano “pedofili” ha fatto arrabbiare non pochi porporati, dentro e fuori la Curia romana, a partire dal decano Angelo Sodano. Ciò avrebbe motivato l’immediata e dura precisazione di padre Lombardi. Una difesa del Papa dalla Curia più che un attacco a Scalfari. Anche perché nella nota del portavoce vaticano il contenuto delle dichiarazioni di Francesco era stato approvato: “Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente ‘intervista’ apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa”. Una vicenda che fa tornare alla mente un altro “incidente diplomatico”, causato questa volta dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn durante il pontificato di Benedetto XVI. Il porporato austriaco aveva accusato il decano Sodano, Segretario di Stato vaticano dal 1991 al 2006, di aver bloccato le indagini di Ratzinger sul suo predecessore a Vienna, il cardinale Hans Hermann Groër, accusato nel 1995 da alcuni ex seminaristi di abusi sessuali, che risalirebbero a molti anni prima rispetto alla sua nomina episcopale. Benedetto XVI convocò subito Schönborn in Vaticano ricevendolo insieme con Sodano e con l’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone e subito dopo l’udienza autorizzò la pubblicazione di un comunicato che sanzionava in modo chiaro il comportamento del suo ex alunno: “Nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone”.
Senza dimenticare la punizione inflitta da Francesco al “cardinale molestatore” Keith Patrick O’Brien, esiliato dalla sua Scozia. Il porporato non aveva preso parte al conclave che ha eletto Bergoglio perché aveva ammesso le sue responsabilità riconoscendo che la sua condotta sessuale era “scesa al di sotto degli standard che ci si doveva aspettare da me come prete, arcivescovo e cardinale”. Le domande ora sono due: perché ritirare fuori dal cassetto la prima intervista di Scalfari a Francesco e poi toglierla di nuovo dal sito della Santa Sede? E se l’intervista del Papa a Scalfari fosse stata concordata e approvata dai due autori quasi in previsione di qualche immediato provvedimento contro la pedofilia definita da Bergoglio “messa nera” e “culto sacrilego”? Il mistero si infittisce.
Twitter: @FrancescoGrana
Cronaca
Intervista a Papa Francesco sparita dal sito Ora è “mistero Scalfari” in Vaticano
Dopo la dura presa di distanza fatta dalla Santa Sede sulle parole attribuite dal fondatore di Repubblica a Bergoglio circa i "cardinali pedofili", il 16 luglio sul portale della Santa Sede è riapparso il primo colloquio tra i due, pubblicato dal quotidiano romano il 1° ottobre 2013. Ma con la stessa velocità con cui è riapparso, il testo è stato subito rimosso
In Vaticano il mistero Scalfari si infittisce. Dietrofront uno dopo l’altro dopo la seconda intervista, o colloquio che dir si voglia, a Papa Francesco pubblicata dal fondatore di Repubblica sul suo giornale domenica 13 luglio 2014. Dopo la durissima presa di distanza fatta a rotatorie appena ferme dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, sulle parole attribuite da Eugenio Scalfari a Bergoglio, appena tre giorni dopo, il 16 luglio, sul sito del Vaticano è riapparsa la prima intervista del fondatore di Repubblica a Papa Francesco. Ma con la stessa velocità con la quale è improvvisamente e misteriosamente riapparsa sul sito della Santa Sede è scomparsa una seconda volta. Cosa è successo?
È il primo ottobre 2013 quando Repubblica apre in prima pagina con la prima intervista a Papa Francesco. Il testo della lunga conversazione viene subito ripubblicato da L’Osservatore Romano e poi dal sito della Santa Sede nella sezione dei discorsi di Bergoglio. Colpo di scena. Il 15 novembre successivo dal sito vaticano sparisce improvvisamente il testo del colloquio tra Scalfari e Francesco. “L’intervista è attendibile in senso generale, – chiarisce subito padre Lombardi – ma non nelle singole valutazioni: per questo si è ritenuto di non farne un testo consultabile sul sito della Santa Sede. In sostanza, togliendola si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C’era qualche equivoco e dibattito sul suo valore”. Chi lo ha deciso? Risposta secca: “La Segreteria di Stato”. Si narra di malumori vaticani per alcune formulazioni attribuite da Scalfari al Papa. Ma il fondatore di Repubblica chiarisce che aveva fatto rivedere prima della pubblicazione il testo a Bergoglio e si era preoccupato, telefonando due volte al suo ex segretario particolare monsignor Alfred Xuereb, di avere il “visto si stampi” da Sua Santità. Scalfari e il Papa continuano a sentirsi per telefono e a vedersi a quattr’occhi a Santa Marta, tre gli incontri sicuri ma si parla di almeno una decina di visite, ma Francesco non vuole che il giornalista trascriva le loro conversazioni, quelle che per entrambi sono un dialogo tra un credente e un non credente.
