Assolta. Definitivamente. Il pm minorile di Milano, Annamaria Fiorillo, è stata assolta dalla sezione disciplinare del Csm dopo essere stata una prima volta condannata alla censura per le sue dichiarazioni pubbliche in merito alla vicenda Ruby. Aveva smentito in televisione la versione dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, che in Parlamento aveva difeso l’operato della questura di Milano, sostenendo che il magistrato aveva autorizzato l’affido della minorenne Ruby all’ex consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti. Fiorillo aveva dichiarato che mai aveva dato quell’autorizzazione. Per questo motivo in un primo momento la sezione disciplinare del Csm aveva inflitto la sanzione della censura che, se fosse stata confermata in Cassazione, avrebbe avuto ripercussioni sulla sua carriera. Invece, le sezioni unite civili della Cassazione hanno annullato la condanna con rinvio. I giudici hanno fatto presente al Csm che il pm aveva il diritto di difendere pubblicamente il suo onore, e della magistratura, perché non c’era altra strada per ristabilire la verità su quanto successo: né il capo del pm né il Consiglio l’aveva difesa, dunque l’ha fatto lei stessa.
Il magistrato aveva ordinato, disattesa, ai funzionari di polizia che Ruby andasse in una comunità o restasse per la notte in Questura. Ieri, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Eugenio Selvaggi, ha chiesto di nuovo la condanna alla censura. Ma la sezione disciplinare del Csm, composta dal presidente Michele Vietti, Mariano Sciacca (relatore) Roberto Rossi, Riccardo Fuzio e Alessandro Pepe, ha assolto Fiorillo “per essere esclusi gli addebiti”, cioè la violazione del dovere di riserbo. Il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, appassionato difensore del pm, in aula ha ricordato che nelle dichiarazioni pubbliche Fiorillo “ha detto la sua verità che alcuni mesi dopo è stata, in termini indiscutibili , confermata dalle registrazioni (tra lei e i poliziotti, depositate al processo Ruby, ndr).
Annamaria Fiorillo era presente in aula, ma dopo la sentenza che l’ha assolta non ha voluto dire nulla. Chi le è stato vicino ci ha detto che “è molto rincuorata”. Quando era stata condannata, con orgoglio, aveva detto: “Lo rifarei”. Ha commentato, invece, Nello Rossi: “Raramente come in questo caso è emersa una nitida verità sulla condotta del magistrato: su questa verità si è basata la difesa dell’onore professionale suo proprio e della magistratura”. E per oggi a Milano è attesa la sentenza del processo d’appello Ruby. Unico imputato Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile. Il verdetto potrebbe slittare a sabato.
Da Il Fatto Quotidiano del 18 luglio 2014