“Se lei parla ancora della Barbuta, la mando in coma”. E’ la minaccia reiterata di Sartana Halilovic un “capo” del campo nomadi La Barbuta di Roma, rivolta a Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, onlus che si occupa di promuovere i diritti dei rom e sinti in Italia. La minaccia – ripresa dalle telecamere de ilfattoquotidiano.it – è chiara: non si deve toccare l’insediamento altrimenti è guerra. Nessuno tra i presenti interviene e nel volto di Stasolla si legge la preoccupazione. Halilovic è un uomo alto e grosso, il suo con orecchino d’oro raffigura la lupa ed è accompagnato da tre amici. Le sue parole rimbombano nella piccola sala del VII municipio di Roma (quartiere Cinecittà) dove il presidente della onlus sciorina il lungo elenco di cifre che alimentano quello che lui definisce il “sistema campi” della Capitale. Un rapporto dell’associazione analizza nel dettaglio le spese effettuate dal Comune per il mantenimento degli insediamenti rom di Roma. “Questo rapporto a me fa paura – commenta l’assessore al commercio Massimo De Simoni (Pd) – Se presentiamo le cifre qui elencate non vorrei che qualche testa calda interpreti male e scateni uno scontro”.
Infatti le cifre sono esorbitanti: nel 2013 l’amministrazione comunale ha speso 24 milioni di euro per la gestione di 11 insediamenti. Per l’associazione 21 luglio si tratta di denaro che alimenta il “sistema campi” senza effetti positivi sull’integrazione sociale: “I rom nei campi sono segregati e ghettizzati, gestiti da un manipolo di enti che dispongono di finanziamenti comunali stanziati per lo più senza bando pubblico”. Preoccupante è la percentuale di affidamenti diretti dei finanziamenti, che – si legge nel rapporto – in alcuni casi raggiunge il cento per cento. In totale sono 35 gli enti pubblici e privati che si spartiscono i fondi con due principali “attori”: Consorzio Casa della Solidarietà e Risorse per Roma che hanno gestito nel solo 2013 circa 4 milioni di euro ciascuna . Il resto del denaro è stato suddiviso tra gli altri 33 operatori che hanno ricevuto importi tra i 2 milioni di euro e i 100mila euro annui. Di questi 24 milioni di euro spesi per i nomadi – circa 8mila persone – soltanto lo 0,4 per cento del totale è stato destinato alla loro inclusione sociale. L’86 per cento è stato utilizzato per la gestione dei campi rom e per la vigilanza e la sicurezza all’interno degli stessi e una minima parte, il 13,6 per cento, è rivolto alla scolarizzazione. Manca, dunque, la trasparenza e l’associazione 21 luglio non esita a paragonare tale gestione alla stregua di una municipalizzata.
Su questi importi si gioca la battaglia della onlus 21 luglio che, attraverso il suo presidente, ha chiesto in Campidoglio il superamento definitivo dei campi e la loro chiusura come unica alternativa alla segregazione. “E’ un flusso altissimo di denaro che favorisce soltanto le politiche discriminatorie”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Stasolla. L’ira del “capo” rom si scatena quando viene toccata la sua “casa”, il campo La Barbuta, la cui costruzione risale al 2011, costata alle casse capitoline oltre 10 milioni di euro. E per la sua gestione si prevede per i prossimi 5 anni una spesa di 155 milioni di euro. “Abbiamo presentato un’azione legale su La Barbuta – dice il presidente – ne chiediamo la chiusura perché all’interno non vengono rispettati i diritti umani”. E’ un’anomalia tutta italiana. “Il nostro Paese – aggiunge Stasolla – è l’unico in cui sono istituiti per legge i campi rom e non siamo solo noi a chiederne la chiusura, ce lo chiede l’Europa che da anni ci condanna”. Queste ‘enclave’ a chi fanno comodo? “Fanno comodo un po’ a tutti”, risponde Stasolla. La Barbuta è stata costruita da Alemanno ma l’amministrazione Marino ha in progetto la realizzazione di un nuovo campo rom, La Cesarina. Nel merito della minaccia Stasolla non vuole entrare, sicuro che l’unica risposta sia non raccogliere le provocazioni: “Sono dei disturbatori, rappresentanti di loro stessi, invitati da qualcuno per alimentare un clima di paura”. E poi la stoccata alle istituzioni: “Se sono questi i rom con cui s’interfaccia il Comune per La Barbuta, ha sbagliato interlocutori”.