Pd e Forza Italia hanno siglato l’intesa per mandare in soffitta il “Cinghialum”, la legge elettorale della Regione Toscana varata nel 2004 e considerata da molti come la progenitrice del calderoliano “Porcellum” (il sistema approvato grazie all’accordo tra Ds e Forza Italia si basa su un sistema proporzionale con premio di maggioranza, liste bloccate con 5 candidati regionali “blindati” e sbarramento unico al 4%). L’asse politico che ha varato la nuova intesa è anche lo stesso che a livello nazionale ha dato alla luce l’Italicum: per questo motivo c’è chi parla ironicamente – come ad esempio il consigliere Giuseppe Del Carlo dell’Udc – di Patto del Nazareno “in salsa toscana” (a differenza di quanto è avvenuto a livello nazionale saranno però reintrodotte le preferenze).
Critiche per la possibilità di un listino bloccato. I contenuti del patto – sostenuto anche da Centro democratico, Toscana civica riformista e Comunisti italiani – fanno storcere il naso a una fetta importante dell’arco politico e si grida all'”ennesimo inciucio”. C’è ad esempio chi parla di “aberrazione incostituzionale” (Ncd, Udc e Più Toscana aggiungono inoltre: “Il Pd ha ceduto alla linea Verdini”), “svolta autoritaria” (Rifondazione) e “proposta di legge palesemente incostituzionale” (Democrazia diretta). “Svegliatemi, è un incubo vero?” si chiede ironicamente Mauro Romanelli di Sel. Le critiche più aspre riguardano la possibilità di un listino regionale “bloccato” composto da tre nominativi (gli oppositori chiedono di rimuoverlo: “mai più consiglieri nominati”) e l’entità delle soglie di sbarramento (giudicate troppo penalizzanti per le liste minori che sarebbero perciò costrette a coalizzarsi).
Voto definitivo atteso a settembre. La discussione in commissione si aprirà la prossima settimana ma il voto definitivo del consiglio è atteso a inizio settembre: se tutto fila liscio come sperano Pd e Forza Italia alle elezioni regionali della prossima primavera si voterà con il nuovo sistema. La “battaglia” in aula si profila però particolarmente aspra: il capogruppo di FdI-An Giovanni Donzelli si dice ad esempio pronto a presentare anche un migliaio di emendamenti contro la proposta “Pa-Pa” (dal cognome dei due coordinatori regionali di Pd e Forza Italia: Dario Parrini e Massimo Parisi). Anche in casa Pd – secondo alcune indiscrezioni – ci sarebbero però dei mal di pancia. Che cosa prevede nel dettaglio l’intesa? Nell’accordo si parla della reintroduzione delle preferenze ma anche della facoltà di un listino “bloccato” composto da tre nominativi (i vertici del Pd hanno già reso noto che non intendono sfruttare questa possibilità).
Tre diverse soglie di sbarramento. Verrebbero inoltre introdotte tre diverse soglie di sbarramento al posto di quella unica (4%) attuale: 10% per la coalizione e 3% per i partiti che ne fanno parte, 5% per i partiti non alleati. Particolarmente critica a tal proposito Monica Sgherri di Rifondazione: “Ha prevalso la scelta di creare il partito padrone della coalizione che ‘ricatta’ i propri alleati i quali, in cambio di soglie di sbarramento più basse per chi sta ‘dentro’, accettano tagliole per escludere dalla rappresentanza istituzionale chi non è organico al partito padrone medesimo”. Secondo Sgherri con questo schema c’è insomma il rischio di “assassinare” il pluralismo politico. L’intesa tra Pd e Forza Italia prevede inoltre la possibilità del ballottaggio se nessun candidato presidente otterrà al primo turno il 40% dei consensi.
Premio di maggioranza: 60% dei seggi alla coalizione con il 45%. Capitolo premio di maggioranza: la coalizione che otterrà al primo turno almeno il 45% dei voti “incasserà” il 60% dei seggi (il premio scenderà però al 57,% se i voti ottenuti saranno tra il 40% e il 45%). La riduzione dei consiglieri da 55 a 40 era già stata approvata nel 2012. Prevista inoltre la riduzione del 30% delle firme necessarie per la presentazione delle liste e la possibilità di inserire nel listino regionale anche candidati nelle circoscrizioni. Secondo Ncd, Udc e Più Toscana il combinato disposto tra “altissimo premio di maggioranza” e sbarramento al 10% “lascerà senza rappresentanza centinaia di migliaia di voti espressi”: “Il 90% del nuovo consiglio regionale – concludono – sarà perciò già scritto alla vigilia del voto lasciando ai cittadini elettori il ruolo di comparse della democrazia”.
Con nuova legge il Pd avrebbe 22 seggi, Fi 7 e M5s 9. Nei giorni scorsi il Corriere fiorentino ha proiettato i voti delle ultime Europee sull’ipotetico nuovo consiglio regionale eletto con il sistema proposto da Pd e Forza Italia. Il risultato? Il Pd otterrebbe 22 seggi, la lista Tsipras 2, Forza Italia 7 e il Movimento 5 Stelle 9. A esprimere qualche perplessità è anche la consigliera del Pd Daniela Lastri, coordinatrice del gruppo di lavoro trasversale sulla legge elettorale: “Ho più volte richiamato la nota dei nostri uffici legislativi sulla quasi certa incostituzionalità del listino regionale facoltativo innestato su un impianto di legge che prevede il ripristino delle preferenze”.
Presidente Rossi: “Nuova legge reintroduce preferenze”. Lastri sostiene inoltre che “sulle soglie di accesso sarebbe stato importante dare un segnale di apertura, prevedendo una soglia unica al 3%”. Il segretario del Pd Parrini richiama però il parere del costituzionalista Stefano Ceccanti secondo il quale la proposta di legge Pd-Forza Italia sarebbe “una soluzione innovativa e equilibrata, senz’altro costituzionale”. È proprio sulla base di quanto afferma il costituzionalista che Parrini dichiara: “Il sospetto di incostituzionalità non ha alcun fondamento”. Soddisfatto il presidente della Regione Enrico Rossi: “La nuova legge elettorale – scrive via Facebook – c’è e verrà approvata a settembre. Riduce da 55 a 40 i consiglieri regionali e reintroduce le preferenze. Così come avevo promesso”.
Stesso ritornello da parte del capogruppo Pd Ivan Ferrucci. Giovanni Santini di Forza Italia rispedisce al mittente le critiche che arrivano dal centrodestra: “Le soglie di sbarramento e il premio di maggioranza rispondono agli stessi criteri di riduzione della frammentazione politica e di garanzia di governabilità che hanno ispirato la proposta di legge elettorale nazionale approvata dalla Camera con i voti di Udc e Ncd”. Dopo anni di accese polemiche e accuse incrociate la partita sulla legge elettorale toscana sembra essere giunta a una svolta: il conto alla rovescia per l’addio al “Cinghialum” sembra perciò essere davvero iniziato.