La legge Severino.
La riforma del 2012 ha “spacchettato” la concussione. Ha cioè diviso in due il reato, distinguendo una “concussione per induzione” da una “per costrizione”. Così è di fatto intervenuta su processi in corso, ottenendo risultati come la prescrizione per l’ex capo della segreteria Pd
Filippo Penati e, ora,
il “salvataggio” di Berlusconi dal caso Ruby. I pm Ilda Boccassini e Antonio Sangermano erano partiti all’inizio del processo contestando all’imputato un reato di concussione che alla fine del processo non esisteva più.
I fatti. Berlusconi era accusato di aver fatto pressioni sui funzionari della questura di Milano, la notte del 27 maggio 2010, abusando della sua qualità di presidente del Consiglio, per far rilasciare subito una ragazza minorenne, accusata di furto, in fuga dalle comunità a cui era stata assegnata. Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, aveva passato sette notti ad Arcore in tre mesi, dal 14 febbraio al 1 maggio 2010. Era dunque meglio che fosse lasciata andare al più presto, chiacchierona com’era: avrebbe potuto raccontare cose imbarazzanti per l’allora capo del governo.
Questi i fatti. Alla fine del processo di primo grado, con la nuova formulazione di legge, la
concussione per induzione diventa debole, quella per costrizione ha bisogno di una minaccia esplicita (anche se le sezioni unite della Cassazione avevano lasciato uno spiraglio per la minaccia implicita). Allora:
i giudici di primo grado escludono l’induzione e condannano per la costrizione; quelli d’appello valutano che la minaccia esplicita non ci sia stata e dunque
assolvono.
Lo scambio? I dietrologi ipotizzano che ci sia stato addirittura uno scambio, nella legge Severino: l’incandidabilità in cambio di un’assoluzione. L’incandidabilità è scattata per quella parte della legge Severino che espelle dal Parlamento i condannati. L’assoluzione è arrivata ora per quella parte che di fatto smantella la concussione.
Le scelte di Bruti. Si poteva costruire diversamente l’accusa, sostengono alcuni magistrati: si poteva mandare a processo per concussione il funzionario della questura Pietro Ostuni, che ordinò ai suoi sottoposti di rilasciare la ragazza; e Berlusconi a questo punto sarebbe stato imputato di concorso in concussione. Questo impianto accusatorio, che sarebbe stato più solido, fu però subito escluso dalla procura di Milano. Il procuratore Edmondo Bruti Liberati fece capire che la procura non intendeva procedere contro i funzionari della questura. E nel 2011, durante le indagini, dichiarò: “La fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata in modo corretto. Non sono previsti ulteriori accertamenti sul punto”. Aprì così un conflitto con la pm del tribunale dei minori Annamaria Fiorillo, che continuò invece a sostenere che le sue indicazioni ai funzionari della questura erano state platealmente contraddette.
Il sesso. Svaporata l’imputazione maggiore, quella di concussione che era costata a Berlusconi sei dei sette anni della pena ricevuta in primo grado, la corte d’appello smonta anche le accuse per l’altro reato,
prostituzione minorile. È chiaro a tutti (tranne forse alla povera Annalisa Chirico, che ancora il 18 luglio scrive le sue tesi sul
Foglio) che questo non è un “pornoprocesso”: è un processo sulla concussione, non sui comportamenti sessuali.
I fatti: Ruby resta sette notti a dormire ad Arcore dopo quel talent show, vero XXX Factor a luci rosse che si teneva solo per lui nella saletta del bunga-bunga. Berlusconi ha fatto sesso a pagamento con lei? Conosceva la vera età della ragazza? Di questo c’è solo la prova logica. Basata anche su numerose dichiarazioni della stessa Ruby, ma ancor di più sul suo comportamento nella notte della questura. La prova logica vale per molti imputati, ma evidentemente per qualcuno non basta. E poi, caduta la concussione, cade anche un pezzo importante per dimostrare che si voleva salvare ad ogni costo dall’altro reato, la prostituzione minorile.
Ora, comunque, non resta che aspettare le motivazioni della sentenza.