L’aperitivo delle Alpi di domani e sabato è una tappa d’attesa, forse la prima senza pathos di questo Tour dei Caduti. Poche storie da annotare, anzi una sola: l’addio scontato e triste di Andrew Talanski, lo stoico venticinquenne americano che ieri voleva abbandonare a una cinquantina di chilometri dal traguardo di Oyonnax, distrutto dai dolori alla schiena e alle gambe, frutto di tre cadute, la prima sul pavé, la seconda nella volata di Nancy, la terza sui Vosgi. Non si può dire che non si sia negato nulla…Era riuscito ad arrivare, nonostante le atroci sofferenze, entro il tempo massimo. Si è arreso stamattina. Perché averlo costretto a continuare in quelle condizioni?
Passiamo alla tappa. C’è stata la solita fuga. E l’altrettanto solita rimonta progressiva del gruppo che ripiglia i fuggitivi. Si sono ripetute le solite immancabili cadute, una delle quali manda a casa il povero spagnolo David De La Cruz (un nome, un destino) che stava nel gruppetto di testa: clavicola destra kaputt. È ruzzolato pure il velocista André Greipel, travolto da Sylvain Chavanel, a tre chilometri dall’arrivo di Saint-Etienne. Il tedesco era furibondo col francese, per aver perso lo sprint finale.
Già, perché tutto si è giocato con un lungo volatone, piuttosto confuso e altalenante. Peter Sagan, stavolta, aveva disposto il treno della Cannondale, per agguantare la vittoria tanto sospirata. È stato battuto dal norvegese Alexander Kristoff. Sagan dovrà superare le Alpi e i Pirenei per sperare in un successo. Ce la farà? Può anche fare un salto a Lourdes, non si sa mai, visto che nella diciottesima tappa da Pau ad Hautacam, poco prima dell’ultima salita, ad Ayros-Arbouix c’è il bivio per la città dei miracoli…
Domani iniziano le Alpi. Si arriva a Chamrousse, una bella arrampicata finale di 18,2 chilometri per una pendenza media del 7,3 per cento, dopo aver affrontato il Col de Plaquit, 14,1 chilometri di ascesa al 6,1% di media. È il 18 luglio, il giorno in cui ricorre il centenario della nascita di Gino Bartali. Vincenzo Nibali ha ricordato il grande campione più volte, nelle sue ultime conferenze stampa e nelle numerose interviste che competono alla maglia gialla. Non nasconde il desiderio di onorare la sua memoria con una grande prestazione. La storia del ciclismo si alimenta di questi episodi, di queste sfide che infiammano l’immaginazione degli appassionati. Nel giorno del suo compleanno, il 18 luglio del 1938 Bartali si impose nella tappa da Montpellier a Marsiglia, cominciando la rincorsa alla maglia gialla che stava ancora sulle spalle di Félicien Vervaecke. Fu sull’Izoard – salita in programma sabato – che l’italiano detronizzò il belga: “Riconosco la sua pedalata ascoltandone il suono”, disse lo sconfitto ma ammirato Vervaecke. Gino fece suo quel Tour, il primo. Erano anni difficili, l’Italia mussoliniana gonfiò il petto per questa impresa bartaliana – il Duce in persona aveva costretto Gino a disertare il Giro d’Italia per non rischiare la partecipazione al Tour – e molti gerarchi si precipitarono a Parigi per condividere il trionfo del campione italiano. Era consuetudine che il vincitore facesse un discorso al Parco dei Principi, dove si concludeva la corsa. Bartali elogiò il Tour, la sua organizzazione, il tifo dei francesi. Non citò mai Mussolini né si esibì in elogi del fascismo. Il regime non gradì. Al ritorno, alla stazione di Firenze non c’era un cane. Bartali non fu accolto alla stazione come in occasione degli altri grandi successi. I giornali ricevettero una velina in cui li si invitava ad ignorare qualsiasi notizia che riguardasse il campione, salvo i nudi bollettini sportivi.
