Ieri Giancarlo Galan in carcere a Opera per corruzione dopo il sì della Camera all’autorizzazione a procedere. Oggi all’Aula di Montecitorio è stata inviata un’altra richiesta di arresto per un altro deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro. Era da tempo che gli inquirenti napoletani lo avevano messo nel mirino ma solo oggi la Dda ha spedito a Roma la documentazione con cui chiede il carcere per l’ex presidente della Provincia di Napoli, indagato in una inchiesta su presunte irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate al clan dei Casalesi. “Lo spaccato che ne emerge – scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare – è ancora una volta la fotografia di quel mortale intreccio tra camorra, politica ed imprenditoria che, nel caso in esame, assume una connotazione tanto peculiare che in alcuni passaggi diviene quasi difficile stabilire quale tra i tre poli indicati (tra i quali si gioca la partita) assuma l’iniziativa e tenga effettivamente in mano i ‘fili’ degli accordi”. Sull’intreccio tra criminalità e la politica il gip osserva: “L’ascesa di Cosentino (Nicola, ndr), di Cesaro e dello stesso Ferraro, ricalca, come condivisibilmente osservato dalla pubblica accusa, il medesimo cliché del conflitto di interessi tra politica ed imprenditoria e del patto illecito con la criminalità organizzata”.
Concorso esterno e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato la camorra. Cuore dell’inchiesta le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, che ha guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Secondo l’ipotesi accusatoria, numerosi appalti pubblici sono stati assegnati illegalmente a ditte vicine al clan, con l’estromissione forzata di imprese concorrenti. Tra gli appalti sospetti c’è quello per la costruzione di un impianto sportivo a Lusciano. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, sarebbero coinvolti ex amministratori pubblici, l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro e due dei fratelli del deputato Cesaro. L’ordinanza, eseguita dai carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Caserta, configura i reati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravati dall’aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti. Al parlamentare sono contestati il concorso esterno e la turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato la camorra.
Il parlamentare incontrò “capi e affiliati del clan Bidognetti”. Un “incontro” tra il Cesaro “con capi e affiliati del clan Bidognetti” per discutere delle indagini sull’appalto vinto dalla ‘Cesaro costruzioni generali’ per lavori nel comune di Lusciano, è uno degli episodi ricostruiti dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Luigi Guida, anche il collaboratore di giustizia Diana Tammaro ha riferito in ordine al patto fra il clan e i fratelli Cesaro”. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’impresa dei fratelli Cesaro, dopo essere stata dichiarata vincitrice della gara nel giugno del 2004, avrebbe più volte sollecitato il Comune di Lusciano minacciando anche di procedere a rivalsa di natura economica per farsi affidare l’area delle operazioni per iniziare i lavori. “I Cesaro – sostengono gli inquirenti – venuti a conoscenza dell’acquisizione documentale operata dalla polizia giudiziaria presso il Comune di Lusciano e dopo la pubblicazione di stralci delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno rinunciato all’affidamento dei lavori“. L’impresa Cesaro sarebbe stata inoltre agevolata dagli amministratori comunali per l’ottenimento di un bando relativo alla progettazione esecutiva, la costruzione e la realizzazione di un centro sportivo nel comune di Lusciano, “ai danni delle altre imprese interessate tra cui quella di un imprenditore che, successivamente, ha anche inteso collaborare con la giustizia”.
Il pentito Vassallo sull’incontro con il boss: “Notai Cesaro e mi meravigliai”. Cesaro, secondo l’accusa, ha contribuito alla gestione criminale da parte del clan Bidognetti degli appalti banditi del comune di Lusciano. Il clan avrebbe ottenuto il 7% sull’ammontare dei lavori per il Pip, il piano di insediamenti produttivi e per la costruzione del centro sportiva Natatorio polivalente. Il clan favorito era retto da Luigi Guida, poi pentitosi. A raccontare l’incontro con i boss, il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo: “Notai la presenza di Luigi Cesaro nell’appartamento nei pressi del ristorante ‘Cappuccetto Rosso’ in un incontro con Luigi Guida ed altri del clan Bidognetti, sono assolutamente certo che si trattava di Gigino Cesaro, tanto che lo chiamai onorevole e mi meravigliai di vederlo in quel contesto”. Luigi Guida ha poi raccontato negli interrogatori: “Oltre a quanto dichiarato, posso aggiungere che il saluto tra Vassallo e Cesaro Luigi fu molto caloroso e dunque fra persone che si conoscevano da tempo e molto bene. Del resto, facendo mente locale in questo periodo in cui ho svolto vari interrogatori, mi è venuto in mente quell’espressione utilizzata da Francesco Pezzella che faceva riferimento a San Luigi, come soggetto che ci aveva ‘fatto fare soldi’”.