Il 6 aprile 2014 Scalfari compie 90 anni e festeggia in grande stile al teatro di Largo Argentina a Roma. In quell’occasione racconta di aver ricevuto le telefonate di auguri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del premier Matteo Renzi e di Papa Francesco. E svela la richiesta di Bergoglio di continuare a dialogare con lui ma senza che nulla di tutto ciò sia trascritto e pubblicato. Fino a domenica 13 luglio 2014 quando di nuovo sulla prima pagina di Repubblica irrompe l’intervista a Francesco che parla di temi scottanti e attualissimi: pedofilia, mafia e celibato dei sacerdoti. Il Vaticano si infiamma. Due le affermazioni più roventi nei sacri palazzi: “Cardinali pedofili”e “le soluzioni sul celibato”. Padre Lombardi precisa subito che entrambe “non sono attribuibili al Papa”. “Nell’articolo pubblicato – spiega il portavoce vaticano – queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma, curiosamente, le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura. Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?”.
Nei sacri palazzi si racconta che l’affermazione che nel collegio cardinalizio ci siano “pedofili” ha fatto arrabbiare non pochi porporati, dentro e fuori la Curia romana, a partire dal decano Angelo Sodano. Ciò avrebbe motivato l’immediata e dura precisazione di padre Lombardi. Una difesa del Papa dalla Curia più che un attacco a Scalfari. Anche perché nella nota del portavoce vaticano il contenuto delle dichiarazioni di Francesco era stato approvato: “Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente ‘intervista’ apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa”. Una vicenda che fa tornare alla mente un altro “incidente diplomatico”, causato questa volta dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn durante il pontificato di Benedetto XVI. Il porporato austriaco aveva accusato il decano Sodano, Segretario di Stato vaticano dal 1991 al 2006, di aver bloccato le indagini di Ratzinger sul suo predecessore a Vienna, il cardinale Hans Hermann Groër, accusato nel 1995 da alcuni ex seminaristi di abusi sessuali, che risalirebbero a molti anni prima rispetto alla sua nomina episcopale. Benedetto XVI convocò subito Schönborn in Vaticano ricevendolo insieme con Sodano e con l’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone e subito dopo l’udienza autorizzò la pubblicazione di un comunicato che sanzionava in modo chiaro il comportamento del suo ex alunno: “Nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone”.
Senza dimenticare la punizione inflitta da Francesco al “cardinale molestatore” Keith Patrick O’Brien, esiliato dalla sua Scozia. Il porporato non aveva preso parte al conclave che ha eletto Bergoglio perché aveva ammesso le sue responsabilità riconoscendo che la sua condotta sessuale era “scesa al di sotto degli standard che ci si doveva aspettare da me come prete, arcivescovo e cardinale”. Le domande ora sono due: perché ritirare fuori dal cassetto la prima intervista di Scalfari a Francesco e poi toglierla di nuovo dal sito della Santa Sede? E se l’intervista del Papa a Scalfari fosse stata concordata e approvata dai due autori quasi in previsione di qualche immediato provvedimento contro la pedofilia definita da Bergoglio “messa nera” e “culto sacrilego”? Il mistero si infittisce.
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Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "La Lega, da sempre sincera sostenitrice della pace, confida che in Europa prevalga il buonsenso, anche grazie all’azione di un governo italiano forte e compatto. Incomprensibili gli attacchi di certa sinistra contro il Presidente Trump, che in poche settimane ha fatto - per la pace e la stabilità dell’intero Occidente - più di Biden in anni interi. Dopo troppi morti è l’ora di voltare pagina: il nemico non è Trump ma chi non vuole mettere fine ai conflitti". Così fonti della Lega.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Più di un sospetto. Non c'è solo una testimone, ma anche una telecamera dello stabile in cui è avvenuto il delitto che rischia di aggravare la posizione Raffaele Mascia, 21 anni, che sabato pomeriggio 15 febbraio avrebbe ucciso in una panetteria di piazza Gambara a Milano Ivan Disar e avrebbe ferito in modo grave un altro ucraino.
La telecamera posta sul retro del negozio lo mostra mentre si allontana con la pistola (non denunciata) presa, poco prima, sempre dal retro, per 'rispondere' a una banale discussione nata con i due clienti. Sono in quattro - la donna, i due amici e il presunto assassino - quando il 21enne avrebbe impugnato l'arma e sparato ripetutamente. Il padre del giovane era impegnato sul retro a scaldare delle pizze e non avrebbe visto nulla. Sull'omicidio, il fascicolo è affidato al pm Carlo Parodi, indaga la squadra Mobile.