L’avventura bellica del Duce finì come sappiamo, Il regime crollò. Bartali no. Vinse il Giro della Ricostruzione, quello del 1946. Aveva 34 anni quando si presentò al via del Tour 1948, coi francesi che non perdonavano agli italiani il “calcio dell’asino”, il vile attacco del 1940, l’occupazione di Nizza. Bartali corse male, aveva venti minuti di ritardo da Louison Bobet il giorno che un esaltato studente di destra, Antonio Pallante, sparò a Palmito Togliatti. La Dc aveva appena vinto le elezioni, travolgendo il fronte delle sinistre. C’era tensione, l’attentato l’acuì. Alcide De Gasperi temeva il peggio. Occorreva qualcosa che “distraesse gli italiani”. Una grande epica impresa. Il ciclismo era allora lo sport più popolare. La rivalità di Bartali e Coppi riempiva le pagine dei giornali, corredava i filmati della Settimana Incom, approdò persino nei fotoromanzi, la fabbrica dei sogni di quegli anni.
De Gasperi, racconta la leggenda – e lo hanno confermato gli storici – chiamò Bartali, il cui morale era sotto gli scarpini da ciclista. Voleva addirittura ritirarsi. De Gasperi lo consceva, era un suo estimatore. Lo rincuorò. Lo motivç: abbiamo bisogno del tuo aiuto. Cerca di vincere la tappa di domani. Cosa successe è noto: ci hanno fatto persino un film. Bartali vinse la tappa. Poi continuò a vincere. Anche il 18 luglio. Si regalò per l’anniversario la tappa da Aix-les-Bains a Losanna. E il secondo Tour, a dieci anni di distanza (nessuno ci è ancora riuscito). Gli animi in Italia si calmarono perché fu lo stesso Togliatti, dal letto d’ospedale che volle sapere cosa stesse combinando Ginettaccio. L’Italia di don Camillo e l’onorevole Peppone…
Home Sport
Tour de France 2014, tappa a Kristoff, Nibali sempre in giallo. E domani si sale
Il norvegese regola Peter Sagan in volata. Il ciclista siciliano controlla senza problemi. Domani a inizia il fine settimana sulle Alpi. Si arriva a Chamrousse, una bella arrampicata finale di 18,2 chilometri per una pendenza media del 7,3 per cento, dopo aver affrontato il Col de Plaquit
L’aperitivo delle Alpi di domani e sabato è una tappa d’attesa, forse la prima senza pathos di questo Tour dei Caduti. Poche storie da annotare, anzi una sola: l’addio scontato e triste di Andrew Talanski, lo stoico venticinquenne americano che ieri voleva abbandonare a una cinquantina di chilometri dal traguardo di Oyonnax, distrutto dai dolori alla schiena e alle gambe, frutto di tre cadute, la prima sul pavé, la seconda nella volata di Nancy, la terza sui Vosgi. Non si può dire che non si sia negato nulla…Era riuscito ad arrivare, nonostante le atroci sofferenze, entro il tempo massimo. Si è arreso stamattina. Perché averlo costretto a continuare in quelle condizioni?
Passiamo alla tappa. C’è stata la solita fuga. E l’altrettanto solita rimonta progressiva del gruppo che ripiglia i fuggitivi. Si sono ripetute le solite immancabili cadute, una delle quali manda a casa il povero spagnolo David De La Cruz (un nome, un destino) che stava nel gruppetto di testa: clavicola destra kaputt. È ruzzolato pure il velocista André Greipel, travolto da Sylvain Chavanel, a tre chilometri dall’arrivo di Saint-Etienne. Il tedesco era furibondo col francese, per aver perso lo sprint finale.