Quando Cutolo disse alla nipote: “Faceva il mio autista, mi deve tanto”. I rapporti con la criminalità organizzata sono stati sempre un “problema” per l’onorevole. Dell’avvocato Cesaro parla il boss Raffaele Cutolo intercettato in carcere a colloquio con la nipote Rosetta: “Faceva il mio autista mi deve tanto”: intercettazione che il gip Alessandra Ferrigno inserisce nelle 330 pagine del provvedimento. Il politico si è sempre difeso dicendo di essere stato assolto per non aver commesso il fatto dalla Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale. “Cesaro – scrive il gip nella parte relativa alle esigenze cautelari – ha partecipato ad un incontro con i vertici del sodalizio bidognettiano: questo significa che ha inteso spendere in quella sede il proprio peso politico, la propria immagine pubblica; la sua presenza a quell’incontro non può avere alcuna altra plausibile spiegazione e perciò con la sua presenza ha inteso indirizzare i termini dell’accordo collusivo con la criminalità. D’altra parte se così non fosse non si vede per quale motivo un parlamentare della Repubblica Italiana si sia prestato ad un incontro del genere. Se è estraneo alle attività imprenditoriali dei fratelli (Cesaro non ha ruoli nella società, ndr) perché rischiare tanto, nel suo ruolo istituzionale. Tale dato, che in questo caso si coniuga con un permanere di ruoli istituzionali e di significativo peso politico, esprime un pericolo concreto e attuale di reiterazione di reati. D’altra parte, come annotazione ad abundantiam, il messaggio che Raffaele Cutolo intendeva trasmettergli, in epoca recente è la rappresentazione plastica di ciò che incarna Luigi Cesaro: la richiesta di un favore da una vecchia conoscenza; ma il mittente è Raffaele Cutolo ed è, anche solo simbolicamente ed in via generale, espressione di quei legami, contatti, conoscenze disinvolte e pericolose di cui si è già parlato intessute negli anni dall’indagato. Secondo Cutolo quell’avvocato di S.Antimo è una persona importantissima e certamente potrà aiutare il nipote a trovare un buon lavoro. Non appaiono necessari ulteriori commenti”.
Quando si dimise da presidente provinciale per diventare deputato. Il nome del politico era spuntato anche in una inchiesta – in cui non risultava indagato – che faceva emergere la presunta confluenza dei voti della camorra sul suo nome. Casero era finito nella bufera mediatica anche perché un condannato per corruzione era stato inserito nel cda del Teatro Stabile. “Giggino a Purpetta”, già indagato, nell’ottobre del 2012 si era dimesso da presidente provinciale per scegliere il seggio al Parlamento. Per lui fu varata una complicata procedura di ‘decadenza’ in modo da consentire alla giunta e al consiglio provinciale di Napoli di rimanere in carica fino al 2014 con un facente funzioni.
Cesaro: “Grande amarezza di fronte a una accusa ingiusta. La Camera “. “Grande è la mia amarezza di fronte ad un’accusa ingiusta rispetto alla quale ho più volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perché nell’ambito di un formale procedimento avrò la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi.” afferma l’onorevole Cesaro, che aggiunge: “Come già anticipato, chiederò che la Camera dei Deputati autorizzi rapidamente l’esecuzione del provvedimento sia perché ritengo giusto che io venga trattato come un comune cittadino, sia perché, finalmente, potrò uscire da un incubo che mi accompagna da anni”.