La città che fu culla del diritto il tribunale deve andarselo ad affittare da un privato. Da quello stesso a cui la Provincia aveva venduto l’immobile qualche anno prima. È così a Bologna ormai da anni e così sarà almeno per i prossimi 12. Nel 2006 la giunta comunale guidata da Sergio Cofferati prese in affitto da Romano Volta, proprietario della multinazionale Datalogic, palazzo Pizzardi, 3 milioni e 600 mila euro all’anno, per farci le aule di giustizia, dove sono ancora tutt’oggi. Ora, secondo una delibera della giunta di Virginio Merola, al fine di allargare gli uffici giudiziari il Comune pagherà allo stesso imprenditore, per una dozzina di anni, altri 850 mila euro l’anno per il palazzo della “Ex maternità”. Si tratta di un’altra area distante poche decine di metri, venduta all’asta nel dicembre 2010 dalla stessa Provincia di Bologna.
Proprio la nuova area della Ex maternità era stata scartata dalla giunta comunale di Cofferati nel marzo 2006. L’amministrazione precedente guidata da Giorgio Guazzaloca voleva insediarci una parte degli uffici della cittadella giudiziaria, attraverso un project financing proposto da alcune ditte bolognesi che avrebbero restaurato e gestito gli spazi in cambio di un affitto da 760 mila euro (90 mila euro in meno del canone previsto oggi). Senza contare i benefici per la Provincia allora proprietaria dell’immobile. Il 15 marzo 2006 tuttavia la giunta dell’ex leader Cgil declina: “Offerta non conveniente”.
Il 22 marzo 2006 Romano Volta, attraverso la sua società immobiliare Hydra, compra da una società del sud Italia palazzo Pizzardi per 44 milioni di euro, 5 milioni in più del prezzo d’asta con cui un anno e mezzo prima l’aveva venduto Ferrovie dello stato. A novembre 2006 la giunta Cofferati decide che il nuovo tribunale andrà proprio lì, in quel palazzo. Un gruppo di tecnici comunali nel 2002 lo aveva dichiarato inadeguato, ma l’amministrazione, che tra le sue fila vedeva come assessore all’urbanistica l’attuale sindaco Merola, lo prende in affitto per 12 anni. Quando però nel 2009 il tribunale si trasferisce a Palazzo Pizzardi tutti si accorgono che ci si sta stretti. Corridoi angusti, aule piccole: in alcune c’è poco spazio per il pubblico (vedi le aule 6 e 4 del penale), in altre neppure si potrebbero celebrare processi con più di due imputati. Inoltre, essendo in pieno centro, per entrare nel tribunale, le camionette coi detenuti sono costrette a bloccare il traffico.
Ma c’è di più. A marzo 2011 in un’intervista rilasciata da Flavio Delbono al giornale La voce delle voci proietta delle ombre sulla scelta di Palazzo Pizzardi. L’ex sindaco boccia la decisione di Cofferati: “Quell’edificio era delle Ferrovie dello stato. Quando è stato venduto, se il Comune era così interessato, perché non l’ha acquistato? Invece lo compra un privato che stipula un contratto milionario. Per i nuovi uffici giudiziari c’erano altre ipotesi, come la Ex Maternità, che non è felice come soluzione, anche quella nel centro storico, ma è meno infelice della soluzione adottata”. E conclude: “Peraltro era pubblico e lo si prendeva dalla Provincia, allontanando sospetti di speculazione”. Subito dopo l’uscita dell’articolo la procura della Repubblica apre un’inchiesta per approfondire, a carico d’ignoti. Ma sull’indagine ora pende una richiesta di archiviazione da parte del pm. Una istruttoria è ancora in corso invece da parte della procura per la Corte dei conti dell’Emilia Romagna, che sta valutando se nella scelta di palazzo Pizzardi vi sia stato un danno erariale imputabile a qualche amministratore o funzionario pubblico.
Per l’Ex Maternità la storia invece prende un’altra piega. Una volta tramontata l’idea di farne uffici giudiziari, per anni la Provincia pensa a come liberarsene per fare cassa. A inizio 2009 viene lanciata l’idea di un hotel super lusso, ma a giugno 2010 il progetto è già sfumato. A ottobre 2010 viene fatto il bando per la vendita. Ed ecco rispuntare Romano Volta che con 17 milioni di euro si aggiudica il complesso. A gennaio 2011 il presidente del tribunale Francesco Scutellari definisce ancora una volta palazzo Pizzardi un edificio “strutturalmente inidoneo”. In città si torna a parlare della Ex maternità per ampliare uffici giudiziari. A giugno viene resa pubblica una manifestazione di interesse da parte del Comune: si cerca un immobile sito su un’area ubicata “all’interno della porzione del centro storico delimitata a nord da via San Felice, Piazza Malpighi, Via Ugo Bassi, Via Altabella, Via Rizzoli, Strada Maggiore e dai viali Aldini, Vicini e Panzacchi; sono ammesse proposte di immobili esterni a tale perimetro purché adiacenti”. Secondo l’opposizione in consiglio comunale è un bando cucito su misura: “Chiedo se l’amministrazione, nell’effettuare tale ricerca, ha pensato più propriamente all’immobile dell’Ex-maternità – dice il consigliere di opposizione Michele Facci in aula – e se non ritiene singolare, inoltre, come Palazzo Pizzardi e l’immobile dell’Ex-maternità siano riconducibili di fatto allo stesso proprietario”. Con lui sono anche altri consiglieri: Massimo Bugani, Federica Salsi. Lorenzo Tomassini si spinge oltre: “Chiedo se l’amministrazione abbia, nella sostanza, tracciato l’identikit dell’edificio Ex maternità di via D’Azeglio in Bologna, già di proprietà della Provincia di Bologna e recentemente acquisito da un noto imprenditore locale”. Ma l’amministrazione va avanti e a ottobre 2013 una commissione decreta proprio la Ex maternità come immobile più idoneo, contro altri quattro concorrenti.
Ma potrebbe non essere finita qui. La Provincia di Bologna ha messo all’asta per la quinta volta in 4 anni un altro immobile: gli ex Bastardini, uno spettacolare complesso del XIII secolo restaurato nel 2011, che per alcuni secoli ha ospitato gli orfani della città. Già si parla apertamente di spostare lì gli uffici della procura per i minori. Il privato che se lo aggiudicherà si beccherà per vari anni un affitto direttamente dalle casse pubbliche del Comune di Bologna.