Già, perché tutto si è giocato con un lungo volatone, piuttosto confuso e altalenante. Peter Sagan, stavolta, aveva disposto il treno della Cannondale, per agguantare la vittoria tanto sospirata. È stato battuto dal norvegese Alexander Kristoff. Sagan dovrà superare le Alpi e i Pirenei per sperare in un successo. Ce la farà? Può anche fare un salto a Lourdes, non si sa mai, visto che nella diciottesima tappa da Pau ad Hautacam, poco prima dell’ultima salita, ad Ayros-Arbouix c’è il bivio per la città dei miracoli…
Domani iniziano le Alpi. Si arriva a Chamrousse, una bella arrampicata finale di 18,2 chilometri per una pendenza media del 7,3 per cento, dopo aver affrontato il Col de Plaquit, 14,1 chilometri di ascesa al 6,1% di media. È il 18 luglio, il giorno in cui ricorre il centenario della nascita di Gino Bartali. Vincenzo Nibali ha ricordato il grande campione più volte, nelle sue ultime conferenze stampa e nelle numerose interviste che competono alla maglia gialla. Non nasconde il desiderio di onorare la sua memoria con una grande prestazione. La storia del ciclismo si alimenta di questi episodi, di queste sfide che infiammano l’immaginazione degli appassionati. Nel giorno del suo compleanno, il 18 luglio del 1938 Bartali si impose nella tappa da Montpellier a Marsiglia, cominciando la rincorsa alla maglia gialla che stava ancora sulle spalle di Félicien Vervaecke. Fu sull’Izoard – salita in programma sabato – che l’italiano detronizzò il belga: “Riconosco la sua pedalata ascoltandone il suono”, disse lo sconfitto ma ammirato Vervaecke. Gino fece suo quel Tour, il primo. Erano anni difficili, l’Italia mussoliniana gonfiò il petto per questa impresa bartaliana – il Duce in persona aveva costretto Gino a disertare il Giro d’Italia per non rischiare la partecipazione al Tour – e molti gerarchi si precipitarono a Parigi per condividere il trionfo del campione italiano. Era consuetudine che il vincitore facesse un discorso al Parco dei Principi, dove si concludeva la corsa. Bartali elogiò il Tour, la sua organizzazione, il tifo dei francesi. Non citò mai Mussolini né si esibì in elogi del fascismo. Il regime non gradì. Al ritorno, alla stazione di Firenze non c’era un cane. Bartali non fu accolto alla stazione come in occasione degli altri grandi successi. I giornali ricevettero una velina in cui li si invitava ad ignorare qualsiasi notizia che riguardasse il campione, salvo i nudi bollettini sportivi.
L’avventura bellica del Duce finì come sappiamo, Il regime crollò. Bartali no. Vinse il Giro della Ricostruzione, quello del 1946. Aveva 34 anni quando si presentò al via del Tour 1948, coi francesi che non perdonavano agli italiani il “calcio dell’asino”, il vile attacco del 1940, l’occupazione di Nizza. Bartali corse male, aveva venti minuti di ritardo da Louison Bobet il giorno che un esaltato studente di destra, Antonio Pallante, sparò a Palmito Togliatti. La Dc aveva appena vinto le elezioni, travolgendo il fronte delle sinistre. C’era tensione, l’attentato l’acuì. Alcide De Gasperi temeva il peggio. Occorreva qualcosa che “distraesse gli italiani”. Una grande epica impresa. Il ciclismo era allora lo sport più popolare. La rivalità di Bartali e Coppi riempiva le pagine dei giornali, corredava i filmati della Settimana Incom, approdò persino nei fotoromanzi, la fabbrica dei sogni di quegli anni.
De Gasperi, racconta la leggenda – e lo hanno confermato gli storici – chiamò Bartali, il cui morale era sotto gli scarpini da ciclista. Voleva addirittura ritirarsi. De Gasperi lo consceva, era un suo estimatore. Lo rincuorò. Lo motivç: abbiamo bisogno del tuo aiuto. Cerca di vincere la tappa di domani. Cosa successe è noto: ci hanno fatto persino un film. Bartali vinse la tappa. Poi continuò a vincere. Anche il 18 luglio. Si regalò per l’anniversario la tappa da Aix-les-Bains a Losanna. E il secondo Tour, a dieci anni di distanza (nessuno ci è ancora riuscito). Gli animi in Italia si calmarono perché fu lo stesso Togliatti, dal letto d’ospedale che volle sapere cosa stesse combinando Ginettaccio. L’Italia di don Camillo e l’onorevole Peppone…
Articolo Precedente
Tour de France 2014: nuovo numero di Gallopin, Nibali in giallo senza problemi
Articolo Successivo
Gino Bartali, cent’anni dalla nascita: Ginettaccio e Nibali, così lontani così vicini
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Ultimi articoli di FQ Sport
Calcio
Juventus, Thiago Motta ci riprova per Zirkzee: vuole un rinforzo “sicuro” per allontanare la crisi. Qual è la situazione
F1 & MotoGp
Valentino Rossi è di nuovo padre: l’annuncio insieme alla compagna Francesca Sofia Novello
Sport News
“Il ritorno in pista? Ancora non riesce ad aprire gli occhi, mangiare e sedersi”. Parla il medico dello sciatore Sarrazin dopo la terribile caduta
Washington, 3 gen. (Adnkronos/Afp) - Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, condannato in primavera da un tribunale penale di New York per aver effettuato pagamenti occulti alla pornostar Stormy Daniels, conoscerà la sua pena il 10 gennaio, ossia 10 giorni prima del suo insediamento alla Casa Bianca (previsto per il 20 gennaio). Lo ha deciso il giudice della Corte suprema statale, Juan Merchan, il quale ha dichiarato che non intende condannare Trump al carcere.
