Più di una roulette russa. Una bomba ad orologeria, in bocca, tra i denti, pronta ad esplodere per meccanismi chimici perversi: gli amalgami, le otturazioni in gergo ‘piombate’ in uso da 150 anni per curare le carie, possono trasformarsi in una minaccia per la salute. Nonostante la sindrome dei metalli pesanti per molti, anche nella comunità scientifica e tra gli odontoiatri, sia ancora un controverso rompicapo, addirittura c’è chi la nega, l’evidenza di una vita migliore con denti ‘metal free’ è però innegabile.
A Chioggia (Venezia) ha aperto la prima clinica italiana dell’amalgama, fondata da Raimondo Prische, dentista con una storia personale di intossicazione da mercurio. Nella conferenza stampa di presentazione della Cliama era con Adolfo Panfili, onorario dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare, discepolo del Nobel Linus Pauling e coautore di un divulgativo manuale di ‘sopravvivenza odontoiatrica’ dall’emblematico titolo “Il dente avvelenato“.
“Alla luce dei dati scientifici – sostiene – occorrerebbe considerare l’amalgama alla stregua di un farmaco e quindi dotato di indicazioni, controindicazioni e inevitabili effetti collaterali. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 60-70% di tutte le malattie croniche e acute sarebbe da ricondurre all’intossicazione da metalli pesanti“.
L’amalgama, miscelazione alchemica di una componente liquida e solida, è composta dal 50% di mercurio e per il resto un terzo equamente diviso tra argento, rame e stagno (a volte zinco). Col passare del tempo piccole correnti elettriche ionizzanti (elettrogalvanismo) intensificate anche dall’elettrosmog di cellulari perennemente all’orecchio (cioè attaccati alla bocca) potrebbero migrare dalle otturazioni nel cavo orale verso l’interno del corpo e nel sangue mentre mastichiamo, respiriamo e beviamo.
Così il vapore di mercurio, metallo altamente cancerogeno, è rilasciato in media 30mg al giorno e i suoi depositi, dalla radice del dente, calano fino all’osso mandibolare, insidiando cuore, colon, pancreas e persino il cervello (supera la barriera emetoencefalica!), da cui i sintomi tipici del mercurialismo e per le donne incinte persino la trasmissione al feto per via della placenta e poi al neonato nel latte.
“Solo il paziente ben informato e intelligente avrà una chance per sfuggire o limitare i danni dell’avvelenamento“, scriveva nella sua vasta pubblicistica Max Daunderer, docente di tossicologia a Monaco, testimone di oltre 120.000 casi di intossicazione e 20.000 pazienti curati in una vita da medico. Si, perché se dal 2001 le otturazioni dentali con amalgama sono vietate in Svezia e dal 1997 il sistema sanitario tedesco valuta il rimborso per gli intossicati, in Italia sono tutt’altro che fuori legge. Gli ultimi pronunciamenti ufficiali risalgono addirittura al 1999 (Consiglio Superiore della Sanità dopo una scottante inchiesta di Report) e al 2001, divieto del Ministero della Salute di effettuare la rimozione non protetta (esiste un protocollo standard di sicurezza!), solo per i soggetti allergici ai componenti. Nel 2011 il Consiglio d’Europa ha approvato un piano per proibire l’uso dell’amalgama per otturazioni dentali ma la direttiva non è stata ancora adottata dagli Stati membri.
“Chi fa guarire ha ragione“, ripeteva Daunderer. Hanno ancora da fare l’Alleanza Mondiale per un’Odontoiatria Senza Mercurio e il gruppo di lavoro Zero Mercury, se Lars Friburg (consigliere capo dell’Oms e forse il più autorevole studioso al mondo di mercurio) alla Bbc diceva: “Non esiste un livello sicuro di mercurio e gli amalgami non dovrebbero essere utilizzati“.