Trump dovrà "comparire in aula il 10 gennaio 2025", ha ordinato Merchan in un'ordinanza nella quale ha specificato di non essere "propenso a imporre una sentenza di incarcerazione" all'uomo che diventerà il 47esimo presidente degli Stati Uniti.
La decisione del giudice di New York "è un attacco all'immunità presidenziale", ha affermato un portavoce del tycoon repubblicano, Steven Cheung.
Palermo, 4 gen. (Adnkronos) - “Grazie per il vostro affetto e per quello che fate tutti i giorni per noi cittadini”. Sono le parole di ringraziamento che la signora Aurora ha rivolto agli agenti della Polizia di Stato di Catania al termine di un incontro, tra ricordi e racconti condivisi, per iniziare in modo diverso il nuovo anno. Per non trascorrere da sola il giorno di Capodanno, l’anziana di Adrano ha chiamato, nel primo pomeriggio, i poliziotti del locale Commissariato per chiedere un supporto morale e per avere un po' di compagnia a casa sua. Al telefono la donna ha raccontato di trovarsi in uno stato di particolare sconforto per aver trascorso le giornate di festa senza incontrare persone, dal momento che, per la sua età e per qualche problema di salute, preferisce non uscire di casa, pur avendo qualche parente residente nei comuni vicini.
L’accorato appello della signora non è rimasto inascoltato e, in pochi minuti, due agenti del Commissariato di Adrano hanno raggiunto la sua abitazione per verificare, prioritariamente, le sue effettive condizioni di salute. Alla vista dei poliziotti, la donna non ha nascosto la sua felicità per la gradita sorpresa e ha subito spalancato le porte di casa, chiedendo loro di accomodarsi in salone per poter parlare insieme per qualche minuto, rivolgendo, in più momenti, parole di sincera e profonda gratitudine agli agenti del Commissariato.
La donna è apparsa in forma, con un progressivo mutamento del suo stato d’animo, caratterizzato da un evidente entusiasmo e da una contagiosa solarità. La signora Aurora, insegnante in pensione, spegnerà tra qualche settimana le ottanta candeline e ai poliziotti ha raccontato diversi aneddoti della sua vita, rivivendo, così, alcuni episodi piacevoli della sua giovinezza. Inoltre, ha mostrato alcune foto del periodo dei suoi studi e poi della sua carriera tra le aule scolastiche, sottolineando di avvertire molto la mancanza dell’affetto e del calore che, per anni, le hanno dimostrato diverse generazioni di alunni. Dopo circa un’ora di ricordi e sorrisi, i due agenti del Commissariato di Adrano si sono congedati con la promessa di un nuovo incontro nelle prossime settimane, non prima di esaudire la richiesta della signora Aurora di una foto insieme per ricordare questo momento così importante del nuovo anno.
Palermo, 4 gen. (Adnkronos) - "Con profonda indignazione e immenso dolore, denuncio un orribile atto di violenza che si è consumato a Caltanissetta nei primi giorni del 2025 ai danni di un cane di quartiere, noto per la sua docilità e bontà. Questo povero essere indifeso è stato brutalmente aggredito con un'arma simile a una falce, presumibilmente da mano umana, e il suo corpo reca ferite raccapriccianti che non si vedono neanche nei film più macabri. Attualmente sta lottando per la vita, nella speranza che possa farcela". E' la denuncia di Armando Turturici, Volontario animalista e Consigliere Comunale di Caltanissetta. "Questo nuovo episodio di vile barbarie e cattiveria non può e non deve passare sotto silenzio. Chi si macchia di atti di tale crudeltà verso animali innocenti dimostra un'assenza totale di empatia e rappresenta un pericolo non solo per gli animali, ma anche per la società intera. È scientificamente provato che chi perpetra violenza sugli animali può facilmente rivolgere questa stessa brutalità contro le persone", dice.
"Non possiamo più tollerare queste barbarie e spero che le autorità competenti possano identificare e perseguire con la massima severità i responsabili di questo crimine- aggiunge il consigliere comunale - Occorrerebbe un inasprimento delle pene per chi maltratta gli animali: non possiamo accettare che simili individui - mi viene difficile definirli esseri umani - continuino a vivere impuniti tra di noi. Allo stesso tempo, ribadisco con forza la necessità di affrontare in modo strutturale e definitivo il problema del randagismo a Caltanissetta. È un'emergenza che si trascina da troppo tempo e con conseguenze davvero insostenibili sotto ogni punto di vista. Servono sterilizzazioni, controlli, campagne di sensibilizzazione e collaborazione con le associazioni animaliste". E conclude: "Da parte mia ci sarà sempre il massimo impegno per questa delicata tematica. Giustizia per questo cane, giustizia per tutti gli animali vittime di crudeltà".
(Adnkronos) - Allarme ad Ancona per una fuga di gas dopo un incidente. "Attenzione a Torrette!A causa di un gravissimo incidente stradale e a una significativa fuga di gas sono chiuse alcune strade", si legge in un post pubblicato dal Comune di Ancona su Facebook che aggiunge: "Il blocco stradale è su via Lambro e via Esino: in quell'area si raccomanda di NON USCIRE da casa e di chiudere le finestre. Sono al lavoro i Vigili del fuoco e la Polizia locale. Transitabile la strada per l'ospedale e verso la superstrada", si legge nel messaggio.
Squadre dei vigili del fuoco sono impegnate in via Esino, ad Ancona, dopo un incidente che ha coinvolto tre auto: due le vittime. Durante lo scontro è stata abbattuta una cabina di distribuzione del gas metano in media pressione. , due le persone morte. Interrotta la fornitura di gas all'Ospedale Regionale e alle abitazioni circostanti.
Roma, 4 gen. (Adnkronos) - I primi quattro paradisi fiscali al mondo sono il Principato di Monaco, il Granducato del Lussemburgo, il Liechtenstein e le Channel Islands che sono situate nel canale della Manica. Solo al quinto si trova l'unico paradiso fiscale non europeo di questa black list: le Bermuda. A segnalarlo è l’ufficio studi della Cgia.
Super ricchi italiani e multinazionali che operano nella penisola sono presenti soprattutto a Montecarlo e in Lussemburgo. Siano essi persone fisiche o società, molti contribuenti italiani si sono trasferiti in particolare a Montecarlo e in Lussemburgo. Infatti, circa 8mila connazionali hanno deciso di trasferire la residenza nel Principato di Monaco per via delle tasse zero sul reddito e sugli immobili. Tra questi ci sono grandi imprenditori, sportivi e celebrità dello spettacolo.
In Lussemburgo, invece, si possono trovare ben sei banche italiane, una cinquantina di fondi d'investimento, vari istituti assicurativi e molte multinazionali italiane e straniere che operano nel nostro territorio. Si stima che grazie ai super ricchi con la residenza all’estero, alle manovre borderline delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali che si rifugiano nei paradisi fiscali di tutto il mondo, ogni anno 'sfuggono' all'erario italiano circa 10 miliardi di euro.
Per contrastare quei Paesi che applicano alle big company politiche fiscali compiacenti, dal 2024 è entrata in vigore la global minimum tax (gmt). Secondo il dossier curato dal servizio Bilancio della Camera dei deputati, il gettito previsto dalla sola applicazione dell’aliquota del 15% sulle multinazionali sarà molto contenuto. Si stima che nel 2025 il nostro erario incasserà 381,3 milioni di euro, nel 2026 427,9 e nel 2027 raggiungerà i 432,5. Nel 2033, ultimo anno in cui nel documento si stimano le entrate, le stesse dovrebbero sfiorare i 500 milioni di euro.
L’anno scorso la gmt ha interessato 19 Paesi Ue: Spagna e Polonia, invece, l’applicheranno da quest’anno, mentre Estonia, Lettonia, Lituania, e Malta hanno ottenuto una proroga sino al 2030. Cipro e Portogallo, infine, sono chiamate a rispondere alla sollecitazione giunta da Bruxelles che ha recapitato loro una lettera di messa in mora. Appare evidente che per le grandi holding presenti nei in UE rimane ancora la possibilità, almeno per i prossimi cinque/sei anni, di spostare parte degli utili in alcuni paesi membri dove la tassazione continua essere molto favorevole.
A fronte di oltre 17,6 milioni di addetti presenti in Italia, gli occupati nelle multinazionali (siano esse estere o italiane) sono 3,5 milioni, pari al 20 per cento del totale. A livello territoriale tale quota sul totale occupati regionali sale al 24,4 in Emilia Romagna, al 25,1 in Friuli Venezia Giulia, al 25,3 in Piemonte e al 27 per cento in Lombardia. Se, invece, si parla di fatturato, il dato annuo riferito all’intero sistema produttivo del Paese è di 4.322 miliardi di euro, mentre la quota riconducibile alle big company è di 1.975 miliardi di euro.
Ciò vuol dire che quasi la metà del fatturato prodotto dalle imprese private nel Paese, per la precisione il 45,7%, è ascrivibile alle nostre multinazionali o a quelle estere che hanno delle società controllate che operano in Italia. Su base regionale, tale dato aumenta al 49,8% in Friuli Venezia Giulia, al 51,8% in Liguria, al 52,6% in Lombardia e addirittura al 66,9% nel Lazio.
Palermo, 4 gen. (Adnkronos) - La Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati due persone ritenute gli assassini di Piersanti Mattarella, l'ex Presidente della Regione siciliana, ucciso il 6 gennaio del 1980 a Palermo sotto gli occhi della moglie Irma e dei figli, Bernardo e Maria. Secondo quanto scrive oggi Repubblica, ci sarebbe una svolta nell'inchiesta riaperta sull'assassinio del politico, fratello del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. I due indagati sarebbero"soggetti legati alla mafia accusati di essere i sicari dell'esponente della Dc", scrive il quotidiano. Per l'omicidio Mattarella sono stati condannati solo i mandanti, i componenti della Cupola di Cosa nostra, mentre sono stati assolti Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, che erano finiti sotto inchiesta con l'accusa di essere i killer dell'ex governatore. Ad ipotizzarlo era stato il giudice Giovanni Falcone che indagò sul delitto eccellente. "L'assassino di Mattarella - si legge nel'articolo - è a volto scoperto e viene visto da almeno 5 testimoni: è un uomo sui 25 anni, con l'aspetto da bravo ragazzo, altro circa un metro e settante. Corporatura robusta, capelli castani. La vedova di Mattarella aiuta a disegnare l'identikit e poi riconosce il capo dei Nar, Valerio Fioravanti, nelle foto pubblicate dopo l'arresto, come una persona molto simile a lui". Adesso la Procura di Palermo ha raccolto "nuove rivelazioni, nuovi dati e riscontri che rafforzano il quadro dell'accusa nei confronti dei nuovi indagati".
Washington, 3 gen. (Adnkronos/Afp) - Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, condannato in primavera da un tribunale penale di New York per aver effettuato pagamenti occulti alla pornostar Stormy Daniels, conoscerà la sua pena il 10 gennaio, ossia 10 giorni prima del suo insediamento alla Casa Bianca (previsto per il 20 gennaio). Lo ha deciso il giudice della Corte suprema statale, Juan Merchan, il quale ha dichiarato che non intende condannare Trump al carcere.
Trump dovrà "comparire in aula il 10 gennaio 2025", ha ordinato Merchan in un'ordinanza nella quale ha specificato di non essere "propenso a imporre una sentenza di incarcerazione" all'uomo che diventerà il 47esimo presidente degli Stati Uniti.
La decisione del giudice di New York "è un attacco all'immunità presidenziale", ha affermato un portavoce del tycoon repubblicano, Steven Cheung.